venerdì 30 settembre 2011

Ricostruire il Belice: la Regione disponibile ad anticipare fondi Fas

La Regione siciliana e' disponibile ad anticipare sui fondi Fas le risorse necessarie per chiudere il contenzioso e avviare a conclusione il piano di sviluppo per il completamento della ricostruzione della Valle del Belice.

Lo ha annunciato oggi durante una riunione a Roma fra i capi delle segreterie tecniche dell'assessorato regionale all'Economia e del ministero delle Infrastrutture.

Il contenzioso nasce dall'omesso stanziamento, nelle ultime finanziarie nazionali, dei fondi necessari per erogare i contributi ai cittadini della Valle del Belice che disponevano gia' dei progetti esecutivi (circa 100 milioni di euro).

Allo stesso tempo non sono stati previsti i fondi per il piano di completamento della ricostruzione (circa 350 milioni di euro). Si tratta di finanziamenti di chiara competenza statale essendo legati ad una calamita' naturale, ma che ancora non sono stati erogati a distanza di anni. Per chiudere questo capitolo ora la Regione si dice disposta ad anticipare le somme a valere sui Fondi Fas assegnati alla Sicilia, a condizione che lo Stato liberi risorse aggiuntive rispetto a quelle gia' impegnate per altri progetti infrastrutturali previsti nel piano concordato con il ministro Fitto e che tali risorse possano essere utilizzate in deroga al patto di stabilita'.

"La Regione e' pronta a fare la sua parte per completare una ricostruzione che definire in ritardo e' un penoso eufemismo - commenta l'assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao -, ma occorre che lo Stato si dimostri altrettanto attento alle esigenze belicine, non solo consentendo di finanziare quanto dovuto e inopinatamente sottratto ma ammettendo anche la deroga al patto di stabilita' per queste somme e sbloccando fondi che sono comunque destinati alla nostra Regione. Per questo motivo la prossima settimana si svolgeranno altri incontri, di natura negoziale, con il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, e con tutti gli attori di questa vicenda".
 Fonte: siciliainformazioni.com

Dopo 43 anni dal terremoto del Belice, lo Stato ci farà avere gli ultimi agognati finanziamenti?!

Il professore saccense senza cattedra diventa contadino

Calogero Puccio, insegnante precario di 36 anni, ha perso il lavoro per colpa della riforma Gelmini.

Oggi, per mantenere la famiglia, lavora in campagna. Nel periodo di fuoco della raccolta delle olive, la sua giornata comincia alle 6, fra i trattori lenti delle strade di trazzera di Sciacca, in provincia di Agrigento. Laureatosi in Lettere all'Università di Palermo nel 1999, Calogero Puccio ha insegnato da supplente nelle classi di Bergamo, Linosa e Lampedusa.
Ma per portare un po' di soldi a casa fa anche il muratore. E intanto, nel caos della scuola, a Stromboli c'è una sola maestra per cinque classi.

Cli qui per vedere l'intervista di Calogero Puccio.

giovedì 29 settembre 2011

L'assessore alla sanità Russo, seppur censurato dall'Ars, resta al suo posto

L’Assemblea regionale siciliana ha approvato con voto palese, martedì 27 settembre, la mozione di censura contro l’assessore alla Salute Massimo Russo. La mozione è stata presentata dalle opposizioni (Pdl, Pid e Fds) circa sette mesi fà. Prima del voto, Mpa, Fli e Pd hanno abbandonato l'Aula come annunciato dal capogruppo del Pd Antonello Cracolici. In aula sono rimasti invece, oltre alla maggioranza, i deputati dell’Udc, ex partito di Russo, che non hanno votato il documento e cinque deputati del Pd, tra cui Davide Faraone e Roberto Ammatuna che hanno deciso di rimanere in Aula, nonostante il loro gruppo avesse deciso di non partecipare al voto. Nessuno ha richiesto la verifica del numero legale.

