Dal 6 luglio l’Agcom, grazie alla delibera 668/2010, avrà il diritto di oscurare siti che violano i diritti d’autore. Infatti, sulla base di un semplice sospetto di violazione del copyright, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (di nomina politica), potrà chiudere portali, siti internet, blog e ogni tipologia di servizio online accusati di non rispettare i diritti d’autore. Tutto ciò in modo arbitrario e senza il controllo del giudice.
La delibera è stata fortemente voluta da editori e produttori di contenuti audio-visivi (Mediaset principale promotrice dell’iniziativa) per tutelare i propri diritti d'autore; questi ultimi avranno ora la possibilità di segnalare all'autorità garante eventuali violazioni di copyright e quest'ultima potrà procedere immediatamente all'oscuramento delle pagine indicate senza passare attraverso le normali vie giudiziarie.
Perchè l'Agcom potrà decidere di oscurare un sito senza il controllo del giudice? Se il titolare dei diritti di un contenuto audiovisivo dovesse riscontrare una violazione di copyright su un qualunque sito (senza distinzione tra portali, banche dati, siti privati, blog, a scopo di lucro o meno) può chiederne la rimozione al gestore. Che, «se la richiesta apparisse fondata», avrebbe 48 ore di tempo dalla ricezione per adempiere. Cinque giorni per il contradditorio. Se ciò non dovesse avvenire, il richiedente potrebbe, secondo la delibera ancora in bozza, rivolgersi all'Authority che «effettuerebbe una breve verifica in contraddittorio con le parti da concludere entro cinque giorni», comunicandone l'avvio al gestore del sito o del servizio di hosting. E in caso di esito negativo, l'Agcom potrebbe disporre la rimozione dei contenuti. Per i siti esteri, «in casi estremi e previo contraddittorio», è prevista «l'inibizione del nome del sito web», prosegue l'allegato B della delibera, «ovvero dell'indirizzo Ip, analogamente a quanto già avviene per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione, o ancora per i casi di pedopornografia».
E' facile intuire che il rischio di questa delibera è un profluvio di denunce che non potranno dirimersi in cinque giorni con l'effetto di rendere questa delibera o totalmente impraticabile oppure tale da essere gestita con l'accetta e quindi potenzialmente capace di essere un veicolo di censura. Tutto questo senza la tutela del coinvolgimento del sistema giudiziario.
In nome della libertà, i pirati di “Anonymous”, la rete a cui fanno riferimento gli hacker di tutto il mondo, in collaborazione con "LulzSec", hanno attaccato l’Agcom. L’operazione, come potete leggere sulla pagina di Anonymous, si chiama “Operation italian internet freedom” e invita gli utenti a mobilitarsi al motto di “la libertà di avere internet libero è un diritto che nessuno deve ostacolare”.
Il messaggio : “L’Agcom vorrebbe istituire una procedura veloce e puramente amministrativa di rimozione di contenuti online considerati in violazione della legge sul diritto d’autore. L’Autorità potrebbe sia irrogare sanzioni pecuniarie molto ingenti a chi non eseguisse gli ordini di rimozione, sia ordinare agli Internet Service Provider di filtrare determinati siti web in modo da renderli irraggiungibili dall’Italia. Il tutto senza alcun coinvolgimento del sistema giudiziario”.
Menfi [Agrigento - Sicilia]. Vista l'estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, ho deciso di disporre di questo potente mezzo di comunicazione per interfacciarmi con tutti i cittadini. Grazie a questa piattaforma web farò conoscere le mie idee, le mie prospettive politiche e mi confronterò, in maniera costruttiva, con tutti gli elettori del Comune di Menfi.
martedì 28 giugno 2011
Le retribuzioni dei deputati regionali siciliani
![]() |
Palazzo dei Normanni |
Nell'ultimo semestre del 2009 le buste paga dei dieci deputati regionali ci segnalano che la retribuzione mensile media oscilla tra 9.073 e i 13.429 euro netti. Questa cifra, tuttavia, non comprende il contributo per il “supporto all'attività parlamentare”: altri 4.678 euro mensili netti per singolo deputato (dal 2011 ridotti a 4.178 euro) che vengono accreditati dall’amministrazione ai rispettivi gruppi parlamentari che li dirottano ai singoli deputati. Ipotizzando che la cifra sia stata ripartita in maniera eguale, e non potrebbe essere diversamente, il compenso mensile dei deputati salirebbe in media da 13.751 a 18.107 euro.
Le retribuzioni mensili variano da mese a mese. Dipende dalle assenze ingiustificate, dalle trattenute, dai conguagli, dalle missioni e da rimborsi speciali. Inoltre alcune di queste somme – come i rimborsi per i trasporti pubblici – vengono accreditati su base trimestrale. Sicché alcune mensilità sono più pesanti di altre. Il deputato “Gamma”, per fare un esempio, nell'agosto 2009 ha ricevuto 9.499 euro mentre il mese successivo ne ha portati a casa 14.377.
Tutte le voci retributive sono esenti da imposte e contributi. Fa eccezione l'indennità parlamentare, unica voce per cui è necessario fare una distinzione tra importo lordo e importo netto; in tutti gli altri casi (indennità di carica, diaria, rimborsi...) gli importi percepiti dai parlamentari vanno sempre considerati come netti. L'indennità parlamentare, uguale per tutti i deputati, nel periodo in esame è stata pari a 11.703 euro lordi mensili, ossia 5.250 euro netti. Alcuni deputati hanno però ricevuto anche un'indennità di carica: al Presidente dell'Assemblea spetta un bonus mensile di 7.724 euro, ai vicepresidenti 5.149, ai questori 4.642, ai deputati segretari e ai presidenti di commissione 3.316, ai vicepresidenti di commissione 829 e ai segretari di commissione 414.
La “diaria”, uguale per tutti i deputati, è stata di 4.003 euro, ridotti di 258 euro per ogni assenza in aula (dal 2011 la diaria è stata diminuita di 500 euro e la penalità per le assenze di 34).
I rimborsi costituiscono una parte rilevante dello stipendio. A ogni deputato spettano 4.150 euro all'anno per “spese telefoniche” (la rata è accreditata mensilmente). Il rimborso è a forfait: in pratica viene assegnato anche se il deputato non ha sostenuto spese telefoniche. E' previsto anche un rimborso annuale per la benzina, "l'indennità trasporto su gomma”, pari a 6.646 euro per chi risiede a Palermo, 13.293 per chi risiede entro 100 chilometri e 15.979 per tutti gli altri.
L’automatismo e la forfettizzazione dei rimborsi è un criterio seguito nelle assemblee legislative. Avviene esattamente la stessa cosa con i rimborsi elettorali che hanno sostituito il finanziamento pubblico ai partiti, bocciato da un referendum. Qualunque sia la spesa, il rimborso è sempre lo stesso. I benefit non finiscono qui: è previsto un rimborso per le spese di trasporto ferroviario, aereo e marittimo: 10.095 euro annui liquidati trimestralmente, anche in questo caso in maniera del tutto automatica.Accanto a queste voci ve ne sono altre molto particolari, non menzionate neanche nel sito dell'Ars, dove è presente un'apposita sezione sulla retribuzione dei deputati. Nel novembre 2009 il deputato “Zeta” ha ricevuto 3.900 euro come rimborso per un “apparato informatico e telefonico” mentre il deputato “Sigma” a luglio ha ricevuto 3.400 per una missione e 230 euro di rimborso per l'acquisto di giornali e riviste.
Nel 2011 l'assemblea ha stanziato 22,3 milioni di euro per gli stipendi dei deputati e 5,5 milioni per il supporto all'attività parlamentare. Ognuno dei 90 deputati peserà per 309 mila euro sulle tasche dei cittadini. I costi salgono se si considerano i vitalizi degli ex deputati (22,3 milioni) e le spese per il funzionamento dei gruppi parlamentari (8 milioni destinati in gran parte a pagare gli stipendi del personale): in totale si arriva a 58 milioni di euro. Il costo complessivo dell'Ars è invece di 177 milioni.
Tiriamo le somme. La parte più importante della retribuzione è esentasse perché costituita da “rimborsi” e/o indennità non tassabili. Questo significa che, a parità di reddito, percepiscono molto di più rispetto a un cittadino comune. La pensione dei deputati – ossia il vitalizio – è invece molto superiore a quella di un lavoratore: varia dal 25% al 80% dell'indennità parlamentare a fronte di contributi previdenziali mensili pari al 10,75%.
I siciliani, grazie alla iniziativa di SiciliaInformazioni ora hanno le idee più chiare sulle retribuzioni dei deputati.
Articolo completo: http://www.siciliainformazioni.com/giornale/politica/127749/retribuzioni-deputati-regionali-svelato-mistero-dopo-unattesa-lunga-anni-ecco-dati-ufficiali-grazie-sono-belle-cifre.htm
lunedì 27 giugno 2011
La bozza sulla riforma del fisco
Tre aliquote Irpef: al 20, 30 e 40%; innalzamento dell'Iva di un punto per le aliquote più alte (10 e 20%); abolizione dell'Irap a partire dal 2014 e la soppressione dell'Ice (istituto per il commercio estero); potrebbero essere queste le novità contenute nella bozza, al vaglio del ministero dell'Economia.
Le riforme fiscali, data la sua importanza per le sorti future del Paese, solleva sempre dei dubbi e sospetti nelle opposizioni di governo. Stranamento però, ad avanzarle non è un esponente della frazione politica avversa, ma il sottosegretario del PdL Guido Crosetto. Il deputato, alle prime indiscrezioni della riforma, esterna il proprio disappunto personale dichiarando che: "Le bozze della manovra economica andrebbero analizzate da uno psichiatra. Per fare il ministro così basta anche un ragioniere".
Il premier Berlusconi domani, al vertice di maggioranza, analizzerà i contenuti della manovra. Per la coalizione di governo, si preannuncia un mezzogiorno di fuoco.
Fonte Immagine: http://www.ilsole24ore.com/
domenica 26 giugno 2011
Lombardo: La Lega vuole la secessione?! Alla Sicilia conviene!
"Ora è la Sicilia che fa la secessione"
Lo afferma il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, che in un'intervista al Giornale, sottolinea: «Senza una pistola puntata alla tempia non saremo mai virtuosi». «Pero' temo che il federalismo non si realizzerà affatto com'e' stato pensato. E allora meglio che ciascuno vada per la propria strada», chiarisce.
Per il governatore «L'unità d'Italia non è stata un affare ne' per i veneti, ne' per i siciliani, ne' per nessuno». «Quando sarà riscritta la storia d'Italia - conclude - si vedrà che una mano al successo della mafia l'hanno data i garibaldini. Garibaldi portava in Sicilia un regno la cui capitale era molto lontana e la criminalità organizzata ha bisogno di questo: più distante è il sovrano o il presidente e meglio campa».
sabato 25 giugno 2011
Luigi Bisignani e la P4
Luigi Bisignani è stato arrestato. Potente uomo d'affari, ex piduista, grande amico e sodale di Gianni Letta e Silvio Berlusconi, è stato messo ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta P4, con l'accusa di associazione a delinquere, rivelazione del segreto d'ufficio e associazione segreta.
"Mantenuta in vita" dicono i magistrati "allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia". In tutto i reati di imputazione contestati dai pm sono 19. L'inchiesta è condotta dal pm Henry John Woodcock, e coinvolge anche il parlamentare del Pdl Alfonso Papa (per lui il Gip ha trasmesso alla Camera la richiesta di autorizzazione all'arresto), e un sottufficiale del carabinieri, partito per l'estero mesi fa e mai più rientrato in Italia. Ecco l'inchiesta dell'Espresso su Bisignani, il suo potere e i suoi affari.
