Non si sa cosa abbia in mente di preciso Fini quando assicura che «Fli c'è e ci sarà». Non si sa come coniugherà la garanzia data ai suoi (parecchio riottosi) che «non c'è alcuna ipotesi di scioglimento» con l'invito a guardare alla luna e non al dito, a «rischiare» ancora, a mettersi di nuovo in marcia insieme a tanti altri (Montezemolo, per esempio) per la costituente di un nuovo polo nazionale.
Fini dice che Fli non si scioglierà, ma ogni parola e ogni ragionamento di colui che oggi ne è il capo porta a pensare l'esatto contrario e fa della convention che si è chiusa ieri a Pietrasanta la prima tappa di un altro viaggio oltre il Terzo polo, verso un rassemblement ancora più ampio dove staranno insieme pezzi di partiti, volontariato, società civile, professioni, mondo dell'impresa e (perché no?) anche esponenti del governo Monti. I fedelissimi restano spiazzati dall'ennesimo rialzo della posta. E si preparano a saltare un'asticella ancora più alta.
Ma Fini li rincuora: «Dobbiamo essere co-protagonisti assieme a tanti altri di un movimento per modernizzare la Repubblica, con quel patriottismo repubblicano che già sta guidando l'azione di Monti». Ed è «retorico» starsi a interrogare adesso su chi avrà la guida. «Chi ha più filo tesse», si mette in gioco di squadra Fini, mentre Casini dichiara di essere pienamente d'accordo sul commissariamento della Rai e sul sostegno incondizionato a Monti.
Fini spiega una volta di più che «limiterebbe la possibilità di dialogare con la società» una rigida organizzazione di partito. Perciò, sprona piuttosto Fli a muoversi da grande movimento aperto, «in un'azione plurale, senza sentirci i migliori né avere complessi. Fli c'è, ma non chiamiamolo partito. E' un progetto. Questa è la sua ragion d'essere: modernizzare l'Italia». Fini ha spiegato bene (anche a Casini) di volerlo fare «senza mai più tornare con il Pdl» e senza essere centrista, pur nell'aspirazione di stare al centro della politica. I compagni di strada in parte già ci sono (Casini, Rutelli) e in parte verranno.
Contatti sono in corso con Cordero di Montezemolo, «un personaggio molto corteggiato della politica, a volte contestato a priori, che ha detto di voler ragionare su un patto liberale per le riforme: un progetto non molto diverso da quello che ho illustrato. Ci confronteremo e ci vedremo».
Quanto ai temi, Fini lancia un paio di proposte sulla corruzione (non candidare chi abbia una condanna di primo grado per reati contro l'amministrazione pubblica ed escludervi chi abbia una condanna definitiva) e sprona Monti a fare la sua proposta sul lavoro nel nome dell'interesse generale e senza subordinarla all'intesa con le parti. «Come fece sulle pensioni dove, se la proposta fosse stata subordinata all'intesa, sarebbe stata rinviata di altri dieci anni». Cautela, invece, sul dopo Monti: «Il premier ha detto che al termine della sua esperienza chiuderà con la politica e io non sono abituato a tirarlo per la giacca. Ma la politica è concretezza; è affrontare i problemi e risolverli e sono convinto che sono sempre di più gli italiani che vogliono qualcosa di diverso dal consolidato confronto Pd-Pdl».
Intervista di Fini su La7
Milena Di Mauro
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