martedì 20 marzo 2012

Cosa ne sarà del Terzo Polo?

Fini guarda già oltre l'accordo terzopolista ma i suoi temono che voglia sciogliere Fli.

Non si sa cosa abbia in mente di preciso Fini quando assicura che «Fli c'è e ci sarà». Non si sa come coniugherà la garanzia data ai suoi (parecchio riottosi) che «non c'è alcuna ipotesi di scioglimento» con l'invito a guardare alla luna e non al dito, a «rischiare» ancora, a mettersi di nuovo in marcia insieme a tanti altri (Montezemolo, per esempio) per la costituente di un nuovo polo nazionale.

Fini dice che Fli non si scioglierà, ma ogni parola e ogni ragionamento di colui che oggi ne è il capo porta a pensare l'esatto contrario e fa della convention che si è chiusa ieri a Pietrasanta la prima tappa di un altro viaggio oltre il Terzo polo, verso un rassemblement ancora più ampio dove staranno insieme pezzi di partiti, volontariato, società civile, professioni, mondo dell'impresa e (perché no?) anche esponenti del governo Monti. I fedelissimi restano spiazzati dall'ennesimo rialzo della posta. E si preparano a saltare un'asticella ancora più alta.
Ma Fini li rincuora: «Dobbiamo essere co-protagonisti assieme a tanti altri di un movimento per modernizzare la Repubblica, con quel patriottismo repubblicano che già sta guidando l'azione di Monti». Ed è «retorico» starsi a interrogare adesso su chi avrà la guida. «Chi ha più filo tesse», si mette in gioco di squadra Fini, mentre Casini dichiara di essere pienamente d'accordo sul commissariamento della Rai e sul sostegno incondizionato a Monti.

Fini spiega una volta di più che «limiterebbe la possibilità di dialogare con la società» una rigida organizzazione di partito. Perciò, sprona piuttosto Fli a muoversi da grande movimento aperto, «in un'azione plurale, senza sentirci i migliori né avere complessi. Fli c'è, ma non chiamiamolo partito. E' un progetto. Questa è la sua ragion d'essere: modernizzare l'Italia». Fini ha spiegato bene (anche a Casini) di volerlo fare «senza mai più tornare con il Pdl» e senza essere centrista, pur nell'aspirazione di stare al centro della politica. I compagni di strada in parte già ci sono (Casini, Rutelli) e in parte verranno.

Contatti sono in corso con Cordero di Montezemolo, «un personaggio molto corteggiato della politica, a volte contestato a priori, che ha detto di voler ragionare su un patto liberale per le riforme: un progetto non molto diverso da quello che ho illustrato. Ci confronteremo e ci vedremo».

Quanto ai temi, Fini lancia un paio di proposte sulla corruzione (non candidare chi abbia una condanna di primo grado per reati contro l'amministrazione pubblica ed escludervi chi abbia una condanna definitiva) e sprona Monti a fare la sua proposta sul lavoro nel nome dell'interesse generale e senza subordinarla all'intesa con le parti. «Come fece sulle pensioni dove, se la proposta fosse stata subordinata all'intesa, sarebbe stata rinviata di altri dieci anni». Cautela, invece, sul dopo Monti: «Il premier ha detto che al termine della sua esperienza chiuderà con la politica e io non sono abituato a tirarlo per la giacca. Ma la politica è concretezza; è affrontare i problemi e risolverli e sono convinto che sono sempre di più gli italiani che vogliono qualcosa di diverso dal consolidato confronto Pd-Pdl».

Intervista di Fini su La7

Milena Di Mauro

sabato 17 marzo 2012

Si è sempre "onorevoli" anche se indagati per mazzette

Sta accadendo un fatto inspiegabile. In Sicilia se un politico viene preso con la mazzetta in mano per favorire un appalto lo arrestano o lo mandano ai domiciliari (vedi il caso Vitrano), in Lombardia il politico viene inquisito, ma resta al suo posto e non si dimette nemmeno se gli sparano.
E' accaduto troppe volte: Filippo Penati, ex braccio destro di Bersani, è accusato di corruzione ed è rimasto tranquillamente nel Consiglio regionale pur essendosi dimesso da vicepresidente. Il leghista Davide Boni avrebbe intascato un milione che pare abbia passato al partito, ma dice di essere innocente ed è rimasto al suo posto pur essendo passato al gruppo misto refugium peccatorum. E ha avuto la solidarietà pelosa di Bossi, che ha detto: «Me ne frego dei giudici».

