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sabato 8 ottobre 2011

Fini a Palermo: "C'è un'Italia in cui credere"

"In Italia quello che va ridotto non è il costo della politica ma di tutti quegli apparati che nel corso degli anni sono proliferati attorno alla politica e la Sicilia non è certo la Regione con il modello più virtuoso".

Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini parlando agli imprenditori nella sede di Confindustria a Palermo.
Fini ha parlato anche del ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, dicendo che se è rimasto in carica è stata un occasione persa da parte della maggioranza che per "opportunità" politica avrebbe potuto esprimersi diversamente, anche se l'accusa di mafia, ha aggiunto il leader di Fli, dovesse cadere.

La legge sulle intercettazioni: "La legge sulle intercettazioni non è la migliore legge per l'interesse nazionale ma forse per l'interesse personale di qualcuno". Gianfranco Fini boccia il testo che Cavaliere e maggioranza vogliono fortemente e che contiene norme in grado di depotenziare un indispensabile strumento di indagine. E sempre sulla questione giustizia lancia una nuova frecciata al premier: "Un giorno serve il processo breve e un giorno il processo lungo a seconda di quello che conviene".

Legge elettorale. "Va cambiata, ma c'è un "paradosso: si va a votare con una legge fatta dal parlamento, o dal referendum o, ancora peggio, con quella attuale? - dice Fini - Che logica è fare la legge elettorale senza sapere quale sarà il numero dei parlamentari domani, o se il senato continuerà a mantenere l'assetto attuale, che è lo stesso del 1948?".
E' giunto il momento di tagliare, rilancia il presidente della Camera: "Come è possibile continuare ad avere 945 parlamentari, centinaia di consiglieri e deputati regionali con costi a volte piu" alti di quelli nazionali e poi, Comuni, consorzi. C'è un reticolo e un apparto che è diventato insopportabile. E' lì che si deve disboscare".

La crisi economica.
E' la credibilità del governo che rende possibile la patrimoniale, come disse Einaudi già nel 1946" incalza Fini. Che si dice favorevole ad un innalzamento dell'età pensionabile. Ad una condizione: "Che quello che lo Stato risparmierebbe vada a costituire un fondo per l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e per migliorare la loro professionalità".
 
Il futuro "Il vizio della politica italiana è quello di usare lo specchietto retrovisore o pensare solo al presente. Non ci si chiede quale sarà lo scenario tra 10 anni. Ieri Draghi ha detto che l'Italia rischia di bruciare una generazione, in quanto abbiamo il più alto tasso di giovani che non lavorano e non studiano nell'Unione europea. Vogliamo affrontare questo problema?  - si domanda Fini - Guardiamo alla Germania che ha deciso che per i prossimi 15 anni chiunque governi avrà nel bilancio alla voce della ricerca sempre il segno più".

Poi tocca alla Lega. E i toni si fanno irridenti. "Quelli della Lega danno il meglio quando a Pontida si vestono da Unni e Barbari. la secessione? Fuori dalla storia". E anche il federalismo finisce nel mirino di Fini: "Mi dispiace dirlo ma il federalismo ha aumentato il prelievo fiscale. Era stato caricato di attese miracolistiche, come se fosse la panacea di tutti i mali".

Clicca qui per vedere il video di Gianfranco Fini al Politeama di Palermo.

giovedì 30 settembre 2010

Di Pietro ed il suo linguaggio

Alla fine Berlusconi ce l'ha fatta: ha ottenuto 342 voti di fiducia.

L'Aula della Camera ha infatti confermato la fiducia al governo. I no sono stati 275 e tre gli astenuti. Determinanti sono stati i 33 voti dei finiani e i 4 dell'Mpa.

Di Futuro e Libertà il "no" alla fiducia al governo Berlusconi è arrivato dal deputato Fabio Granata che spiega così il suo voto contrario: - "Ho votato contro la fiducia come reazione simbolica agli attacchi vergognosi a cui, in questi mesi, è stato sottoposto il presidente Fini sul piano politico e personale. Mi riconosco e condivido pienamente le posizioni del gruppo Futuro e Libertà per l’Italia, così come espresse oggi in aula dal capogruppo Bocchino. Il nostro gruppo parlamentare, anche attraverso l’asse strategico con l’Mpa, ha dimostrato di essere tassello indispensabile per la governabilità".

Ma a far scalpore in aula non è stato il no di Granata di Fli (convocato per questo motivo dal presidente della Camera nell'ufficio di Montecitorio subito dopo) nè tantomeno l'astensione di un esponente del Mpa, Aurelio Misiti ma il discorso dell'On. Antonio Di Pietro.

Il leader dell'Idv inizia così il suo commento: "Lei non è un presidente del Consiglio, ma uno stupratore della democrazia". Una frase che ha spinto il presidente della Camera Gianfranco Fini a richiamare l'ex pm: "Onorevole Di Pietro, la prego di usare un linguaggio consono a quest'Aula". Di Pietro è andato avanti con le accuse di aver prodotto con il suo governo soltanto "leggi ad personam in difesa dei suoi interessi e per sfuggire alla giustizia, assieme alla sua cricca". Il suo intervento con il passare del tempo diventa sempre più acceso, ci manca poco e rischia quasi di sfociare nel turpiloquio.
In varie occasioni costringe il Presidente della Camera Fini ad intervenire e a richiamarlo all'ordine: «La prego di usare termini che siano consoni al luogo in cui si trova, è ammessa ogni espressione non può essere tollerata l’ingiuria».

Io credo che ci sia modo e modo di esprimere il proprio pensiero, la si può dire in maniera offensiva così da passare sicuramente dalla parte del torto, e in maniera più garbata, la sostanza rimane sempre la solita, ma la forma cambia.

Giudicate voi se l'intervento dell'On. Di Pietro rientra o no nei ranghi della dialettica civile.