mercoledì 30 maggio 2012

Terremoti Sicilia: dal 3 al 6 giugno possibile sisma. Allarmismo o preoccupazione fondata?

Zone sismiche italiane
Terremoto Sicilia Calabria Giugno 2012

Dopo il gravissimo Sisma che ha interessato l’Emilia Romagna, Alessandro Martelli, presidente del centro ricerche Enea di Bologna, ha affermato che un altro forte terremoto potrebbe interessare il Sud Italia, in particolare la Sicilia e la Calabria.

A breve, tra la Calabria e la Sicilia, potrebbe verificarsi un sisma distruttivo, di magnitudo 7,5”, a lanciare l’allarme catastrofico su un possibile terremoto a Sud Italia sarebbe stato Alessandro Martelli, presidente del centro ricerche Enea di Bologna: “Un terremoto catastrofico, molto più forte di quello dell’Emilia di questi giorni o dell’Aquila, potrebbe colpire e distruggere il Sud Italia, nei prossimi mesi o entro due anni”. Una previsione quella del presidente dell’Enea, dimostrata da i risultati di alcuni algoritmi utilizzati da diversi team sulle previsioni dei terremoti. Con gli stessi strumenti, era stato previsto il terremoto che il 20 maggio si era verificato al Nord e che sta facendo tremare la terra proprio in queste ore. Per questo è importante lanciare l’allerta al Sud, prima che sia troppo tardi.”

La notizia sta creando non poche preoccupazioni in tantissima gente me compreso. Nelle ultime ore ho effettuato una serie di ricerche riguardanti alcune teorie cosmiche sull’orine dei terremoti. Da ricerche approfondite sul Web, ho trovato alcune previsioni, scritte lo scorso febbraio, che affermano quanto segue:
“Il 5 giugno 2012 ci sarà un evento astronomico davvero particolare: il transito di Venere davanti al Sole, un avvenimento estremamente raro. Precedenti si sono avuti nel 1639, 1761, 1769, 1874, 1882 e nel recente 2004. La volta successiva sarà nel lontano 2117, tra più di un secolo.
L’eclisse di sole parziale si manifesterà attraverso il passaggio di una macchiolina nera davanti al disco solare per una durata di circa 6 ore. Si potrà osservare a occhio nudo anche se è fortemente consigliabile impiegare mezzi di protezione per gli occhi durante l’osservazione del fenomeno il quale sarà visibile in tutto l’emisfero terrestre illuminato dal Sole.
Venere durante il transito del 2004 . Nessun pianeta del sistema solare si avvicina alla Terra quanto Venere a soli 38 milioni di km e dal punto di vista geometrico il transito di Venere nel Sole è uno dei momenti di maggior vicinanza.
Dato che il pianeta ha dimensioni reali appena inferiori a quelle terrestri (e apparenti forse superiori) è bene valutarne l’impatto della sua attrazione sul sistema delle zolle tettoniche terrestri. Come postulato nella teoria “bendandiana” sull’origine cosmica dei terremoti, il maggior effetto non potrebbe sussistere il 5-6 giugno, al momento del suo massimo avvicinamento, ma nei giorni precedenti e successivi col rapido cambiamento del suo influsso (che varia col quadrato della distanza). Il 3 giugno ci sarà inoltre un perigeo lunare molto ravvicinato. Pertanto, ribadendo l’ipotesi, terremoti di estrema intensità ( >= 7 grado Richter) potrebbero avvenire nel periodo compreso tra la fine di maggio e la prima decade di giugno a causa della somma algebrica dell’azione della Luna e di Venere. Con un massimo della perturbazione nel periodo 3-6 giugno”