L'ultimo caso riguarda il consigliere regionale del Pdl, Angelo Giammario, anche lui indagato per corruzione. In sostanza questi signori dicono: ci riteniamo innocenti, vale la presunzione di innocenza e lasciamo che la magistratura faccia il suo lavoro. Ma siccome tutti sappiamo che tra inchiesta, primo grado, appello e Cassazione passano almeno dieci anni il risultato è che siamo costretti a tenerci questi amministratori accusati di pesanti reati per un tempo infinito. Ai tempi del procuratore Borrelli e del team di Mani pulite queste cose non accadevano, anzi a volte si eccedeva.
In un'azienda privata se un cassiere ruba il suo principale lo licenzia subito, nella pubblica amministrazione il servitore (presunto) infedele dello Stato resta al suo posto con la possibilità che in attesa della sentenza definitiva continui a rubare.

Il governo Monti punta alla moralizzazione, alla correttezza dei comportamenti degli appartenenti alle Istituzioni, ma se le cose proseguono in questo modo non c'è speranza: i ladri continueranno a fare i ladri per sé o per il proprio partito.
Ci sarebbe un modo per sistemare le cose, e cioè fare una legge in base alla quale il politico che è indagato si deve sospendere dalla carica che occupa fino a che una sentenza stabilisca che è innocente e quindi può tornare al suo posto, altrimenti va in galera. E siccome i politici obietteranno che sospendersi in attesa del giudizio finale significa uscire dal giro per un decennio, si possono prevedere appositi tribunali speciali per questo tipo di reati che prenda decisioni rapide in tutti i tre gradi di giudizio. Il Parlamento sarà contrario a votare una tale legge, ma così non si emenderà mai.

venerdì 16 marzo 2012

No alla soppressione del Tribunale nel territorio di Messina Denaro

Stiamo assistendo al sistematico sacco del territorio! Sotto forma di emergenza energetica, emergenza politica, necessità di tagliare costi, etc. Pertanto dopo l’assalto dal mare da parte dei petrolieri, l’attacco dal cielo da parte degli impianti industriali per la produzione di energia eolica, adesso l’attacco al nostro territorio avviene con il tentativo di soppressione del tribunale di Sciacca…!
Non è un accostamento azzardato, poiché il tribunale, che proprio quest’anno compie 150 anni di vita, è per Sciacca l’avamposto per il controllo del nostro territorio dall’assalto della speculazione edilizia, dell’abusivismo, dallo scempio delle coste, dal sacco della mafia.
La soppressione del tribunale, benché rientri nell’obbiettivo di riduzioni dei costi e delle spese per lo stato, in verità, porterebbe ad unrisparmio davvero esiguo, in quanto, buona parte degli attuali costi sono sobbarcati dal comune di Sciacca.

La soppressione del tribunale di Sciacca costituirebbe una vera catastrofe poiché vedrebbe la chiusura di molti altri servizi connessi come: l’agenzia delle entrate, l’ufficio INPS, l’Ufficio Registro, il declassamento di molti presidi attualmente presenti come la Guardia di Finanza, la Polizia ed i Carabinieri, la chiusura della casa circondariale, etc..

Servizi essenziali non solo per la città, ma per l’intero comprensorio dei comuni limitrofi. Il risparmio esiguo verrà pagato con un alto costo per i cittadini che si troveranno costretti ad affrontarelunghi e pericolosi viaggi giornalieri, ad avere maggiori oneri per i costi di una causa o di qualunque servizio legato ai suddetti uffici.
La soppressione del tribunale di Sciacca allargherebbe certamente le maglie alle ingerenze mafiose, che senza un controllo potrebbero meglio mettere le proprie grinfie, facendo sacco del territorio.

In una economia in recessione, come attualmente stiamo vivendo, la soppressione del tribunale è l’ennesima tegola sulla testa dei cittadini che si trovano a pagare a caro prezzo gli altrui sbagli e sprechi.
- Per consentire che gli attuali processi per Mafia non subiscano rallentamenti
- Per un territorio più sicuro
- Per non fare in modo che Sciacca e il suo comprensiorio venga declassata (meno uffici, meno famiglie, meno abitanti, meno lavoro)
- Per garantire un futuro ai tuoi figli
- Per non fare rischiare la vita a circa 400 persone che dovranno percorrere la SS115 giornalmente

Per tutto evitare ciò Sabato 17 marzo alle 10:00 in Piazza Matteotti rechiamoci alla protesta indossando un indumento GIALLO e stendiamo sui nostri balconi un lenzuolo o una bandiera o semplicemente un fazzoletto GIALLO per dire NO ALLA CHIUSURA DEL TRIBUNALE !!!

