Palermo - Firmata l'altro pomeriggio un'importante convenzione fra l'Università e la Procura della Repubblica di Palermo che consentirà ai giovani corsisti del 2° anno della Scuola di specializzazione per le professioni legali «Gioacchino Scaduto», di svolgere il tirocinio sotto la guida di magistrati.
Si tratta di accordo unico in Italia: gli specializzandi, individuati in base al merito, attitudini e motivazioni, saranno affidati ai magistrati della Procura che ne cureranno la formazione con attività previste dal piano di tirocinio, assistendoli, guidandoli e redigendo un profilo valutativo al termine. Tra le attività previste: l'esame dei fascicoli processuali senza segreto investigativo; l'assistenza ad atti di indagine che presentino i connotati del contraddittorio; la redazione di provvedimenti, memorie e motivi di impugnazione; e l'assistenza ad attività di udienza.
L'accordo è stato siglato dal rettore Roberto Lagalla, dal procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Messineo, e dal direttore della Scuola di specializzazione forense «Gioacchino Scaduto», Rosalba Alessi.
«Sarà un'occasione di crescita professionale che consentirà di colmare il "fossato" che divide la teoria dalla pratica - ha commentato Messineo - . Gli studenti saranno per due mesi al fianco di magistrati che li guideranno in ambito formativo. In totale, 15 tutor per 30 studenti, quindi un magistrato ogni due studenti. La convenzione dà concreta attuazione art. 72 dell'ordinamento giudiziario che prevede la possibilità di usare studenti specializzandi della Scuola forense per esercitare le funzioni di pm innanzi ai giudici monocratici».
Soddisfatto anche Lagalla: «Ancora una volta l'Università crea relazioni proficue con le istituzioni del territorio nel duplice obiettivo di offrire ai suoi ragazzi importanti occasioni di formazione e di offrire all'esterno competenze».
Menfi [Agrigento - Sicilia]. Vista l'estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, ho deciso di disporre di questo potente mezzo di comunicazione per interfacciarmi con tutti i cittadini. Grazie a questa piattaforma web farò conoscere le mie idee, le mie prospettive politiche e mi confronterò, in maniera costruttiva, con tutti gli elettori del Comune di Menfi.
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giovedì 16 febbraio 2012
mercoledì 1 febbraio 2012
Palermo, anche il Pdl indice le primarie per il candidato sindaco
Palermo - Anche il Pdl ricorrerà alle primarie (18 marzo) per designare i candidati sindaco per cui si voterà nelle prossima primavera, a cominciare dai tre capoluogo di provincia in cui si torna alle urne: Palermo, Trapani e Agrigento.
Lo ha deciso ieri il coordinamento regionale del Pdl che ha anche indetto i congressi provinciali nell'Isola: si svolgeranno dal 12 febbraio al 3 marzo.
Una decisione coraggiosa, considerato quanto sta accadendo nell'ambito del centrosinistra a Palermo, dove da Idv a Sel, passando per Prc, Verdi e movimenti, stanno costringendo il Pd a rinunciare a questo meccanismo per designare il candidato sindaco. Una situazione piuttosto ingarbugliata che coinvolge Borsellino, spinta dal Pd e Sel a partecipare alle primarie alle quali si sono opposte tutte le altre forze politiche, temendo accordi del Pd con il Terzo polo. Negli ultimi giorni anche Sel ha preso le distanze dalle primarie, facendole praticamente tornare in soffitta.
Non teme, invece, contraccolpi, il coordinatore regionale del Pdl, Castiglione, che indica Pid, Grande Sud, La Destra, Noi Sud e Fare Italia come le forze con cui naturalmente allearsi. «Le primarie possono aiutare a superare la frantumazione - ha detto Castiglione - e, nello stesso tempo, dare forza al candidato sindaco che sarà designato. Verificheremo cosa accadrà in Sicilia. Sembrava ci fossero difficoltà a introdurre le primarie. Invece, stiamo procedendo con estrema sintonia. Abbiamo già nominato La Loggia responsabile del regolamento per le primarie e per la formazione delle liste». Nomi sui possibili candidati, ovviamente, Castiglione non ne fa, ma deve fare i conti con la decisione di Micciché di candidarsi autonomamente: «Micciché è un nostro alleato. Ha sempre lavorato per il centrodestra e noi vogliamo l'unità. Ma anche lui deve passare per le primarie. Comunque, faremo incontri con le parti sociali e le categorie produttive, perché non si può escludere che il candidato sindaco sia espressione della società civile, come lo è stato a Trapani, e per due mandati, Fazio».