Secondo queste previsioni dunque, dal 3 al 6 giugno potrebbe accadere qualcosa di catastrofico.
Secondo l’opinione di molti Internauti, Alessandro Martelli: “ha  avuto “il coraggio” di portare avanti una serie di studi, considerazioni oggettive sul territorio tra Sicilia e Calabria che hanno fondamento storico, geologico e statistico”. Il “non creare allarmismo” è sempre relativo e soggetto a considerazioni soggettive. Le istituzioni preposte hanno il dovere di fare chiarezza ed aggiornare al più presto le popolazioni interessate dalle zone succitate per capire, oggi, qual’è la situazione reale non per creare panico ma per tenere alta l’attenzione.
Cento possibili allarmi, su base scientifica e se fondati, valgono quanto uno non dato che invece crea distruzione, lutti e traumi irreparabili.
L’Italia è il paese  a più altro rischio sismico in Europa e in particolare nel sud c’ è un rischio di mortalità per evento sismico che è 100 volte più alto di quello medio giapponese.
Il Sud del nostro paese è fortemente attenzionato dagli scienziati, che parlano di un rischio molto alto di scosse di magnitudo superiore a 6.
Ci sono mappe del rischio sismico che variano nel tempo, e nel sud Italia c’è un chiaro segnale di rischio dalla Sicilia alla Campania.

Cosa ci si può attendere?
Terremoti di fortissima intensità, di circa  7.5 . Se le previsioni si avverassero, sarebbe un vero e proprio cataclisma.

Fonte: canicattiweb.it

La Sicilia batte cassa a Roma: "Dieci miliardi per le accise sul petrolio"

L'atteso tavolo sul federalismo fiscale tra Stato e Regione siciliana, si è finalmente insediato. L'assessore all'Economia, Gaetano Armao, è ottimista su una positiva conclusione della trattativa.

Però, il tempo stringe, bisogna chiudere entro il mese di luglio: per il giorno 28 dello stesso mese, il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha annunciato le sue dimissioni per consentire il ritorno anticipato alle urne il 28 e 29 ottobre.

Dopo un confronto preliminare, durato circa un anno e mezzo, dunque, potrebbe chiudersi un contenzioso che dura da decenni, dando così attuazione agli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto autonomistico che regolano appunto i rapporti finanziari tra Stato e Regione. Con l'attuazione del federalismo fiscale, nelle casse regionali potrebbero arrivare circa 10 miliardi di euro, come ha spiegato Armao, nel corso dell'incontro romano cui hanno partecipato il ministro per Affari regionali, Piero Gnudi, il sottosegretario all'Economia, Vieri Ceriani, i vertici burocratici dei ministeri interessati e il Ragione generale della Regione, Biagio Bossone. «Dal momento che si voterà per il rinnovo dell'Ars ad ottobre - ha sottolineato Armao - la trattativa con il governo non può essere troppo lunga. Già dalla prossima settimana si apriranno i tavoli di lavoro con il ministero dell'Economia. La data realistica per concludere questa partita è la fine di luglio; si chiuderebbe così un processo che è aperto da quarant'anni».

Dunque, è necessario raccogliere i frutti di una lunghissima vertenza, anche alla luce di alcune sentenze della Corte Costituzionale inerenti la perequazione infrastrutturale e la riscossione dei tributi. «L'incontro può essere considerato - ha aggiunto Armao - un punto di svolta nei rapporti tra Stato e Regione siciliana perché ha consentito di entrare nel merito dell'attuazione di parti fondamentali del nostro Statuto. Possiamo affermare che dopo 66 anni dalla sua nascita, abbiamo avviato un percorso per la sua piena attuazione, a partire dagli articoli 36, 37 e 38 e di inquadrare questa problematica nel più ampio contesto dei principi del federalismo, a partire da quello municipale e dalla perequazione infrastrutturale. Il lavoro che ci attende è certamente complesso, ma oggi la disponibilità solo verbale degli anni scorsi, si è trasformata in un concreto confronto con il governo nazionale su tempi specifici. L'impegno è di cominciare con i gruppi di lavoro tecnici dalla prossima settimana e chiudere entro luglio».

