Da ieri il dott. Saverio Renato Ardizzone, consigliere comunale dell'Mpa di Menfi, non è più il Presidente del Consiglio dell'Unione dei Comuni Terre Sicane.
Il dott. Ardizzone, eletto all'unanimità il 24 novembre 2011, ha infatti rassegnato le proprie «dimissioni irrevocabili» da Presidente del Consiglio dell'Ente sovracomunale.
Si vocifera, da parte di persone ben informate, che l'uscita di scena sia dovuta ad una non condivisione di scelte politiche ed amministrative legate, probabilmente, anche alle nuove nomine di assessori.
Menfi [Agrigento - Sicilia]. Vista l'estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, ho deciso di disporre di questo potente mezzo di comunicazione per interfacciarmi con tutti i cittadini. Grazie a questa piattaforma web farò conoscere le mie idee, le mie prospettive politiche e mi confronterò, in maniera costruttiva, con tutti gli elettori del Comune di Menfi.
domenica 15 gennaio 2012
venerdì 13 gennaio 2012
Sicilia, cellulare gratis per deputati, parenti e amanti
Per un'intera legislatura, dal 2001 al 2006, ben 700 persone hanno usufruito delle schede telefoniche pagate dall'Assemblea regionale siciliana, date ai deputati dell'Ars, che a loro volta le hanno girate ad amici, parenti e persino a qualche amante. La truffa sarebbe durata anche per un periodo successivo al 2008 (per molti a mandato scaduto), anno in cui il presidente dell'Assemblea siciliana, Francesco Cascio, insospettito dalla richiesta della Tim di avere 300 mila euro per chiamate effettuate tra il 2007 e il 2008, bloccò tutto.
INDAGA LA PROCURA - Adesso la Procura - secondo quanto scrive Repubblica sull'edizione locale di Palermo - indaga sulla vicenda, scoperta per caso dai carabinieri di Monreale che stavano investigando su altro: alcuni contatti telefonici di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo. Il Pm Gaetano Paci e l'aggiunto Leonardo Agueci hanno già sentito alcuni dirigenti dell'Ars.
350 EURO AL MESE PER LE TELEFONATE - I 90 deputati dell'Ars, le cui indennità sono equiparate a quelle dei senatori, hanno in busta paga un rimborso mensile di 350 euro per le telefonate, "ma ancora oggi - dice Cascio - stiamo cercando di capire a chi erano state date quelle schede, perchè alcuni deputati non ci hanno mai risposto".
INDAGA LA PROCURA - Adesso la Procura - secondo quanto scrive Repubblica sull'edizione locale di Palermo - indaga sulla vicenda, scoperta per caso dai carabinieri di Monreale che stavano investigando su altro: alcuni contatti telefonici di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo. Il Pm Gaetano Paci e l'aggiunto Leonardo Agueci hanno già sentito alcuni dirigenti dell'Ars.
350 EURO AL MESE PER LE TELEFONATE - I 90 deputati dell'Ars, le cui indennità sono equiparate a quelle dei senatori, hanno in busta paga un rimborso mensile di 350 euro per le telefonate, "ma ancora oggi - dice Cascio - stiamo cercando di capire a chi erano state date quelle schede, perchè alcuni deputati non ci hanno mai risposto".
Fonte: affaritaliani.libero.it
giovedì 12 gennaio 2012
Menfi, Giudice di Pace: ufficio a rischio chiusura
Figura chiave per numerosi cittadini che lo sommergono delle richieste più impensate, il giudice di pace di Menfi rischia di scomparire nel 2012 per il ridimensionamento, previsto dal precedente Governo e portato avanti dall'attuale, di tutti gli uffici giudiziari delle sezioni distaccate. E' la conseguenza della legge 14 settembre 2011 n. 148 o meglio conosciuta come «riforma giudiziaria».
L'unica possibilità di sopravvivenza è demandata ai Comuni che dovrebbero accollarsi tutte le spese, gestionali e del personale amministrativo. A Menfi, nell'attuale ufficio, oggi operano: un cancelliere, un operatore giudiziario, un ausiliario.
Il sindaco di Bivona, Giovanni Panepinto (PD), sceso sul piede di guerra già da molto tempo, ha dichiarato che manterrà in vita il proprio ufficio. Cosa succederà a Menfi ?!?
La lettera dell'avvocato Giuseppe Avona
Avv.ti con Studi nei Comuni di:
Menfi - Santa Margherita di Belice - Sambuca di Sicilia - Montevago
Ai Sigg.ri Sindaci dei Comuni di:
Menfi - Santa Margherita di Belice - Sambuca di Sicilia - Montevago -
I sottoscritti Avv.ti, considerato che la Legge delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli Uffici Giudiziari (art. 1 bis) prevede alla lettera L) la riduzione degli Uffici del Giudice di Pace dislocati in sede diversa da quella circondariale; Che alla lettera O) del suddetto articolo prevede che, entro 60 giorni dalla pubblicazione degli Uffici di Giudice di Pace da sopprimere, gli Enti locali interessati possono richiedere ed ottenere il mantenimento degli Uffici del Giudice di Pace con competenza sui rispettivi territori, facendosi integralmente carico delle spese di funzionamento ed erogazione del servizio di Giustizia, ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo che sarà messo a disposizione dagli enti medesimi, con la presente chiedono ai rispettivi Sindaci di attivarsi al fine di mantenere in essere l´Ufficio del Giudice di Pace di Menfi, che allo stato offre un locale idoneo al fabbisogno.
