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domenica 17 settembre 2017

Regionali. Il grande ritorno, Margherita La Rocca Ruvolo molla D’Alia e ritorna nell’Udc di Cesa

Almeno da una quindicina di giorni si sapeva nell’ambiente politico che il sindaco deputato Margherita La Rocca Ruvolo avrebbe lasciato i Centristi per la Sicilia di D’Alia e il centrosinistra per appoggiare il centrodestra. Adesso è ufficiale, la donna politicamente più corteggiata in mezza sicilia, ha sciolto il nodo e domani in conferenza stampa a Palermo ufficializzerà la sua ricandidatura alle regionali con l’Udc.

Già tre mesi fa il parlamentare belicino aveva partecipato ad un incontro ad Agrigento con Nello Musumeci, quando ancora non vi era certezza che l’unico pizzo che piace ai siciliani, come campeggia nei 6×3, fosse designato ufficialmente candidato del centrodestra nella battaglia verso Palazzo d’Orleans.

La stessa Sindaco di Montevago che avevamo contattato 10 giorni fa, ci aveva risposto in maniera perentoria, ho sposato il progetto Musumeci senza se e senza ma, mi fido di Nello e della sue capacità di saper governare e invertire la rotta. Da lì in poi, un fort apache per convincerla a candidarsi in qualsiasi lista coalizzata con il progetto dell’ex Presidente della provincia di Catania.

C’è chi la dava vicinissima a “Diventerà Bellissima”, a giorni alterni con la lista del Presidente, alla fine e non è una sorpresa, il ritorno ab ovo, nella casa risanata dello scudocrociato che a questo punto, grazie a un lavoro incessante da parte del navigato Peppe Ruvolo, si ritrova a competere con la donna più forte del lotto in campo nel collegio agrigentino il 5 novembre. Infatti la Margherita da Montevago, i cui petali possono diventare d’oro per Cesa e gli eredi del mondo cattolico che si è ricompattato pesantemente, grazie anche a una classe dirigente che certamente ha esperienza e si è formata realmente nella palestra dei partiti,certamente farà la differenza, in quanto candidato donna in fascia A, qualcuno la quota attorno ai 5 mila voti.

Se qualcuno considerava la La Rocca Ruvolo una SIBILLA dovrà ricredersi.

 Antonello Pace, sicilialive24.it

sabato 23 gennaio 2016

Consiglio Comunale convocato per mercoledì 27 gennaio 2016




Il Consiglio Comunale di Menfi è convocato in seduta straordinaria ed urgente per mercoledì, 27 gennaio 2016, alle ore 20:30, presso il salone del bassorilievo Torre Federiciana Piazza V. Emanuele.

Potete seguire la diretta dei lavori sul canale Youtube del Comune di Menfi.




I punti all’ordine del giorno saranno:
  1. Vertenza Giaramita Emanuele c/comune di Menfi. Riconoscimento debito fuori bilancio derivante dall’accordo transattivo e di rateizzazione della somma dovuta dal comune di Menfi al sig. Giaramita Emanuele in forza delle sentenze del Tribunale di Sciacca n°381/09 e n°1296/2015 della Corte di Appello di Palermo;
  2. Vertenza Oro Giuseppe c/comune di Menfi. Riconoscimento debito fuori bilancio sentenza n°315/2014 tribunale di Sciacca.


    mercoledì 15 luglio 2015

    Menfi, Lanzarone: "Vogliamo essere coinvolti nelle scelte della Giunta"


    Il Consigliere Calogero Lanzarone, intervistato stamane da Massimo D'Antoni per RMK, interviene in merito ai problemi di maggioranza venutasi a creare nell'ultimo Consiglio Comunale di Menfi.

    "Attualmente il rapporto tra noi consiglieri di maggioranza e la Giunta non sta funzionando perchè non c'è alcun coinvolgemento nei processi decisionali" dichiarara oggi l'Avv. Lanzarone, Capogruppo del gruppo consiliare Menfi 2020.

    "Noi non siamo dei tifosi -aggiunge Lanzarone- ma siamo esseri pensanti che vogliamo essere coinvolti per contribuire, insieme all'Amministrazione, allo sviluppo socio-economico della città. Noi vogliamo avere l'opportunità di crescere insieme al sindaco Enzo Lotà per avere modo, così come da lui sostenuto, di formare una nuova classe dirigente.

    L'intervista integrale di Massimo D'Antoni a Calogero Lanzarone, capogruppo di Menfi 2020.
     

    martedì 2 giugno 2015

    Saviano sulle regionali: “Con questa classe dirigente non c’è futuro per il Sud”

    Roberto Saviano commenta la situazione politica nel meridione: “Renzi sta con De Luca e non gli interessa che non possa governare. Il Sud non pesa più nel dibattito politico, nonostante la Campania sia la regione più popolosa. Spesso gli esponenti della classe dirigente del Sud vengono scelti per la loro lealtà. Il Sud è ignorato dalla politica italiana. Perché? Perché tanto la popolazione emigra. I problemi lì si risolvono da soli”.

    domenica 30 settembre 2012

    Elezioni regionali 2012: Tutti i candidati all'Ars nel collegio di Agrigento

    Elezioni Regionali Sicilia 2012: Collegio Agrigento Candidati ARS, Partiti, Liste.

    In 122 in provincia di Agrigento in corsa per 7 posti all'Assemblea Regionale Siciliana. Nell'Agrigentino sono 18 i simboli che saranno stampati sulla scheda elettorale.