L'ottimismo di Armao è contagioso, ma bisogna rimanere con i piedi per terra: primo, perché il tempo a disposizione è davvero poco; secondo, perché il governo nazionale, impegnato in una lotta senza precedenti per mettere i conti in ordine, a sua volta, difficilmente vorrà privarsi di una massa di denaro, 10 miliardi di euro, sia pure con il trasferimento di alcune competenze. E, comunque, 10 miliardi non è una cifra che viene dal nulla: è la stima delle accise che lo Stato incassa sui prodotti raffinati in Sicilia, mentre gli stabilimenti sono di società che hanno sede sociale al Nord. «Questo risultato - ha concluso Armao - è anche il frutto del successo della nostra linea nei contenziosi risolti dalla Corte Costituzionale. Abbiamo illustrato l'articolata posizione della Regione sul tema delle nuove entrate e delle funzioni da trasferire alla Sicilia, a partire dall'art. 37, a tutt'oggi in gran parte inattuato, della individuazione di eventuali strumenti di perequazione della minore capacità fiscale della nostra Regione, attraverso la compartecipazione alle accise dei prodotti petroliferi e l'introduzione di criterio certo che vincoli lo Stato nella erogazione del contributo di solidarietà nazionale, come prevede l'art. 38 dello Statuto».

Circoscrizioni Giudiziarie: riforma o sfascio?


Oggi una nota del Coordinamento Nazionale degli Ordini Forensi Minori a firma dell'avvocato Serafino Mazzotta sulla riforma delle circoscrizioni giudiziarie:
Accentratori metropolitani e poteri forti ci accusano di resistenze campanilistiche perché ci opponiamo alla chiusura dei Tribunali delle città che hanno la colpa di non essere province.

VOGLIAMO CHE SI SAPPIA : 

1) noi, prima che Uffici giudiziari, difendiamo territori, perché 200 città italiane e quelle dei circondari non perdano i servizi essenziali, senza i quali diventano borghi periferici;

2) i risparmi si ottengono tagliando gli enti politico-amministrativi, non i poli erogatori di servizi reali, soppressi i quali spariscono o emigrano aziende e professionalità;

3) comunque è provato che la giustizia funziona meglio negli Uffici di dimensioni ragionevoli, mentre i grandi Tribunali sono ingolfati, inaccessibili e spesso ingovernabili;

4) il servizio giustizia costa molto meno nelle sedi minori che rendono possibile il controllo e riducono per i cittadini oneri, spostamenti e burocrazia;

5) il PRINCIPIO PRIORITARIO dettato dal Parlamento con la legge delega n. 148/2011 non è la chiusura dei Tribunali, ma il RIEQUILIBRIO DI COMPETENZE tra i più sovradimensionati e quelli confinanti oggi più piccoli, nell'interesse del più corretto funzionamento, e NOI ESIGIAMO DAL GOVERNO CHE RISPETTI TALE DIRETTIVA O CHE SI FERMI IMMEDIATAMENTE;

6) queste posizioni non sono ispirate da particolarismo o campanilismo, ma dal pari diritto di tutti i cittadini, ovunque risiedano, ad un presidio di giustizia vicina e riconoscibile, non concentrata in poche mani e sedi comodamente padroneggiabili da monopoli economici, magistratuali e professionali;

7) ci dia ascolto il Presidente della Repubblica (che è anche Presidente del CSM), perché unità nazionale significa anche uguali diritti dei cittadini, che vivono e lavorano e pagano in tutte le città, capoluoghi e non capoluoghi (tanto più mentre si proclama di voler sopprimere le province!).