COMITATO CIVICO NO ALLA CHIUSURA DEL TRIBUNALE DI SCIACCA

giovedì 15 marzo 2012

Digitale Terrestre: Regione Sicilia chiede un rinvio di tre mesi

La Regione propone un rinvio di tre mesi per l'ingresso del digitale terrestre in Sicilia. L'Ars ha infatti approvato con 53 voti favorevoli, nessun contrario e 3 astenuti, il ddl su «Norme urgenti per il passaggio al digitale terrestre. Modifiche in materia di composizione del Comitato regionale per le comunicazioni».

In ogni caso, non avendo poteri esclusivi ma concorrenziali in materia di comunicazioni, nelle linee generali la Regione si dovrà attenere alla legislazione dello Stato. Il governo ha accettato come raccomandazione due ordini del giorno sulla stessa materia.
Il primo, a firma di Paolo Colianni (Mpa), presidente della commissione speciale per l'innovazione tecnologica del settore informazione, è stato recepito dal governo come raccomandazione un ordine del giorno di Paolo Colianni (Mpa), propone una proroga di tre mesi per lo switch off* delle tv per il passaggio al digitale.

Con il secondo ordine del giorno il governo regionale accetta come raccomandazione l'impegno ad adottare tutte le iniziative a sostegno delle emittenti siciliane.
Intanto, due importanti appuntamenti attendono la Commissione presieduta da Colianni la prossima settimana: giovedì è in programma l'audizione sulla realizzazione della prima piattaforma digitale televisiva dedicata al sociale; venerdì sarà a Enna per affrontare il tema dello switch off ed il passaggio al digitale, incontro al quale le emittenti siciliane saranno chiamate a fornire il loro contributo sui cambiamenti in atto nel sistema radiotelevisivo regionale.


*Il termine "switch-off", mutuato dalla lingua inglese, è un'abbreviazione a indicare la fase terminale della transizione alla televisione digitale in cui avviene lo spegnimento della tv analogica. Chi possiede un televisore analogico non è costretto tuttavia a comprare un nuovo apparecchio, ma - con una spesa più modesta - può utilizzare un decoder per continuare a vedere le trasmissioni televisive. L'utilizzo del digitale consentirà un ventaglio più ampio dell'offerta televisiva, con più canali ed emittenti, e un vantaggio molto importante dal punto di vista della resa audio e video, Inoltre consentirà l'utilizzo di diversi livelli di interattività.

News -> Digitale Terrestre: In Sicilia lo switch off dall'11 al 30 giugno 2012

martedì 13 marzo 2012

Sicilia: stabilimenti balneari, strutture da smontare

I concessionari degli stabilimenti balneari dovranno smontare le attrezzature e sgomberare gli spazi a loro affidati entro la fine del mese. Il via libera per rimontare, invece, decorrerebbe già a partire dalla seconda settimana di aprile. E' arrivata come un fulmine a ciel sereno la notifica inviata dal dipartimento regionale del Territorio e ambiente, ai circa 1300 lidi distribuiti in tutta l'Isola.
E a meno di due mesi dall'inizio della stagione balnerare, fioccano le proteste dei gestori. Il presidente regionale dell'Associazione gestori lidi Antonio Firullo, intanto, annuncia una protesta se non si troverà un escamotage per aggirare l'ostacolo. "Chiedo alla Regione di intervenire - annuncia - ma se non ci sarà nessun cambiamento, proporrò ai gestori degli stabilimenti di non pagare più le tasse della concessione demaniale".