    Come già previsto tutti gli otto uscenti ci ritentano: Nino Bosco (Pdl), Michele Cimino (Grande Sud), Giacomo Di Benedetto, Vincenzo Marinello e Giovanni Panepinto (nella lista del Pd), Roberto Di Mauro (Partito dei siciliani - Mpa), Luigi Gentile (Fli) e Salvatore Cascio (Cantiere Popolare).
    Numerosi gli amministratori in campo. Tra questi il sindaco di Porto Empedoce, Lillo Firetto, che come da previsione guiderà la lista dell'Udc. Il Pdl affianca all'uscente Bosco alcuni big come il deputato nazionale Vincenzo Fontana, l'europarlamentare Salvatore Iacolino ma anche (questo quasi a sorpresa) l'ex deputato regionale canicattinese, Giancarlo Granata.
    Altro deputato nazionale in campo il pidiellino Giuseppe Pippo Scalia, candidato nella lista di Nello Musumeci presidente.
    In corsa anche la moglie del presidente della provincia Eugenio D'Orsi, Patrizia Marino (dirigente scolastico), che si candida nella lista del Partito dei Siciliani.
    Oltre a Granata ci sono altri ex deputati regionali che tentano il ritorno all'Ars: Maria Grazia Brandara con Grande Sud, Lillo Miccichè con la lista di Claudio Fava Presidente (che rimane così denominata nonostante il passo indietro di Fava) ma anche Decio Terrana con Cantiere Popolare.
    Non mancano i consiglieri provinciali in corsa: Carmelo Avarello (Fava presidente), Calogero Martello (ex Mpa ma candidato nella lista Crocetta presidente) e Francesco La Porta (Fli).
    Ci sono anche alcuni ex sindaci come il saccense Mario Turturici (Grande Sud) e il favarese Domenico Russello (Italiani liberi e forti). Più gli ex vicesindaco che hanno presentato le dimissioni per l'occasione come i favaresi Giuseppe Arnone (Nello Musumeci presidente) e Angelo Messinese (Crocetta presidente) rispettivamente ex amministratori di Licata e Favara.
    Si era dimesso anche Mariano Ragusa da assessore provinciale, correrà nella lista di Fli. Nell'Udc, invece, l'ex assessore provinciale Gaetano Cani.
    Nella lista di Italia dei Valori si candida l'ex consigliere comunale di Agrgiento Nello Hamel affiancato anche da Giampiero Carta, candidato sindaco alle elezioni comunali del capoluogo. In campo anche l'ex pidiellino Giovanni Barbera che oggi corre con Grande Sud.
    Escluso dalla competizione elettorale invece l'ambientalista Giuseppe Arnone, nonostante fino a poche ore prima affermasse di essere candidato nella lista di Rosario Crocetta presidente.
    Intanto sono due gli agrigentini inseriti nei listini dei candidati alla presidenza. Il nome di Nino Bosco compare settimo in quello di Nello Musumeci mentre Lillo Firetto è stato inserito secondo nel listino di Rosario Crocetta. In caso di elezione del loro presidente potrebbero far scorrere un posto nella loro lista provinciale. La battaglia per un seggio all'Ars è appena iniziata.

    domenica 12 agosto 2012

    I giovani pdl bocciano i big del partito

    "Alfano un perdente, Cicchitto inadatto". I giovani pdl bocciano i big del partito. Le pagelle dei "Formattatori" che sono state rese pubbliche: Berlusconi resta da 10.

    L'Angelino Alfano da 4,5, che "ha collezionato un anno di insuccessi e anziché formattare è stato formattato", e il "logoro" coordinatore La Russa da 3 tondo tondo. Il capogruppo Cicchitto "simbolo del vecchio", e l'ex ministra animalista Brambilla (tre anche lei), "buona solo per una lista cinque stalle". E poi la Carfagna, insufficiente, sebbene "la politica più amata dai mariti infedeli", e il Tremonti "fuggiasco", voto 2. Si salvano in pochi, nelle pagelle estive sui 25 dirigenti ed ex ministri del partito che i giovani #Formattatori del Pdl rendono pubbliche. È la fotografia impietosa di un rinnovamento mancato. Dopo che il segretario Alfano alla loro manifestazione di Pavia del 26 maggio aveva promesso al sindaco Alessandro Cattaneo, loro leader, e agli altri under 35 che tutto sarebbe cambiato. La più grande novità però è stata il ritorno di Berlusconi. La sufficienza o qualcosa in più solo per Bondi, Brunetta, Fazio, Fitto, Frattini, Galan, Gelmini, Meloni, Sacconi. Ecco le pagelle.

    BERLUSCONI. "Rieccolo: voto 10 (come la maglia). C'è chi non ce l'ha e chi ne ha a volontà: questione di quid! Ha dimostrato che dopo di lui, nel partito, c'è il diluvio. Sempre protagonista: nel bene e nel male. Formattatore per eccellenza: doveva subire il parricidio e invece ha sepolto Alfano".

    ALFANO. "Rimandato: voto 4,5. Ha collezionato un anno di insuccessi: doveva innovare il Pdl e invece si è trovato alle prese con la stagione delle tessere false. Doveva inaugurare il "partito degli onesti" e onestamente nulla è cambiato. Doveva vincere le amministrative e invece ha perso anche ad Agrigento, casa sua. Ha pure chiesto le dimissioni della Minetti e lei lo ha ignorato spassandosela in Sardegna. Insomma, doveva essere il vero formattatore del partito invece è stato formattato".

    LA RUSSA. "Logoro: voto 3. Dinanzi al crollo del Pdl, l'unica analisi che ha consegnato alla storia è la similitudine tra Grillo e il Berlusconi del '94, smentita poi dal capo. Più gaffe che voti".

    VERDINI. "Highlander. Voto: 6. Furbo, scaltro, spregiudicato come pochi. Non conosce la parola sconfitta, come alle amministrative. Anche se in Toscana, la sua regione, ormai il Pdl governa solo a Prato. Disposto a tutto pur di sopravvivere".

    CICCHITTO. "Calligrafo. Voto: 5,5. "È il simbolo del vecchio. Inadatto a fare il capogruppo, troppo ruvido, scostante e respingente. Se il Pdl alla Camera è passato da 277 deputati agli attuali 209 una responsabilità ce l'avrà, o no? Competente nelle analisi politiche, scrive bei libri".

    GASPARRI. "Fomentatore. Voto: 5. Aveva detto a Berlusconi che i finiani ai tempi del 14 dicembre erano quattro gatti. Il Pdl si è salvato per un voto. Poco televisivo, ma passionale. A lui preferiamo Neri Marcorè".

    BRAMBILLA. "Bestiale. Voto: 3. Promuovitalia. Cos'è? Non lo sa nessuno, eppure è un'agenzia voluta dall'ex ministro per aiutare il turismo, così fondamentale da finire sotto la scure della spending review. Impegnatissima sul fronte animalista, riscuote molto credito tra i quadrupedi. Forse perché loro, non parlando, non possono replicare... Buona solo per una Lista Cinque Stalle".