Sotto la spinta del segretario Alfano, il Pdl tenterà in Sicilia la riconquista del consenso e degli alleati. «Oggi c'è una maggiore disponibilità - ha osservato Castiglione -, ma c'è anche chi temporeggia per verificare il risultato delle amministrative che sono considerate un test per le regionali e le politiche del 2013». Durante i lavori del Pdl siciliano, a cui ha partecipato anche il coordinatore regionale, Nania, sono stati affrontati, fra gli altri, due tempi di grande attualità: la riforma della legge elettorale nazionale con l'introduzione della preferenza e il ddl del governo regionale che prevede l'abolizione delle Province e la costituzione dei liberi consorzi di Comuni, così come prevede lo Statuto autonomistico. Netta contrarietà sull'abolizione delle Province; pieno sostegno ad Alfano sulla riforma della legge elettorale che, comunque, dovrà rimanere bipolare e dovrà consentire la designazione del premier».
Lo ha deciso ieri il coordinamento regionale del Pdl che ha anche indetto i congressi provinciali nell'Isola: si svolgeranno dal 12 febbraio al 3 marzo.
Una decisione coraggiosa, considerato quanto sta accadendo nell'ambito del centrosinistra a Palermo, dove da Idv a Sel, passando per Prc, Verdi e movimenti, stanno costringendo il Pd a rinunciare a questo meccanismo per designare il candidato sindaco. Una situazione piuttosto ingarbugliata che coinvolge Borsellino, spinta dal Pd e Sel a partecipare alle primarie alle quali si sono opposte tutte le altre forze politiche, temendo accordi del Pd con il Terzo polo. Negli ultimi giorni anche Sel ha preso le distanze dalle primarie, facendole praticamente tornare in soffitta.
Non teme, invece, contraccolpi, il coordinatore regionale del Pdl, Castiglione, che indica Pid, Grande Sud, La Destra, Noi Sud e Fare Italia come le forze con cui naturalmente allearsi. «Le primarie possono aiutare a superare la frantumazione - ha detto Castiglione - e, nello stesso tempo, dare forza al candidato sindaco che sarà designato. Verificheremo cosa accadrà in Sicilia. Sembrava ci fossero difficoltà a introdurre le primarie. Invece, stiamo procedendo con estrema sintonia. Abbiamo già nominato La Loggia responsabile del regolamento per le primarie e per la formazione delle liste». Nomi sui possibili candidati, ovviamente, Castiglione non ne fa, ma deve fare i conti con la decisione di Micciché di candidarsi autonomamente: «Micciché è un nostro alleato. Ha sempre lavorato per il centrodestra e noi vogliamo l'unità. Ma anche lui deve passare per le primarie. Comunque, faremo incontri con le parti sociali e le categorie produttive, perché non si può escludere che il candidato sindaco sia espressione della società civile, come lo è stato a Trapani, e per due mandati, Fazio».
Sotto la spinta del segretario Alfano, il Pdl tenterà in Sicilia la riconquista del consenso e degli alleati. «Oggi c'è una maggiore disponibilità - ha osservato Castiglione -, ma c'è anche chi temporeggia per verificare il risultato delle amministrative che sono considerate un test per le regionali e le politiche del 2013». Durante i lavori del Pdl siciliano, a cui ha partecipato anche il coordinatore regionale, Nania, sono stati affrontati, fra gli altri, due tempi di grande attualità: la riforma della legge elettorale nazionale con l'introduzione della preferenza e il ddl del governo regionale che prevede l'abolizione delle Province e la costituzione dei liberi consorzi di Comuni, così come prevede lo Statuto autonomistico. Netta contrarietà sull'abolizione delle Province; pieno sostegno ad Alfano sulla riforma della legge elettorale che, comunque, dovrà rimanere bipolare e dovrà consentire la designazione del premier».
Lillo Miceli
lunedì 16 gennaio 2012
Palermo, si dimette il sindaco Diego Cammarata
Palermo - Il sindaco Diego Cammarata si è dimesso dalla sua poltrona. L’annuncio è stato dato in una conferenza stampa a Villa Niscemi.
“Non me ne vado – ha detto – perchè mi sono stancato di fare il sindaco, questa è una sciocchezza. Ma è un atto di amore e responsabilità per questa città”.