Dall'assessorato, intanto, lanciano un ultimatum: se le attrezzature non saranno smontate entro i termini previsti, non sarà più rinnovata la licenza. Parola di Giovanni Arnone, dirigente del dipartimento. "Chi rispetta regole sarà premiato - promette - chi le trasgredisce, invece, sarà severamente punito".

domenica 11 marzo 2012

Funerali di Stato per Placido Rizzotto

La storia di Placido Rizzotto

Le ossa che erano state ritrovate nel settembre 2008 nelle foibe della Rocca Busambra sono quelle del sindacalista di Corleone Placido Rizzotto, che, secondo le prime indagini, venne ucciso il 10 marzo 1948 da Luciano Liggio e da due suoi complici, Pasquale Criscione e Vincenzo Collura (che inizialmente confessarono, poi ritrattarono e furono prosciolti per insufficienza di prove). Che le ossa siano di Rizzotto lo ha stabilito la polizia scientifica di Palermo comparando il Dna di quelle ossa con quelle di suo padre, il cui corpo è stato riesumato e risulta compatibile al 76%. Questo riapre la fosca pagina della mafia di Corleone che poi divenne «dominus» di Cosa Nostra siciliana. Subito dopo la guerra il paese era controllato dalla mafia, che aveva come capo il medico Michele Navarra, notabile democristiano, come suo vice Governale e come picciotti Luciano Liggio, «Cocciu di focu», Totò Riina e Bernardo Provenzano. Liggio aveva la sua abitazione davanti alla caserma dei carabinieri dove c'era allora il capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa, tutti personaggi dalle storie intrecciate che ritroveremo cinquant'anni dopo a Palermo.
Liggio cominciò a 17 anni uccidendo il primario dell'ospedale dei Bianchi, dottor Nicolosi, per dare modo al medico boss Michele Navarra di prendere il suo posto. Dopo qualche anno chiese a Navarra che sarebbe stato il caso di sbarazzarsi anche di Placido Rizzotto, 34 anni, segretario della Camera del lavoro, che teneva comizi in piazza incitando i contadini ad occupare le terre («Quello mette strane idee in testa alla gente»).

In realtà Liggio aveva un altro scopo: si era invaghito di Leoluchina Sorisi, fidanzata di Rizzotto. Tanto insistette che Navarra gli diede il consenso ad uccidere il sindacalista. Dicono le prime indagini che Rizzotto venne sequestrato all'uscita da un bar del paese da Liggio, Criscione e Collura e condotto per le campagne fino alla Rocca Busambra dove lo gettarono in una «ciaccazza» profonda cinquanta metri. Durante questa camminata per le campagne il gruppo era stato visto da un pastorello di 13 anni, Giuseppe Letizia. Impressionato da quella visione il ragazzino era stato colto da febbre e portato in ospedale. E lì il primario Navarra gli fece una iniezione letale. Il medico boss tuttavia aveva capito che Luciano Liggio gli aveva chiesto di uccidere Rizzotto per suoi motivi personali, e cominciarono i primi contrasti, per cui Navarra aveva mandato un suo commando a sparare a Liggio che nel frattempo si era rifugiato in campagna assieme a Riina e Provenzano che «aveva un cervello di gallina, ma sparava come un dio». Avvenne un conflitto a fuoco in cui Liggio rimase ferito. Lo scontro avrebbe potuto proseguire se non fosse intervenuta la potente mafia di Altofonte che indusse Navarra a perdonare Liggio, che in fondo aveva agito per amore. Il medico boss perdonò, ma fece male i suoi conti perché «Cocciu di focu» lo attese al ritorno da una visita a Palermo e crivellò la sua auto a raffiche di mitra uccidendo il suo boss e un medico che lo accompagnava, Domenico Russo.

Sbarazzatosi di Placido Rizzotto e del suo boss, Luciano Liggio era diventato l'incontrastato capomafia di Corleone. Ai funerali di Rizzotto, la sua fidanzata Leolochina Sorisi gridò: «A chi ti ha ucciso mangerò il cuore». Invece accadde il contrario: ospitò a casa «Lucianuzzu». Fece arrivare una squadra di muratori e aggiustò la sua abitazione dicendo che stava per ricevere un parente dall'America. Invece in casa c'era Luciano Liggio, che venne ritrovato dietro una finta parete dagli uomini del questore Mangano (o pare del colonnello dei carabinieri Milillo: la questione non è mai stata chiarita).
Ma Liggio ebbe modo di cavarsela ai processi. Per l'uccisione di Rizzotto fu assolto con formula dubitativa - all'epoca il procuratore di Palermo era Pietro Scaglione - perché il cadavere della vittima non era stato ancora trovato, ci volevano troppi soldi per scandagliare le foibe della Rocca Busambra, e solo nel 2008 si poterono estrarre le ossa. A quel tempo la giustizia palermitana funzionava così. Per tutti gli altri delitti, al processo fatto a Bari per legittima suspicione fu assolto per insufficienza di prove perché ai componenti della Corte d'assisse alla vigilia del verdetto arrivò questa lettera: «Liggio e gli altri corleonesi sono innocenti. Il loro sangue ricadrà sulle vostre famiglie». E così Liggio tornò libero e scese dalle montagne a Palermo con Riina e Provenzano trovando rispetto e ammirazione tra i mafiosi di città. Cominciò a fare soldi con i flipper, poi crescendo in potenza entrò nella Cupola di Cosa Nostra e fece uccidere tutti i capi della mafia palermitana, dal «principe di Villagrazia» Stefano Bontade a Totuccio Inzerillo e a tutti gli altri. La faida degli anni 80 la vinsero i corleonesi perché non erano conosciuti dai mafiosi palermitani, mentre loro sapevano benissimo quali erano i bersagli da colpire. Fu così che partendo dall'uccisione di Placido Rizzotto nel 1948 la mafia corleonese divenne padrona fino agli anni 90, quando Liggio, catturato a Milano, era stato già sostituito da Riina e Provenzano.