    CARFAGNA. "Trasformista. Voto: 5,5. Vicina agli anta, nonostante l'ingresso in Parlamento di carne più fresca, detiene ancora lo scettro de "la politica più amata dai mariti infedeli". Tutti le riconoscono il buon lavoro come ministro (soprattutto la sinistra sui gay). Si è un po' eclissata da semplice deputato: un po' frondista al governo, terzopolista nelle relazioni, velina ingrata con Berlusconi".

    MATTEOLI. "Stantio. Voto: 4. Capobastone della vecchia politica, pare il rappresentante di un mondo che dovrebbe essere seppellito. Imitando i formattatori ha organizzato a giugno un incontro coi giovani, per rinfrescarsi l'immagine. Peccato che la sala fosse vuota. Siede ininterrottamente da 30 anni in Parlamento. E punta a ricandidarsi. Si goda la pensione".

    PRESTIGIACOMO. "Non pervenuta. Voto: 4. Forse se lo ricordano in pochi, ma è ministro dell'Ambiente uscente. A Taranto chiude l'Ilva e l'unica cosa che lei riesce a dire è "Micciché è un ottimo candidato per le regionali siciliane"".

    ROMANI. "Approfittatore. Voto: 4. I soldi per la banda larga sono spariti. L'agenda digitale non c'è stata. Ha fatto il ministro e non ce ne siamo accorti. In compenso ha perso le amministrative a Monza, città di cui è commissario".

    SCAJOLA. "Incompiuto. Voto: 5. Non riesce mai a fare il ministro perché prima uno scandalo poi un altro l'hanno costretto a dimettersi. Per il cambiamento speriamo rimanga fuori dalle liste, anche a sua insaputa".

    TREMONTI. "Fuggiasco. Voto: 2. Insieme con Fini, è la causa del logoramento di Berlusconi. Nonostante Aspen, libri e titoli ha dimostrato di non avere capacità di leadership abbandonando i suoi più fidati uomini (vedi Milanese) e brillando per le sue assenze parlamentari da quando non è più ministro".

    VITO. "Vito chi? Ricercato. Senza voto".

    Fonte: repubblica.it/

    giovedì 9 agosto 2012

    Castelvetrano: Il Sindaco Errante e la sua Giunta si riducono l’indennità

    Il Sindaco, Avv. Felice Errante, ha reso noto giorni fà che è stata deliberata una riduzione dell’indennità di funzione per il primo cittadino e per i 6 componenti della Giunta Municipale, pari al 10% in meno.

    Le attuali indennità erano già ridotte ai minimi di legge e su queste cifre verrà quindi applicata l’ulteriore riduzione del 10% per garantire un ulteriore risparmio alle esangui casse comunali.

    "Abbiamo immediatamente voluto dare un segnale ai nostri concittadini ai quali chiederemo qualche sacrificio in più, proprio dando noi per primi l’esempio- ha affermato il sindaco- garantire i servizi essenziali ai cittadini è un obbligo di legge, ancor più in un periodo di grave crisi economica come quella che stiamo attraversando.

    Per questo motivo siamo stati costretti ad introdurre l’addizionale comunale, atteso che i tagli dei trasferimenti regionali e nazionali ammontano a circa 2 milioni di euro - continua Felice Errante - non abbiamo potuto avere alcuna discrezionalità sull’eventualità di non introdurre tale imposta, poiché la grave situazione che investe i comuni italiani non ha lasciato altri spazi di manovra. Alle sconsiderate e demagogiche affermazioni di taluni consiglieri dell’opposizione- conclude il sindaco- abbiamo risposto con il pragmatismo e la concretezza che devono contraddistinguere chi ha responsabilità di governo della città. Mi auguro infine che un analogo provvedimento di riduzione possa essere esitato favorevolmente anche dai componenti del massimo consesso civico."
     
    Tra i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale di Castelvetrano (20 agosto 2012), figura anche la proposta di riduzione del 10% del compenso mensile, per gettoni di presenza, spettante ai consiglieri comunali.

    sabato 4 agosto 2012

    La richiesta a Menfi di entrare nella Provincia di Trapani

    «Nelle prossime ore invierò richiesta per includere il comune di Menfi nella circoscrizione della provincia di Trapani. Contestualmente, avanzo la mia volontà di nominare un menfitano assessore della giunta provinciale».
    A dichiaralo è il presidente della Provincia Mimmo Turano, dopo la notizia dei giorni scorsi secondo cui l'amministrazione da lui guidata rischierebbe di essere unificata con quella della provincia di Agrigento, per la mancanza di appena quaranta chilometri quadrati di superficie per rientrare nei limiti previsti dalla legge.

    «Il decreto sulla spending review - continua Turano - che conferisce piena potestà alle autonomie locali circa la rivisitazione dei confini territoriali, non può che spingermi a chiedere alla cittadina di Menfi, su cui ricadono tantissimi interessi comuni quali quelli agricoli, turistici ed ambientali, di venire inclusa alla provincia di Trapani. Manderò nelle prossime ore una richiesta ufficiale - conclude - avanzando, sin da subito, la volontà di nominare un menfitano nella giunta provinciale».

    Positiva la reazione del sindaco del comune di Menfi, Michele Botta. «Consideriamo questa una proposta seria - dice - e la valuteremo insieme a tutte le forze politiche e alla cittadinanza. Vedremo se ci sarà la volontà di tutti, così come aleggia sui maggiori social network, di entrare a far parte della provincia. Ci sentiamo culturalmente molto vicini a questo territorio».

    venerdì 3 agosto 2012

    Elezioni Sicilia 2012: Il peso dei partiti a 3 mesi dalle Elezioni Regionali

    Se si votasse oggi, appena il 61% dei siciliani si recherebbe alle urne per l’elezione del nuovo Presidente della Regione e per il contestuale rinnovo dell’ARS: è uno dei dati più significativi che emerge dal Barometro Politico di agosto dell’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis. 4 elettori su 10 resterebbero a casa, a conferma di una crescente insofferenza verso la classe politica nel suo insieme: la fiducia dei siciliani nei partiti è crollata dal 22% del 2006 al 4% odierno.