Nel centro di Roma c'è un taxi che è sempre occupato, e che non prende mai chiamate. Inutile alzare la mano o fare un fischio se qualcuno lo incontra tra i vicoli dietro piazza di Spagna o davanti a Palazzo Chigi: il taxi inevitabilmente tira dritto per la sua strada. Perché da anni il conducente, Paolo, ha un unico affezionato cliente, un imprenditore che ha trasformato la macchina in una specie di ufficio mobile, con palmari, computer e attrezzature tecnologiche sparpagliate sui sedili. Il passeggero indossa sempre un vestito blu (sartoria napoletana) una camicia bianca e una cravatta blu, e si chiama Luigi Bisignani. Per gli amici, semplicemente Gigi.
Chi è? "Come chi è? Oggi è l'uomo più potente in circolazione. Più potente di me", ha detto Silvio Berlusconi a un fedele collaboratore che gli chiedeva informazioni sull'individuo che usciva da quel taxi bianco.
Forse Berlusconi esagera, ma il suo amico Gigi, ex piduista che non girerebbe mai in un'auto blu, condannato negli anni Novanta a due anni e otto mesi per aver portato decine di miliardi di lire della maxitangente Enimont nella banca vaticana dello Ior e oggi di nuovo al centro di un'inchiesta della procura di Napoli denominata "P4", è di sicuro uno dei personaggi più influenti e misteriosi d'Italia. Un cinquantasettenne che ufficialmente amministra una stamperia, la Ilte, ma che è considerato da tutti, nei palazzi del potere, il capo indiscusso di un network che condiziona la vita del Paese. "La ditta", lo chiamano ministri, onorevoli e boiardi che fanno la fila nel suo ufficio a piazza Mignanelli per omaggiare, chiedere favori, consigli e discutere di nomine pubbliche e affari. "Che lavoro fa davvero Gigi? Diciamo che è un maestro nel mettere insieme persone e interessi convergenti", spiega chi lo conosce dai tempi della P2. "Un uomo curioso e geniale con un portafoglio relazionale pazzesco. Decine di potenti gli devono la carriera. La rete su cui si fonda il sistema romano di Berlusconi l'ha creata lui, ed è lui a saper muovere più di tutti le leve".
Nella rete di Gigi
E' il profilo di un "grande vecchio" tipico della tradizione nazionale, tanto che qualcuno sorride definendo Bisignani "un bluff". Ma è un fatto che in queste ore senatori e deputati non facciano altro che parlare del lobbista (qualcuno dice persino che è partito, destinazione Emirati Arabi), del suo uomo Alfonso Papa (ex magistrato oggi deputato Pdl coinvolto nell'inchiesta), e delle indagini che i pm campani stanno portando avanti da mesi.
Mezza Roma segue gli sviluppi con il fiato sospeso, perché teme che gli incontri riservati di Gigi, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, siano stati registrati dagli inquirenti. Il più preoccupato di tutti sembra essere Gianni Letta, che gestisce la rete insieme a Bisignani e che è già stato ascoltato in procura. L'altra metà dei poteri forti che governa, quella che fa capo a Giulio Tremonti, al banchiere Massimo Ponzellini e alla Lega, sta invece alla finestra: se cade Bisignani, per loro si spalancheranno le praterie.
Difficile elencare tutte le persone che hanno un rapporto diretto con Gigi: sono troppe. Rapporti con il lobbista appassionato di gialli (ne ha scritti due: "Il sigillo della porpora" e "Nostra signora del Kgb", successi che gli hanno procurato per un po' la nomea del Ken Follet tricolore) ha per esempio l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni, della cui nomina con Bisignani certamente si è parlato. Anche la Carfagna lo rispetta. E' stato lui a tessere la tela per riavvicinare la ministra al premier dopo lo strappo dello scorso dicembre. Gigi non fa mistero di stimarla molto: sulla scrivania del suo ufficio, insieme a un libro del portavoce dell'Opus Dei Pippo Corigliano, fa bella mostra di sé "Stelle a destra", la fatica letteraria firmata dalla Carfagna e impreziosita dalla prefazione di Francesco Cossiga. Nel governo anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, Stefania Prestigiacomo e Mariastella Gelmini conoscono assai bene Bisignani. Pure Daniela Santanchè gli deve molto, anche se ultimamente i rapporti tra i due sembrano essersi raffreddati.
Grande uomo di comunicazione, Gigi ha le conoscenze giuste anche alla Rai. Nel 2008 fu proprio lui a spingere - anche contro il volere di Letta - affinché Mauro Masi tornasse alla segreteria generale della presidenza del Consiglio, mentre l'attuale direttore degli affari legali è Salvatore Lo Giudice, suo avvocato di fiducia. "Ma Bisignani si vede spesso anche con Augusto Minzolini, direttore del Tg1", racconta una fonte che chiede l'anonimato. Da politici come Andrea Ronchi a Lorenzo Cesa, a uomini degli apparati come Giorgio Piccirillo, capo del servizio segreto Aisi, il generale della Guardia di Finanza Walter Cretella e il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, Gigi dà del tu a tutti. Senza dimenticare che (quasi) tutti i responsabili delle relazioni istituzionali delle aziende pubbliche fanno riferimento a lui.
"Mantenuta in vita" dicono i magistrati "allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia". In tutto i reati di imputazione contestati dai pm sono 19. L'inchiesta è condotta dal pm Henry John Woodcock, e coinvolge anche il parlamentare del Pdl Alfonso Papa (per lui il Gip ha trasmesso alla Camera la richiesta di autorizzazione all'arresto), e un sottufficiale del carabinieri, partito per l'estero mesi fa e mai più rientrato in Italia. Ecco l'inchiesta dell'Espresso su Bisignani, il suo potere e i suoi affari.
![]() |
Luigi Bisignani |
Chi è? "Come chi è? Oggi è l'uomo più potente in circolazione. Più potente di me", ha detto Silvio Berlusconi a un fedele collaboratore che gli chiedeva informazioni sull'individuo che usciva da quel taxi bianco.
Forse Berlusconi esagera, ma il suo amico Gigi, ex piduista che non girerebbe mai in un'auto blu, condannato negli anni Novanta a due anni e otto mesi per aver portato decine di miliardi di lire della maxitangente Enimont nella banca vaticana dello Ior e oggi di nuovo al centro di un'inchiesta della procura di Napoli denominata "P4", è di sicuro uno dei personaggi più influenti e misteriosi d'Italia. Un cinquantasettenne che ufficialmente amministra una stamperia, la Ilte, ma che è considerato da tutti, nei palazzi del potere, il capo indiscusso di un network che condiziona la vita del Paese. "La ditta", lo chiamano ministri, onorevoli e boiardi che fanno la fila nel suo ufficio a piazza Mignanelli per omaggiare, chiedere favori, consigli e discutere di nomine pubbliche e affari. "Che lavoro fa davvero Gigi? Diciamo che è un maestro nel mettere insieme persone e interessi convergenti", spiega chi lo conosce dai tempi della P2. "Un uomo curioso e geniale con un portafoglio relazionale pazzesco. Decine di potenti gli devono la carriera. La rete su cui si fonda il sistema romano di Berlusconi l'ha creata lui, ed è lui a saper muovere più di tutti le leve".
Nella rete di Gigi
E' il profilo di un "grande vecchio" tipico della tradizione nazionale, tanto che qualcuno sorride definendo Bisignani "un bluff". Ma è un fatto che in queste ore senatori e deputati non facciano altro che parlare del lobbista (qualcuno dice persino che è partito, destinazione Emirati Arabi), del suo uomo Alfonso Papa (ex magistrato oggi deputato Pdl coinvolto nell'inchiesta), e delle indagini che i pm campani stanno portando avanti da mesi.
Mezza Roma segue gli sviluppi con il fiato sospeso, perché teme che gli incontri riservati di Gigi, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, siano stati registrati dagli inquirenti. Il più preoccupato di tutti sembra essere Gianni Letta, che gestisce la rete insieme a Bisignani e che è già stato ascoltato in procura. L'altra metà dei poteri forti che governa, quella che fa capo a Giulio Tremonti, al banchiere Massimo Ponzellini e alla Lega, sta invece alla finestra: se cade Bisignani, per loro si spalancheranno le praterie.
Difficile elencare tutte le persone che hanno un rapporto diretto con Gigi: sono troppe. Rapporti con il lobbista appassionato di gialli (ne ha scritti due: "Il sigillo della porpora" e "Nostra signora del Kgb", successi che gli hanno procurato per un po' la nomea del Ken Follet tricolore) ha per esempio l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni, della cui nomina con Bisignani certamente si è parlato. Anche la Carfagna lo rispetta. E' stato lui a tessere la tela per riavvicinare la ministra al premier dopo lo strappo dello scorso dicembre. Gigi non fa mistero di stimarla molto: sulla scrivania del suo ufficio, insieme a un libro del portavoce dell'Opus Dei Pippo Corigliano, fa bella mostra di sé "Stelle a destra", la fatica letteraria firmata dalla Carfagna e impreziosita dalla prefazione di Francesco Cossiga. Nel governo anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, Stefania Prestigiacomo e Mariastella Gelmini conoscono assai bene Bisignani. Pure Daniela Santanchè gli deve molto, anche se ultimamente i rapporti tra i due sembrano essersi raffreddati.
Grande uomo di comunicazione, Gigi ha le conoscenze giuste anche alla Rai. Nel 2008 fu proprio lui a spingere - anche contro il volere di Letta - affinché Mauro Masi tornasse alla segreteria generale della presidenza del Consiglio, mentre l'attuale direttore degli affari legali è Salvatore Lo Giudice, suo avvocato di fiducia. "Ma Bisignani si vede spesso anche con Augusto Minzolini, direttore del Tg1", racconta una fonte che chiede l'anonimato. Da politici come Andrea Ronchi a Lorenzo Cesa, a uomini degli apparati come Giorgio Piccirillo, capo del servizio segreto Aisi, il generale della Guardia di Finanza Walter Cretella e il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, Gigi dà del tu a tutti. Senza dimenticare che (quasi) tutti i responsabili delle relazioni istituzionali delle aziende pubbliche fanno riferimento a lui.
La storia della massoneria
Massoneria. Nata in Scozia a fine cinquecento, la massoneria (termine che designa sia l’istituto associativo, sia il corpo dottrinario, che ne definisce la struttura e i fini) prese forme stabili e moderne in Inghilterra agli inizi del XVIII secolo. Da lì i modelli organizzativi si diffusero l’”iniziazione” di nobili e di teste coronate, in un un’epoca in cui fu intensamente avvertita l’esigenza di nuove forme di sciabilità politica, culturale e religiosa.
L’ideologia che individua nel popolo massonico il popolo eletto assunse in Europa tratti aristocratici e antidispotici, ed espresse in forma moderata l’anelito al cambiamento che pervase in quel secolo la vita politica e civile. Nei regni meridionali le prime logge si costituirono nel terzo decennio del secolo XVIII. Nell’attività massonica furono coinvolti, sin dall’inizio, rappresentanti del commercio ed esponenti dell’aristocrazia. Il governo di Carlo di Borbone, dopo un iniziale atteggiamento tollerante, dovette procedere ad una moderata repressione in seguito alle condanne della Santa Sede (1738, 1751). Nella seconda metà del Settecento, la massoneria si diffuse soprattutto nelle città portuali di Messina, Palermo e Catania.
Nel 1748-85, un giovane intellettuale danese, Friedrich Munter (vescovo, archeologo, filologo, massone, storico della chiesa), soggiornò a lungo in Italia e nei regni meridionali con il compito di riorganizzare la libera muratoria italiana l’Ordine degli Illuminati di Baviera. Questi costituivano, per progettazione politica, il ramo più radicale del templarismo tedesco ed ebbero una straordinaria diffusione soprattutto nella Germania degli anni Settanta. Le conversazioni, e la successiva corrispondenza con i “fratelli” napoletani e siciliani, offrirono a Friedrich Munter importanti strumenti per la comprensione storico-politica della società meridionale e gli consentirono di cogliere il carattere politico dell’associazione muratorio, e l’antidispotismo (e persino il neorepubblicanesimo) dei settori avanzati della massoneria napoletana.
