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venerdì 7 ottobre 2011

Sicilia, tagli agli stipendi di sindaci e consiglieri

Ci sono i tagli agli stipendi dei sindaci, dei presidenti delle province e dei consiglieri. E ci sono anche i limiti alle consulenze e l’obbligo di chiudere le società partecipate. Eccola la manovra sugli enti locali. La Finanziaria approvata dalla giunta Lombardo lunedì sera prevede 4 degli articoli più corposi su questa materia.

La prima norma è quella che prevede un taglio del 20% alle retribuzioni dei sindaci e dei presidenti delle Province. Misura che si accompagna alla riduzione dei compensi per tutte le altre figure di amministratori: ai presidenti dei consigli comunali e provinciali, così come agli assessori, andrà una indennità di funzione pari solo al 20% di quella dei sindaci e dei presidenti della Provincia. Si tratta di indennità che vanno ulteriormente dimezzate se chi le percepisce ha anche un secondo lavoro per cui non ha chiesto l’aspettativa.
 C’è un taglio anche per i consiglieri comunali e provinciali: la loro indennità di funzione sarà limitata al 10% di quella dei sindaci e presidenti di Provincia. Non verrà invece dato alcun compenso ai componenti degli organi assembleari delle unioni di Comuni. E nei Comuni con meno di 15 mila abitanti sarà possibile avere un solo revisore dei conti.
Gli stessi Comuni non potranno più detenere partecipazioni in società, fondazioni, enti e istituzioni varie. E, in generale, i Comuni con meno di 30 mila abitanti entro il 31 dicembre 2013 devono mettere in liquidazione le partecipazioni che detengono ancora nelle società. I Comuni con più di 30 mila abitanti possono mantenere le partecipazioni ma nelle società scatta il divieto di assunzione e un taglio dei compensi ai vertici amministrativi.


I sindaci di Comuni con più di 50 mila abitanti potranno avere un massimo di due consulenti, che a loro volta potranno avere un compenso pari al massimo a quello dei dipendenti comunali. La Finanziaria ribadisce l’input agli enti locali a vendere i propri immobili per far cassa. 
Confermata la norma che fissa a 750 milioni il fondo destinato dalla Regione al finanziamento di Comuni e Province (resta quindi il taglio di 80 milioni già applicato quest’anno rispetto al 2010). Confermata anche la norma che obbliga i Comuni minori limitrofi (sotto i 10 mila abitanti) a unificare gli uffici tecnici comunali.


Se l’Ars approverà la Finanziaria in questa versione - ma è impensabile che non arrivino modifiche durante il voto in Parlamento - scatterà pure la soppressione delle circoscrizioni nelle città. 
La manovra prevede in ogni caso la soppressione della figura del garante per i detenuti, ruolo oggi affidato al parlamentare nazionale di Forza del Sud Salvo Fleres. Un incarico che ha suscitato grandi polemiche, soprattutto da parte del Pd con Pino Apprendi, per via del compenso che si attesta sui centomila euro l’anno.
Il testo messo a punto dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao, prevede anche la trasformazione del Cas - Consorzio autostrade siciliane - in ente pubblico economico. Ciò dovrebbe permettere, spiegano i tecnici, la stabilizzazione di parte dei precari a cui andrebbe applicato il contratto collettivo nazionale del personale delle società e dei consorzi concessionari di autostrade.

Le polemiche:
"La Regione combatta gli sprechi, non la democrazia". Lo afferma il deputato regionale Lino Leanza (Mpa), commentando l'articolo della finanziaria regionale, varato dalla giunta che "tra l'altro riduce in maniera indiscriminata le indennità a sindaci, presidenti e consiglieri di comuni e province siciliani". "Il taglio  delle indennità dal 20 al 40% agli amministratori degli enti locali, - osserva - si accanisce contro chi è stato scelto democraticamente dal popolo, rischia di riconsegnare la Sicilia alle lobby, ai poteri forti, ai ricchi, uccide la democrazia e quindi la partecipazione popolare".  Per Leanza: "La riduzione dell'indennità penalizza gli amministratori e mette seriamente a rischio l'esercizio democratico".

L'Mpa ha poi corretto dicendo che "i tagli alle indennità vanno dal 20 al 90 %. I tagli sono così ripartiti: 20 % ai presidenti e sindaci, 90 % ai consiglieri comunali e provinciali, 100 % ai rappresentanti di circoscrizione".