    “All’indomani delle dimissioni di Raffaele Lombardo – afferma il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento – il quadro delle intenzioni di voto dei siciliani appare decisamente confuso e frammentato: al dato dell’astensione dichiarata va aggiunto il numero di quanti non saprebbero per chi votare: il 28% dell’elettorato non esprime oggi una specifica intenzione di voto”. A meno di tre mesi dalle elezioni di fine ottobre, i quattro principali partiti non hanno ancora deciso con chi allearsi, né hanno identificato un loro candidato per Palazzo d’Orleans: fattori che, accanto al numero altissimo di indecisi e potenziali astensionisti, incidono significativamente sulle stime di voto degli elettori.

    Secondo il Barometro Politico Demopolis, se ci si recasse oggi alle urne per le elezioni regionali, l’MPA del Presidente uscente otterrebbe il 16%: primo partito nell’Isola. Appena un soffio sopra i due principali partiti nazionali, che pagano più degli altri in Sicilia l’astensionismo e l’onda nazionale dell’antipolitica, ma anche le proprie incertezze e le troppe divisioni interne: il PD si posiziona al 15,2%, il PDL al 15%. Appare stabile al 7,5% Grande Sud di Miccichè: un dato, anche questo, quasi certamente destinato a mutare durante la campagna elettorale. In netta crescita, al 12,5%, appare l’UDC di Gianpiero D’Alia, decisivo ago della bilancia tra PD e PDL negli scenari di coalizione per la Presidenza della Regione.

    Pur senza candidati al momento visibili, secondo i dati dell’Istituto Demopolis, si attesterebbe al 9,5% il Movimento Cinque Stelle, che catalizza il voto di protesta di fronte all’assenza di concreti e percepibili segnali di rinnovamento da parte dei partiti tradizionali: una stima per il momento piuttosto alta, probabile effetto emulativo, anche nell’Isola, della risonanza mediatica che ha seguito il recente successo alle Amministrative del Movimento di Grillo nel Centro Nord del Paese. Sotto la soglia del 5%, ad oggi, gli altri partiti: su un versante, 3,6% per SEL di Vendola, 4,1% per l’IdV di Antonio Di Pietro, 1,3% per FdS.
    Da considerare il probabile impatto di un’eventuale lista guidata dall’ex sindaco di Gela Rosario Crocetta che sembrerebbe oggi in grado di recuperare segmenti significativi di cittadini delusi ed indecisi, in particolar modo nell’area di Sinistra. Sul versante opposto, nel Centro Destra, risale il PID, mentre si posiziona al 3% la lista di Nello Musumeci, leader della Destra, in grado potenzialmente di attrarre – soprattutto in provincia di Catania – consensi più ampi, ben oltre la sua area di riferimento. 4,5% infine per Futuro e Libertà, mentre ottengono insieme il 2,5% API e MpS. Dati, quelli dei partiti presenti nella coalizione del Governo uscente, destinati ad evolversi nel corso della campagna elettorale. Sotto il 2% altre liste minori.

    “Il “dopo Lombardo” – commenta il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento – sembra caratterizzato da uno scenario di grande frammentazione, mai registrato in passato: con nessun partito che supererebbe oggi nell’Isola il 16% nei consensi. Appena sei liste raggiungerebbero, senza accordi tecnici, la soglia richiesta del 5% necessaria per l’accesso ad un Assemblea Regionale Siciliana, che rischia di uscire dal voto di fine ottobre ancora più ingovernabile di quella uscente. Il quadro che emerge dall’indagine Demopolis appare destinato a modificarsi in modo sostanziale nelle prossime settimane, quando gli indecisi cominceranno ad orientarsi ed i principali partiti sceglieranno il loro candidato alla Presidenza della Regione, compiendo le proprie scelte in termini di alleanze e coalizioni in vista di una durissima campagna elettorale che – conclude il direttore dell’Istituto di Ricerche – appare sempre più piena di incognite per l’intera classe politica siciliana”.

    Nota metodologica: il Barometro Politico dell’Istituto DEMOPOLIS
    L’indagine, diretta da Pietro Vento, è stata condotta dal 28 luglio all’1 agosto dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis su un campione di 1.036 intervistati, rappresentativo dell’universo della popolazione siciliana maggiorenne, stratificato per genere, età, titolo di studi, ampiezza demografica del comune ed area di residenza. Hanno collaborato Maria Sabrina Titone e Giusy Montalbano; supervisione della rilevazione demoscopica con metodologie integrate cati-cawi di Marco E. Tabacchi. 

    Fonte: demopolis.it

    domenica 22 luglio 2012

    La Regione Siciliana non affonda ma galleggia ancora

    Sicilia caput mundi. Contemporaneamente si sono ricordati i 20 anni della strage Borsellino, la Procura ha accusato Dell'Utri di avere ricattato Berlusconi, il pm Ingroia ha fatto le valigie per andare un anno in Guatemala, il governo ha concesso 400 milioni alla Regione per evitare disordini sociali, il presidente Lombardo ha avuto l'aggravante mafiosa del voto di scambio e martedì andrà da Monti per concordare tempi e modi delle sue dimissioni.

    Sulla prima pagina del «Corriere della sera» c'era la vignetta di Giannelli che mostra l'Isola che affonda con Lombardo che fa il saluto militare (vedi foto). Difficile distribuire il carico di responsabilità, quali sono le colpe di Lombardo, quelle di Cuffaro e quelle dei loro predecessori. Se la nave rischia di affondare (ma per fortuna galleggia ancora) è perché ha un carico eccessivo di persone a bordo che non si possono mettere a mare con le scialuppe: il solo modo di ridurre il carico è di non assumere altri marinai per vent'anni, mandando in pensione tutti quelli che si può.