In Sicilia, Munter incontrò una situazione profondamente diversa. A Palermo, la loggia di San Giovanni di Scozia, nata dall’omonimo tempio di Marsiglia, aveva espresso sin dalla sua fondazione, agli inizi degli anni Settanta, una decisa vocazione cosmopolita nel costruire una fitta rete di corrispondenza e di commerci, soprattutto attraverso il dinamismo e lo zelo massonico del console svizzero Aubert. Più tardi, nel 1779, si era verificata una scissione: un gruppo, seguendo le scelte del Gran Maestro della Gran Loggia Nazionale dello Zelo di Napoli, aveva aderito al Regime scozzese rettificato (riforma di Lione) e aveva assunto, in onore della regina, il nome di “Marie au temple de la Concorde”; altri “fratelli” preferirono conservare l’obbedienza inglese, si organizzarono ed ottennero una patente dal Gran Maestro provinciale del sistema inglese.
La missione di Munter nell’isola si rivelò, tuttavia, “un’impresa a vuoto”. In un giudizio sconsolato sulla massoneria siciliana, egli così registrò il suo fallimento: “La Sicilia non mi sembrò paese adatto alla libera muratoria. La maggior parte vi si accostava per sete di guadagno, per servirsi dei fratelli nelle loro faccende personali ed in affari del mondo profano. E se non ottenevano un risultato positivo si raffreddavano o addirittura tradivano. Altri si annoiavano della nostra cosa, perché non ci capivano nulla. I buoni, però, sono veramente buoni”.
La sovrapposizione di idee e di obiettivi tra massoneria e illuminismo – tema sviluppato da Giuseppe Giarrizzo in un recente, originale e già classico studio sul Settecento europeo – e il conseguente ruolo politico e sociale di cui s’investirono quegli intellettuali per la costruzione di un mondo nuovo e per la formazione dell’opinione pubblica è testimoniato dall’adesione alle logge di numerosi riformatori siciliani. Il dibattito che si accese in Sicilia non riguardò temi speculativi, ma ebbe contorni politici, cercando soluzioni ai problemi sociali e istituzionali. Il coinvolgimento della massoneria nell’azione di governo divenne più forte con la nomina, nel 1786, a vicerè di Sicilia del “fratello” Francesco D’Aquino, principe di Caramanico. Nell’attività riformatrice furono coinvolti il segretario del vicerè Francesco Carelli, il consultore Dragonetti, l’abate Saverio Scrofani, Francesco Paolo Di Blasi, incaricato di compilare una raccolta prammatiche del Regno, Giovanni Agostino de Cosmi, responsabile per l’istituzione di scuole normali, e Tommaso Natale, ministro del Tribunale del Real Patrimonio, a cui fu affidato il compito di proporre la censuazione delle terre demaniali.
Gli intellettuali siciliani, laici ed ecclesiastici, nobili e civili, aderenti alla massoneria furono tutti direttamente impegnati nel progetto riformatore, diventando braccio operativo del governo. Con la Rivoluzione francese, com’è noto, la politica riformatrice subì un deciso arresto. I Borbone di Napoli, che sin allora avevano favorito il mondo massonico, assunsero posizioni repressive nei confronti della massoneria. In questo contesto furono chiuse le logge di Messina, Catania e Palermo. Tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, assistiamo a percorsi diversi nella parte continentale e in Sicilia. Mentre nel regno di Napoli si rafforzarono posizioni che portavano verso il giacobinismo e la democrazia, la massoneria siciliana incominciò a tessere stretti legami con la Gran Bretagna. Quando gli inglesi con Lord William Bentinck instaurarono il loro protettorato nell’isola per difenderla dall’invasione francese, numerosi massoni, attratti dal modello costituzionale britannico, cercarono di assimilare quell’esperienza e di renderla compatibile con le istituzioni e la società siciliane. Le elaborazioni teoriche che porteranno all’adozione della Costituzione siciliana del 1812, non sono riconducibili ad una matrice massonica. Tuttavia, non si può disconoscere il ruolo della massoneria che, con le sue logge e le nuove èlites reclutate, contribuì a far maturare la svolta liberalmoderata del primo quindicennio dell’Ottocento. Non sappiamo cosa avvenne delle logge massoniche siciliane dopo la Restaurazione. Certamente, entrò in un sonno profondo la piccola rete giacobina che aveva avuto contatti con i domini francesi al di là del Faro. Più visibili furono le officine nate per la presenza inglese nelle città della costa settentrionale (Messina, Palermo e Trapani) che, probabilmente, continuarono ad assolvere il ruolo di garanti nei traffici commerciali delle english factories del Mediterraneo.
Rilevanza politica ebbe la massoneria nella decade che precedette la spedizione dei Mille. In mancanza di studi approfonditi, non sappiamo se il fitto intreccio di massoneria e carboneria presente durante la rivoluzione siciliana del 1847-48 derivi dal rinato filone giacobino o da una progressiva trasformazione delle logge “inglesi”.
Non si registra, in questo periodo, omogeneità di intenti tra le logge. Ma la vivacità delle contrapposizioni spiega la loro attività durante il periodo precedente e immediatamente successivo all’unificazione. Fino al 1877 non è possibile parlare di massoneria in Sicilia come un fenomeno unitario e congiunto al processo di riorganizzazione massonica peninsulare.
Mentre a Torino, all’indomani dell’Unità, si formò la prima loggia di rito simbolico (Ausonia) e poco più tardi si costituì il Grande Oriente d’Italia, che in breve tempo riuscì a fondere in un unico contenitore molte comunioni già operanti negli Stati preunitari, pressoché contemporaneamente, a Palermo fu costituito il Supremo Consiglio del Grande Oriente di Rito Scozzese Antico ed Accettato.
La vicenda siciliana, sin dalle origini, assume dinamiche diverse da quelle che avrebbe percorso la rinata massoneria italiana, e non solo perché da questa è istituzionalmente divisa. Diverso fu, infatti, il processo di aggregazione dopo la clandestinità preunitaria: il Grande Oriente aggregava logge preesistenti che operavano con forte valenza “filosofica”; l’organizzazione siciliana si fondava su movimenti nati da poco e per lo più legati all’esperienza risorgimentale. Diverse erano le componenti organizzative e rituali: di rito simbolico il primo, scozzese la seconda. Diverse, infine, anche le valenze politiche e ideologiche: liberalmoderato e d’ispirazione cavouriana il Grande Oriente, radicaldemocratico, mazziniano e garibaldino il Supremo Consiglio del Grande Oriente siciliano. Questo diverso avvio determinò poi sostanziali differenze nelle successive vicende che caratterizzarono i due ordini. La prevalente valenza “filosofica” dell’esperienza italiana creò da subito un’omogeneità tendenziale che favoriva un governo unitario delle logge sparse nel Regno, mentre in Sicilia la prevalente natura politica dell’organizzazione faceva registrare una difficile coesistenza delle tre anime fondanti: quella garibaldina legata al partito democratico di Crispi, quella mazziniana, scalpitante contro il governo dietro le rivendicazioni dei messinesi, e quella anarchico-internazionalista del medico agrigentino Saverio Friscia che il 2 settembre 1868 giunse a promuovere l’adesione delle logge girgentine al III congresso della Seconda Internazionale Socialista.
Le logge d’ispirazione moderata furono poche: a Messina l’eredità di Giuseppe La Farina si raccolse in una loggia denominata “Vera Luce”, di cui si perderanno le tracce nei primi anni Settanta; a Palermo fu operante una piccola comunione raccolta attorno al principe Romualdo Trigona di Sant’Elia; logge regolari furono fondate nell’isola da Filippo Cordova nel periodo in cui ricoprì la carica di Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
Il progetto di unificazione della massoneria italiana prese corpo subito dopo l’avvento della Sinistra al potere. Con il nuovo gruppo dirigente, cominciò a maturare il progetto di utilizzare la massoneria come struttura di supporto ideologico e politico al disegno di modernizzazione industriale del paese. In questa direzione, l’obiettivo principale divenne la riunificazione al Grande Oriente d’Italia dei tronconi sparsi per l’Italia. Su iniziativa dell’avvocato Pietro Messineo, Gran Maestro del Supremo Consiglio palermitano, nel luglio 1877, furono avviate proficue trattative con il Grande Oriente d’Italia, ormai stabilmente insediato a Roma capitale. L’assemblea massonica regionale, tenuta a Palermo nei giorni 25-27 novembre 1877, avrebbe ratificato il concordato di adesione, registrando solo pochi dissensi. Gli anni Ottanta rappresentarono un’epoca di generale espansione per la massoneria italiana, ed anche per le comunioni siciliane. Alla fine del decennio, infatti, Francesco Crispi, neopresidente del Consiglio dei ministri, e Adriano Lemmi, da poco assurto alla carica di Gran Maestro dell’Ordine, puntarono a fare della massoneria, secondo la definizione di Gramsci, “il vero partito della borghesia”.
In questo quadro, il partito crispino, nel tentativo di giungere ad una struttura decisionale più agile, si adoperò per la riduzione delle logge, accorpando in esse un maggior numero di iscritti. Con molta fatica riuscì nell’intento, ma la crisi dei Fasci Siciliani del 1894 fece saltare tutti gli equilibri e la massoneria si ritrovò spaccata in un troncone crispino e uno radicaldemocratico di decisa opposizione al governo. Nei quindici anni successivi si ritornò alla frantumazione delle logge in Sicilia, non più governabili in modo unitario dal Grande Oriente d’Italia. Si giunse così alla principale frattura nella storia della massoneria italiana che nel 1908 sanciva la separazione dal Grande Oriente d’Italia, con sede a Palazzo Giustiniani di Roma, degli alti gradi di rito scozzese che formavano il Supremo Consiglio di Rito Scozzese Antico ed Accettato, con sede all’Oriente di Roma in piazza del Gesù.
In Sicilia la frattura divise in due le officine ed è difficilmente valutabile quale dei due tronconi mantenesse la forza preminente. Sul piano politico, lo scontro fu inevitabile. La massoneria giustineanea, che manteneva un indirizzo radicaldemocratico e a tratti giolittiano, divenne protagonista dei fronti popolari con alcune frange del socialismo siciliano. Quella di piazza del Gesù, teosofica e conservatrice, trovò la strada per coalizzarsi con i cattolici nei blocchi di opposizione clerico-moderata di stampo sonniniano. Sul piano nazionale, questa nuova divisione porterà la massoneria di piazza del Gesù a favorire l’ascesa del Fascismo, lasciando l’altra in posizione di attesa fino alla marcia su Roma.
In Sicilia le due anime massoniche, pur rimanendo istituzionalmente distinte, trovarono il modo di riaggregarsi in un unico partito. Verranno entrambe sciolte e perseguitate dal nuovo regime che nella costruzione dello Stato totalitario non tollerava centrali politiche e organizzative di cui non controllava le regole interne di funzionamento. Il resto è storia recente.
L’ideologia che individua nel popolo massonico il popolo eletto assunse in Europa tratti aristocratici e antidispotici, ed espresse in forma moderata l’anelito al cambiamento che pervase in quel secolo la vita politica e civile. Nei regni meridionali le prime logge si costituirono nel terzo decennio del secolo XVIII. Nell’attività massonica furono coinvolti, sin dall’inizio, rappresentanti del commercio ed esponenti dell’aristocrazia. Il governo di Carlo di Borbone, dopo un iniziale atteggiamento tollerante, dovette procedere ad una moderata repressione in seguito alle condanne della Santa Sede (1738, 1751). Nella seconda metà del Settecento, la massoneria si diffuse soprattutto nelle città portuali di Messina, Palermo e Catania.