L'unica possibilità di sopravvivenza è demandata ai Comuni che dovrebbero accollarsi tutte le spese, gestionali e del personale amministrativo. A Menfi, nell'attuale ufficio, oggi operano: un cancelliere, un operatore giudiziario, un ausiliario.
Il sindaco di Bivona, Giovanni Panepinto (PD), sceso sul piede di guerra già da molto tempo, ha dichiarato che manterrà in vita il proprio ufficio. Cosa succederà a Menfi ?!?
La lettera dell'avvocato Giuseppe Avona
Avv.ti con Studi nei Comuni di:
Menfi - Santa Margherita di Belice - Sambuca di Sicilia - Montevago
Ai Sigg.ri Sindaci dei Comuni di:
Menfi - Santa Margherita di Belice - Sambuca di Sicilia - Montevago -
Menfi li 09.01.2012
I sottoscritti Avv.ti, considerato che la Legge delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli Uffici Giudiziari (art. 1 bis) prevede alla lettera L) la riduzione degli Uffici del Giudice di Pace dislocati in sede diversa da quella circondariale; Che alla lettera O) del suddetto articolo prevede che, entro 60 giorni dalla pubblicazione degli Uffici di Giudice di Pace da sopprimere, gli Enti locali interessati possono richiedere ed ottenere il mantenimento degli Uffici del Giudice di Pace con competenza sui rispettivi territori, facendosi integralmente carico delle spese di funzionamento ed erogazione del servizio di Giustizia, ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo che sarà messo a disposizione dagli enti medesimi, con la presente chiedono ai rispettivi Sindaci di attivarsi al fine di mantenere in essere l´Ufficio del Giudice di Pace di Menfi, che allo stato offre un locale idoneo al fabbisogno.
Belìce, “La ricostruzione del Belice tra pianificazione e utopia – Gennaio 1968 Gennaio 2012″
Nell’ambito delle iniziative organizzate dai comuni della valle del Belice, sabato 14 si terrà a Menfi un convegno dal titolo “La ricostruzione del Belice tra pianificazione e utopia“.
A distanza di 44 anni la ricostruzione della Valle del Belice non è stata ancora completata, non per incapacità delle comunità locali ma, per come hanno più volte sancito gli atti delle Commissioni Parlamentari che si sono ciclicamente occupate delle vicende, per la mancanza di risorse, erogate in misura largamente inferiore a quanto stanziato per altri simili tragici eventi. L’obiettivo oggi, è quello di ottenere, se non pretendere, puntuali risposte in modo da dare certezze e rapidità alle condizioni di recupero ambientale, edilizio e urbanistico e ripristinare di conseguenza tutte quelle strutture in grado di assicurare ai cittadini della Valle del Belice una normale ed agevole fruizione delle loro città e dei loro territori.
Si tratta di un atto di giustizia nei confronti di quelle popolazioni costrette a vivere nell’attesa di una definitiva risposta per chiudere una volta per tutte il doloroso capitolo della ricostruzione. Siamo stati costretti, per tre generazioni, a vivere nella precarietà per colpa di risorse mancate o di risorse assegnate con il contagocce fino a subire la vergogna di essere chiamati “professionisti del terremoto”.Oggi diciamo “basta”. Vogliamo lasciare ai nostri figli un futuro libero dalle catene della ricostruzione affinché il 68’ diventi solo una data da ricordare per le sue vittime e non un problema mai definito.
A distanza di 44 anni la ricostruzione della Valle del Belice non è stata ancora completata, non per incapacità delle comunità locali ma, per come hanno più volte sancito gli atti delle Commissioni Parlamentari che si sono ciclicamente occupate delle vicende, per la mancanza di risorse, erogate in misura largamente inferiore a quanto stanziato per altri simili tragici eventi. L’obiettivo oggi, è quello di ottenere, se non pretendere, puntuali risposte in modo da dare certezze e rapidità alle condizioni di recupero ambientale, edilizio e urbanistico e ripristinare di conseguenza tutte quelle strutture in grado di assicurare ai cittadini della Valle del Belice una normale ed agevole fruizione delle loro città e dei loro territori.
Si tratta di un atto di giustizia nei confronti di quelle popolazioni costrette a vivere nell’attesa di una definitiva risposta per chiudere una volta per tutte il doloroso capitolo della ricostruzione. Siamo stati costretti, per tre generazioni, a vivere nella precarietà per colpa di risorse mancate o di risorse assegnate con il contagocce fino a subire la vergogna di essere chiamati “professionisti del terremoto”.Oggi diciamo “basta”. Vogliamo lasciare ai nostri figli un futuro libero dalle catene della ricostruzione affinché il 68’ diventi solo una data da ricordare per le sue vittime e non un problema mai definito.
