In verità non avevo fatto nessun accenno concreto al "regolamento" ma, bensì, mi ero semplicemente soffermato sulla questione etica-morale. In particolare, riflettevo sull'attuale credibilità dei partiti e della scarsa fiducia che i cittadini hanno maturato nei loro confronti.
Quindi, cosa dovrebbe fare la politica? Come potrebbe riacquistare la fiducia dei cittadini?
Credo che non sia necessario un'azzeramento totale del sistema per creare un nuovo spazio. Tuttavia, se si parte dall'assunto che nessuna democrazia è data senza la mediazione reale dei partiti che possano essere sintesi fedele delle tensioni e delle aspirazioni sociali, economiche e politiche del Paese, ed anche dell'attuale incapacità dei partiti stessi di assolvere a tale ruolo, allora sarà anche possibile tentare di promuovere un cambiamento che parta dall'auto-rigenerazione dei partiti e non dal loro superamento traumatico.
Alcune semplici regole di condotta potrebbero essere un punto di partenza:
- Ogni partito si dia un codice di autoregolamentazione per il quale, tra l'altro, si disponga che nessuno, senza possibili deroghe di sorta, possa interpretare il medesimo incarico pubblico per più di due mandati consecutivi. Sottinteso che il 'regolamento etico' escluda la non candidabilità di persone che abbiano in corso procedimenti giudiziari, o condannate, o rinviate a giudizio. Decadenza di ogni carica politica e istituzionale in caso la persona eletta venga condannata durante il proprio mandato;
- ogni partito si impegni a dare lettura pubblica del proprio bilancio degli ultimi 3-5 anni e si impegni ad inserire nel proprio programma elettorale la rendicontazione mensile on-line dei soldi derivanti dal finanziamento pubblico. Una commissione terza e indipendente valuterà il corretto utilizzo dei fondi. Inoltre, considerato che in Italia il finanziamento pubblico assume proporzioni molto più rilevanti che in tutti gli altri Paesi (cito per tutti lo studio a tal proposito dell'Institute for Democracy and Electoral Assistance - IDEA) si proceda da subito al taglio complessivo del 30% delle risorse attuali e si vincoli un ulteriore 30% ad attività di sostegno alla ricerca e all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. La restante parte potrà essere usata esclusivamente per le spese elettorali e in misura complessiva non superiore al 50% del valore delle liberalità ricevute dai privati. [I fondi pubblici ai partiti, nel mondo];
- tutti i partiti potrebbero migliorare la futura classe dirigente della P.A. istituendo dei "corsi di formazione politica". Un modo per far comprendere ai ragazzi il valore dell'impegno politico e il senso del bene collettivo. A tal proposito, sponsorizzo con piacere l'idea di Tito Boeri (economista, giornalista e professore) che vorrebbe abbassare il voto ai 16 anni, almeno alle amministrative.
Tre semplici regole, che mi piacerebbe rivolgere sotto forma di appello per l'Italia che verrà, all'attenzione di tutte le forze politiche. Tre semplici regole che ricordino a tutti, tra l'altro, come la vera questione morale è oggi la questione giovanile. Può funzionare?
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