![]() |
Friedrich Munter |
In Sicilia, Munter incontrò una situazione profondamente diversa. A Palermo, la loggia di San Giovanni di Scozia, nata dall’omonimo tempio di Marsiglia, aveva espresso sin dalla sua fondazione, agli inizi degli anni Settanta, una decisa vocazione cosmopolita nel costruire una fitta rete di corrispondenza e di commerci, soprattutto attraverso il dinamismo e lo zelo massonico del console svizzero Aubert. Più tardi, nel 1779, si era verificata una scissione: un gruppo, seguendo le scelte del Gran Maestro della Gran Loggia Nazionale dello Zelo di Napoli, aveva aderito al Regime scozzese rettificato (riforma di Lione) e aveva assunto, in onore della regina, il nome di “Marie au temple de la Concorde”; altri “fratelli” preferirono conservare l’obbedienza inglese, si organizzarono ed ottennero una patente dal Gran Maestro provinciale del sistema inglese.
La missione di Munter nell’isola si rivelò, tuttavia, “un’impresa a vuoto”. In un giudizio sconsolato sulla massoneria siciliana, egli così registrò il suo fallimento: “La Sicilia non mi sembrò paese adatto alla libera muratoria. La maggior parte vi si accostava per sete di guadagno, per servirsi dei fratelli nelle loro faccende personali ed in affari del mondo profano. E se non ottenevano un risultato positivo si raffreddavano o addirittura tradivano. Altri si annoiavano della nostra cosa, perché non ci capivano nulla. I buoni, però, sono veramente buoni”.
La sovrapposizione di idee e di obiettivi tra massoneria e illuminismo – tema sviluppato da Giuseppe Giarrizzo in un recente, originale e già classico studio sul Settecento europeo – e il conseguente ruolo politico e sociale di cui s’investirono quegli intellettuali per la costruzione di un mondo nuovo e per la formazione dell’opinione pubblica è testimoniato dall’adesione alle logge di numerosi riformatori siciliani. Il dibattito che si accese in Sicilia non riguardò temi speculativi, ma ebbe contorni politici, cercando soluzioni ai problemi sociali e istituzionali. Il coinvolgimento della massoneria nell’azione di governo divenne più forte con la nomina, nel 1786, a vicerè di Sicilia del “fratello” Francesco D’Aquino, principe di Caramanico. Nell’attività riformatrice furono coinvolti il segretario del vicerè Francesco Carelli, il consultore Dragonetti, l’abate Saverio Scrofani, Francesco Paolo Di Blasi, incaricato di compilare una raccolta prammatiche del Regno, Giovanni Agostino de Cosmi, responsabile per l’istituzione di scuole normali, e Tommaso Natale, ministro del Tribunale del Real Patrimonio, a cui fu affidato il compito di proporre la censuazione delle terre demaniali.
Gli intellettuali siciliani, laici ed ecclesiastici, nobili e civili, aderenti alla massoneria furono tutti direttamente impegnati nel progetto riformatore, diventando braccio operativo del governo. Con la Rivoluzione francese, com’è noto, la politica riformatrice subì un deciso arresto. I Borbone di Napoli, che sin allora avevano favorito il mondo massonico, assunsero posizioni repressive nei confronti della massoneria. In questo contesto furono chiuse le logge di Messina, Catania e Palermo. Tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, assistiamo a percorsi diversi nella parte continentale e in Sicilia. Mentre nel regno di Napoli si rafforzarono posizioni che portavano verso il giacobinismo e la democrazia, la massoneria siciliana incominciò a tessere stretti legami con la Gran Bretagna. Quando gli inglesi con Lord William Bentinck instaurarono il loro protettorato nell’isola per difenderla dall’invasione francese, numerosi massoni, attratti dal modello costituzionale britannico, cercarono di assimilare quell’esperienza e di renderla compatibile con le istituzioni e la società siciliane. Le elaborazioni teoriche che porteranno all’adozione della Costituzione siciliana del 1812, non sono riconducibili ad una matrice massonica. Tuttavia, non si può disconoscere il ruolo della massoneria che, con le sue logge e le nuove èlites reclutate, contribuì a far maturare la svolta liberalmoderata del primo quindicennio dell’Ottocento. Non sappiamo cosa avvenne delle logge massoniche siciliane dopo la Restaurazione. Certamente, entrò in un sonno profondo la piccola rete giacobina che aveva avuto contatti con i domini francesi al di là del Faro. Più visibili furono le officine nate per la presenza inglese nelle città della costa settentrionale (Messina, Palermo e Trapani) che, probabilmente, continuarono ad assolvere il ruolo di garanti nei traffici commerciali delle english factories del Mediterraneo.
![]() |
Giuseppe Garibaldi |
Non si registra, in questo periodo, omogeneità di intenti tra le logge. Ma la vivacità delle contrapposizioni spiega la loro attività durante il periodo precedente e immediatamente successivo all’unificazione. Fino al 1877 non è possibile parlare di massoneria in Sicilia come un fenomeno unitario e congiunto al processo di riorganizzazione massonica peninsulare.
Mentre a Torino, all’indomani dell’Unità, si formò la prima loggia di rito simbolico (Ausonia) e poco più tardi si costituì il Grande Oriente d’Italia, che in breve tempo riuscì a fondere in un unico contenitore molte comunioni già operanti negli Stati preunitari, pressoché contemporaneamente, a Palermo fu costituito il Supremo Consiglio del Grande Oriente di Rito Scozzese Antico ed Accettato.
![]() |
Rito Scozzese Antico ed Accettato |
La vicenda siciliana, sin dalle origini, assume dinamiche diverse da quelle che avrebbe percorso la rinata massoneria italiana, e non solo perché da questa è istituzionalmente divisa. Diverso fu, infatti, il processo di aggregazione dopo la clandestinità preunitaria: il Grande Oriente aggregava logge preesistenti che operavano con forte valenza “filosofica”; l’organizzazione siciliana si fondava su movimenti nati da poco e per lo più legati all’esperienza risorgimentale. Diverse erano le componenti organizzative e rituali: di rito simbolico il primo, scozzese la seconda. Diverse, infine, anche le valenze politiche e ideologiche: liberalmoderato e d’ispirazione cavouriana il Grande Oriente, radicaldemocratico, mazziniano e garibaldino il Supremo Consiglio del Grande Oriente siciliano. Questo diverso avvio determinò poi sostanziali differenze nelle successive vicende che caratterizzarono i due ordini. La prevalente valenza “filosofica” dell’esperienza italiana creò da subito un’omogeneità tendenziale che favoriva un governo unitario delle logge sparse nel Regno, mentre in Sicilia la prevalente natura politica dell’organizzazione faceva registrare una difficile coesistenza delle tre anime fondanti: quella garibaldina legata al partito democratico di Crispi, quella mazziniana, scalpitante contro il governo dietro le rivendicazioni dei messinesi, e quella anarchico-internazionalista del medico agrigentino Saverio Friscia che il 2 settembre 1868 giunse a promuovere l’adesione delle logge girgentine al III congresso della Seconda Internazionale Socialista.
Le logge d’ispirazione moderata furono poche: a Messina l’eredità di Giuseppe La Farina si raccolse in una loggia denominata “Vera Luce”, di cui si perderanno le tracce nei primi anni Settanta; a Palermo fu operante una piccola comunione raccolta attorno al principe Romualdo Trigona di Sant’Elia; logge regolari furono fondate nell’isola da Filippo Cordova nel periodo in cui ricoprì la carica di Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
![]() |
Grande Oriente d'Italiia |
In questo quadro, il partito crispino, nel tentativo di giungere ad una struttura decisionale più agile, si adoperò per la riduzione delle logge, accorpando in esse un maggior numero di iscritti. Con molta fatica riuscì nell’intento, ma la crisi dei Fasci Siciliani del 1894 fece saltare tutti gli equilibri e la massoneria si ritrovò spaccata in un troncone crispino e uno radicaldemocratico di decisa opposizione al governo. Nei quindici anni successivi si ritornò alla frantumazione delle logge in Sicilia, non più governabili in modo unitario dal Grande Oriente d’Italia. Si giunse così alla principale frattura nella storia della massoneria italiana che nel 1908 sanciva la separazione dal Grande Oriente d’Italia, con sede a Palazzo Giustiniani di Roma, degli alti gradi di rito scozzese che formavano il Supremo Consiglio di Rito Scozzese Antico ed Accettato, con sede all’Oriente di Roma in piazza del Gesù.
In Sicilia la frattura divise in due le officine ed è difficilmente valutabile quale dei due tronconi mantenesse la forza preminente. Sul piano politico, lo scontro fu inevitabile. La massoneria giustineanea, che manteneva un indirizzo radicaldemocratico e a tratti giolittiano, divenne protagonista dei fronti popolari con alcune frange del socialismo siciliano. Quella di piazza del Gesù, teosofica e conservatrice, trovò la strada per coalizzarsi con i cattolici nei blocchi di opposizione clerico-moderata di stampo sonniniano. Sul piano nazionale, questa nuova divisione porterà la massoneria di piazza del Gesù a favorire l’ascesa del Fascismo, lasciando l’altra in posizione di attesa fino alla marcia su Roma.
In Sicilia le due anime massoniche, pur rimanendo istituzionalmente distinte, trovarono il modo di riaggregarsi in un unico partito. Verranno entrambe sciolte e perseguitate dal nuovo regime che nella costruzione dello Stato totalitario non tollerava centrali politiche e organizzative di cui non controllava le regole interne di funzionamento. Il resto è storia recente.
Enciclopedia della Sicilia
giovedì 23 giugno 2011
Manovra fiscale da 43 mld, tagli ai comuni
Dovrebbe essere di circa 43 miliardi l'entità della manovra che dovrebbe approdare in Consiglio dei Ministri tra il 28 e il 29 giugno per poi essere approvata in Parlamento entro il 5 agosto. Lo riferiscono fonti parlamentari secondo cui contestualmente al decreto legge sarà presentata anche una delega light sulla riforma fiscale.
Si lavora a un intervento che dovrebbe essere di circa 3 miliardi nel 2011, 5 mld per l'anno successivo mentre 35 miliardi saranno spalmati nel biennio 2013-2014. L’approvazione della legge è prevista entro il 5 agosto dal Parlamento. Cifre e contenuti della manovra cominciano a delinearsi, a partire dai tagli ai comuni che dovrebbero sfiorare i 3 miliardi, quelli ai ministeri dovrebbero aggirarsi sui 5-6 miliardi, mentre sembra confermato il blocco del turn over e il prolungamento al 2014 del congelamento degli aumenti contrattuali per gli statali che la manovra dello scorso anno limitava al 2013.
Anche la spesa sanitaria farà senz'altro la sua parte. Soprattutto quando i costi standard cominceranno ad essere applicati. Dalla lotta agli sprechi e il riordino dei conti di Asl e ospedali si punta a recuperare fra i 4 e i 5 miliardi. Gli interventi in cantiere vanno dalla stretta sull'acquisto di beni e servizi ai farmaci, dal personale ai ricoveri. Corposo anche il pacchetto pensioni su cui sta lavorando il Governo, ma che potrebbe non trovare spazio in manovra ed essere rimandato alla legge di stabilità. Tra le ipotesi quella di anticipare al 2013 l'adeguamento dei requisiti anagrafici di pensionamento di uomini e donne all`aspettativa di vita media.
Insieme alla manovra è atteso il varo di un d.d.l. collegato con la delega sulla riforma fiscale. Conterrà soltanto i principi del riassetto che dovrà entrare a regime entro il 2013.
L'Esecutivo punta a incassare dal disboscamento della giungla delle 476 agevolazioni fiscali fino a 16 miliardi da utilizzare per finanziare il taglio dell'Irpef. Una piccola parte delle risorse potrebbero essere impiegate anche a copertura degli interventi della manovra nel biennio 2013-2014. Un'altra fonte di copertura per finanziare la riduzione da cinque a tre aliquote sarebbe l'aumento dell'Iva, ma l'operazione è ancora in bilico per via delle forti resistenze di alcune categorie.