L’ormai ex primo cittadino ha aggiunto che “le mie dimissioni erano previste per il 2 gennaio, ma ho preferito attendere la documetazione relativa al Patto di stabilità interna del Comune. In questi 10 anni non ho mai pensato di dimettermi. Ringrazio Angelino Alfano e soprattutto il presidente Silvio Berlusconi che mi sono sempre stati vicini”. “Mi sono dimesso perchè siamo in campagna elettorale” ha aggiunto Cammarata riservando una stoccata nei confronti del governatore Raffaele Lombardo il quale “non ha mai rispettato nulla per Palermo e potrebbe essere ancora più ostile”. “Con la nomina del commissario Lombardo – ha proseguito – dovrà assumersi la responsabilità di Palermo: io passo la mano lasciando i conti in ordine”. “Io non intendo dare alibi a nessuno neanche al consiglio comunale” il cui comportamento è stato “ignobile e vergognoso”. “Non poter governare è mortificante” ha proseguito Cammarata aggiungendo che “non volevo lasciare alcuna vicenda in sospeso come i 45 miliardi di euro di Gesip. Il Comune di Palermo – ha ribadito – non ha problemi di liquidità e di cassa”. “Abbiamo rispettato il Patto di stabilità per 10 anni e ne vado fiero. Vado a testa alta guardando in faccio avversari e non. Torno a fare l’avvocato e a pensare alla mia famiglia”
La Regione nei prossimi giorni nominerà un Commissario straordinario che guiderà il Comune alle prossime elezioni amministrative.
Pdl+Udc di nuovo insieme? Forse sì.
Fonti autorevoli sussurano che le dimissioni di Cammarata rientrano nella strategia di Angelino Alfano e Renato Schifani in vista della prossima tornata elettorale. In sostanza il duo pidiellino ha chiesto a Cammarata di fare un passo indietro in cambio di un posto di sottogoverno. L'obiettivo è quello di far dimenticare, con qualche mese d'anticipo, la pessima gestione della città proponendo un candidato stimato dai cittadini palermitani. Il favorito per la poltrona di futuro sindaco sembra essere l'attuale rettore dell'Università di Palermo, Roberto Lagalla, sul quale convergerebbe anche l'Udc di Casini.
“Non me ne vado – ha detto – perchè mi sono stancato di fare il sindaco, questa è una sciocchezza. Ma è un atto di amore e responsabilità per questa città”.
L’ormai ex primo cittadino ha aggiunto che “le mie dimissioni erano previste per il 2 gennaio, ma ho preferito attendere la documetazione relativa al Patto di stabilità interna del Comune. In questi 10 anni non ho mai pensato di dimettermi. Ringrazio Angelino Alfano e soprattutto il presidente Silvio Berlusconi che mi sono sempre stati vicini”. “Mi sono dimesso perchè siamo in campagna elettorale” ha aggiunto Cammarata riservando una stoccata nei confronti del governatore Raffaele Lombardo il quale “non ha mai rispettato nulla per Palermo e potrebbe essere ancora più ostile”. “Con la nomina del commissario Lombardo – ha proseguito – dovrà assumersi la responsabilità di Palermo: io passo la mano lasciando i conti in ordine”. “Io non intendo dare alibi a nessuno neanche al consiglio comunale” il cui comportamento è stato “ignobile e vergognoso”. “Non poter governare è mortificante” ha proseguito Cammarata aggiungendo che “non volevo lasciare alcuna vicenda in sospeso come i 45 miliardi di euro di Gesip. Il Comune di Palermo – ha ribadito – non ha problemi di liquidità e di cassa”. “Abbiamo rispettato il Patto di stabilità per 10 anni e ne vado fiero. Vado a testa alta guardando in faccio avversari e non. Torno a fare l’avvocato e a pensare alla mia famiglia”
La Regione nei prossimi giorni nominerà un Commissario straordinario che guiderà il Comune alle prossime elezioni amministrative.
Pdl+Udc di nuovo insieme? Forse sì.