14 Gennaio 2012 - 0re 16,30 - Sala Convegni Centro Civico Menfi, Corso A. Palminteri
Programma dei Lavori:
Ore 16,30 Registrazione partecipanti
Ore 17,00 Saluti delle autorità:
Dott. Michele Botta
Sindaco di Menfi
Dott. Nicola Catania
Coordinatore Sindaci Valle del Belice
Prof. Arch Giuseppe Gangemi – Università di Palermo
La pianificazione come presupposto alla prevenzione ed alla conservazione del Territorio: il caso del Belice
Arch. Rosario Cultrone – Dipart. Reg. Protez. Civile
La protezione civile nella Regione Siciliana e la pianificazione alle diverse scale attraverso alcuni casi di
studio
Prof. Giovanni Falsone – Università di Messina
Il comportamento delle strutture sotto l’azione sismica: il terremoto di Messina e quello della valle del Belice
Prof. Arch Antonella Mamì – Università di Palermo
Prevenzione e riabilitazione sismica degli elementi non strutturali
Dott. Giuseppe Marrone e Dott. Saverio Milici
Linee guida per la redazione del piano comunale di protezione civile
Coordina
Arch. Rosario Cultrone
Intervengono:
Sindaci Valle del Belice
Concludono:
Sen. Gianpiero D’Alia
Ass. Gaetano Armao Ass. al Bilancio della Reg. Sicilia
Sen. Stefano Cusumano
Dibattito sulle tematiche del convegno.
Mostra di alcuni casi di studio
Ecco il link dell’evento su facebook https://www.facebook.com/events/218610654891712/
Ecco il link dell’evento su facebook https://www.facebook.com/events/218610654891712/
Menfi, presentazione “Mafia SpA”
Sabato 14 gennaio, alle ore 17.00, sarà presentato, presso la Biblioteca Comunale in Piazza Vittorio Emanuele, l’ultimo libro di Benny Calasanzio “Mafia SpA. Tutti gli affari della più grande impresa italiana.”. L’evento e stato oragnizzato dall’associazione civica “Menfi Vive”, con la collaborazione dell’associazione “Genitori e Figli” di Menfi, l’Istituzione Culturale “Federico II” e l’associazione nazionale “Etica e Politica”.
Oltre all’autore Benny Calasanzio saranno presenti:
Benny Calasanzio, in anteprima esclusiva, snocciola cifre e dati dai rapporti 2011 della Dia, di Legambiente, Sos Impresa e altri documenti inediti: numeri impressionanti per la loro mole di centinaia di miliardi di euro e perché costruiti sul sangue innocente di cittadini comuni. Scoprirete che mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita sono ramificate in tutta la penisola. Scoprirete che la banda della Magliana esiste ancora. E scoprirete che i dati forniti dal Ministero degli Interni non sembrano collimare con la realtà di un’Italia ancora strozzata da vili criminali.
Ecco il link dell’evento su facebook http://www.facebook.com/events/148061638639279/
Oltre all’autore Benny Calasanzio saranno presenti:
- Sonia Alfano, europarlamentare e presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia;
- Salvatore Vella, magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Palermo applicato a Marsala;
- Ignazio Cutrò, testimone di giustizia;
- Chicco Alfano, figlio del giornalista Beppe Alfano, ucciso dalla mafia nel 1993.
Benny Calasanzio, in anteprima esclusiva, snocciola cifre e dati dai rapporti 2011 della Dia, di Legambiente, Sos Impresa e altri documenti inediti: numeri impressionanti per la loro mole di centinaia di miliardi di euro e perché costruiti sul sangue innocente di cittadini comuni. Scoprirete che mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita sono ramificate in tutta la penisola. Scoprirete che la banda della Magliana esiste ancora. E scoprirete che i dati forniti dal Ministero degli Interni non sembrano collimare con la realtà di un’Italia ancora strozzata da vili criminali.
Ecco il link dell’evento su facebook http://www.facebook.com/events/148061638639279/
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martedì 10 gennaio 2012
Referendum sulla legge elettorale - Le posizioni dei partiti
La deadline è fissata per mercoledì, ma non è escluso che il verdetto possa arrivare nella giornata di giovedì: comincia così il conto alla rovescia per l'attesa decisione della Corte costituzionale sull'ammissibilità dei referendum abrogativi della legge elettorale.
Mercoledì, dalle 9.30, i quindici giudici di Piazza del Quirinale si riuniranno per decidere dei quesiti sostenuti da 1,2 milioni di cittadini: tante sono infatti le firme raccolte da comitati referendari che chiedono l'abolizione dell'attuale legge. I quesiti Al centro dei referendum non c'è l'affidabilità dell'attuale sistema elettorale, il Porcellum - peraltro sconfessato anche dal suo ideatore, l'ex ministro Roberto Calderoli, che lo ha definito una "porcata" - ma solo l'ammissibilità dei due quesiti con cui i referendari hanno chiesto l'abrogazione del modello vigente. Il primo quesito chiede il superamento integrale del Porcellum (legge 270/2005). Il secondo quesito, invece, più articolato, punta a eliminare solo i cosiddetti "alinea", cioè le frasi con cui il sistema messo a punto da Calderoli ha abrogato le norme precedenti, cioè il Mattarellum (leggi il confronto tra i due sistemi).