La mozione di censura votata dall'Ars non scompone l’assessore Russo: «Rimango al mio posto, perché sapevo che l´approvazione sarebbe stata un´ipotesi possibile. Lo dico però a tutti i siciliani: l´assessore Russo è censurato dagli stessi parlamentari che hanno tollerato Villa Santa Teresa (la clinica dell´imprenditore Michele Aiello condannato per mafia), i rimborsi gonfiati, i retrobottega senza mai muovere una critica o censura». 

Che valore ha la censura per un assessore? La censura ha un valore politico ed ha carattere simbolico, non essendo prevista alcuna sanzione, né obbligo per l’assessore che la subisce. La mozione di sfiducia, invece, provoca la decadenza del ministro dal suo incarico e crea le condizioni politiche per le dimissioni dell’esecutivo.
L’Assemblea regionale prevede la presentazione di mozioni, quando le interpellanze, non ottengono risposte o interventi soddisfacenti da parte del governo. La mozione di censura è il meno frequentato fra gli atti ispettivi dei deputati, perché deve essere presentata da almeno quattro deputati e, quindi, presuppone una decisione politica di un gruppo parlamentare. Non è, dunque, una iniziativa individuale. Per questa ragione è più impegnativa. Di fatto, tuttavia, comunica una fragilità della maggioranza, che non dispone dei numeri necessari per il suo sostegno.
Nel caso presente, la mozione di censura a Massimo Russo, il percorso scelto dalla maggioranza per “resistere” all’offensiva delle opposizioni è piuttosto complesso. Il capogruppo parlamentare del Pd, Antonello Cracolici, e il suo collega dell’Mpa, Francesco Musotto, hanno posto una pregiudiziale alla presidenza dell’Assemblea (Francesco Cascio), grazie alla quale la mozione di censura avrebbe dovuto essere modificata in mozione di sfiducia. L’assessore alla Salute, Russo, non ha agito a titolo personale nella sua attività di governo, ma ha attuato le decisioni dell’esecutivo di cui fa parte. Le critiche mosse a Russo, dunque, sono critiche mosse al governo. Sarebbe sbagliato, dunque, addebitarle ad un singolo componente dell’esecutivo.

Perchè l'opposizione (Pdl, Pid e Fds) ha deciso di censurare e non sfiduciare l'assessore Russo? La trasformazione della mozione di censura in mozione di sfiducia ha delle implicazioni molto importanti. La mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni, se approvata, provoca le dimissioni del presidente della Regione e le dimissioni provocano, a loro volta, lo scioglimento dell’Assemblea. Se fosse stata approvata la mozione di sfiducia, invece che la mozione di censura, com’è avvenuto, il governo Lombardo starebbe preparando le valigie. 

Siccome i deputati per ragioni politiche ed economiche – di maggioranza e di opposizione – non hanno affatto voglia di anticipare l’abbandono dello scanno parlamentare al quale sono stati chiamati dal voto, hanno "sapientemente" preferito bacchettare piuttosto che rischiare di perdere la poltrona.

mercoledì 28 settembre 2011

Napoli, acclamati i capi Camorra

"Quanto accaduto in occasione della Festa dei Gigli, organizzata nella sesta municipalità del Comune, è un episodio vergognoso che questa amministrazione non può che stigmatizzare. Come non possiamo che stigmatizzare quanti, rivestendo ruoli istituzionali laici o religiosi, prendono parte a simili occasioni, di fatto avallando il tentativo del crimine organizzato di controllare il tessuto sociale anche per mezzo di comportamenti 'simbolici' assolutamente inaccettabili".

Lo dice il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Il riferimento è alla vicenda del corteo di auto d'epoca con a bordo alcuni boss del quartiere di Barra, a Napoli, della decisione di dedicare, da parte di alcuni esponenti della criminalità organizzata, un minuto di silenzio 'ai nostri morti' e alla benedizione finale da parte del parroco.

"Nonostante partecipi, in qualità di sindaco, alle feste popolari tradizionali della città, personalmente non ero a quella dei Gigli, ma sono restato indignato nel vedere il video pubblicato sul sito de L'Espresso che ritrae i boss del quartiere di Barra-San Giovanni mentre indisturbati circolano a bordo di una Rolls Royce bianca, accompagnati da applausi e palloncini svolazzanti, con quell'atteggiamento sfrontato di chi crede di essere padrone della città e vuole inviare un messaggio 'simbolico' di predominio sulle istituzioni".