Fonti autorevoli sussurano che le dimissioni di Cammarata rientrano nella strategia di Angelino Alfano e Renato Schifani in vista della prossima tornata elettorale. In sostanza il duo pidiellino ha chiesto a Cammarata di fare un passo indietro in cambio di un posto di sottogoverno. L'obiettivo è quello di far dimenticare, con qualche mese d'anticipo, la pessima gestione della città proponendo un candidato stimato dai cittadini palermitani. Il favorito per la poltrona di futuro sindaco sembra essere l'attuale rettore dell'Università di Palermo, Roberto Lagalla, sul quale convergerebbe anche l'Udc di Casini.
domenica 8 gennaio 2012
Pdl+Udc di nuovo insieme? Forse sì. Occhio a Palermo
In questa fase di grande sobrietà della politica, per capire quello che si muove sotto il velo della solidarietà nazionale bisogna fermarsi un attimo e farsi un giro in qualche piccola realtà politica territoriale. In questo senso, uno dei migliori contesti da studiare per capire cosa si muove dietro le quinte del clima di unità nazionale è quello che si sta materializzando in Sicilia, e in particolare quello che si sta materializzando a Palermo in vista della prossima campagna elettorale per le comunali.
E dalle parti del centrodestra, in effetti, sta succedendo qualcosa di interessante: sta succedendo che proprio nella regione in cui il Pdl berlusconiano ha offerto agli osservatori i primi segnali di difficoltà (due anni fa, per dire, il Pdl, nella regione del famoso 61 a 0 di Forza Italia, fu estromesso nel terzo rimpasto della giunta Lombardo) oggi il Pdl sta provando a fare la stessa cosa che sta tentando a livello nazionale il segretario (siciliano) del partito Angelino Alfano: stringere un patto con l’Udc e lavorare su un progetto comune.
Ebbene, in Sicilia, a Palermo, quel progetto comune esiste: Pdl e Udc, dopo anni di grande diffidenza, stanno provando nuovamente a dialogare e stanno cercando in particolare di trovare un candidato buono da poter appoggiare insieme in modo coerente. Al momento la persona giusta potrebbe essere il rettore Roberto Lagalla, ma di sicuro se in Sicilia il riavvicinamento tra Pdl e Udc (che tra l’altro in questo modo uscirebbe dal terzo polo, che proprio in Sicilia aveva mosso i suoi primi passi) dovesse concretizzarsi la notizia non potrebbe che far piacere a tutti coloro che nel resto d’Italia sognano di poter mettere sempre più a fuoco un nuovo centrodestra ispirato al modello del Ppe (Partito Popolare Europeo).
E dalle parti del centrodestra, in effetti, sta succedendo qualcosa di interessante: sta succedendo che proprio nella regione in cui il Pdl berlusconiano ha offerto agli osservatori i primi segnali di difficoltà (due anni fa, per dire, il Pdl, nella regione del famoso 61 a 0 di Forza Italia, fu estromesso nel terzo rimpasto della giunta Lombardo) oggi il Pdl sta provando a fare la stessa cosa che sta tentando a livello nazionale il segretario (siciliano) del partito Angelino Alfano: stringere un patto con l’Udc e lavorare su un progetto comune.
Ebbene, in Sicilia, a Palermo, quel progetto comune esiste: Pdl e Udc, dopo anni di grande diffidenza, stanno provando nuovamente a dialogare e stanno cercando in particolare di trovare un candidato buono da poter appoggiare insieme in modo coerente. Al momento la persona giusta potrebbe essere il rettore Roberto Lagalla, ma di sicuro se in Sicilia il riavvicinamento tra Pdl e Udc (che tra l’altro in questo modo uscirebbe dal terzo polo, che proprio in Sicilia aveva mosso i suoi primi passi) dovesse concretizzarsi la notizia non potrebbe che far piacere a tutti coloro che nel resto d’Italia sognano di poter mettere sempre più a fuoco un nuovo centrodestra ispirato al modello del Ppe (Partito Popolare Europeo).
Fonte: ilfoglio.it
martedì 3 gennaio 2012
Palermo, si soffoca? Il sindaco è assolto
Nella città del cielo terso e dei cattivi odori che invadono perfino le strade e piazze più battute dai turisti, nella Palermo dei mille problemi irrisolti, quello dell'inquinamento atmosferico è forse il più grave perchè, stando a uno studio dei consulenti della Procura della Repubblica, il biossido di azoto crescerebbe a dismisura superando "di oltre il 33% il valore limite". Non è bastata a questa perizia per ottenere la condanna di Diego Cammarata, il primo cittadino sotto processo per due anni con gli ex assessori Giovanni Avanti e Lorenzo Ceraulo, tutti imputati di omissione di atti d'ufficio perchè non avrebbero adottato i provvedimenti necessari contro lo smog e, infine, tutti assolti in estate perchè "i fatti contestati non sussistono".