La sentenza
La Consulta sarà chiamata a valutare innanzitutto se la richiesta referendaria è ammissibile o meno. Andranno quindi verificate le condizioni di chiarezza omogeneità o non contraddittorietà dei quesiti e anche la matrice unitaria della richiesta. Successivamente i giudici delle leggi dovranno verificare che l'abrogazione del Porcellum non crei un vuoto normativo e infine se «la normativa di risulta» sia immediatamente applicabile in modo da garantire l'operatività dell'organo (cioè nuove elezioni del Parlamento) pur in mancanza di una nuova legge elettorale.
Cosa potrebbe succedere
Se la Consulta decidesse di "derogare" rispetto alle decisioni del passato, prevarrebbe allora la linea dei sì e si darebbe il via alla consultazione popolare che, in condizioni normali, dovrebbe svolgersi questa primavera. Non è però da escludere che i partiti, messi alle corde dall'avvicinarsi del referendum, possano riuscire a trovare un accordo per sventare il ritorno ai collegi uninomali e a un sistema sgradito a buona parte delle forze politiche. Se, invece, dovesse prevalere la giurisprudenza consolidata della Corte, allora i quesiti saranno dichiarati inammissibili e i partiti, forse, tireranno un sospiro di sollievo visto che la bocciatura renderà meno urgente un'accelerazione in Parlamento del percorso di riassetto della legge elettorale. Secondo alcuni, però, potrebbe emergere un terzo scenario suggerito dal fatto che, già nel 2008, la Consulta segnalò al Parlamento alcune problematiche legate al Porcellum (le perplessità maggiori erano concentrate sul premio di maggioranza): i giudici delle leggi potrebbero cioè non ammettere i quesiti ma dichiarare incostituzionali alcuni aspetti dell'attuale sistema. Ancora poche ore e conosceremo il verdetto.
Gli schieramenti politici sul referendum
Mercoledì, dalle 9.30, i quindici giudici di Piazza del Quirinale si riuniranno per decidere dei quesiti sostenuti da 1,2 milioni di cittadini: tante sono infatti le firme raccolte da comitati referendari che chiedono l'abolizione dell'attuale legge. I quesiti Al centro dei referendum non c'è l'affidabilità dell'attuale sistema elettorale, il Porcellum - peraltro sconfessato anche dal suo ideatore, l'ex ministro Roberto Calderoli, che lo ha definito una "porcata" - ma solo l'ammissibilità dei due quesiti con cui i referendari hanno chiesto l'abrogazione del modello vigente. Il primo quesito chiede il superamento integrale del Porcellum (legge 270/2005). Il secondo quesito, invece, più articolato, punta a eliminare solo i cosiddetti "alinea", cioè le frasi con cui il sistema messo a punto da Calderoli ha abrogato le norme precedenti, cioè il Mattarellum (leggi il confronto tra i due sistemi).
La sentenza
La Consulta sarà chiamata a valutare innanzitutto se la richiesta referendaria è ammissibile o meno. Andranno quindi verificate le condizioni di chiarezza omogeneità o non contraddittorietà dei quesiti e anche la matrice unitaria della richiesta. Successivamente i giudici delle leggi dovranno verificare che l'abrogazione del Porcellum non crei un vuoto normativo e infine se «la normativa di risulta» sia immediatamente applicabile in modo da garantire l'operatività dell'organo (cioè nuove elezioni del Parlamento) pur in mancanza di una nuova legge elettorale.
Cosa potrebbe succedere
Se la Consulta decidesse di "derogare" rispetto alle decisioni del passato, prevarrebbe allora la linea dei sì e si darebbe il via alla consultazione popolare che, in condizioni normali, dovrebbe svolgersi questa primavera. Non è però da escludere che i partiti, messi alle corde dall'avvicinarsi del referendum, possano riuscire a trovare un accordo per sventare il ritorno ai collegi uninomali e a un sistema sgradito a buona parte delle forze politiche. Se, invece, dovesse prevalere la giurisprudenza consolidata della Corte, allora i quesiti saranno dichiarati inammissibili e i partiti, forse, tireranno un sospiro di sollievo visto che la bocciatura renderà meno urgente un'accelerazione in Parlamento del percorso di riassetto della legge elettorale. Secondo alcuni, però, potrebbe emergere un terzo scenario suggerito dal fatto che, già nel 2008, la Consulta segnalò al Parlamento alcune problematiche legate al Porcellum (le perplessità maggiori erano concentrate sul premio di maggioranza): i giudici delle leggi potrebbero cioè non ammettere i quesiti ma dichiarare incostituzionali alcuni aspetti dell'attuale sistema. Ancora poche ore e conosceremo il verdetto.
Gli schieramenti politici sul referendum
Fonte: ilsole24ore.com
domenica 8 gennaio 2012
Pdl+Udc di nuovo insieme? Forse sì. Occhio a Palermo
In questa fase di grande sobrietà della politica, per capire quello che si muove sotto il velo della solidarietà nazionale bisogna fermarsi un attimo e farsi un giro in qualche piccola realtà politica territoriale. In questo senso, uno dei migliori contesti da studiare per capire cosa si muove dietro le quinte del clima di unità nazionale è quello che si sta materializzando in Sicilia, e in particolare quello che si sta materializzando a Palermo in vista della prossima campagna elettorale per le comunali.