    La Sicilia porta con sé anche un altro problema squisitamente politico: a Roma i partiti non vogliono le elezioni regionali anticipate che potrebbero essere destabilizzanti perché le intese che si debbono ancora raggiungere nell'Isola avranno influenza sul piano nazionale. E né il Pd e né il Pdl sono pronti, per cui vorrebbero che il voto avvenisse contemporaneamente in Sicilia e nel Paese. Ma, a parte il fatto che questi conti si stanno facendo senza l'oste, cioè i grillini, ci pare di poter capire che a noi siciliani questi equilibrismi interessano fin ad un certo punto: vogliamo che si vada al voto al più presto per evitarci lo spettacolo di un governo regionale che sta esalando l'ultimo respiro e per accelerare il nuovo che ancora non si vede. Insomma, dovremmo avere il diritto di voltare pagina.

    domenica 3 giugno 2012

    Auto-rigenerare i Partiti con delle regole. Può funzionare?

    Con questo articolo mi riallaccio in qualche modo alle considerazioni esposte giorni fa: "Perchè non regolamentare la politica?!?".
    In verità non avevo fatto nessun accenno concreto al "regolamento" ma, bensì, mi ero semplicemente soffermato sulla questione etica-morale. In particolare, riflettevo sull'attuale credibilità dei partiti e della scarsa fiducia che i cittadini hanno maturato nei loro confronti.

    Quindi, cosa dovrebbe fare la politica? Come potrebbe riacquistare la fiducia dei cittadini?
    Credo che non sia necessario un'azzeramento totale del sistema per creare un nuovo spazio. Tuttavia, se si parte dall'assunto che nessuna democrazia è data senza la mediazione reale dei partiti che possano essere sintesi fedele delle tensioni e delle aspirazioni sociali, economiche e politiche del Paese, ed anche dell'attuale incapacità dei partiti stessi di assolvere a tale ruolo, allora sarà anche possibile tentare di promuovere un cambiamento che parta dall'auto-rigenerazione dei partiti e non dal loro superamento traumatico.

    Alcune semplici regole di condotta
    potrebbero essere un punto di partenza:
    1. Ogni partito si dia un codice di autoregolamentazione per il quale, tra l'altro, si disponga che nessuno, senza possibili deroghe di sorta, possa interpretare il medesimo incarico pubblico per più di due mandati consecutivi. Sottinteso che il 'regolamento etico' escluda la non candidabilità di persone che abbiano in corso procedimenti giudiziari, o condannate, o rinviate a giudizio. Decadenza di ogni carica politica e istituzionale in caso la persona eletta venga condannata durante il proprio mandato;

    2. ogni partito si impegni a dare lettura pubblica del proprio bilancio degli ultimi 3-5 anni e si impegni ad inserire nel proprio programma elettorale la rendicontazione mensile on-line dei soldi derivanti dal finanziamento pubblico. Una commissione terza e indipendente valuterà il corretto utilizzo dei fondi. Inoltre, considerato che in Italia il finanziamento pubblico assume proporzioni molto più rilevanti che in tutti gli altri Paesi (cito per tutti lo studio a tal proposito dell'Institute for Democracy and Electoral Assistance - IDEA) si proceda da subito al taglio complessivo del 30% delle risorse attuali e si vincoli un ulteriore 30% ad attività di sostegno alla ricerca e all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. La restante parte potrà essere usata esclusivamente per le spese elettorali e in misura complessiva non superiore al 50% del valore delle liberalità ricevute dai privati. [I fondi pubblici ai partiti, nel mondo];

    3. tutti i partiti potrebbero migliorare la futura classe dirigente della P.A. istituendo dei "corsi di formazione politica". Un modo per far comprendere ai ragazzi il valore dell'impegno politico e il senso del bene collettivo. A tal proposito, sponsorizzo con piacere l'idea di Tito Boeri (economista, giornalista e professore) che vorrebbe abbassare il voto ai 16 anni, almeno alle amministrative.

    Tre semplici regole, che mi piacerebbe rivolgere sotto forma di appello per l'Italia che verrà, all'attenzione di tutte le forze politiche. Tre semplici regole che ricordino a tutti, tra l'altro, come la vera questione morale è oggi la questione giovanile. Può funzionare?

    venerdì 25 maggio 2012

    Perchè non regolamentare la politica?!?


    La deontologia in generale afferma che fini e mezzi sono strettamenti dipendenti gli uni dagli altri, il che significa che un fine giusto sarà il risultato dell'utilizzo di giusti mezzi.

    La deontologia professionale, invece, consiste nell’insieme delle regole comportamentali, il cosiddetto “codice etico“, che si riferisce in questo caso ad una determinata categoria professionale. 

    Talune attività o professioni, a causa delle loro peculiari caratteristiche sociali, si pensi ai medici o agli avvocati, devono rispettare un determinato codice comportamentale, il cui scopo è impedire di ledere la dignità o la salute di chi è oggetto del loro operato.

    La “deontologia politica”, altresì, consiste nell’attribuire ai politici delle …. …. delle … ma perché, i politici hanno un codice comportamentale da rispettare?!? No. Eppure dovrebbe essere una cosa scontata. 

    Infatti, così come i professionisti appartenenti ai vari Ordini, che si impongono delle regole a cui sottostare, perché la politica non si regolamenta redigendo un proprio codice etico obbligatorio? 
    Basterebbe questo per “filtrare” quei candidati eticamente e moralmente poco limpidi. Lo ritengo un atto dovuto in rispetto, non solo dei cittadini, ma anche delle istituzioni che essi stesso rappresentano e spesso infangano. In un periodo dove vengono meno certi valori questo, a parere mio, sarebbe sicuramente un bel modo per tentare di ristabilire quel giusto rapporto di fiducia tra cittadini e amministratori.

    Per amor di cronaca và però sottolineato il vano tentativo portato avanti da Fli e IdV che, attraverso un emendamento (bocciato), hanno tentato di rendere obbligatorio il codice etico antimafia, prevedendo il blocco dell'erogazione del finanziamento pubblico a quei partiti che portano in parlamento corrotti e mafiosi. 

    Un vero peccato perché sarebbe stato davvero bello avere una politica regolamentata.


    Le definizioni di deontologia e deontologia professionale sono tratte da wikipedia. Non pervenuta quella di “deontologia politica”.

    giovedì 12 aprile 2012

    Bossi e figlio: "Almeno loro si sono dimessi"

    Noi meridionali abbiamo tutti i motivi per criticare la Lega Nord. Intanto perché ha inventato la Padania (?) che non esiste in nessuna carta geografica e nemmeno nella storia.