SIAMO E SEMPRE SIAMO STATI PRONTI AL DIBATTITO IN TUTTE LE SEDI!

lunedì 28 maggio 2012

Turismo Sicilia: La Provincia di Agrigento accoglie solo il 9% dei turisti del totale regionale

Viene fuori un'immagine preoccupante delle condizioni del turismo agrigentino dallo studio portato avanti da Giovanni Ruggieri, presidente dell'Otie (Observatory on tourism in the European islands) che si occupa proprio dell'analisi dei flussi turistici nelle isole europee che hanno una superfice maggiore di un chilometro quadrato, distanti dalla terraferma almeno un chilometro, che abbiano una popolazione stabile di almeno 50 abitanti, che non abbiano legami permanenti con la terraferma e che non annoverino tra le proprie città una capitale della Ue.


Nel 2011 nella nostra provincia ci sono stati 373.291 arrivi, pari al 9 % del totale regionale, e 1.331.072 presenze, pari al 10 per cento del totale siciliano, con una permanenza media pari a 3,5 giorni.
Scendendo nel dettaglio, 5.879 riguardano il turismo nautico.
Si tratta dell'1,2 per cento del trotale regionale, pari a 550 mila presenze: davvero poche, considerando l'ampiezza della costa agrigentina e la rilevante possibilità di ormeggio.
I turisti nautici in particolare chiedono maggiori possibilità di noleggiare auto (nel 67 per cento dei casi) di poter rifornire la cambusa (53 per cento) e di avere la disponibilità di una guida turistica.
Poi c'é il turismo dei tour, che costituisce la principale modalità di fruizione del patrimonio culturale in forma collettiva.

Agrigento, per la verità, é presente in tutti i tour classici che vengono programmati dagli operatori del settore, ma in genere il turista dorme solo una notte e nel numero complessivo dei pernottamenti che ci sono stati nel 2011 in Sicilia, Agrigento ha fatto registrare soltanto il 6 per cento.

Ma quanto spende il turista?
In media da 450 a 500 euro, per l'acquisto di minitour e tour tematici, ad un massimo di 800-850 euro per tour classici e «on demand».
Ma una volta giunti nella nostra provincia mettono poco mano al portafogli: la spesa diretta infatti non supera in media gli euro 45,37 al giorno pro capite, sia per gli italiani che per gli stranieri.
Per biglietti di ingresso e visite a monumenti la spesa media é di 17 euro.

Scarsissimo il turismo crocieristico: l'unico porto sulla sponda sud della Sicilia é Porto Empedocle che nel 2011 ha fatto registrare il transito di 2.151 persone su un totale regionale di 830.431.
Numero bassissimo ma che tuttavia risulta raddoppiato rispetto a quattro anni addietro.
Anche in questo caso la spesa media dei crocieristi in transito é bassa, intorno ai 60 euro (83 euro quelli che escono per conto proprio e 37 gli organizzati).

Nel 2009 i crocieristi organizzati che sono transitati per Porto Empedocle in totale hanno speso euro 75.591 su un totale regionale di euro 18.946.183.
Questa somma é stata suddivisa tra prodotti tipici e souvenir (euro 21.165), ristoranti e bar (euro 16.630), abbigliamento (euro 14.362), alimentari e bevande, tabaccherie, libri, giornali e riviste, ottica, fotografia e noleggio (euro12.095), taxi e trasporti (euro 9.071), musei e gallerie (euro 1.512), orologi e gioielli (euro 756).

Clicca qui per leggere il report "Economia del Turismo in Sicilia"

Acqua pubblica, cento sindaci tornano all'Ars

Sindaci, assessori e consiglieri comunali in rappresentanza di circa 100 comuni siciliani saranno martedì mattina (29 maggio alle ore 10.00) di fronte l'Assemblea regionale siciliana per dire "si" alla pubblicizzazione delle reti idriche.

Insieme a loro anche i rappresentanti di alcuni comitati cittadini. Tutti chiedono l'immediata approvazione del disegno di legge all'Ars per la "ripubblicizzazione" delle reti - già approvato in commissione ambiente lo scorso 21 marzo - e chiedono al presidente della Regione di far rispettare l’esito del referendum popolare di un anno fa, che di fatto impedisce la privatizzazione dell'acqua, e la revoca delle diffide ai comuni.