Forse bisogna trovare qualcosa di diverso dalla via giudiziaria alla pulizia dell'ambiente. Resta il fatto che in alcune ore del giorno da Piazza Politeama alla Stazione centrale, sia via Ruggero Settimo sia quel budello di via Maqueda diventano vere e proprie camere a gas. Con autobus e camion che sbuffano veleno, spesso bloccati da precari e disoccupati quasi ogni giorno diretti verso Comune e Regione. Di qui l'idea di ridurre il traffico almeno nel fine settimana. Ma contro l'ipotesi pedonale si sono scagliati proprio i commercianti di via Maqueda, con sorpresa dell'assessore al Centro storico, al quale rimproverano il rischio di ripetere il fallimentare esperimento dell'anno scorso, quando formalmente la strada era chiusa, ma passavano in continuazione autobus, taxi, mezzi delle forze dell'ordine, auto blu e ambulanze.
Di qui il rilancio dell'idea di una pedonalizzazione totale dell'area, evitando chiusure a metà. E' il tira e molla di una Palermo che sulla parallela di via Maqueda, via Roma, è riuscita a realizzare almeno la domenica un'area pedonale. Come nella centralissima via Libertà, con carreggiate zeppe di fioriere e bancarelle.
La scienza può dare consigli, inventare carburanti nuovi ma la scelta finale per creare un altro modello di sviluppo è politica.
Forse bisogna trovare qualcosa di diverso dalla via giudiziaria alla pulizia dell'ambiente. Resta il fatto che in alcune ore del giorno da Piazza Politeama alla Stazione centrale, sia via Ruggero Settimo sia quel budello di via Maqueda diventano vere e proprie camere a gas. Con autobus e camion che sbuffano veleno, spesso bloccati da precari e disoccupati quasi ogni giorno diretti verso Comune e Regione. Di qui l'idea di ridurre il traffico almeno nel fine settimana. Ma contro l'ipotesi pedonale si sono scagliati proprio i commercianti di via Maqueda, con sorpresa dell'assessore al Centro storico, al quale rimproverano il rischio di ripetere il fallimentare esperimento dell'anno scorso, quando formalmente la strada era chiusa, ma passavano in continuazione autobus, taxi, mezzi delle forze dell'ordine, auto blu e ambulanze.
Di qui il rilancio dell'idea di una pedonalizzazione totale dell'area, evitando chiusure a metà. E' il tira e molla di una Palermo che sulla parallela di via Maqueda, via Roma, è riuscita a realizzare almeno la domenica un'area pedonale. Come nella centralissima via Libertà, con carreggiate zeppe di fioriere e bancarelle.
La scienza può dare consigli, inventare carburanti nuovi ma la scelta finale per creare un altro modello di sviluppo è politica.
sabato 8 ottobre 2011
Fini a Palermo: "C'è un'Italia in cui credere"
"In Italia quello che va ridotto non è il costo della politica ma di tutti quegli apparati che nel corso degli anni sono proliferati attorno alla politica e la Sicilia non è certo la Regione con il modello più virtuoso".
Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini parlando agli imprenditori nella sede di Confindustria a Palermo.
Fini ha parlato anche del ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, dicendo che se è rimasto in carica è stata un occasione persa da parte della maggioranza che per "opportunità" politica avrebbe potuto esprimersi diversamente, anche se l'accusa di mafia, ha aggiunto il leader di Fli, dovesse cadere.
La legge sulle intercettazioni: "La legge sulle intercettazioni non è la migliore legge per l'interesse nazionale ma forse per l'interesse personale di qualcuno". Gianfranco Fini boccia il testo che Cavaliere e maggioranza vogliono fortemente e che contiene norme in grado di depotenziare un indispensabile strumento di indagine. E sempre sulla questione giustizia lancia una nuova frecciata al premier: "Un giorno serve il processo breve e un giorno il processo lungo a seconda di quello che conviene".
Legge elettorale. "Va cambiata, ma c'è un "paradosso: si va a votare con una legge fatta dal parlamento, o dal referendum o, ancora peggio, con quella attuale? - dice Fini - Che logica è fare la legge elettorale senza sapere quale sarà il numero dei parlamentari domani, o se il senato continuerà a mantenere l'assetto attuale, che è lo stesso del 1948?".
E' giunto il momento di tagliare, rilancia il presidente della Camera: "Come è possibile continuare ad avere 945 parlamentari, centinaia di consiglieri e deputati regionali con costi a volte piu" alti di quelli nazionali e poi, Comuni, consorzi. C'è un reticolo e un apparto che è diventato insopportabile. E' lì che si deve disboscare".