    Poi perché il suo antimeridionalismo ha portato il governo Berlusconi a trascurare il 33% del Paese e i suoi abitanti, per cui l'alta velocità, pagata anche da noi, si ferma a Napoli, e non scenderà mai in Sicilia, se non l'alta capacità tra una ventina d'anni.

    Detto questo, ci pare giusto aggiungere che il circuito mediatico e gli altri partiti stanno cercando di distruggere la Lega per avere usato i rimborsi elettorali a vantaggio della famiglia Bossi. Non sono un esperto di codici e pandette, ma a occhio e croce non mi pare che ci siano spunti per configurare reati penali, al massimo la truffa allo Stato perché quei soldi dovevano andare a finanziare il partito di Bossi, non la sua famiglia. Forse si tratta sostanzialmente di illeciti amministrativi. Lasciamo alle tre Procure che indagano il compito di configurare le fattispecie di reato, ma è doveroso segnalare il fatto che Bossi si è dimesso e che anche il figlio Renzo, il Trota, ha lasciato la carica di consigliere regionale con relativo stipendio.

    Alessandro Sallusti, nella sua legittima e condivisibile riflessione, sottolinea che: "Sarà stato anche un pirla, ma intanto Bossi junior si è dimesso da consigliere regionale dando una bella lezione ai tanti squali che nonostante siano stati beccati in azioni ben più compromettenti continuano a navigare nelle acque della politica come se niente fosse. Come ad esempio il suo ex collega Filippo Penati, consigliere del Pd, che mantiene posto e stipendio (13 mila euro al mese) che la cresta la faceva non sulla benzina, ma sugli appalti pubblici. Come Bersani che si trova nelle stesse condizioni di Bossi, cioè circondato a sua insaputa da infedeli che nel caso non erano pirla, ma ladri. Tra i rimborsi spese del Trota e i viaggi in aereo gratis di D'Alema, politicamente ed eticamente non c'è alcuna differenza. Il paradosso è che ci troviamo con il bimbo linciato e il leader massimo, di nome e di fatto, del Pd a pontificare sulla moralità della classe leghista".
    Lo stesso giornale ricorda che i partiti italiani incassano 289 milioni l'anno: i francesi 73, gli inglesi 12: e in Parlamento giacciono 39 proposte per cambiare il sistema dei rimborsi.

    "Chi sbaglia paga, qualunque sia il nome che porta!" dice Bossi al figlio. Ma quanti altri, in situazioni ben peggiori, lo hanno fatto?

    sabato 7 aprile 2012

    I cittadini... speriamo che lo capiscano

    Per rimuovere gli ostacoli la mafia non ha bisogno di uccidere, basta che aumenti la sua pressione. Vent’anni addietro un giudice siciliano scrisse in sentenza che "nessun imprenditore è in grado di resistere alle intimidazioni mafiose". I magistrati dell'Isola si indignarono contro il collega, che però all’epoca non aveva tutti i torti perché era il periodo in cui Cosa Nostra era dominante in tutti i settori: non solo negli appalti, ma influiva anche sulle carriere politiche. Uccideva, ma ancora non c’erano state le stragi del ’92 che determinarono una reazione dello Stato. Anzi, quando uccisero Falcone a Capaci lo Stato non reagì, lo fece solo quando morì Borsellino facendo scattare il 41 bis e chiudendo i boss nell'isola dell'Asinara.

    Ora Cosa Nostra per fortuna non fa più scorrere sangue, ha una minore "forza intimidatrice", non ha più un vertice, ma resta in campo per controllare i Comuni e i conseguenti appalti. L’esempio recente viene dalla Calabria ed è il caso di quel sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, che si è dimessa perché le hanno devastato la farmacia con un incendio e le hanno sparato quattro colpi di pistola contro la sua auto. Ad un certo punto non ce l’ha fatta più e ha lasciato. Perché la ’ndrangheta l’ha fatto? Forse perché vuole un sindaco diverso, possibilmente compiacente, mentre la Lanzetta era un ostacolo da rimuovere. Nei giorni scorsi è stato ricordato l’anniversario della strage di Pizzolungo, a Trapani, dove morirono Barbara Asta e i suoi due gemelli la cui auto fece da scudo all’esplosione di un’auto bomba. Il magistrato Calo Palermo si salvò, ma fu talmente traumatizzato che andò via dalla Sicilia. E Cosa Nostra ottenne ugualmente lo scopo.

    Tra un mese, in molte città, ci saranno le amministrative e i candidati andranno in cerca di voti. Li chiederanno anche ai mafiosi, che votano e fanno votare? Possibile, anche se il "caso Lombardo" potrebbe scoraggiare di un pò questa mala condotta. Del resto non possiamo chiedere allo Stato di controllare tutto e tutti.
    Un aiuto potrebbe venire dai Partiti politici. A loro starebbe il compito di filtrare e selezionare i propri candidati. Ai cittadini, invece, starebbe il compito-dovere di non votare individui "sospettabili" perché saranno proprio loro a pagare per primi.

    I cittadini... speriamo che lo capiscano.

    sabato 17 marzo 2012

    Si è sempre "onorevoli" anche se indagati per mazzette

    Sta accadendo un fatto inspiegabile. In Sicilia se un politico viene preso con la mazzetta in mano per favorire un appalto lo arrestano o lo mandano ai domiciliari (vedi il caso Vitrano), in Lombardia il politico viene inquisito, ma resta al suo posto e non si dimette nemmeno se gli sparano.
    E' accaduto troppe volte: Filippo Penati, ex braccio destro di Bersani, è accusato di corruzione ed è rimasto tranquillamente nel Consiglio regionale pur essendosi dimesso da vicepresidente. Il leghista Davide Boni avrebbe intascato un milione che pare abbia passato al partito, ma dice di essere innocente ed è rimasto al suo posto pur essendo passato al gruppo misto refugium peccatorum. E ha avuto la solidarietà pelosa di Bossi, che ha detto: «Me ne frego dei giudici».