Le annunciate dimissioni di Lombardo per il 28 Luglio rappresentano la “dead line” per l’approvazione di una legge voluta dai cittadini su cui, peraltro, incombono delle diffide ai comuni che non hanno consegnato le reti da parte delle società private che ancora gestiscono il servizio idrico integrato.

Menfi: oltre 900 osservazioni contro il mega parco eolico

Comune di Menfi - Sono oltre 900 le osservazioni e le opposizioni presentate dai cittadini di Menfi per dire no al mega impianto eolico che l'azienda friel mapi vorrebbe costruire nei comuni di Menfi, Montevago e Castelvetrano.

Tra le osservazioni da inviare alla Regione siciliana anche quelle degli assessori e del sindaco Michele Botta: "con questa importante campagna di sensibilizzazione possiamo impedire l'avvio di un iter che è ancora nella sua fase embrionale, a differenza del caso biomasse in cui le carte sono venute fuori solo due anni dopo la presentazione del progetto al comune e il relativo via libera. Il nostro indirizzo sulle energie rinnovabili - conclude Botta - è quello della gestione diretta da parte del comune di impianti a servizio delle strutture comunali come già avvenuto per le scuole, il depuratore e come progettato per le piscine, la biblioteca comunale e i pozzi comunali, per i quali abbiamo previsto un mini impianto eolico a servizio degli stessi".

sabato 26 maggio 2012

A Sambuca di Sicilia e Santa Margherita Belice si lavora ad un progetto per produrre biomassa

Sei aziende di Sambuca di Sicilia e Santa Margherita Belice sono i partner del progetto relativo alla creazione ed allo sviluppo di una filiera agro-energetica in Sicilia per la produzione ed utilizzo di biomassa per energia rinnovabile nel territorio dei due Comuni.

Il progetto, che si struttura in sette azioni perfettamente integrate fra loro, nasce da una iniziativa di Stranaenergia che ha sviluppato una azione di concertazione tra i soggetti direttamente coinvolti in partnership e gli enti pubblici e privati del territorio con i quali, da diverso tempo, si sono intrapresi rapporti di fattiva collaborazione.

In altre parole, il progetto prevede sia lo studio e l'analisi del territorio, che l'applicazione sperimentale dei processi di ricerche effettuate nel settore e quindi delle nuove colture agricole a scopo energetico oltre che l'uso di nuove metodologie per la raccolta e lo smaltimento degli scarti delle attuali produzioni.

Potrà essere progettato e realizzato infine, un centro di trasformazione delle materie prime locali in energia elettrica e termica finalizzata ad usi locali con conseguente risparmio energetico ed economico nel territorio. I partner hanno già sviluppato una cosiddetta rete naturale ed in questa fase di progettazione si sono messi a disposizione, adoperandosi, ognuno per la propria competenza, per fare emergere esigenze e condividere varie competenze.

venerdì 25 maggio 2012

Perchè non regolamentare la politica?!?


La deontologia in generale afferma che fini e mezzi sono strettamenti dipendenti gli uni dagli altri, il che significa che un fine giusto sarà il risultato dell'utilizzo di giusti mezzi.

La deontologia professionale, invece, consiste nell’insieme delle regole comportamentali, il cosiddetto “codice etico“, che si riferisce in questo caso ad una determinata categoria professionale. 

Talune attività o professioni, a causa delle loro peculiari caratteristiche sociali, si pensi ai medici o agli avvocati, devono rispettare un determinato codice comportamentale, il cui scopo è impedire di ledere la dignità o la salute di chi è oggetto del loro operato.

La “deontologia politica”, altresì, consiste nell’attribuire ai politici delle …. …. delle … ma perché, i politici hanno un codice comportamentale da rispettare?!? No. Eppure dovrebbe essere una cosa scontata. 