Nel video:
Il boss Angelo Cuccaro, scarcerato nel 2010 dopo dieci anni di reclusione. Camicia blu, cappellino da baseball bianco sul capo.
Uno dei due "padrini del giglio", cioè colui che di fatto ha dato il via alla festa, è suo padre Antonio Cuccaro, che al suo arrivo ha dispensato baci sulle labbra ai "picciotti" davanti all'occhio vigile del boss: un gesto che sta a indicare, secondo gli esperti, il totale e indissolubile legame che c'è nella famiglia.
La festa diventa anche occasione per lanciare, attraverso il megafono, messaggi destinati ai rivali.
Il boss pretende per sé gli uomini più forti, i musicisti migliori: la festa deve essere la manifestazione plastica del suo dominio totale sul territorio. Perché è colui che può dar lavoro e benessere, ma anche seminare morte. Può dosare gioie e dolori, concedere o sottrarre la festa, come un imperatore. Tutti lo sanno. Alla festa della camorra non si è sottratto nemmeno uno dei parroci del quartiere, quando si è trattato di benedire l'obelisco del clan con tanto di paramenti sacri nella piazza principale del quartiere.

martedì 27 settembre 2011

Ticket sanitario

Dopo tre mesi dall’approvazione della nuova legge sui ticket, Movimento Consumatori ha realizzato un’indagine su come le regioni si siano adeguate alla nuova norma. Il ticket è stato introdotto da tutte le regioni, tranne Valle D’Aosta, Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento e Sardegna (contributo simbolico di 1€), che hanno detto no al ticket di 10 euro sulla specialistica.

Il ticket in Sicilia, dove già c’era un balzello aggiuntivo di 2 euro a ricetta, sono stati aggiunti altri 8 euro per arrivare a 10 euro. Dalla tabella risulta che ci troviamo di fronte a 20 sistemi diversi e nella stragrande maggioranza dei casi non sono tutelate le fasce deboli della popolazione.

Rossella Miracapillo (responsabile dell’Osservatorio Farmaci & Salute del Movimento Consumatori) dichiara che è aumentata la pressione economica in modo insopportabile su coloro che vivono la condizione di ‘malati’. Nessun intervento invece è stato adottato per arginare gli sprechi: consulenze esterne che incidono sulle voci di bilancio, acquisto di macchinari non sempre indispensabili, carenze di controllo sulle prestazioni erogate dalle strutture private convenzionate, mancanza di attivazione di procedure per il risk management, che ottimizzerebbe la filiera, con una conseguente riduzione delle spese, e molto altro ancora”.
La spesa per i cittadini è decisamente aumentata – conclude la Miracapillo - per esempio, una persona che si reca al pronto soccorso che dichiara di avere un dolore a livello gastrico, se sottoposto a visita cardiologica, elettrocardiogramma, consulto chirurgico e ecografia, senza che si evidenzi nulla di serio, può pagare anche 130,15 euro (30,00 euro per il cardiologo e l’elettrocardiogramma più 10,00 euro di ticket nazionale, 19,00 euro per la visita chirurgica più 10,00 di ticket nazionale, 36,15 per l’ecografia, 25,00 per il codice bianco)”.

L'indagine su applicazione ticket nelle regione italiane

lunedì 26 settembre 2011

Personale, spesa record per la Sicilia: 1,74 miliardi

L'assessore regionale all'Economia Gaetano Armao
Secondo l’assessore regionale per l’economia della Sicilia, Gaetano Armao, i dati diffusi da parte della Copaff (commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale) sugli oneri delle Regioni per lo svolgimento di funzioni, è frutto di omissioni e semplicistiche comparazioni.