Restando in tema di manovra e finanza locale, il consiglio direttivo di Anci Lombardia riunitosi a Milano ha votato ieri un ordine del giorno sull’attuale situazione finanziaria dei comuni e sull’attuazione del federalismo. “Registriamo con favore le aperture da parte del Governo sul Patto di stabilità, a proposito del quale da anni rivendichiamo il diritto dei sindaci di utilizzare i fondi che hanno in cassa per gli investimenti sul territorio. Aspettiamo ora che alle aperture seguano i fatti”, ha detto il presidente Attilio Fontana Il quale ha ricordato la situazione critica della finanza locale e del comparto dei comuni in seguito alla manovra 2011-2013, che pesa sui comuni molto più che sugli altri comparti della pubblica amministrazione. Conseguenza di ciò, in Lombardia, è stata una drastica diminuzione (meno 20% secondo i dati Istat) degli investimenti sul territorio, investimenti che avrebbero anche avuto un positivo effetto anticiclico in un periodo di crisi. “Occorre un nuovo Patto di stabilità che metta al centro lo sviluppo economico e la coesione sociale – ha sostenuto Fontana –. Chiediamo che i comuni virtuosi possano impiegare i loro avanzi di amministrazione per investire, chiediamo che si escludano dal Patto le spese per l’edilizia scolastica e per le emergenze ambientali, chiediamo che l’eventuale surplus di risparmio raggiunto dai comuni possa restare nel comparto. Chiediamo che la regione ripercorra la strada del patto di stabilità regionale, facendosi carico di parte degli obiettivi per consentire ai comuni di poter spendere in investimenti”.
Si lavora a un intervento che dovrebbe essere di circa 3 miliardi nel 2011, 5 mld per l'anno successivo mentre 35 miliardi saranno spalmati nel biennio 2013-2014. L’approvazione della legge è prevista entro il 5 agosto dal Parlamento. Cifre e contenuti della manovra cominciano a delinearsi, a partire dai tagli ai comuni che dovrebbero sfiorare i 3 miliardi, quelli ai ministeri dovrebbero aggirarsi sui 5-6 miliardi, mentre sembra confermato il blocco del turn over e il prolungamento al 2014 del congelamento degli aumenti contrattuali per gli statali che la manovra dello scorso anno limitava al 2013.
Anche la spesa sanitaria farà senz'altro la sua parte. Soprattutto quando i costi standard cominceranno ad essere applicati. Dalla lotta agli sprechi e il riordino dei conti di Asl e ospedali si punta a recuperare fra i 4 e i 5 miliardi. Gli interventi in cantiere vanno dalla stretta sull'acquisto di beni e servizi ai farmaci, dal personale ai ricoveri. Corposo anche il pacchetto pensioni su cui sta lavorando il Governo, ma che potrebbe non trovare spazio in manovra ed essere rimandato alla legge di stabilità. Tra le ipotesi quella di anticipare al 2013 l'adeguamento dei requisiti anagrafici di pensionamento di uomini e donne all`aspettativa di vita media.
Insieme alla manovra è atteso il varo di un d.d.l. collegato con la delega sulla riforma fiscale. Conterrà soltanto i principi del riassetto che dovrà entrare a regime entro il 2013.
L'Esecutivo punta a incassare dal disboscamento della giungla delle 476 agevolazioni fiscali fino a 16 miliardi da utilizzare per finanziare il taglio dell'Irpef. Una piccola parte delle risorse potrebbero essere impiegate anche a copertura degli interventi della manovra nel biennio 2013-2014. Un'altra fonte di copertura per finanziare la riduzione da cinque a tre aliquote sarebbe l'aumento dell'Iva, ma l'operazione è ancora in bilico per via delle forti resistenze di alcune categorie.
Restando in tema di manovra e finanza locale, il consiglio direttivo di Anci Lombardia riunitosi a Milano ha votato ieri un ordine del giorno sull’attuale situazione finanziaria dei comuni e sull’attuazione del federalismo. “Registriamo con favore le aperture da parte del Governo sul Patto di stabilità, a proposito del quale da anni rivendichiamo il diritto dei sindaci di utilizzare i fondi che hanno in cassa per gli investimenti sul territorio. Aspettiamo ora che alle aperture seguano i fatti”, ha detto il presidente Attilio Fontana Il quale ha ricordato la situazione critica della finanza locale e del comparto dei comuni in seguito alla manovra 2011-2013, che pesa sui comuni molto più che sugli altri comparti della pubblica amministrazione. Conseguenza di ciò, in Lombardia, è stata una drastica diminuzione (meno 20% secondo i dati Istat) degli investimenti sul territorio, investimenti che avrebbero anche avuto un positivo effetto anticiclico in un periodo di crisi. “Occorre un nuovo Patto di stabilità che metta al centro lo sviluppo economico e la coesione sociale – ha sostenuto Fontana –. Chiediamo che i comuni virtuosi possano impiegare i loro avanzi di amministrazione per investire, chiediamo che si escludano dal Patto le spese per l’edilizia scolastica e per le emergenze ambientali, chiediamo che l’eventuale surplus di risparmio raggiunto dai comuni possa restare nel comparto. Chiediamo che la regione ripercorra la strada del patto di stabilità regionale, facendosi carico di parte degli obiettivi per consentire ai comuni di poter spendere in investimenti”.
Fonte: http://www.diritto.it
Etichette:
asl,
comuni,
disegno di legge,
governo,
manovra fiscale,
ministro economia,
ospedali,
riforma fiscale 2011,
tagli,
tremonti giulio
Inycon - Menfi: la Bandiera Blu che ama il buon vino
Un fine settimana in Sicilia, in un paesaggio dal volto ancora incontaminato. Tra dune scolpite dal forte vento d'Africa e vigneti baciati dal sole si trova la splendida città di Menfi. Un piccolo borgo in provincia di Agrigento caratterizzato dal suo litorale selvaggio e bagnato da un mare incontaminato (quest'anno premiato con la 15° Bandiera Blu, il prestigioso riconoscimento rilasciato dalla Federazione internazionale per la salvaguardia dell'ambiente) e per la sua storia (l'antica Inycon fu dominata dai greci, dai romani, dai normanni e dall'imperatore Federico II di Svevia che vi edificò un maestoso castello).
Ma forse non tutti sanno che la sua bellezza paesaggistica e l'antica storia sono da sempre legate ad una particolare coltura...
Il dio Bacco...
Menfi non possiede solo uno splendido litorale e una storia importante ma anche degli ottimi vigneti che producono vini d'alta qualità. Menfi, infatti, è sopratutto la "Città del vino" ed è da sempre legata al "mondo" del dio Bacco. Già nel VI secolo il geografo Stefano di Bisanzio scriveva del primo nucleo abitato dai Sicani sottolineando l'eccellenza dei suoi vini.
"Inycon" tra vino, arte, musica e buon cibo
"Inycon" tra vino, arte, musica e buon cibo
Ed è proprio in onore di questo legame che Menfi è pronta ad ospitare, per il 16° anno consecutivo, un'importante rassegna interamente dedicata al vino: "Inycon".
Un modo "inebriante" per valorizzare il territorio e per promuovere la "Strada del Vino Terre Sicane" che vanta 14 importanti cantine e quattro vini Doc. Un intero week-end, da venerdì 24 a domenica 26 giugno, da vivere tra degustazioni di vini, mostre, manifestazioni e tour alla scoperta del vino e delle cantine del territorio. La rassegna presenta un programma variegato e completo, in grado di soddisfare ogni desiderio "vinicolo", e si presenta come una bella occasione per conoscere i principali luoghi storici e monumenti della città coinvolti nell'evento: la piazza di Menfi, i cortili di via della Vittoria e il cortile di Palazzo Pignatelli.
Calici sotto le stelle...
Calici sotto le stelle...
Per gli appassionati del vino la piazza di Menfi si trasformerà in un elegante "wine bar" all'aperto dove poter degustare i migliori vini proposti dalle cantine delle Terre Sicane. Per chi vuole bere e non pensare al "portafoglio" ci sono i wine experience, ticket del valore di 5 euro che danno diritto a 3 degustazioni, 1 calice e una tracolla). Per i cultori "del calice" verranno organizzati i wine tour: veri e propri percorsi alla scoperta delle Cantine della Strada del Vino Terre Sicane e delle loro produzioni vinicole (prenotazione al +39 333 7927301). Ci sarà poi l'expo village - una manifestazione sul vino e le eccellenze agroalimentari e artigianali il cui programma comprende anche lezioni di degustazione di vino e olio. E infine un momento più "tecnico" denominato "Il territorio in un bicchiere" (in programma a Casa Planeta).
Antichi mestieri...
Antichi mestieri...
Per chi invece ama unire il buon vino all'arte i suggestivi cortili di via della Vittoria, Palazzo Pignatelli e Casa Planeta saranno i luoghi deputati a soddisfare quest'esigenza. I primi si trasformeranno in veri palcoscenici d'esibizione per ballerini, cantanti e artisti di strada (la via stessa ospiterà "Menfy Community", una mostra fotografica con scatti di Giò Martorano che ritraggono giovani produttori vinicoli).
Mentre Palazzo Pignatelli e Casa Planeta si improvviseranno musei. Nel primo verrà allestita "L'arte nei mestieri" (una mostra dove "sfileranno"ceramiche, merletti e coralli in onore dei mestieri antichi), mentre a Casa Planeta originali oggetti e suppellettili di modernariato saranno i protagonisti di una mostra vintage.
Mille prelibatezze culinarie
Mille prelibatezze culinarie
Non mancheranno occasioni e luoghi per accontentare anche i più golosi e gli amanti della musica.
Piazza Vittorio Emanuele ospiterà spettacoli e concerti - gratuiti - mentre il cortile di Palazzo Pignatelli diventerà il "Cortile del Gusto", un vero paradiso dei sapori. Ogni giorno acquistando un ticket di 10 euro si avrà diritto a 3 degustazioni a scelta tra quelli proposti: primi, secondi e squisiti dolci tutti rigorosamente "made in Inycon".
Il programma completo di Inycon consultabile sul sito www.inyconmenfi.it
Il programma completo di Inycon consultabile sul sito www.inyconmenfi.it
Fonte: http://www.tgcom.mediaset.it
Etichette:
Cantine Settesoli,
degustazioni,
festa del vino,
Inycon,
Inycon Menfi,
Musica,
Ospiti,
Planeta,
programma,
Sergio Friscia,
Tinturia,
wine tasting,
wine tour
martedì 21 giugno 2011
Moody's, rischio declasso rating anche per la Sicilia
Per la prima volta Moody's, una delle tre principali agenzie mondiali di rating, mette sotto osservazione le più importanti società a partecipazione statale come Enel, Eni, Finmeccanica, Poste e Terna.
Secondo gli analisti, la decisione dell'agenzia di rating è legata alla messa sotto osservazione del rating sovrano dell'Italia, comunicata già venerdì scorso.
Nel mirino delle pagelle di Moody's finiscono anche 23 enti locali, tra cui nove regioni, sette province e alcune grandi città fra cui Milano e Bologna.
I rating sotto esame sono i seguenti: - Provincia Autonoma di Trento (Aaa) - Provincia Autonoma di Bolzano (Aaa) - Regione Basilicata (Aa3) - Regione Emilia Romagna (Aa2) - Regione Liguria (Aa3) - Regione Lombardia (Aa1) - Regione Marche (Aa3) - Regione Sicilia (Aa2) - Regione Toscana (Aa2) - Regione Umbria (Aa3) - Regione Veneto (Aa2) - Provincia di Arezzo (Aa3) - Provincia di Bologna (Aa3) - Provincia di Firenze (Aa3) - Provincia di Genova (Aa3) - Provincia di Milano (Aa3) - Provincia di Torino (Aa3) - Città di Bologna (Aa2) - Città di Firenze (Aa3) - Città di Milano (Aa3) - Città di Siena (Aa2) - Città di Venezia (Aa3).
"Non abbiamo nulla da temere, aspettiamo un giudizio reale di Moodys" - ha detto il ministro Romani mentre Fitch altra agenzia di rating avverte l'Italia: "non c'e' spazio per riduzioni del carico fiscale che non siano interamente finanziate".