E dalle parti del centrodestra, in effetti, sta succedendo qualcosa di interessante: sta succedendo che proprio nella regione in cui il Pdl berlusconiano ha offerto agli osservatori i primi segnali di difficoltà (due anni fa, per dire, il Pdl, nella regione del famoso 61 a 0 di Forza Italia, fu estromesso nel terzo rimpasto della giunta Lombardo) oggi il Pdl sta provando a fare la stessa cosa che sta tentando a livello nazionale il segretario (siciliano) del partito Angelino Alfano: stringere un patto con l’Udc e lavorare su un progetto comune.
Ebbene, in Sicilia, a Palermo, quel progetto comune esiste: Pdl e Udc, dopo anni di grande diffidenza, stanno provando nuovamente a dialogare e stanno cercando in particolare di trovare un candidato buono da poter appoggiare insieme in modo coerente. Al momento la persona giusta potrebbe essere il rettore Roberto Lagalla, ma di sicuro se in Sicilia il riavvicinamento tra Pdl e Udc (che tra l’altro in questo modo uscirebbe dal terzo polo, che proprio in Sicilia aveva mosso i suoi primi passi) dovesse concretizzarsi la notizia non potrebbe che far piacere a tutti coloro che nel resto d’Italia sognano di poter mettere sempre più a fuoco un nuovo centrodestra ispirato al modello del Ppe (Partito Popolare Europeo).
E dalle parti del centrodestra, in effetti, sta succedendo qualcosa di interessante: sta succedendo che proprio nella regione in cui il Pdl berlusconiano ha offerto agli osservatori i primi segnali di difficoltà (due anni fa, per dire, il Pdl, nella regione del famoso 61 a 0 di Forza Italia, fu estromesso nel terzo rimpasto della giunta Lombardo) oggi il Pdl sta provando a fare la stessa cosa che sta tentando a livello nazionale il segretario (siciliano) del partito Angelino Alfano: stringere un patto con l’Udc e lavorare su un progetto comune.
Ebbene, in Sicilia, a Palermo, quel progetto comune esiste: Pdl e Udc, dopo anni di grande diffidenza, stanno provando nuovamente a dialogare e stanno cercando in particolare di trovare un candidato buono da poter appoggiare insieme in modo coerente. Al momento la persona giusta potrebbe essere il rettore Roberto Lagalla, ma di sicuro se in Sicilia il riavvicinamento tra Pdl e Udc (che tra l’altro in questo modo uscirebbe dal terzo polo, che proprio in Sicilia aveva mosso i suoi primi passi) dovesse concretizzarsi la notizia non potrebbe che far piacere a tutti coloro che nel resto d’Italia sognano di poter mettere sempre più a fuoco un nuovo centrodestra ispirato al modello del Ppe (Partito Popolare Europeo).
Fonte: ilfoglio.it
sabato 7 gennaio 2012
Sicilia, il bilancio previsionale 2012 "non appare costruito in modo metodologicamente corretto"
Quanto attendibili sono i bilanci della Regione Siciliana? A ogni intervento della magistratura contabile l'interrogativo riaffiora e rinvigorisce gli avversari di Raffaele Lombardo, che guida il governo di Palazzo dei Normanni dal 2008 con una giunta anomala sorretta da Movimento per le autonomie, Pd e Futuro e libertà per l'Italia, da cui s'è da poco sfilato l'Udc.
La questione si è riproposta con la recente audizione, alla commissione Bilancio dell'Assemblea regionale, di Rita Arrigoni, presidente delle sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti. C'è un passaggio affilato della sua relazione dove si afferma che il bilancio previsionale 2012 «non appare costruito in modo metodologicamente corretto».
Le argomentazioni sono squisitamente tecniche: «Al fine di conseguire valori migliorativi rispetto ai saldi programmati, tale documento reca improprie correzioni di stanziamenti con l'intento di ripristinare successivamente, in sede di legge finanziaria o, addirittura, nel corso della gestione, la dotazione di tali poste nella misura ritenuta adeguata».
Traduzione: la Regione sottostima alcune voci del bilancio per poi correggerle nella fase di gestione dell'esercizio. «Il disavanzo tendenziale che dovrebbe risultare nel bilancio... è stato "coperto"... tramite una minore dotazione di tutta una serie di voci di spesa e la previsione di nuove entrate». All'inizio si finge di spendere meno come per dire ai cittadini e alle istituzioni «avete visto come siamo virtuosi?». Poi, nel corso della gestione, si fanno emergere le poste mancanti: operazione scorretta, perché gli aggiustamenti dovrebbero riguardare le novità effettivamente intervenute in corso d'opera. Il risultato di questa messinscena, che sposta avanti sempre di un anno i problemi finanziari senza mai risolverli, è la scarsa attendibilità del documento di previsione.
La questione si è riproposta con la recente audizione, alla commissione Bilancio dell'Assemblea regionale, di Rita Arrigoni, presidente delle sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti. C'è un passaggio affilato della sua relazione dove si afferma che il bilancio previsionale 2012 «non appare costruito in modo metodologicamente corretto».
Le argomentazioni sono squisitamente tecniche: «Al fine di conseguire valori migliorativi rispetto ai saldi programmati, tale documento reca improprie correzioni di stanziamenti con l'intento di ripristinare successivamente, in sede di legge finanziaria o, addirittura, nel corso della gestione, la dotazione di tali poste nella misura ritenuta adeguata».