L'assessore siciliano aggiunge "“Equiparare, superficialmente, il costo del personale della Sicilia e delle altre Regioni a Statuto speciale, con quello della virtuosa Lombardia, senza precisare che le prime svolgono centinaia di funzioni che nella Regione più popolosa d’Italia sono svolte dallo Stato, con ingente dispiego di risorse umane, strumentali e finanziarie, se poteva essere una svista, adesso è divenuta un’intollerabile mistificazione. È fuor di dubbio – prosegue l’assessore – che nessuno intende sfuggire al preciso dovere di partecipare al risanamento ed al rilancio delle istituzioni del nostro Paese. Soprattutto da parte delle Regioni che nel passato decennio hanno visto crescere la spesa in modo incrementale. La Specialità non può essere una zona franca per i privilegi, alla più estesa autonomia corrisponde una maggiore responsabilità. 
Ebbene la Sicilia nel 2011 ha intrapreso, senza esitazioni, questo percorso, riportando la spesa corrente a quella di dieci anni prima (2001), incrementando però gli investimenti e avviato la riduzione delle società regionali da 34 a 14, puntando al risanamento e ad una politica dei conti in regola”.

Prendendo in esame il file "I bilanci delle regioni in sintesi" sul sito della Copaff si evince che la Regione Sicilia nel 2010 ha speso per costi del personale 1.748.100.666 di euro.
Spese davvero alte rispetto alla Lombardia ma giustificate dal fatto che ad esempio le sovrintendenze, uffici del lavoro, della motorizzazione e forestali da noi non sono statali ma regionali.

Ponte sullo Stretto: a Messina, oltre ai cinesi, sbarcano gli olandesi

Dopo i cinesi, in riva allo Stretto arrivano gli olandesi.

L’idea del ponte piace anche a loro e così ieri mattina una delegazione di ingegneri ed architetti accompagnata dal deputato di Utrecht Johannes Binnekamp e dal sindaco di Geldermalsen Steven Wouter van Schaijck, si è incontrata con i rappresentanti della “Stretto di Messina”, la società costituita 20 anni fa per progettare, realizzare e gestire la mega opera e che dall’1 ottobre del 2007 è una controllata dall’Anas, che possiede l’81,848% del capitale sociale.

Scopo dell’incontro, farsi un’idea delle competenze italiane rispetto alla progettazione ed alla realizzazione di un’infrastruttura del genere. La visita degli olandesi a Messina ha seguito quella della delegazione cinese, composta dai rappresentati dei dicasteri dei Trasporti, delle Ferrovie, del Commercio e dell’Istituto per la pianificazione e ricerca dei trasporti. Anche in questo caso, il confronto è servito a misurare le competenze e le conoscenze reciproche rispetto ad un’opera analoga che si sta realizzando in Cina, il ponte dello Stretto di Qiongzhou. Infrastruttura voluta dal governo centrale per portare l’alta velocità ferroviaria dal Continente all’isola di Hainan, che è un importante centro economico e turistico della Cina meridionale.

Intanto le polemiche rispetto alle cosiddette opere compensative connesse all’infrastruttura adesso toccano anche il PdL. Non a caso, nei giorni scorsi Enzo Garofalo, coordinatore comunale del partito e componente della Commissione Trasporti della Camera, ha convocato una riunione tra i vertici locali.
In discussione, l’Accordo di programma tra il ministero delle Infrastrutture, la Regione Sicilia e la Regione Calabria, i Comuni di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni e RFI rispetto alla definizione degli impegni reciproci. I tagli delle somme destinate alle opere compensative, quelle cioè che dovrebbero in qualche modo risarcire i tre comuni degli innegabili disagi cui inevitabilmente si andrà incontro durante la realizzazione del ponte, adesso iniziano a preoccupare anche chi è al governo. E così, anche se durante l’incontro il PDL messinese ha ribadito l’importanza strategica dell’opera all’interno della rete europea dei trasporti, è stato posto l’accento anche sulla necessità di definire una volta per tutte gli impegni che il Governo nazionale e quello regionale devono assumere rispetto alla realizzazione delle infrastrutture connesse all’opera.
fonte: economiasicilia.com

Finirà che cinesi e olandesi si faranno il ponte e a noi, invece, resterà solamente il nostro nostro know how.

venerdì 23 settembre 2011

Il tradimento può diventare un illecito civile da risarcire

Anche le corna danno diritto al risarcimento danni. Proprio così.