Infatti, così come i professionisti appartenenti ai vari Ordini, che si impongono delle regole a cui sottostare, perché la politica non si regolamenta redigendo un proprio codice etico obbligatorio? 
Basterebbe questo per “filtrare” quei candidati eticamente e moralmente poco limpidi. Lo ritengo un atto dovuto in rispetto, non solo dei cittadini, ma anche delle istituzioni che essi stesso rappresentano e spesso infangano. In un periodo dove vengono meno certi valori questo, a parere mio, sarebbe sicuramente un bel modo per tentare di ristabilire quel giusto rapporto di fiducia tra cittadini e amministratori.

Per amor di cronaca và però sottolineato il vano tentativo portato avanti da Fli e IdV che, attraverso un emendamento (bocciato), hanno tentato di rendere obbligatorio il codice etico antimafia, prevedendo il blocco dell'erogazione del finanziamento pubblico a quei partiti che portano in parlamento corrotti e mafiosi. 

Un vero peccato perché sarebbe stato davvero bello avere una politica regolamentata.


Le definizioni di deontologia e deontologia professionale sono tratte da wikipedia. Non pervenuta quella di “deontologia politica”.

giovedì 24 maggio 2012

"Siamo tutti Pino Maniaci"

Pino Maniaci è una forza della natura, impossibile da contenere nel suo eloquio appassionato contro la mafia. Pino Maniaci è un’autorità, è più credibile delle istituzioni, al punto che nella sua Partinico i cittadini le denunce non le mandano alle forze dell’ordine, ma alla sua televisione. E al punto che il legislatore gli manda le delibere prima di approvarle, per farsi dire da lui se possono favorire la mafia. Pino Maniaci è anche un padre, preoccupato del coinvolgimento della sua famiglia (la moglie Patrizia e i tre figli Letizia, Giovanni e Simona) in quella che è un’avventura esaltante, ma anche un’attività che mette a rischio la loro incolumità.

Però Pino Maniaci è anche un uomo arrabbiato. Con le istituzioni, con la sua gente e con chi non si ribella. «La mafia non è un problema solo del sud, anzi. Almeno in Sicilia dobbiamo combattere solo Cosa nostra, qui avete a che fare con le mafie meridionali che si sono messe d’accordo con quelle dell’Est Europa. Ma non vi interessa. In Sicilia abbiamo avuto gli ultimi quattro presidenti della Regione e 30 dei 90 deputati dell’Assemblea regionale indagati per mafia. Siamo 5 milioni di cittadini e per colpa di 5 mila malavitosi la Sicilia è diventata terra di mafia. Io vorrei capire perché con tutto quello che succede non vi incazzate».

Lo switch off di giugno, però, potrebbe far sparire sia Telejato che Pino Maniaci. Ecco perchè le associazioni “Dieci e venticinque” e “Rita Atria” hanno scritto una lettera aperta al ministro delle Attività produttive, Corrado Passera, per chiedere il salvataggio di Telejato, la televisione di Partinico famosa per il suo tg e soprattutto per le battaglie del suo direttore Pino Maniaci. 
Le condizioni imposte dal bando di assegnazione delle frequenze sembrano infatti tagliare fuori Telejato dalla competizione. La piccola televisione del Palermitano rischia di essere una di quelle 50 emittenti siciliane che con lo switch off, ossia il passaggio dal sistema analogico a quello digitale terrestre, cesseranno definitivamente di trasmettere il prossimo 30 giugno.
“Tra pochi giorni, il 9 maggio – scrivono le due associazioni – ricorrerà il trentaquattresimo anniversario dell’uccisione mafiosa del giornalista Peppino Impastato. L’Italia intera si appresta a commemorare il coraggio di un giovane che, insieme ai suoi compagni, dai microfoni di “Radio Aut” denunciava senza paura gli interessi mafiosi, a Cinisi e oltreoceano, del boss Badalamenti. Senza omissioni o connivenze, con la sola arma della libertà e dell’ironia. Pagando la sua dedizione e il suo coraggio, con la vita. Oggi, a trentaquattro anni da quel 9 maggio 1978, molti altri cronisti e operatori dell’informazione seguono il suo esempio rischiando ogni giorno per poter svolgere a testa alta e schiena dritta il lavoro di giornalisti. Tra questi: Giuseppe Maniaci e la sua redazione di Telejato, emittente televisiva con sede a Partitico”.