Traduzione: la Regione sottostima alcune voci del bilancio per poi correggerle nella fase di gestione dell'esercizio. «Il disavanzo tendenziale che dovrebbe risultare nel bilancio... è stato "coperto"... tramite una minore dotazione di tutta una serie di voci di spesa e la previsione di nuove entrate». All'inizio si finge di spendere meno come per dire ai cittadini e alle istituzioni «avete visto come siamo virtuosi?». Poi, nel corso della gestione, si fanno emergere le poste mancanti: operazione scorretta, perché gli aggiustamenti dovrebbero riguardare le novità effettivamente intervenute in corso d'opera. Il risultato di questa messinscena, che sposta avanti sempre di un anno i problemi finanziari senza mai risolverli, è la scarsa attendibilità del documento di previsione.
giovedì 5 gennaio 2012
Regione Sicilia, l’Ars boccia l’emendamento “Salva parenti”
La bocciatura dell'emendamento «salva parenti» alla legge regionale emanata lo scorso aprile, ha già prodotto i suoi effetti in molte città siciliane. L'emendamento era stato proposto dal deputato Leontini (capogruppo del Pdl all’Assemblea Regionale siciliana) e mirava a spostare l'entrata in vigore della legge con l'inizio della nuova legislatura regionale.
L'articolo 4 della legge dell'aprile 2011, comma 6, sancisce che «non possono far parte della Giunta il coniuge, gli ascendenti e i discendenti, i parenti e gli affini sino al secondo grado, del sindaco, di altro componente della Giunta e dei consiglieri comunali».
La bocciatura dell'emendamento ha reso effettivi gli effetti dal primo gennaio scorso e per tale motivo Fabio Leonte, assessore al Bilancio, Patrimonio e Urbanistica della città di Sciacca, è stato costretto a dimettersi. L'assessore infatti risulta incompatibile con il consigliere comunale Salvatore Alonge (opposizione). Quest'ultimo non è parente diretto, ma affine. Alonge è fratello della moglie dell'assessore, dunque per la legge c'è incompatibilità.
Secondo voi, si tratta di una questione di opportunità, utile ad impedire che gli Enti locali possano essere occupati da famiglie potenti e influenti o di un'ingiustizia verso coloro che, per le soli ragioni di parentela, si vedono negare il diritto di fare politica come sancito dalla Costituzione italiana?
L'articolo 4 della legge dell'aprile 2011, comma 6, sancisce che «non possono far parte della Giunta il coniuge, gli ascendenti e i discendenti, i parenti e gli affini sino al secondo grado, del sindaco, di altro componente della Giunta e dei consiglieri comunali».
La bocciatura dell'emendamento ha reso effettivi gli effetti dal primo gennaio scorso e per tale motivo Fabio Leonte, assessore al Bilancio, Patrimonio e Urbanistica della città di Sciacca, è stato costretto a dimettersi. L'assessore infatti risulta incompatibile con il consigliere comunale Salvatore Alonge (opposizione). Quest'ultimo non è parente diretto, ma affine. Alonge è fratello della moglie dell'assessore, dunque per la legge c'è incompatibilità.
Secondo voi, si tratta di una questione di opportunità, utile ad impedire che gli Enti locali possano essere occupati da famiglie potenti e influenti o di un'ingiustizia verso coloro che, per le soli ragioni di parentela, si vedono negare il diritto di fare politica come sancito dalla Costituzione italiana?
mercoledì 4 gennaio 2012
Crisi economica: cosa succederà quando sarà passata la buriana?
Nel lessico politico-giornalistico la parola crisi è una delle più usate e abusate. Dopo tante crisi immaginarie eccone, purtroppo, una vera. Le crisi vere si riconoscno perchè gettano tutti nella confusione, perchè quando si manifestano nessun modello di comportamento collaudato ha più corso. Ci si accorge che le conoscenze disponibili non servono più per orientarsi, per capire cosa fare. Si brancola nel buoio, si cercano a tentoni delle soluzioni.
E' ciò che stanno facendo in questo momento quelli che, con involontaria ironia, chiamiamo di solito "i potenti della Terra".
Tra le certezze che questa crisi sta scuotendo c'è quella secondo cui l'integrazione europea sia irreversibile. Scopriamo invece che si tratta di un processo ad alto rischio. Si potrà discutere a lungo se con la moneta unica abbiamo fatto il passo più lungo della gamba, ma resta che se l'Unione monetaria si distinguesse verrebbe compromesso l'intero progetto europeista. Un'altra certezza era che la democrazia fosse, in Europa, una conquista ormai acquisita.
Ma quali sarebbero i contraccolpi politici di una crisi che risultasse fuori controllo? La storia degli anni Trenta del secolo scorso ci ha forse reso più saggi?
No: è dimostrabile che nessuno impara mai nulla dalla storia passata. Se guardiamo al di là della congiuntura dobbiamo chiederci quale di due ipotesi sia la più realistica.
Per la prima ipotesi, quella che stiamo vivendo è una dolorosa transizione verso un assetto che sarà in futuro sempre meno occidentale, una sorta di passaggio del testimone, ancor più rapido di quello che un tempo si immaginava, dal mondo occidentale a quello extraoccidentale (asiatico in primo luogo), con la conseguenza di una pressochè inevitabile decadenza, economica e politica, dell'Europa.