Dopo 64 anni, finalmente, sono stati ritrovati i resti scheletrici del sindacalista sequestrato e ucciso dalla mafia nel 1948. Mi unisco a quanti chiedono ormai a gran voce e giustamente (David Sassoli, Walter Veltroni, Vincenzo Vita, Giuseppe Giulietti) i "Funerali di Stato per Placido Rizzotto"

Per dire che lo Stato non dimentica.. Per dire che la Mafia non vince..  Per ricordare ai più giovani che un uomo è stato ucciso perchè ha lottato per la giustizia e la libertà.

sabato 10 marzo 2012

Nasce il comitato civico “No alla chiusura del tribunale”

Sciacca - L'8 marzo 2012 decine di associazioni si sono riunite presso il Pub Vittorio Emanuele per discutere circa la paventata chiusura del Tribunale di Sciacca. La partecipazione è stata sentita e forte. Moltissimi interventi hanno delineato il quadro fosco che si verrebbe a creare se il nostro Tribunale venisse chiuso: dalla perdita di un essenziale presidio di legalità per un comprensorio vasto e delicato, ai terribili disagi che comporterebbero gli spostamenti verso il Tribunale di Agrigento data la disastrata viabilità di questa parte di Sicilia, ai terribili contraccolpi economici che scaturirebbero dall’eliminazione del larghissimo indotto che ruota attorno al Tribunale.

Le associazioni e i sindacati presenti hanno quindi deciso di costituire il Comitato Civico NO ALLA CHIUSURA DEL TRIBUNALE, che affiancherà e sarà sinergico al già esistente Comitato Istituzionale che in questi mesi sta effettuando una strenua lotta per la salvaguardia di questo essenziale presidio di legalità.

E’ emersa da parte di tutti la necessità di lanciare un segnale forte di partecipazione popolare per dare supporto alla lotta per la salvaguardia del nostro comprensorio, quindi il Comitato indirà una manifestazione per sabato 17 marzo 2012 ore 10.00 che coinvolgerà i Cittadini, Le Associazioni, i Sindacati, i Movimenti e le Istituzioni di tutto il territorio per ribadire con forza che il Tribunale di Sciacca non va assolutamente chiuso.

mercoledì 7 marzo 2012

Biomasse Menfi: Ribadito il NO al progetto della Tre Tigli

Menfi - Nel consiglio comunale di ieri sera, convocato su richiesta di tante associazioni e movimenti cittadini, si è tornati a discutere del progetto di un impianto biomasse che la società Tre Tigli intende realizzare a Menfi. 4 ore di dibattito durante il quale la città è tornata a ribadire la propria contrarietà alla realizzazione dell'impianto. Un consiglio comunale chiesto e voluto dalle associazioni anche per fare chiarezza sull'atteggiamento dell'amministrazione comunale, accusato di non avere una linea chiara sulla tematica.

Il Presidente del Consiglio Nino Buscemi, accusato di aver detto lui il primo ed unico si al progetto di realizzazione dell’impianto di biomasse, dichiara: "L'ammanistrazione, su suggerimento delle associazioni, farà una delibera di Giunta in cui dirà, in maniera chiara e netta, 'NO alla Tre Tigli'. Così come deliberato più volte all'interno del consiglio comunale, così come voluto dalla città di Menfi. Ritengo poco chiare le varie fasi di conferenze di servizi per tale motivo abbiamo incaricato l'avv. Girolamo Rubino, colui che si sta occupando della vicenda, di verificare tutte questi fasi ed eventualmente, se ci dovessero essere le condizioni, agire in maniera legale sia contro la società Tre Tigli che contro la Regione Sicilia."