E' la Corte di Cassazione a stabilirlo con una sentenza che apre la strada per le vittime dei tradimenti alle giuste richieste risarcitorie. Ma non basta. Si può essere risarciti anche se la separazione è avvenuta in modo consensuale ossia senza l'addebito di colpa all'altro coniuge. Naturalmente, avverte la Corte, occorre distinguere perché c'è tradimento e tradimento.

Il risarcimento dei danni si può chiedere solo se il coniuge che ne fa domanda dimostra di aver subito una "lesione di un diritto costituzionalmente garantito". È il caso in cui ad esempio si dimostri che il tradimento "per le sue modalita' e in relazione alla specificita' della fattispecie, abbia dato luogo a lesione della salute del coniuge". In altri termini, i danni si possono chiedere, spiega la Corte (sentenza 18853 /2011) , se il tradimento "abbia trasmodato in comportamenti che, oltrepassando i limiti dell'offesa di per se' insita nella violazione dell'obbligo in questione" e "si siano concretizzati in atti specificamente lesivi della dignita' della persona, costituente bene costituzionalmente protetto".

Il caso esaminato da Piazza Cavour riguarda il caso di una donna che nei primi due gradi del giudizio si era vista respingere la domanda di risarcimento danni che aveva rivolto al suo ex marito fedifrago. I due coniugi si erano separati consensualmente e lei aveva chiesto il risarcimento del danno biologico ed esistenziale causatole dalla relazione extraconiugale che l'uomo aveva intrattenuto con un'altra donna sposata. La Corte dando ragione al coniuge tradito ha ora rimesso la causa alla Corte d'Appello di Genova che dovrà rivalutare il caso attenendosi al dettato della Cassazione. Il tradimento del coniuge è un vero e proprio «illecito civile» e come tale può essere risarcito in via autonoma, cioè anche fuori dal procedimento di separazione.

Una sentenza della Prima sezione civile della Cassazione (18852/11) rischia di rendere molto più "care" – nel vero senso della parola – le scappatelle/relazioni extraconiugali. Secondo i giudici, che hanno accolto le ragioni di una signora ligure (respinte per due volte dai tribunali di merito), le "corna" possono provocare un danno a diritti costituzionalmente garantiti, per esempio alla salute della persona tradita, determinando la responsabilità di chi lo ha provocato.

Uomo – e donna – avvisato, mezzo salvato...

giovedì 22 settembre 2011

La rivoluzione islandese

«Mi chiamo Hordur Torfason, sono un artista indipendente islandese. Penso che parte del mio lavoro di artista sia anche combattere il cattivo uso del potere». A 66 anni, Hordur Torfason è diventato il leader della rivoluzione silenziosa contro la finanza globale. E’ successo in Islanda: 320.000 abitanti su una superficie grande un terzo dell’Italia.

Nell’ottobre del 2008, falliscono le tre maggiori banche del paese: travolte dalla crisi dei subprime, non riescono a ripagare i creditori stranieri e vengono nazionalizzate dal governo del conservatore Geir Harde. Come da prassi, il governo in bancarotta accetta gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea per far fronte ai debiti: 3,5 miliardi di euro che intende chiedere agli islandesi con una manovra fiscale da 100 euro al mese a famiglia per 15 anni. Ma alla socializzazione del debito, l’Islanda risponde di no.
Quattordici settimane di manifestazioni portano alle dimissioni del governo, a nuove elezioni e a un referendum. Con il 93% dei voti, l’Islanda decide di Hordur Torfasonnon pagare i debiti contratti da banche private nei confronti di altri privati. «Quando è iniziata la crisi – racconta Torfason – sono andato davanti al Parlamento e ho detto alla gente che sarei stato lì tutti i giorni, a mezzogiorno. Credo che fosse il 17 ottobre del 2008. Chiedevamo al governo di dimettersi, ai vertici della Banca Nazionale di dimettersi, e ai vertici delle autorità di supervisione monetaria di dimettersi. Queste erano le nostre tre richieste: “Ci avete mentito, ci avete ingannato, noi non abbiamo più fiducia in voi”. Ecco perché è successo. Molta gente dice che è solo perché siamo un paese piccolo, ma io non credo: penso che sia una questione di strategia. Se inizi, vai avanti e non ti arrendi».