Oppure (seconda ipotesi), quella che stiamo vivendo è solo una fase, per quanto dolorosa, di assestamento e di passaggio, un episodio, sia pure acuto, di quella "distruzione creatrice" nella quale sta l'essenza del capitalismo moderno. Se ciò fosse vero si potrebbe ipotizzare che dopo qualche aggiustamento, dopo esserci sbarazzati di comportamenti non più sostenibili, il nostro mondo sarebbe in grado di riacquistare la vitalità perduta.
Nonostante che la bussola e altri mezzi di orientamento siano in avaria a causa della crisi, dovremo fare il possibile e l'impossibile perchè risulti vera la seconda ipotesi.
E' ciò che stanno facendo in questo momento quelli che, con involontaria ironia, chiamiamo di solito "i potenti della Terra".
Tra le certezze che questa crisi sta scuotendo c'è quella secondo cui l'integrazione europea sia irreversibile. Scopriamo invece che si tratta di un processo ad alto rischio. Si potrà discutere a lungo se con la moneta unica abbiamo fatto il passo più lungo della gamba, ma resta che se l'Unione monetaria si distinguesse verrebbe compromesso l'intero progetto europeista. Un'altra certezza era che la democrazia fosse, in Europa, una conquista ormai acquisita.
Ma quali sarebbero i contraccolpi politici di una crisi che risultasse fuori controllo? La storia degli anni Trenta del secolo scorso ci ha forse reso più saggi?
No: è dimostrabile che nessuno impara mai nulla dalla storia passata. Se guardiamo al di là della congiuntura dobbiamo chiederci quale di due ipotesi sia la più realistica.
Per la prima ipotesi, quella che stiamo vivendo è una dolorosa transizione verso un assetto che sarà in futuro sempre meno occidentale, una sorta di passaggio del testimone, ancor più rapido di quello che un tempo si immaginava, dal mondo occidentale a quello extraoccidentale (asiatico in primo luogo), con la conseguenza di una pressochè inevitabile decadenza, economica e politica, dell'Europa.
Oppure (seconda ipotesi), quella che stiamo vivendo è solo una fase, per quanto dolorosa, di assestamento e di passaggio, un episodio, sia pure acuto, di quella "distruzione creatrice" nella quale sta l'essenza del capitalismo moderno. Se ciò fosse vero si potrebbe ipotizzare che dopo qualche aggiustamento, dopo esserci sbarazzati di comportamenti non più sostenibili, il nostro mondo sarebbe in grado di riacquistare la vitalità perduta.
Nonostante che la bussola e altri mezzi di orientamento siano in avaria a causa della crisi, dovremo fare il possibile e l'impossibile perchè risulti vera la seconda ipotesi.
martedì 3 gennaio 2012
Palermo, si soffoca? Il sindaco è assolto
Nella città del cielo terso e dei cattivi odori che invadono perfino le strade e piazze più battute dai turisti, nella Palermo dei mille problemi irrisolti, quello dell'inquinamento atmosferico è forse il più grave perchè, stando a uno studio dei consulenti della Procura della Repubblica, il biossido di azoto crescerebbe a dismisura superando "di oltre il 33% il valore limite". Non è bastata a questa perizia per ottenere la condanna di Diego Cammarata, il primo cittadino sotto processo per due anni con gli ex assessori Giovanni Avanti e Lorenzo Ceraulo, tutti imputati di omissione di atti d'ufficio perchè non avrebbero adottato i provvedimenti necessari contro lo smog e, infine, tutti assolti in estate perchè "i fatti contestati non sussistono".
Forse bisogna trovare qualcosa di diverso dalla via giudiziaria alla pulizia dell'ambiente. Resta il fatto che in alcune ore del giorno da Piazza Politeama alla Stazione centrale, sia via Ruggero Settimo sia quel budello di via Maqueda diventano vere e proprie camere a gas. Con autobus e camion che sbuffano veleno, spesso bloccati da precari e disoccupati quasi ogni giorno diretti verso Comune e Regione. Di qui l'idea di ridurre il traffico almeno nel fine settimana. Ma contro l'ipotesi pedonale si sono scagliati proprio i commercianti di via Maqueda, con sorpresa dell'assessore al Centro storico, al quale rimproverano il rischio di ripetere il fallimentare esperimento dell'anno scorso, quando formalmente la strada era chiusa, ma passavano in continuazione autobus, taxi, mezzi delle forze dell'ordine, auto blu e ambulanze.
Di qui il rilancio dell'idea di una pedonalizzazione totale dell'area, evitando chiusure a metà. E' il tira e molla di una Palermo che sulla parallela di via Maqueda, via Roma, è riuscita a realizzare almeno la domenica un'area pedonale. Come nella centralissima via Libertà, con carreggiate zeppe di fioriere e bancarelle.
La scienza può dare consigli, inventare carburanti nuovi ma la scelta finale per creare un altro modello di sviluppo è politica.