    L'ultimo caso riguarda il consigliere regionale del Pdl, Angelo Giammario, anche lui indagato per corruzione. In sostanza questi signori dicono: ci riteniamo innocenti, vale la presunzione di innocenza e lasciamo che la magistratura faccia il suo lavoro. Ma siccome tutti sappiamo che tra inchiesta, primo grado, appello e Cassazione passano almeno dieci anni il risultato è che siamo costretti a tenerci questi amministratori accusati di pesanti reati per un tempo infinito. Ai tempi del procuratore Borrelli e del team di Mani pulite queste cose non accadevano, anzi a volte si eccedeva.
    In un'azienda privata se un cassiere ruba il suo principale lo licenzia subito, nella pubblica amministrazione il servitore (presunto) infedele dello Stato resta al suo posto con la possibilità che in attesa della sentenza definitiva continui a rubare.

    Il governo Monti punta alla moralizzazione, alla correttezza dei comportamenti degli appartenenti alle Istituzioni, ma se le cose proseguono in questo modo non c'è speranza: i ladri continueranno a fare i ladri per sé o per il proprio partito.
    Ci sarebbe un modo per sistemare le cose, e cioè fare una legge in base alla quale il politico che è indagato si deve sospendere dalla carica che occupa fino a che una sentenza stabilisca che è innocente e quindi può tornare al suo posto, altrimenti va in galera. E siccome i politici obietteranno che sospendersi in attesa del giudizio finale significa uscire dal giro per un decennio, si possono prevedere appositi tribunali speciali per questo tipo di reati che prenda decisioni rapide in tutti i tre gradi di giudizio. Il Parlamento sarà contrario a votare una tale legge, ma così non si emenderà mai.

    martedì 31 gennaio 2012

    Sciacca: il sindaco Bono deve decidere se fare il sindaco o il medico

    Sciacca - Ore di agitazione e di naturale concitazione negli ambienti politici cittadini dopo l'annuncio del sindaco Vito Bono di volersi dimettere per via di una legge del 1986 sulla incompatibilità tra la carica di primo cittadino e la professione di medico convenzionato con il servizio sanitario nazionale. Bono deve decidere in maniera definitiva entro oggi : da due settimane è infatti in aspettativa con la sua professione e lo sarà fino al 31 gennaio.

    Lui la scelta l'ha già fatta, tornerà a fare il medico di famiglia a tempo pieno, ma la maggioranza che lo sostiene non ci sta, tutti ritengono che ci sono le condizioni giuridiche per opporsi e sospettano che in realtà il loro sindaco, quello che hanno scelto e appoggiato alle elezioni amministrative del 2009, abbia deciso di staccare la spina e mettere fine in anticipo ad un'esperienza che lo avrebbe sfiancato. Il sindaco di Sciacca non ha mai nascosto la sua profonda amarezza per attacchi anche sul piano personale e la delusione per critiche pervenute anche dagli stessi alleati. In un momento di profondo malessere nella maggioranza, ecco spuntare il caso della incompatibilità, riferito ad una vecchia norma, quando c'erano i comitati di gestione delle Usl e vi facevano parte gli amministratori comunali.
    Il sindaco ha fatto sapere di aver chiesto un ultimo chiarimento all'ufficio legislativo della Regione, e di attendere la risposta prima di rassegnare le sue dimissioni.

    Giorni fa l'ex sindaco Mario Turturici (Pdl) aveva messo le mani avanti sostenendo di avere sempre creduto nella incompatibilità di Vito Bono e di essere pronto a scendere in campo. Gli organi ufficiali di partito frenano: "Eventuali fughe in avanti ed autoinvestiture ci sembrano assolutamente inopportune e fuori luogo ha commentato il segretario cittadino Alfonso Fiorica - ed inoltre non appaiono funzionali all' idea di una città che deve riprendere il suo ruolo". Recca.

    lunedì 30 gennaio 2012

    Se si fosse votato oggi ?


    Se ci si fosse recati oggi alle urne per le Politiche, il Centro Sinistra avrebbe ottenuto, se unito, la maggioranza relativa nel Paese con il 47%, superando di circa 12 punti percentuali la coalizione PDL-Lega: un vantaggio mai registrato negli ultimi 17 anni, nel momento di maggiore debolezza del Centro Destra, scelto oggi da poco più di un elettore su tre.

    L’analisi dell’Istituto Demopolis sulle intenzioni di voto segnala una crescita per il Terzo Polo, che sfiora il 15%: in particolare, l’UDC di Casini (che per la prima volta supera l’8%), sembra assumere un ruolo di maggiore centralità nello scenario politico, anche se il peso effettivo di UDC, FLI, API e MpA dipenderà, ovviamente, dalla legge elettorale con cui si tornerà alle urne.
    La Lega Nord, oggi unico partito all’opposizione, riparte da un 8%, il valore più basso degli ultimi quattro anni, pagando l’incapacità di cogliere, negli ultimi mesi, il progressivo malcontento della propria base elettorale.
    Si attestano tra il 7% e l’8% SEL di Vendola e Italia dei Valori, ampia parte dei cui elettori avrebbe preferito la strada delle elezioni anticipate, nella certezza di una vittoria del “nuovo Ulivo”, che corre il rischio – secondo molti osservatori – di essere archiviato nel nuovo scenario.

    Fonte: demopolis.it

    lunedì 16 gennaio 2012

    Palermo, si dimette il sindaco Diego Cammarata

    Palermo - Il sindaco Diego Cammarata si è dimesso dalla sua poltrona. L’annuncio è stato dato in una conferenza stampa a Villa Niscemi.
    “Non me ne vado – ha detto – perchè mi sono stancato di fare il sindaco, questa è una sciocchezza. Ma è un atto di amore e responsabilità per questa città”.