Secondo gli analisti, la decisione dell'agenzia di rating è legata alla messa sotto osservazione del rating sovrano dell'Italia, comunicata già venerdì scorso.
Nel mirino delle pagelle di Moody's finiscono anche 23 enti locali, tra cui nove regioni, sette province e alcune grandi città fra cui Milano e Bologna.
I rating sotto esame sono i seguenti: - Provincia Autonoma di Trento (Aaa) - Provincia Autonoma di Bolzano (Aaa) - Regione Basilicata (Aa3) - Regione Emilia Romagna (Aa2) - Regione Liguria (Aa3) - Regione Lombardia (Aa1) - Regione Marche (Aa3) - Regione Sicilia (Aa2) - Regione Toscana (Aa2) - Regione Umbria (Aa3) - Regione Veneto (Aa2) - Provincia di Arezzo (Aa3) - Provincia di Bologna (Aa3) - Provincia di Firenze (Aa3) - Provincia di Genova (Aa3) - Provincia di Milano (Aa3) - Provincia di Torino (Aa3) - Città di Bologna (Aa2) - Città di Firenze (Aa3) - Città di Milano (Aa3) - Città di Siena (Aa2) - Città di Venezia (Aa3).
"Non abbiamo nulla da temere, aspettiamo un giudizio reale di Moodys" - ha detto il ministro Romani mentre Fitch altra agenzia di rating avverte l'Italia: "non c'e' spazio per riduzioni del carico fiscale che non siano interamente finanziate".
Etichette:
crisi economica,
declassamento,
Enel,
Eni,
Enti Locali,
Finmeccanica,
Fitch,
Italia,
Moody's,
Poste,
rating,
Regione Sicilia,
risparmiatori,
Romani,
Standard Poor,
taglio rating,
Terna
domenica 19 giugno 2011
Renato Brunetta: un ministro 'non all'altezza'
Renato Brunetta (Venezia, 26 maggio 1950) è un economista e politico italiano. Ricopre dal 2008 la carica di 'Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione'.
La sua vita però non è stata così facile e agiata come molti dei suoi colleghi. Renatino infatti è cresciuto tra sacrifici e sofferenze. Per sopperire alle mancanze economiche familiari, sin da piccolo si è prodigato nell'aiutare il padre (venditore ambulante) a vendere sui marciapiedi di Venezia le “gondoete”, gondole di plastica nera. Ha condiviso l'appartamento di novanta metri quadri con i suoi genitori, i suoi fratelli, la zia vedova ed altri tre bambini. Nonostante non avesse un libro in casa, egli è stato così bravo e volenteroso da frequentare il liceo classico ed essere il primo della classe alla maturità. A 23 anni, si è laureato in Economia. A 31 ha vinto la cattedra a Venezia.
Un'infanzia così difficile dovrebbe regalare all'animo dell'indiviudo qualità uniche e rare: comprensione, tolleranza, onestà, coraggio, solidarietà, umiltà... doti umane non affatto percepite dai giovani precari italiani. Anzi, proprio contro di loro abbiamo visto il "peggior Brunetta": presuntuoso, arrogante e maleducato. Appellativi che molti gli hanno affibbiato dopo che lo stesso si era rifiutato di rispondere alle domande di una precaria, "Siete l'Italia peggiore" esclamava il ministro allontanandosi frettolosamente durante un'incontro avvenuto a Roma, nell'ambito della Giornata nazionale dell'innovazione 2011.
Il ministro, dal suo blog aggiunge "Sono stato insultato dall’Italia peggiore. Irrompono sistematicamente in convegni e dibattiti per interromperne i lavori, insultare i presenti e riprendere la loro bravata con una telecamerina portatile per poi passare subito il video ai giornali amici (che notoriamente pullulano di precari). L’Italia peggiore è di quanti si nascondono compiacenti dietro questi signori (come Pierluigi Bersani e Leoluca Orlando Cascio), sostenendoli in maniera strumentale pur senza conoscere argomenti e fatti. L’Italia peggiore è quella che usa la Rete come un manganello per agguati squadristici, senza aver nulla da dire."
Al ministro verrebbe da dire: Ma secondo lei, tutti i precari son disposti a farsi strumentalizzare?! Ma che colpa ha quel ragazzo (il 55% dei giovani) che si vede offrire come primo impiego un contratto da precario?!
Ma poi, con un curriculum non proprio eccelso come il suo, si risparmi quantomeno di farci la predica. Critica i consulenti perchè li ritiene uno spreco eppure lei da appena laureato lo è stato. Parla di fannulloni e lei ha collezzionato il 42% di presenze nel parlamento europeo (il minimo per poter ottenere le indennità). Per non parlare di cosa pensa delle raccomandazioni... Avrebbe detto Totò, Ma mi faccia il piacere!
Giacomo Lanzarone.
La sua vita però non è stata così facile e agiata come molti dei suoi colleghi. Renatino infatti è cresciuto tra sacrifici e sofferenze. Per sopperire alle mancanze economiche familiari, sin da piccolo si è prodigato nell'aiutare il padre (venditore ambulante) a vendere sui marciapiedi di Venezia le “gondoete”, gondole di plastica nera. Ha condiviso l'appartamento di novanta metri quadri con i suoi genitori, i suoi fratelli, la zia vedova ed altri tre bambini. Nonostante non avesse un libro in casa, egli è stato così bravo e volenteroso da frequentare il liceo classico ed essere il primo della classe alla maturità. A 23 anni, si è laureato in Economia. A 31 ha vinto la cattedra a Venezia.
Un'infanzia così difficile dovrebbe regalare all'animo dell'indiviudo qualità uniche e rare: comprensione, tolleranza, onestà, coraggio, solidarietà, umiltà... doti umane non affatto percepite dai giovani precari italiani. Anzi, proprio contro di loro abbiamo visto il "peggior Brunetta": presuntuoso, arrogante e maleducato. Appellativi che molti gli hanno affibbiato dopo che lo stesso si era rifiutato di rispondere alle domande di una precaria, "Siete l'Italia peggiore" esclamava il ministro allontanandosi frettolosamente durante un'incontro avvenuto a Roma, nell'ambito della Giornata nazionale dell'innovazione 2011.
Il ministro, dal suo blog aggiunge "Sono stato insultato dall’Italia peggiore. Irrompono sistematicamente in convegni e dibattiti per interromperne i lavori, insultare i presenti e riprendere la loro bravata con una telecamerina portatile per poi passare subito il video ai giornali amici (che notoriamente pullulano di precari). L’Italia peggiore è di quanti si nascondono compiacenti dietro questi signori (come Pierluigi Bersani e Leoluca Orlando Cascio), sostenendoli in maniera strumentale pur senza conoscere argomenti e fatti. L’Italia peggiore è quella che usa la Rete come un manganello per agguati squadristici, senza aver nulla da dire."
Al ministro verrebbe da dire: Ma secondo lei, tutti i precari son disposti a farsi strumentalizzare?! Ma che colpa ha quel ragazzo (il 55% dei giovani) che si vede offrire come primo impiego un contratto da precario?!
Ma poi, con un curriculum non proprio eccelso come il suo, si risparmi quantomeno di farci la predica. Critica i consulenti perchè li ritiene uno spreco eppure lei da appena laureato lo è stato. Parla di fannulloni e lei ha collezzionato il 42% di presenze nel parlamento europeo (il minimo per poter ottenere le indennità). Per non parlare di cosa pensa delle raccomandazioni... Avrebbe detto Totò, Ma mi faccia il piacere!
Giacomo Lanzarone.
sabato 18 giugno 2011
Crisi economica in Italia: Moody's, possibile taglio rating
Se l'Italia non riuscirà a 'crescere' economicamente subirà, dall'agenzia statunitense Moody's (la principale agenzia di rating del mondo), un downgrade rating dall'attuale AA2. Infatti, la nota dell'agenzia statunitense riporta che il nostra rating è sotto revisione e rischia un declassamento.
Quali sono le causa del possibile taglio rating in Italia? L'agenzia ne indica tre: le sfide sul fronte della crescita, dovute a debolezze strutturali ed una probabile crescita dei tassi di interesse nel prossimo futuro; i rischi collegati all'attuazione dei piani di consolidamento dei conti pubblici che sono richiesti per ridurre l'indebitamento e mantenerlo a livelli sostenibili; e quelli collegati al cambiamento delle condizioni di finanziamento per i Paesi europei con alti livelli di debito.
Cosa sono i rating e perchè il giudizio della Moody's è importante? I rating, voto espresse in lettere, non sono altro che giudizi che agenzie esterne e indipendenti (Moody's, Standard & Poor e l'europea Fitch) esprimono sulle capacità di un emittente di ripagare il debito contratto con il mercato attraverso strumenti diversi: dalle semplici obbligazioni emesse dal Tesoro (se si tratta di Stati), da aziende o banche, fino ai titoli derivati più complessi (Abs, Mbs e simili) che in alcuni casi sono stati all'origine dell'ultima crisi finanziaria. Per avere un rating, una società o uno Stato deve fare un'esplicita richiesta ad una delle agenzie sopra indicate. Le loro valutazioni si riflettono in modo quasi immediato sul mercato determinandone e orientando le scelte degli investitori.
Per le aziende, quanto e perchè è importante farsi dare un rating? Generalmente sono gli stessi emittenti che richiedono a proprie spese alle agenzie di rating una valutazione del proprio merito di credito. Questo perché la presenza di un "voto" da parte di una società esterna indipendente è sinonimo di trasparenza, affidabilità e soprattutto è requisito vincolante per l'investimento in quel titolo.
Per i risparmiatori, le valutazioni rating evitano brutte sorprese. Un'attenta analisi infatti riduce il rischio di ritrovarsi con obbligazioni non retate o ad esempio emesse da società di dubbia solidità finanziaria.
Quali sono le causa del possibile taglio rating in Italia? L'agenzia ne indica tre: le sfide sul fronte della crescita, dovute a debolezze strutturali ed una probabile crescita dei tassi di interesse nel prossimo futuro; i rischi collegati all'attuazione dei piani di consolidamento dei conti pubblici che sono richiesti per ridurre l'indebitamento e mantenerlo a livelli sostenibili; e quelli collegati al cambiamento delle condizioni di finanziamento per i Paesi europei con alti livelli di debito.
Cosa sono i rating e perchè il giudizio della Moody's è importante? I rating, voto espresse in lettere, non sono altro che giudizi che agenzie esterne e indipendenti (Moody's, Standard & Poor e l'europea Fitch) esprimono sulle capacità di un emittente di ripagare il debito contratto con il mercato attraverso strumenti diversi: dalle semplici obbligazioni emesse dal Tesoro (se si tratta di Stati), da aziende o banche, fino ai titoli derivati più complessi (Abs, Mbs e simili) che in alcuni casi sono stati all'origine dell'ultima crisi finanziaria. Per avere un rating, una società o uno Stato deve fare un'esplicita richiesta ad una delle agenzie sopra indicate. Le loro valutazioni si riflettono in modo quasi immediato sul mercato determinandone e orientando le scelte degli investitori.
Per le aziende, quanto e perchè è importante farsi dare un rating? Generalmente sono gli stessi emittenti che richiedono a proprie spese alle agenzie di rating una valutazione del proprio merito di credito. Questo perché la presenza di un "voto" da parte di una società esterna indipendente è sinonimo di trasparenza, affidabilità e soprattutto è requisito vincolante per l'investimento in quel titolo.
Per i risparmiatori, le valutazioni rating evitano brutte sorprese. Un'attenta analisi infatti riduce il rischio di ritrovarsi con obbligazioni non retate o ad esempio emesse da società di dubbia solidità finanziaria.