Forse bisogna trovare qualcosa di diverso dalla via giudiziaria alla pulizia dell'ambiente. Resta il fatto che in alcune ore del giorno da Piazza Politeama alla Stazione centrale, sia via Ruggero Settimo sia quel budello di via Maqueda diventano vere e proprie camere a gas. Con autobus e camion che sbuffano veleno, spesso bloccati da precari e disoccupati quasi ogni giorno diretti verso Comune e Regione. Di qui l'idea di ridurre il traffico almeno nel fine settimana. Ma contro l'ipotesi pedonale si sono scagliati proprio i commercianti di via Maqueda, con sorpresa dell'assessore al Centro storico, al quale rimproverano il rischio di ripetere il fallimentare esperimento dell'anno scorso, quando formalmente la strada era chiusa, ma passavano in continuazione autobus, taxi, mezzi delle forze dell'ordine, auto blu e ambulanze.
Di qui il rilancio dell'idea di una pedonalizzazione totale dell'area, evitando chiusure a metà. E' il tira e molla di una Palermo che sulla parallela di via Maqueda, via Roma, è riuscita a realizzare almeno la domenica un'area pedonale. Come nella centralissima via Libertà, con carreggiate zeppe di fioriere e bancarelle.
La scienza può dare consigli, inventare carburanti nuovi ma la scelta finale per creare un altro modello di sviluppo è politica.
lunedì 2 gennaio 2012
Salvatore Cuffaro: “ho sbattuto contro la mafia”
"Ho sbagliato, ho fatto tanti errori, sono andato a sbattere contro la mafia". Lo ammette ai microfoni di SkyTG24, l'ex presidente della regione Sicilia Salvatore Cuffaro, condannato in Cassazione a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Una sentenza che sottolinea di aver accettato con grande dignità: "Sono stato condannato e sto pagando. Non mi sono mai posto il problema se sono l’unico a pagare o se ce ne sono altri che non stanno pagando. A me è capitato ed è giusto che lo faccia".
Dal carcere di Rebibbia, visibilmente dimagrito, Cuffaro parla dei rapporti tra mafia e politica: "Purtroppo la mafia è un problema serio che c'è ancora nella nostra terra, fa economia, business, non fa volontariato. E' costretta in qualche modo a ragionare con la politica perché il business, la grande economia, passa anche per la politica". E aggiunge: "Sono convinto che al 99,99% dei siciliani la mafia fa schifo. So che qualcuno ironizzerà su quello che sto dicendo, qualcuno potrà pensare da che pulpito viene la predica. Ma non voglio parlare del mio processo. E' però fuori di ogni dubbio, che nella mia coscienza ci sia la consapevolezza di quanto faccia schifo la mafia".
Nell'intervista rilasciata a SkyTG24 l'ex governatore della Sicilia confessa anche le difficoltà della vita da detenuto. "E’ un anno che sono a Rebibbia. Il tempo sembra essere volato anche se ho avuto tempi difficili. Ora ho ritrovato una mia serenità, un mio equilibrio. Ma ho affrontato un periodo di sofferenza non indifferente. L’atto che più mi ha ferito è stato quando uno dei ragazzi dei Ros ha deciso di mettermi le manette”. E ancora: "Non è stato facile passare da presidente della Regione a detenuto. Qui non si può essere indifferenti e non si può essere arroganti". Come sarà questo primo Natale in carcere? "Le feste sono un attimo di amarezza e di tristezza maggiore per chi è in una cella. Ma il Natale arriva anche per i detenuti". Infine, sul futuro che lo aspetta fuori dal carcere: "Proverò a laurearmi in giurisprudenza e spero di potermi dedicare alla mia azienda agricola".
Clicca qui per vedere l'intervista rilasciata a SkyTG24 da Salvatore Cuffaro nel carcere di Rebibbia.
Dal carcere di Rebibbia, visibilmente dimagrito, Cuffaro parla dei rapporti tra mafia e politica: "Purtroppo la mafia è un problema serio che c'è ancora nella nostra terra, fa economia, business, non fa volontariato. E' costretta in qualche modo a ragionare con la politica perché il business, la grande economia, passa anche per la politica". E aggiunge: "Sono convinto che al 99,99% dei siciliani la mafia fa schifo. So che qualcuno ironizzerà su quello che sto dicendo, qualcuno potrà pensare da che pulpito viene la predica. Ma non voglio parlare del mio processo. E' però fuori di ogni dubbio, che nella mia coscienza ci sia la consapevolezza di quanto faccia schifo la mafia".
Nell'intervista rilasciata a SkyTG24 l'ex governatore della Sicilia confessa anche le difficoltà della vita da detenuto. "E’ un anno che sono a Rebibbia. Il tempo sembra essere volato anche se ho avuto tempi difficili. Ora ho ritrovato una mia serenità, un mio equilibrio. Ma ho affrontato un periodo di sofferenza non indifferente. L’atto che più mi ha ferito è stato quando uno dei ragazzi dei Ros ha deciso di mettermi le manette”. E ancora: "Non è stato facile passare da presidente della Regione a detenuto. Qui non si può essere indifferenti e non si può essere arroganti". Come sarà questo primo Natale in carcere? "Le feste sono un attimo di amarezza e di tristezza maggiore per chi è in una cella. Ma il Natale arriva anche per i detenuti". Infine, sul futuro che lo aspetta fuori dal carcere: "Proverò a laurearmi in giurisprudenza e spero di potermi dedicare alla mia azienda agricola".
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