Il sindaco di Menfi, Dott. Michele Botta: "Sono soddisfatto per come si è svolto il consiglio comunale aperto di ieri sera richiesto dalle associazioni locali per fare il punto sul caso ‘Biomasse Tre Tigli’. Oltre a sgombrare il campo su responsabilità ed improbabili accondiscendenze politiche di questa amministrazione, Menfi ha ritrovato l’unità su un tema su cui la città è stata sempre unita nonostante qualche sparuta minoranza avrebbe voluto dividere l'opinione pubblica strumentalizzando la buona fede dei concittadini. Già da questa mattina l’amministrazione comunale porrà in essere tutte le azioni concordate durante la seduta del consiglio comunale di ieri sera. Scriverò una lettera alla società Tre Tigli e faremo una delibera di Giunta in cui ribadiremo, ancora una volta, la controrietà al progetto. Il nostro legale, l'avv. Girolamo Rubino, ci aiuterà a trovare tutti quei cavilli necessari per bloccare ed interrompere questo iter burocratico. La società Tre Tigli deve mantenere la parola: 'senza la volontà popolare non adremo avanti' aveva dichiarato tempo fà."

Il consigliere comunale, avv. Calogero Lanzarone: "C'è stata la partecipazione che ci si aspettava. E' stata ribadita per l'ennesima volta la netta contrarietà alla costruzione dell'impianto, sia da parte della popolazione che dalle istituzioni. Sappiamo che a dicembre la Tre Tigli ha fatto un'ulteriore conferenza di servizi aggiornato a data da destinarsi. L'iter tecnico della Tre Tigli, quindi, va avanti e per tale motivo non dobbiamo perdere altro tempo prezioso. Suggerisco di inviare alla Procura di Sciacca ed alla Corte dei Conti tutti i documenti fin qui acquisiti. Sia la Regione che la Tre Tigli devono rispettare il volere del popolo sovrano."

martedì 6 marzo 2012

Lega Nord LADRONA. Indagato Boni


"Roma ladrona" è stato lo slogan che ha unito e rinvigorito per anni gli affiliati della Lega Nord. La campagna celodurista degli "omini verdi" è stata sempre contraddistinta dalla dicotomia "forti" e "puri". Ahimè, tutto cambia. Oggi, Umberto Bossi è meno "forte", per i noti problemi salutari, ed anche meno "puro", anzi torbidissimo.

Carlo Dossi dixit: "Tutti gli uomini sono corruttibili: è questione di somme".
Lo sà bene il presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Davide Boni, indagato dalla procura di Milano per corruzione. In verità i soldi, circa un milione di euro, potrebbero essere finiti nelle casse del partito della Lega.
Fra i destinatari degli avvisi di garanzia, per concorso in corruzione, figurano anche Dario Ghezzi, suo stretto collaboratore, e Luigi Zunino.

A quanto emerge, l’inchiesta riguarda una serie di irregolarità nelle concessioni per aree edificabili, aree commerciali e immobili. Un giro di tangenti girate tra il 2008 e il 2010, anche se si sarebbero verificati episodi più recenti. Una parte delle mazzette, secondo gli inquirenti, potrebbe essere andata a finanziare la Lega. I pm prefigurano una sorta di sistema finalizzato non all’arricchimento personale di chi intascava le tangenti, ma a foraggiare il partito.

Aspettavo da troppo tempo questo momento, concedetemi un breve sfogo: LEGA NORD LADRONA !!!

TAV? No, grazie! Autostrade del mare? Subito!

Il “governo tecnico” ci spiega in modo esauriente che la TAV “si deve fare perché si deve fare” e sembra affidarsi più alla repressione poliziesca, auspicata anche da PDL, PD, Terzo Polo e Lega, che ad un tavolo di riflessione. L’unica altra “motivazione tecnica” è che la nostra economia e le nostre infrastrutture devono essere agganciate all’Europa. Orbene, in Italia abbiamo un problema gigantesco, che è quello di avere le due direttrici fondamentali della nostra viabilità, l’autostrada del Sole più la Salerno-Reggio Calabria, e l’Adriatica da Bari a Ravenna, perennemente intasate nei due sensi di marcia, soprattutto da mezzi pesanti, con tempi di percorrenza molto lunghi e costosi.