Cosa succede se il rating italiano viene declassato? Il problema maggiore potrebbe essere una sempre maggiore difficoltà ad avere accesso ai fondi di finanziamento internazionali. Le banche italiane quindi avranno maggiori difficoltà di accedere ai finanziamenti a costi buoni. Inoltre si teme un effetto domino, che a partire dalla Grecia colpisca Italia e Spagna.
La situazione, quanto mai incerta, riporta alla luce una vecchia famosa frase 'rassicurante': "Il momento peggiore è passato" .... forse!
La situazione, quanto mai incerta, riporta alla luce una vecchia famosa frase 'rassicurante': "Il momento peggiore è passato" .... forse!
Etichette:
crisi economica,
declassamento,
Fitch,
Italia,
Moody's,
rating,
risparmiatori,
Standard Poor,
taglio rating
giovedì 16 giugno 2011
Sicilia: un'autorizzazione paesaggistica blocca i Porti Turistici
Porto Turistico: Porto Palo di Menfi |
Cosa o chi blocca la costruzione dei Porti turistici in Sicilia?! Tutto, o quasi, è bloccato da una circolare del dirigente generale dell’assessorato ai Beni culturali, Gesualdo Campo, che ha invitato inoltre tutte le Sopreintendenze a vigilare sul rispetto delle normative vigenti.
La circolare va ad inficiare sulla costruzione dei porti in molte zone siciliane, in particolare sui 6 porti previsti nel Siracusano, Scoglitti, Licata, Avola, Cefalù e a Porto Palo di Menfi.
Il dirigente Gesualdo Campo si difende dalle accuse mosse dagli assessori regionali Sparma e Venturi dicendo che si limita ad applicare in maniera zelante la normativa vigente da anni. Egli fa riferimento infatti alla legge Merlino del 1978, in particolare l’articolo 15, lettera A, secondo cui a meno di 150 metri dal mare non si può realizzare nulla che non sia destinata alla fruizione del mare. Il decreto Burlando recepito dalla Regione Siciliana invece consente di realizzare anche nell’ambito dei porti turistici soltanto servizi complementari. Ad esempio si possono realizzare negozi delle reti e/o attrezzature nautiche, centro massaggi per il rilassamento dei diportisti ma non certamente alberghi aperti a tutta la clientela o centri commerciali che non hanno nessun tipo di complementarietà con il porto turistico.
L’analisi fatta dal dirigente Campo non soddisfa l’assessore regionale Giamnaria Sparma, Territorio e Ambiente: “è una strategia miope dare indicazioni a tutte le Soprintendenze di negare per principio le autorizzazioni paesaggistiche alle infrastrutture dei porti turistici, quando nello stesso tempo la Regione ha predisposto un piano che individua 42 siti per lo sviluppo della portualità turistica. Nel Fers (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) sono previsti 58 milioni di euro per il completamento e la realizzazione di infrastrutture portuali in quei siti che oggi presentano le potenzialità per divenire infrastrutture armonizzate nel sistema della nautica da diporto.”
Dello stesso avviso anche Marco Venturi, assessore alle attività produttive: “Disporre in maniera aprioristica un diniego come quello che si vorrebbe attuare per i porti turistici vuol dire soffocare sul nascere lo sviluppo dell’economia siciliana che si basa sugli approdi della nautica da diporto.”
Il Porto Turistico di Porto Palo di Menfi: proprio sera fa (14-06-2011), nel Consiglio Comunale di Menfi, si è discusso sul 7° punto dell’OdG. “presa d’atto delle limitazioni previste dal piano paesaggistico in itinere, rispetto alle prescrizioni del vigente P.R.G.;”.
A tal proposito, il sindaco Botta ha dichiarato che sarà compito dell’Amministrazione stessa venire a capo di questa ‘triste’ vicenda nel più breve tempo possibile. Egli infatti chiederà delucidazioni sia al dirigente Campo e, se necessario, anche al Governatore della nostra Regione.
A tal proposito, il sindaco Botta ha dichiarato che sarà compito dell’Amministrazione stessa venire a capo di questa ‘triste’ vicenda nel più breve tempo possibile. Egli infatti chiederà delucidazioni sia al dirigente Campo e, se necessario, anche al Governatore della nostra Regione.
Nel frattempo, noi cittadini attendiamo impazienti e fiduciosi.
Giacomo Lanzarone.
Giacomo Lanzarone.
"Un Punto nel Mare. Un Mare di Punti". Convegno sulle tematiche ambientali
“Un Punto nel Mare. Un Mare di Punti” – Sosteniamo la difesa dell’acqua salata come dell’acqua potabile – Pantelleria, 18 e 19 Giugno 2011
Convegno di informazione ed approfondimento sulle tematiche ambientali e sociali del nostro mare
e di tutte le terre bagnate dal Mar Mediterraneo.
Convegno di informazione ed approfondimento sulle tematiche ambientali e sociali del nostro mare
e di tutte le terre bagnate dal Mar Mediterraneo.
Il No Trivella-Day riprende forma e diffonde i suo principi cardine, grazie al convegno “Un punto nel mare – un mare di punti”, organizzato dal Rotary Club Pantelleria, nella persona di Domenica Panzarella, e dall’Associazione Apnea Pantelleria, nella persona di Alberto Zaccagni.
Sapere e conoscere sono due elementi indispensabili per capire ed agire consapevolmente sul nostrofuturo. Il convegno che si terrà a Pantelleria il prossimo 18-19 giugno, è l’approfondimento logico e scientifico della giornata di manifestazione, svoltasi il 26 agosto scorso, dal titolo “No Trivella-Day”, fermamente schierata contro le estrazioni petrolifere nel mare, la quale ha avuto e continua ad avere come testimonial d’eccezione l’attore Luca Zingaretti.
Importanti studiosi ed esperti del settore, parteciperanno all’incontro dibattendo su diverse tematiche quali il pericolo che le estrazioni petrolifere possono portare all’ambiente e agli uomini, la biodiversità marina dello Stretto di Sicilia, il ruolo della politica locale nella tutela dell’ambiente, la questione petrolifera siciliana ed altro ancora.
Il convegno gode del Patrocinio del Comune di Pantelleria e del Comune di Sciacca, il quale ha già confermato la sua presenza all’evento con una delegazione di rappresentanza. Anche il vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, ha confermato la sua presenza nei tempi compatibili con gli impegni pastorali sull’isola.
Maggiori dettagli sono disponibili sul sito unpuntonelmare.blogspot.com, dal quale può essere anche scaricato il programma.
Fonte: http://unpuntonelmare.wordpress.com/
mercoledì 15 giugno 2011
Scuola: Leoluca Orlando e Giuseppe Marinello a difesa degli insegnanti del Sud
La scuola è appena finita, ma già infuriano le polemiche sulla nomina degli insegnati per il prossimo anno. Già perché questi nove mesi di riforma Gelmini hanno dimostrato come siano molti, troppi, i precari della scuola, in lotta tra di loro per un posto.
Così, l'ultima proposta viene dalla Lega che non nasconde il suo obbiettivo di tutelare i professori "padani" contro l'arrivo in massa di docenti rimasti senza cattedra al sud. In un emendamento al decreto sviluppo, infatti, il partito del Carroccio propone quaranta punti in più in graduatoria agli insegnanti residenti nella provincia della scuola in cui chiedono di lavorare. Come dire, se sei del sud resta al sud e se sei del nord hai diritto di lavorare al nord.
L'emendamento, approvato da tutti i membri del partito di Bossi, ha però diviso la maggioranza. In particolare, Giuseppe Marinello relatore del Pdl ha espresso il dubbio dell'incostituzionalità dell'emendamento.
"La Lega Nord somma, in maniera devastante, il disprezzo per i precari che ha Berlusconi, con un inqualificabile razzismo" denuncia invece Luoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori. "La qualità degli insegnanti deve essere valutata in base alla loro preparazione e dedizione al lavoro e non in base alla residenza o alla regione di appartenenza".
Così, l'ultima proposta viene dalla Lega che non nasconde il suo obbiettivo di tutelare i professori "padani" contro l'arrivo in massa di docenti rimasti senza cattedra al sud. In un emendamento al decreto sviluppo, infatti, il partito del Carroccio propone quaranta punti in più in graduatoria agli insegnanti residenti nella provincia della scuola in cui chiedono di lavorare. Come dire, se sei del sud resta al sud e se sei del nord hai diritto di lavorare al nord.
L'emendamento, approvato da tutti i membri del partito di Bossi, ha però diviso la maggioranza. In particolare, Giuseppe Marinello relatore del Pdl ha espresso il dubbio dell'incostituzionalità dell'emendamento.
"La Lega Nord somma, in maniera devastante, il disprezzo per i precari che ha Berlusconi, con un inqualificabile razzismo" denuncia invece Luoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori. "La qualità degli insegnanti deve essere valutata in base alla loro preparazione e dedizione al lavoro e non in base alla residenza o alla regione di appartenenza".
Fonte: http://www.teleradiosciacca.it/
martedì 14 giugno 2011
Comune di Menfi: Consiglio Comunale del 14/06/2011
Il Consiglio Comunale di Menfi è convocato in seduta ordinaria per il giorno 14/06/2011 – ore 20,00 presso il salone del bassorilievo Torre Federiciana Piazza V. Emanuele.
Potete seguire la diretta dei lavori su Rmk dalle ore 20.
I punti all’ordine del giorno sono:
- approvazione verbali seduta precedente;
- vertenza Ardizzone Antonia c/Comune di Menfi. Riconoscimento debito fuori bilancio;
- approvazione Regolamento Comunale per la gestione da parte di privati cittadini o di esercenti attività commerciali delle aree, previste negli strumenti urbanistici vigenti a “Verde Pubblico Attrezzato” e “zone per sosta” (Parcheggi Pubblici) nonchè relativa concessione;
- adozione del Piano di Recupero zona Porto Palo, foce Mirabile;
- rendiconto della gestione del Comune relativo all’esercizio finanziario 2010 – approvazione;
- istituzione Servizio Raccolta Rifiuti provinciale (S.R.R.);
- presa d’atto delle limitazioni previste dal piano paesaggistico in itinere, rispetto alle prescrizioni del vigente P.R.G.;
- interrogazioni.
lunedì 13 giugno 2011
Inycon Menfi - Dal 24 al 26 giugno 2011
Tre giorni di incontri, degustazioni e spettacoli all’insegna del vino di qualità, vero protagonista del territorio. Dal 24 al 26 giugno torna a Menfi l’appuntamento con Inycon, la rassegna, giunta alla 16\esima edizione, promossa dal Comune di Menfi in collaborazione con Settesoli.
Un week-end alla scoperta del mondo di Bacco da vivere tra degustazioni di vino sotto le stelle, mostre, momenti di approfondimento, wine tasting e tour alla scoperta delle cantine del territorio.
Obiettivo dell’evento è quello di valorizzare il territorio della cittadina dal punto di vista vitivinicolo, turistico e imprenditoriale, promuovendo la Strada del Vino Terre Sicane e le cantine del comprensorio che vanta quattro Doc, 7 mila ettari di terreno vitato e il 40 per cento dell’export di tutta la produzione vinicola dell’isola.
Gli artisti che animeranno il palinsesto musicale di Inycon sono Sergio Friscia, la voce di Matteo Amantia (ex leader degli Sugarfree) e la musica dei Tinturia.
Il programma completo di Inycon consultabile sul sito www.inyconmenfi.it
Un week-end alla scoperta del mondo di Bacco da vivere tra degustazioni di vino sotto le stelle, mostre, momenti di approfondimento, wine tasting e tour alla scoperta delle cantine del territorio.
Obiettivo dell’evento è quello di valorizzare il territorio della cittadina dal punto di vista vitivinicolo, turistico e imprenditoriale, promuovendo la Strada del Vino Terre Sicane e le cantine del comprensorio che vanta quattro Doc, 7 mila ettari di terreno vitato e il 40 per cento dell’export di tutta la produzione vinicola dell’isola.
Gli artisti che animeranno il palinsesto musicale di Inycon sono Sergio Friscia, la voce di Matteo Amantia (ex leader degli Sugarfree) e la musica dei Tinturia.