Funerali di Stato per Placido Rizzotto. Napolitano: “La mafia è ancora pericolosa, ma finirà”.

Alle 10:00 nella Chiesa Madre di Corleone, si sono tenuti i funerali di Stato di Placido Rizzotto sindacalista ucciso dalla mafia 64 anni fa. Un evento speciale celebrato l'indomani della commemorazione della strage di Capaci per volere del Capo dello Stato con l'intenzione di creare un diretto collegamento tra i grandi della lotta alla mafia e il sindacalista eroe d'altri tempi. Presenti quindi in chiesa il Presidente Giorgio Napolitano, il Fondatore di Libera Don Luigi Ciotti, la Segretaria Generale della Cgil Susanna Camusso. Funerali solenni a Corleone chiesti e ottenuti grazie all'impegno di “Articolo21” e celebrati dall'Arcivescovo di Monreale Salvatore Di Cristina.

Migliaia di persone hanno voluto omaggiare il sindacalista, al quale, con più di mezzo secolo di ritardo, è stata restituita almeno la dignità di una sepoltura dopo una vita trascorsa per metà impegnata nella lotta alla mafia e per l’altra metà nelle viscere della terra.
Per permettere a tutti di seguire la cerimonia sono stati installati dei maxi schermo all'interno della Villa Comunale e in Piazza Falcone e Borsellino.

Difficile da credere ma è stato possibile recuperare le sue spoglie solo a settembre 2009 e avere la conferma del dna solo due anni dopo, ovvero a marzo scorso. Il nipote omonimo del sindacalista che da anni si batte per far riconoscere allo zio lo status di vittima di mafia, tempo fa aveva spiegato: “Il riconoscimento non ci interessa per gli eventuali benefici di legge concessi ai parenti delle vittime, che tra l'altro sarebbe poca cosa, ma per il suo valore simbolico e morale. Sarebbe un atto di giustizia per Rizzotto ma anche per le decine di sindacalisti uccisi come lui dalla mafia.”

"Il nostro nemico siamo noi stessi, con le nostre paure che ammazzano la speranza, con i nostri piccoli interessi, con i nostri egoismi!"
(Frase tratta dal film “Placido Rizzotto”)

Fonte: antimafiaduemila.com

A Menfi la mostra "La Madonna Ritrovata"

Verrà inaugurata a Menfi, domenica 27 maggio 2012 alle ore 17,00, presso il Palazzo Pignatelli la mostra dal titolo “La Madonna Ritrovata”.

La mostra, curata da Gioacchino Mistretta, mette in evidenza il monumentale gruppo scultoreo in legno policromo raffigurante la “Madonna e il peccatore”, realizzato nel 1891 dallo scultore Calogero Cardella (Girgenti 1884-1926) e recuperato dall’antica Chiesa Madre dopo il rovinoso terremoto del 1968, opera della piena maturità artistica di uno dei più grandi scultori agrigentini vissuto tra Ottocento e Novecento.

L’iniziativa è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Menfi, dalla Parrocchia S. Antonio di Padova, da Legambiente Sicilia e da Salvalarte Sicilia, in occasione di “Salvalarte Belìce 2012” dal 25 maggio al 3 giugno 2012.




mercoledì 23 maggio 2012

In memoria di Giovanni Falcone

Giovanni Falcone (Palermo, 18 maggio 1939 – Palermo, 23 maggio 1992)

"La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni." 
(Giovanni Falcone)


Ventesimo anniversario della strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.