La crisi economica. E' la credibilità del governo che rende possibile la patrimoniale, come disse Einaudi già nel 1946" incalza Fini. Che si dice favorevole ad un innalzamento dell'età pensionabile. Ad una condizione: "Che quello che lo Stato risparmierebbe vada a costituire un fondo per l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e per migliorare la loro professionalità".
Il futuro "Il vizio della politica italiana è quello di usare lo specchietto retrovisore o pensare solo al presente. Non ci si chiede quale sarà lo scenario tra 10 anni. Ieri Draghi ha detto che l'Italia rischia di bruciare una generazione, in quanto abbiamo il più alto tasso di giovani che non lavorano e non studiano nell'Unione europea. Vogliamo affrontare questo problema? - si domanda Fini - Guardiamo alla Germania che ha deciso che per i prossimi 15 anni chiunque governi avrà nel bilancio alla voce della ricerca sempre il segno più".
Poi tocca alla Lega. E i toni si fanno irridenti. "Quelli della Lega danno il meglio quando a Pontida si vestono da Unni e Barbari. la secessione? Fuori dalla storia". E anche il federalismo finisce nel mirino di Fini: "Mi dispiace dirlo ma il federalismo ha aumentato il prelievo fiscale. Era stato caricato di attese miracolistiche, come se fosse la panacea di tutti i mali".
Clicca qui per vedere il video di Gianfranco Fini al Politeama di Palermo.
Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini parlando agli imprenditori nella sede di Confindustria a Palermo.
Fini ha parlato anche del ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, dicendo che se è rimasto in carica è stata un occasione persa da parte della maggioranza che per "opportunità" politica avrebbe potuto esprimersi diversamente, anche se l'accusa di mafia, ha aggiunto il leader di Fli, dovesse cadere.
La legge sulle intercettazioni: "La legge sulle intercettazioni non è la migliore legge per l'interesse nazionale ma forse per l'interesse personale di qualcuno". Gianfranco Fini boccia il testo che Cavaliere e maggioranza vogliono fortemente e che contiene norme in grado di depotenziare un indispensabile strumento di indagine. E sempre sulla questione giustizia lancia una nuova frecciata al premier: "Un giorno serve il processo breve e un giorno il processo lungo a seconda di quello che conviene".
Legge elettorale. "Va cambiata, ma c'è un "paradosso: si va a votare con una legge fatta dal parlamento, o dal referendum o, ancora peggio, con quella attuale? - dice Fini - Che logica è fare la legge elettorale senza sapere quale sarà il numero dei parlamentari domani, o se il senato continuerà a mantenere l'assetto attuale, che è lo stesso del 1948?".
E' giunto il momento di tagliare, rilancia il presidente della Camera: "Come è possibile continuare ad avere 945 parlamentari, centinaia di consiglieri e deputati regionali con costi a volte piu" alti di quelli nazionali e poi, Comuni, consorzi. C'è un reticolo e un apparto che è diventato insopportabile. E' lì che si deve disboscare".
La crisi economica. E' la credibilità del governo che rende possibile la patrimoniale, come disse Einaudi già nel 1946" incalza Fini. Che si dice favorevole ad un innalzamento dell'età pensionabile. Ad una condizione: "Che quello che lo Stato risparmierebbe vada a costituire un fondo per l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e per migliorare la loro professionalità".
Il futuro "Il vizio della politica italiana è quello di usare lo specchietto retrovisore o pensare solo al presente. Non ci si chiede quale sarà lo scenario tra 10 anni. Ieri Draghi ha detto che l'Italia rischia di bruciare una generazione, in quanto abbiamo il più alto tasso di giovani che non lavorano e non studiano nell'Unione europea. Vogliamo affrontare questo problema? - si domanda Fini - Guardiamo alla Germania che ha deciso che per i prossimi 15 anni chiunque governi avrà nel bilancio alla voce della ricerca sempre il segno più".
Poi tocca alla Lega. E i toni si fanno irridenti. "Quelli della Lega danno il meglio quando a Pontida si vestono da Unni e Barbari. la secessione? Fuori dalla storia". E anche il federalismo finisce nel mirino di Fini: "Mi dispiace dirlo ma il federalismo ha aumentato il prelievo fiscale. Era stato caricato di attese miracolistiche, come se fosse la panacea di tutti i mali".
Clicca qui per vedere il video di Gianfranco Fini al Politeama di Palermo.
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