Il programma completo di Inycon consultabile sul sito www.inyconmenfi.it
Etichette:
Cantine Settesoli,
degustazioni,
festa del vino,
Inycon Menfi,
Planeta,
programma,
Sergio Friscia,
Tinturia,
wine tasting,
wine tour
lunedì 6 giugno 2011
Referendum, a Menfi “muSIca per il SI”
Venerdì 10 giugno 2011, dalle ore 21, ci sarà un grande concerto per mobilitare il voto in vista dei referendum del 12 e 13 giugno.
Lo spettacolo avrà luogo presso il cortile di palazzo Pignatelli, in Piazza Vittorio Emanuele a Menfi.
Si esibiranno per noi numerosi gruppi live che hanno dato la loro disponibilità ad esibirsi in favore del tema “acqua pubblica“.
Sarà inoltre presente un Dj set che concluderà la serata fino a tarda notte! Sono previsti interventi dei giovani promotori dell’evento, dei sindaci della valle del belìce e del comitato acqua pubblica.
Saremo in diretta radiofonica ed in streaming web grazie a RFN su www.radiofutura.it !
Vi aspettiamo tutti per una serata all’insegna del divertimento e dell’informazione sui referendum.
Presentatore e direttore artistico: Piero Mangiaracina.
Artisti:
Sindaci: Michele Botta (Menfi), Vito Ferrantelli (Burgio), Franco Santoro (Santa Margherita Belice).
Lo spettacolo avrà luogo presso il cortile di palazzo Pignatelli, in Piazza Vittorio Emanuele a Menfi.
Si esibiranno per noi numerosi gruppi live che hanno dato la loro disponibilità ad esibirsi in favore del tema “acqua pubblica“.
Sarà inoltre presente un Dj set che concluderà la serata fino a tarda notte! Sono previsti interventi dei giovani promotori dell’evento, dei sindaci della valle del belìce e del comitato acqua pubblica.
Saremo in diretta radiofonica ed in streaming web grazie a RFN su www.radiofutura.it !
Vi aspettiamo tutti per una serata all’insegna del divertimento e dell’informazione sui referendum.
Ascolta lo spot
Presentatore e direttore artistico: Piero Mangiaracina.
Artisti:
- “Sicily Ska” - band dalla musica inedita e dalle sonorita' dei balcani, con testi in dialetto siciliano;
- “Almanzil” - gruppo dalle musiche etnico-popolari;
- "Gruppo di Facebook" - gruppo Rock con qualche cenno al Proge e al Pop Blues;
- DJ "Hermano Loco".
Sindaci: Michele Botta (Menfi), Vito Ferrantelli (Burgio), Franco Santoro (Santa Margherita Belice).
giovedì 2 giugno 2011
Referendum 12 e 13 Giugno 2011. Come votare
Cosa sono i referendum
Il referendum è uno strumento di esercizio della sovranità popolare, sancita all’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana, e l’esito referendario è una fonte del diritto primaria che vincola i legislatori al rispetto della volontà del popolo.
Il referendum abrogativo di leggi e atti aventi forza di legge (articolo 75) si utilizza come soluzione per abolire una legge già esistente o parte di questa.
Descrizione breve dei referendum del 12 e 13 giugno 2011
- Il 12 e 13 giugno 2011 i cittadini italiani sono chiamati ad esprimere il proprio voto su 4 quesiti referendari.
- L’elettore, per votare, deve esibire al presidente del seggio la tessera elettorale ed un documento di riconoscimento.
- L’elettore riceve da un componente del seggio 4 schede di diverso colore.
- Il voto “SI”, tracciato sulla scheda, indica la volontà di abrogare la normativa richiamata dal quesito referendario.
- Il voto “NO”, tracciato sulla scheda, indica la volontà di mantenere la vigente normativa richiamata dal quesito referendario.
Quando si vota
Le operazioni di voto si svolgono:
Domenica 12 giugno 2011, dalle 8:00 alle 22:00 e Lunedì 13 giugno 2011, dalle 7:00 alle 15:00.
Dove si vota
Gli elettori devono votare nel proprio Comune di residenza, nella sezione elettorale indicata sulla prima facciata della tessera elettorale.
Vota Fuori Sede
Puoi votare in un seggio diverso da quello di appartenenza se verrai nominato Rappresentante dei promotori (leggi qui). Basta avere con te la tessera elettorale. Per diventare Rappresentante compila il form che trovi di seguito e verrai inserito/a e contattato/a. Non aspettare c'è tempo fino al Domenica 5 Giugno!
Attenzione, le schede dei referendum non vanno sovrapposte!
Ricordiamo che le schede elettorali, quindi anche quelle per i referendum del 12 e 13 giugno hanno la caratteristica della carta carbone, sono cioè copiative. Quindi, facciamo attenzione a non posizionare le schede una sull'altra mentre votiamo. Se sovrapposte il segno viene copiato su quelle inferiori e così facendo le schede vengono annullate. E' buona norma, quindi, aprire e votare le schede una alla volta.
Quesito n. 1 – referendum acqua pubblica – abrogazione affidamento servizio ad operatori privati
Referendum popolare n. 1 – SCHEDA DI COLORE ROSSO
“Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.
Nota: Il primo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica riguarda le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Si deve votare SÌ se si è contro la privatizzazione dell’acqua e contro la gestione dei servizi idrici da parte di privati.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale.
Nota: Il primo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica riguarda le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Si deve votare SÌ se si è contro la privatizzazione dell’acqua e contro la gestione dei servizi idrici da parte di privati.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale.
Quesito n. 2 – referendum acqua pubblica – abrogazione calcolo tariffa secondo logiche di “mercato”
Referendum popolare n. 2 – SCHEDA DI COLORE GIALLO
“Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?”.
Nota: Il secondo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica riguarda la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. In questo caso agli elettori viene proposta una abrogazione parziale della norma.
Si deve votare SÌ se si è contro la norma che permettere il profitto (non il recupero dei costi di gestione e di investimento, ma il guadagno d’impresa) nell’erogazione del bene Acqua potabile.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che ammette tale guadagno.
Nota: Il secondo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica riguarda la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. In questo caso agli elettori viene proposta una abrogazione parziale della norma.
Si deve votare SÌ se si è contro la norma che permettere il profitto (non il recupero dei costi di gestione e di investimento, ma il guadagno d’impresa) nell’erogazione del bene Acqua potabile.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che ammette tale guadagno.
Quesito n. 3 – referendum energia nucleare
Referendum popolare n. 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO
“Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare?”.
Nota: Lungo e articolato il quesito referendario per abrogare la norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Si tratta di una parte del decreto legge recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “con modificazioni” il 6 agosto dello stesso anno. Anche questo quesito è stato presentato dall’Idv.
Si deve votare SÌ se si è contro la costruzione di Centrali Nucleari in Italia.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che le prevede.
Nota: Lungo e articolato il quesito referendario per abrogare la norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Si tratta di una parte del decreto legge recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “con modificazioni” il 6 agosto dello stesso anno. Anche questo quesito è stato presentato dall’Idv.
Si deve votare SÌ se si è contro la costruzione di Centrali Nucleari in Italia.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che le prevede.
Quesito n. 4 – referendum legittimo impedimento
Referendum popolare n. 4 – SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO
“Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonchè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante “disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?”.
Nota: Questo quesito, per abrogare la legge sul legittimo impedimento, è quello dalle possibili ripercussioni politiche più forti. A proporre il referendum è stata l’Italia dei Valori. Dopo la dichiarazione di parziale incostituzionale della legge sul legittimo impedimento, la Corte di Cassazione ha autorizzato, con ordinanza, lo svolgimento del referendum.
Si deve votare SÌ se si è contrari al principio che Presidente del consiglio o ministro possano decidere di non comparire in tribunale nei processi che li riguardano.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che prevede questo “scudo” nei confronti del sistema giudiziario.
Nota: Questo quesito, per abrogare la legge sul legittimo impedimento, è quello dalle possibili ripercussioni politiche più forti. A proporre il referendum è stata l’Italia dei Valori. Dopo la dichiarazione di parziale incostituzionale della legge sul legittimo impedimento, la Corte di Cassazione ha autorizzato, con ordinanza, lo svolgimento del referendum.
Si deve votare SÌ se si è contrari al principio che Presidente del consiglio o ministro possano decidere di non comparire in tribunale nei processi che li riguardano.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che prevede questo “scudo” nei confronti del sistema giudiziario.
Ricordiamo inoltre, per correttezza, che è possibile scegliere quali referendum votare, ritirando solo le schede che interessano. Il quorum infatti viene calcolato per ogni singolo quesito.
Senza il quorum la votazione è annullata. La Costituzione, all'articolo 74, prevede che, affinché i referendum abbiano valore, occorre che alle urne si rechi il 50% più uno degli elettori aventi diritto. Senza il raggiungimento di questo quorum, la votazione è annullata e il referendum è come se non si fosse mai svolto. Fra il sì e il no, vince chi ottiene più voti. Ma, come detto, per essere valida, la somma di sì e no espressi deve superare il 50% dei voti. Se invece prevalessero le schede bianche o nulle, non ci sarebbe vincitore e il referendum non produrrebbe effetti.
![]() |
Fac-Simile referendum acqua pubblica |
![]() |
Fac-Simile referendum acqua pubblica |
![]() |
Fac-Simile referendum energia nucleare |
![]() |
Fac-Simile referendum legittimo impedimento |
'Ergastolo patente' Al via raccolta firme per legge popolare
Al via da oggi alla raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che veda l'inserimento, nel codice penale, del reato di 'omicidio stradale' e di 'ergastolo della patente', ovvero la revoca a vita con divieto assoluto di guida, per chi provoca un incidente stradale mortale mentre è alla guida sotto gli effetti di droga e alcol.
La proposta è partita oggi da Firenze e vede come primo firmatario il sindaco Matteo Renzi (Pd).
La proposta di legge, che rientra nel progetto 'David', è stata promossa da Stefano, Stefania e Valentina i familiari di Lorenzo Guarnieri, il giovane di 17 anni morto nella notte tra l'1 e il 2 giugno dello scorso anno in un incidente stradale causato da un uomo alla guida di uno scooter, risultato poi sotto l'effetto di alcol e droga. La proposta di legge prevede anche un aumento della pena dagli attuali 3-10 anni a 8-18 anni e l'arresto in flagranza di reato.
Il sindaco Renzi ha spiegato che per formalizzare la proposta di legge sono necessarie 50 mila firme "però se i parlamentari la vorranno presentare ci fa piacere: noi abbiamo segnali molto forti in questo senso. Il presidente della commissione trasporti della Camera Mario Balducci ha dato ai genitori di Lorenzo la disponibilità ad accogliere la proposta in Parlamento".
Firma anche tu la legge popolare www.occhioallastrada.it
La proposta è partita oggi da Firenze e vede come primo firmatario il sindaco Matteo Renzi (Pd).
La proposta di legge, che rientra nel progetto 'David', è stata promossa da Stefano, Stefania e Valentina i familiari di Lorenzo Guarnieri, il giovane di 17 anni morto nella notte tra l'1 e il 2 giugno dello scorso anno in un incidente stradale causato da un uomo alla guida di uno scooter, risultato poi sotto l'effetto di alcol e droga. La proposta di legge prevede anche un aumento della pena dagli attuali 3-10 anni a 8-18 anni e l'arresto in flagranza di reato.
Il sindaco Renzi ha spiegato che per formalizzare la proposta di legge sono necessarie 50 mila firme "però se i parlamentari la vorranno presentare ci fa piacere: noi abbiamo segnali molto forti in questo senso. Il presidente della commissione trasporti della Camera Mario Balducci ha dato ai genitori di Lorenzo la disponibilità ad accogliere la proposta in Parlamento".
Firma anche tu la legge popolare www.occhioallastrada.it
Iscriviti a:
Post (Atom)