    L’ormai ex primo cittadino ha aggiunto che “le mie dimissioni erano previste per il 2 gennaio, ma ho preferito attendere la documetazione relativa al Patto di stabilità interna del Comune. In questi 10 anni non ho mai pensato di dimettermi. Ringrazio Angelino Alfano e soprattutto il presidente Silvio Berlusconi che mi sono sempre stati vicini”. “Mi sono dimesso perchè siamo in campagna elettorale” ha aggiunto Cammarata riservando una stoccata nei confronti del governatore Raffaele Lombardo il quale “non ha mai rispettato nulla per Palermo e potrebbe essere ancora più ostile”. “Con la nomina del commissario Lombardo – ha proseguito – dovrà assumersi la responsabilità di Palermo: io passo la mano lasciando i conti in ordine”. “Io non intendo dare alibi a nessuno neanche al consiglio comunale” il cui comportamento è stato “ignobile e vergognoso”. “Non poter governare è mortificante” ha proseguito Cammarata aggiungendo che “non volevo lasciare alcuna vicenda in sospeso come i 45 miliardi di euro di Gesip. Il Comune di Palermo – ha ribadito – non ha problemi di liquidità e di cassa”. “Abbiamo rispettato il Patto di stabilità per 10 anni e ne vado fiero. Vado a testa alta guardando in faccio avversari e non. Torno a fare l’avvocato e a pensare alla mia famiglia”

    La Regione nei prossimi giorni nominerà un Commissario straordinario che guiderà il Comune alle prossime elezioni amministrative. 

    Pdl+Udc di nuovo insieme? Forse sì.
    Fonti autorevoli sussurano che le dimissioni di Cammarata rientrano nella strategia di Angelino Alfano e Renato Schifani in vista della prossima tornata elettorale. In sostanza il duo pidiellino ha chiesto a Cammarata di fare un passo indietro in cambio di un posto di sottogoverno. L'obiettivo è quello di far dimenticare, con qualche mese d'anticipo, la pessima gestione della città proponendo un candidato stimato dai cittadini palermitani. Il favorito per la poltrona di futuro sindaco sembra essere l'attuale rettore dell'Università di Palermo, Roberto Lagalla, sul quale convergerebbe anche l'Udc di Casini.

    domenica 8 gennaio 2012

    Pdl+Udc di nuovo insieme? Forse sì. Occhio a Palermo

    In questa fase di grande sobrietà della politica, per capire quello che si muove sotto il velo della solidarietà nazionale bisogna fermarsi un attimo e farsi un giro in qualche piccola realtà politica territoriale. In questo senso, uno dei migliori contesti da studiare per capire cosa si muove dietro le quinte del clima di unità nazionale è quello che si sta materializzando in Sicilia, e in particolare quello che si sta materializzando a Palermo in vista della prossima campagna elettorale per le comunali.

    E dalle parti del centrodestra, in effetti, sta succedendo qualcosa di interessante: sta succedendo che proprio nella regione in cui il Pdl berlusconiano ha offerto agli osservatori i primi segnali di difficoltà (due anni fa, per dire, il Pdl, nella regione del famoso 61 a 0 di Forza Italia, fu estromesso nel terzo rimpasto della giunta Lombardo) oggi il Pdl sta provando a fare la stessa cosa che sta tentando a livello nazionale il segretario (siciliano) del partito Angelino Alfano: stringere un patto con l’Udc e lavorare su un progetto comune.

    Ebbene, in Sicilia, a Palermo, quel progetto comune esiste: Pdl e Udc, dopo anni di grande diffidenza, stanno provando nuovamente a dialogare e stanno cercando in particolare di trovare un candidato buono da poter appoggiare insieme in modo coerente. Al momento la persona giusta potrebbe essere il rettore Roberto Lagalla, ma di sicuro se in Sicilia il riavvicinamento tra Pdl e Udc (che tra l’altro in questo modo uscirebbe dal terzo polo, che proprio in Sicilia aveva mosso i suoi primi passi) dovesse concretizzarsi la notizia non potrebbe che far piacere a tutti coloro che nel resto d’Italia sognano di poter mettere sempre più a fuoco un nuovo centrodestra ispirato al modello del Ppe (Partito Popolare Europeo).

    Fonte: ilfoglio.it

    lunedì 2 gennaio 2012

    Salvatore Cuffaro: “ho sbattuto contro la mafia”

    "Ho sbagliato, ho fatto tanti errori, sono andato a sbattere contro la mafia". Lo ammette ai microfoni di SkyTG24, l'ex presidente della regione Sicilia Salvatore Cuffaro, condannato in Cassazione a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Una sentenza che sottolinea di aver accettato con grande dignità: "Sono stato condannato e sto pagando. Non mi sono mai posto il problema se sono l’unico a pagare o se ce ne sono altri che non stanno pagando. A me è capitato ed è giusto che lo faccia".

    Dal carcere di Rebibbia, visibilmente dimagrito, Cuffaro parla dei rapporti tra mafia e politica: "Purtroppo la mafia è un problema serio che c'è ancora nella nostra terra, fa economia, business, non fa volontariato. E' costretta in qualche modo a ragionare con la politica perché il business, la grande economia, passa anche per la politica". E aggiunge: "Sono convinto che al 99,99% dei siciliani la mafia fa schifo. So che qualcuno ironizzerà su quello che sto dicendo, qualcuno potrà pensare da che pulpito viene la predica. Ma non voglio parlare del mio processo. E' però fuori di ogni dubbio, che nella mia coscienza ci sia la consapevolezza di quanto faccia schifo la mafia".

    Nell'intervista rilasciata a SkyTG24 l'ex governatore della Sicilia confessa anche le difficoltà della vita da detenuto. "E’ un anno che sono a Rebibbia. Il tempo sembra essere volato anche se ho avuto tempi difficili. Ora ho ritrovato una mia serenità, un mio equilibrio. Ma ho affrontato un periodo di sofferenza non indifferente. L’atto che più mi ha ferito è stato quando uno dei ragazzi dei Ros ha deciso di mettermi le manette”. E ancora: "Non è stato facile passare da presidente della Regione a detenuto. Qui non si può essere indifferenti e non si può essere arroganti". Come sarà questo primo Natale in carcere? "Le feste sono un attimo di amarezza e di tristezza maggiore per chi è in una cella. Ma il Natale arriva anche per i detenuti". Infine, sul futuro che lo aspetta fuori dal carcere: "Proverò a laurearmi in giurisprudenza e spero di potermi dedicare alla mia azienda agricola".

    Clicca qui per vedere l'intervista rilasciata a SkyTG24 da Salvatore Cuffaro nel carcere di Rebibbia.