Lei, Torfason, è un esperto di economia o finanza? «No. Sono una persona molto semplice, su queste questioni. Ma non c’è bisogno di studiare economia per capire quando ti stanno fregando. Stavo vivendo in uno dei paesi più ricchi del mondo, ma dove stava questa ricchezza? Tutti stavano chiedendo denaro in prestito: questa non è ricchezza, è una catena».

La gente comune può occuparsi di finanza e di economia pur non avendone le competenze? «Non dobbiamo capire l’economia, siamo la società: noi assumiamo delle persone, li chiamiamo politici, li assumiamo perché abbiano a che fare con la gente della finanza, ma non per diventare i loro migliori amici, volare insieme su jet privati, far festa in quei bunga-bunga o Torfason in piazza come si chiamano». «Qui in Islanda siamo una miniatura, siamo solo 300.000: è molto facile vedere attraverso le cose. Secondo me – continua Torfason – quello che è successo è che ci sono poche persone che governano, che possiedono tutto, che hanno preso tutte le aziende; costruito, comprato, costruito. Ed è tutto sparito: loro hanno sistematicamente rapinato il paese. Cosa è rimasto? Noi, i cittadini islandesi, che dovremmo pagare i loro debiti. E’ come un ladro che ruba tutto e poi i manda pure il conto. Ma noi diciamo “no”. Molto semplice. “Voi, pagate. I ladri, devono pagare. E assumersi le loro responsabilità”. Il più delle volte sapevano di fare dei pessimi contratti: rischiavano con i nostri soldi, con le nostre vite. Correggetevi, gente della finanza. Perché c’è qualcosa di molto sbagliato. Tornate a studiare, guardate che cosa avete sbagliato, e correggetelo».

Clicca qui per vedere l'intervista all'artista islandese Hordur Torfason, leader della rivoluzione silenziosa contro la finanza globale.

Menfi, Giuseppe Romano nominato coordinatore cittadino dell'Udc

Si vanno sempre più delineando i quadri dirigenziali del partito di Pier Ferdinando Casini in provincia di Agrigento. Il coordinamento provinciale dell’Udc ha nominato tre nuovi coordinatori cittadini in altrettanti Comuni della Provincia di Agrigento: Menfi, Aragona e Caltabellotta.

Si tratta di Giuseppe Romano, ragioniere commercialista di Menfi, attuale consigliere comunale, già vicesindaco della cittadina ed ex assessore provinciale dal 2005 al 2007 allo sviluppo economico con la Giunta di Enzo Fontana;
Antonino Caci, libero professionista quarantenne che dovrà reggere le sorti del Partito ad Aragona;
Rino Granillo, funzionario di un Istituto di Credito e attuale Consigliere Comunale di Caltabellotta, nominato coordinatore cittadino di Caltabellotta.

martedì 20 settembre 2011

La Sicilia punta sul solare

La Regione Sicilia privilegerà il fotovoltaico rispetto all’eolico, su questa linea ci si sta muovendo con grande determinazione. Una volta fatta la scelta di fondo, con il no della Regione al nucleare, è chiaro che non si può non puntare sull’uso delle risorse energetiche pulite“. Lo ha detto l'assessore regionale all’energia Giosuè Marino, intervenendo a margine di un convegno a Palermo sulle energie rinnovabili organizzato da Intesa SanPaolo.


Nel regolamento sulle norme di attuazione del piano energetico regionale, c'è l’istituzione di una commissione interdipartimentale che è già stata convocata per individuare le zone in cui sarà possibile realizzare gli impianti – ha proseguito Marino, rispondendo ai giornalisti – un ulteriore freno al sorgere indiscriminato di impianti in zone naturali protette. La commissione farà rispettare in modo categorico i vincoli ambientali e agirà preventivamente alle concessioni dove questo non è consentito, per tutelare il patrimonio naturalistico e ambientale“.