Anche l'Udc è contro l'articolo della finanziaria e annuncia un emendamento per cambiarlo.
Secondo Rudy Maira, capogruppo del Pid all'Ars, invece "si rischia un'operazione populista che demotiverà tanti cittadini all'impegno politico e magari aprirà a una stagione in cui le cariche pubbliche verranno ricoperte per censo". 

Fonte: gds.it

mercoledì 27 aprile 2011

Truffa con i fondi Ue, arrestato il deputato regionale Minardo

Il deputato regionale del Mpa, Riccardo Minardo

Fermato dalla guardia di finanza, insieme ad altre quattro persone, nell'ambito di un'inchiesta su presunti illeciti legati a finanziamenti statali ed europei.


RAGUSA. Il deputato regionale siciliano del Mpa Riccardo Minardo, presidente della I commissione dell'Ars Affari istituzionali ed ex parlamentare nazionale, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza, insieme ad altre quattro persone, nell'ambito di un'inchiesta su una presunta truffa legata a finanziamenti statali ed europei.

Le accuse nei suoi confronti sono di associazione per delinquere, truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato.
Oltre a Minardo, al quale sono stati concessi i domiciliari, il provvedimento riguarda la moglie del deputato regionale, Giuseppa Zocco, il presidente del Consiglio di amministrazione del Copai, Rosaria Suizzo, il marito della donna Mario Barone, proprietario di alcune società, e Pietro Maienza, legale rappresentante di una di queste.

I cinque provvedimenti di custodia cautelare sono stati firmati dal Gip di Modica, Patricia Di Marco. L'inchiesta, condotta dalla Procura di Modica retta da Francesco Puleio, ruota attorno a finanziamenti al Copai, il Consorzio di sviluppo dell'area iblea e all'acquisto di Palazzo Pandolfi, un antico edificio di Pozzallo (Ragusa) che doveva essere destinato a Centro Polivalente, di un altro antico palazzo nobiliare a Modica, Palazzo Lanteri, e della emittente Radio Onda Libera.


fonte: gds.it

giovedì 30 settembre 2010

Di Pietro ed il suo linguaggio

Alla fine Berlusconi ce l'ha fatta: ha ottenuto 342 voti di fiducia.

L'Aula della Camera ha infatti confermato la fiducia al governo. I no sono stati 275 e tre gli astenuti. Determinanti sono stati i 33 voti dei finiani e i 4 dell'Mpa.

Di Futuro e Libertà il "no" alla fiducia al governo Berlusconi è arrivato dal deputato Fabio Granata che spiega così il suo voto contrario: - "Ho votato contro la fiducia come reazione simbolica agli attacchi vergognosi a cui, in questi mesi, è stato sottoposto il presidente Fini sul piano politico e personale. Mi riconosco e condivido pienamente le posizioni del gruppo Futuro e Libertà per l’Italia, così come espresse oggi in aula dal capogruppo Bocchino. Il nostro gruppo parlamentare, anche attraverso l’asse strategico con l’Mpa, ha dimostrato di essere tassello indispensabile per la governabilità".

Ma a far scalpore in aula non è stato il no di Granata di Fli (convocato per questo motivo dal presidente della Camera nell'ufficio di Montecitorio subito dopo) nè tantomeno l'astensione di un esponente del Mpa, Aurelio Misiti ma il discorso dell'On. Antonio Di Pietro.

Il leader dell'Idv inizia così il suo commento: "Lei non è un presidente del Consiglio, ma uno stupratore della democrazia". Una frase che ha spinto il presidente della Camera Gianfranco Fini a richiamare l'ex pm: "Onorevole Di Pietro, la prego di usare un linguaggio consono a quest'Aula". Di Pietro è andato avanti con le accuse di aver prodotto con il suo governo soltanto "leggi ad personam in difesa dei suoi interessi e per sfuggire alla giustizia, assieme alla sua cricca". Il suo intervento con il passare del tempo diventa sempre più acceso, ci manca poco e rischia quasi di sfociare nel turpiloquio.
In varie occasioni costringe il Presidente della Camera Fini ad intervenire e a richiamarlo all'ordine: «La prego di usare termini che siano consoni al luogo in cui si trova, è ammessa ogni espressione non può essere tollerata l’ingiuria».

Io credo che ci sia modo e modo di esprimere il proprio pensiero, la si può dire in maniera offensiva così da passare sicuramente dalla parte del torto, e in maniera più garbata, la sostanza rimane sempre la solita, ma la forma cambia.

Giudicate voi se l'intervento dell'On. Di Pietro rientra o no nei ranghi della dialettica civile.