Sarebbe lungimirante organizzare un sistema di “autostrade del mare”, con navi moderne e veloci, studiate per imbarcare Tir e container, grandi per partire con ogni tempo, che colleghino da una parte Bari a Trieste con una penetrazione immediata in Europa, e dall’altra Palermo con Livorno e Marsiglia, in numero sufficiente per smaltire il traffico esistente, progettate e costruite in Italia in quei cantieri che sono fermi per la concorrenza cinese e coreana.

E’ un progetto industriale che porterebbe lavoro, innovazione, diminuzione del costo del trasporto, diminuzione dell’inquinamento, renderebbe ridicolo il solo pensiero di fare il ponte sullo stretto di Messina con le conseguenti enormi spese per allargare la Salerno-Reggio Calabria.
Naturalmente i porti interessati dovrebbero progettare una viabilità speciale per rendere fluidi e facili imbarchi e sbarchi, e anche qui si tratta di lavoro e di modernizzazione, senza i tempi biblici della Tav.

Anche i “No Tav” dovrebbero appoggiare questa soluzione perché non si può dire solo no e bisogna essere capaci di proporre alternative e, visto che gli argomenti del governo sono: penetrazione in Europa e lavoro, la soluzione delle “autostrade del mare” contiene entrambe le cose.
Voglio contenere al massimo la lunghezza di questo appello perché spero che qualche giornale lo pubblichi, e chiedo alla Rete di aiutarmi a diffonderlo per quel che ognuno può. In seguito, se l’idea va avanti, se ne può parlare in modo più approfondito.

Fonte: agoravox.it

lunedì 5 marzo 2012

Comune di Menfi: Consiglio Comunale del 06/03/2012

"Biomasse Menfi"

Il Consiglio Comunale di Menfi è convocato, in seduta aperta, per il giorno 6 Marzo 2012 alle ore 20,00 presso il salone del bassorilievo Torre Federiciana Piazza V. Emanuele. Verrà trattato il tema: "Biomasse a Menfi".

Invitiamo la cittadinanza ad intervenire numerosa.

domenica 4 marzo 2012

Super Mario Monti

Mario Monti livello Europa
E' stato firmato il patto di bilancio o Fiscal Compact dai 25 leader europei. A ricoprire il ruolo di vero e quasi indiscusso protagonista nel consesso Ue è il nostro premier, Mario Monti. Il professore bocconiano, infatti, riscuote apprezzamenti anche dagli "alleati" più ostici ed è stato lo sponsor più convinto di questo trattato intergovernativo. Certo, il peggio è passato e la crisi ormai sta uscendo dalla scena ma gli esami non sono ancora finiti. Infatti, non è del tutto risolto il problema Grecia. La penisola ellenica è stata recentemente declassata al livello più basso della sua scala (da Ca a C) dall'agenzia di rating Moody's.

Mario Monti livello Italia
Risultati economici rassicuranti arrivano anche dal Bel Paese. Superati, con ottimi voti, gli esami anti-crisi e spread. La differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi è sempre meno rilevante (sceso del 30 per cento) mentre si è dimezzato anche quello fra Italia e Spagna.

Mario Monti livello "Treno AV"
Monti in questi giorni ha tenuto lo sguardo fisso sul Piemonte alle prese con le manifestazioni anti-Tav. Il premier, infatti, appena rientrato in Italia (da Bruxelles) si è diretto a palazzo Chigi per un vertice interministeriale sulla sicurezza e sui lavori in Val di Susa. Il primo ministro sposa appieno il pensiero di Giorgio Napolitano e con lui tutto il governo. «Nessun condizionamento da violenza e minacce: la linea non cambia e non ci saranno arretramenti», ha fatto sapere Monti. Nessuna retromarcia né condizionamenti anche sul versante delle riforme economiche al vaglio delle aule parlamentari.
Per il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, l'Italia dovrebbe «recuperare l'autorevolezza delle istituzioni, e rafforzare l' autonomia, quando si tratta di decidere sulle opere pubbliche». Questo perché, che si tratti di rifiuti, energia, bonifiche o Tav, «non si vuole fare quel lavoro di pulizia culturale» che è necessario al Paese.

Su quest'ultima analisi mi soffermo con una domanda: ma è davvero così necessaria quest'opera per l'Italia?!?