Rispondendo ai giornalisti sulla possibilità di abolire i parchi eolici realizzati in Sicilia a margine o all’interno di riserve naturali, Marino ha risposto: “Su quelli già esistenti non so che dire, ritengo che le autorizzazioni siano state date in modo coerente al quadro normativo“.
Il regolamento di attuazione del piano energetico regionale è stato già approvato dalla giunta Lombardo e dovrà passare ora al vaglio dell’ufficio legislativo, della Corte dei conti e al Consiglio di giustizia.

La Regione punta in maniera forte e determinata allo sfruttamento delle energie rinnovabili – ha concluso l’assessore – a un’azione coerente al perseguimento degli obiettivi di burning sharing che fissano al 2020 gli standard di realizzazione di impianti che producono energia pulita, per una riduzione delle emissioni del 20% di anidride carbonica e soprattutto per rendere efficiente il settore. Con la bozza di regolamento recentemente approvata in giunta si cerca di dare un particolare sostegno a tutti quegli impianti e autorizzazioni che siano al servizio del territorio in particolare dell’agricoltura e della piccola impresa“.

Come già detto dall'assessore regionale all'energia, è stata già convocata una commissione interdipartimentale con il fine di individuare le zone in cui sara’ possibile realizzare gli impianti. Che fine faranno quindi i PEAC (Piano Energetico Ambientale Comunale)?

lunedì 19 settembre 2011

Di Pietro candida il figlio Cristiano, insorge il circolo dell'IdV

All'indomani della presentazione delle liste da parte dei partiti e del congresso dei dipietristi a Vasto (Chieti), gli appartenenti al circolo dell'Idv di Termoli hanno deciso di lasciare in blocco il partito contestando la decisione del leader Antonio Di Pietro di candidare il figlio Cristiano Di Pietro (nato il primo ottobre 1973 a Vasto, in Abruzzo, al confine col Molise).

La durissima nota del circolo Idv di Termoli:
I componenti del circolo dell’Idv di Termoli, conosciute le liste per le elezioni del consiglio regionale del Molise del 16 e 17 ottobre, e constatata la presenza nella lista dell’Idv di Cristiano Di Pietro, figlio del presidente nazionale Antonio Di Pietro, esprimono il loro risentito dissenso a tale candidatura. Essa infatti ci appare figlia della stessa concezione familistica e o privatistica che presumibilmente ha messo il capo della Lega Bossi a candidare e fare eleggere il figlio al consiglio regionale della Lombardia o il presidente del Pdl Silvio Berlusconi a candidare e fare eleggere Nicole Minetti al consiglio regionale. Per questa ragione l’intero circolo decide seduta stante di interrompere la propria esperienza politica con l’Idv. Gli stessi componenti, inoltre, confermano la loro appartenenza al centrosinistra con l’auspicio che le prossime elezioni regionali possano essere l’occasione di reale cambiamento della politica nel Molise”.

Antonio Di Pietro prontamente replica: "Cristiano non si è svegliato una mattina per trovarsi candidato. Quando abbiamo creato il partito, dieci anni fa, si è rimboccato le maniche anche lui e ha contribuito a costruirlo. Non è andato a fare il ’trota' di turno con un’elezione sicura in Parlamento, o in qualche listino regionale o in qualche assessorato. Si è candidato come consigliere comunale e lo ha fatto per cinque anni, senza diventare assessore nemmeno quando era in maggioranza. Poi si è candidato al consiglio provinciale e ha fatto il consigliere provinciale per altri cinque anni. Adesso si candida per andare a fare il consigliere regionale, se i cittadini lo vorranno."

La politica italiana si arricchisce quindi di nuovi personaggi. Il primo a rompere gli indugi è stato il giovane Renzo Bossi detto anche il "trota", poi la bella igienista dentale Nicole Minetti ed ora sembra giunto il momento del rampollo dell'ex pm, nonchè paladino della giustizia, della legalità, del merito e della meritocrazia. Guarda caso tra migliaia di iscritti dell'IDV toccherà proprio a lui questa "spiacevole sventura politica".

Chissà se nella politica di oggi ci sarà anche spazio per giovani trentenni non semianalfabeti, belli e figli di papà.

Il sito di Cristiano Di Pietro