Anche le corna danno diritto al risarcimento danni. Proprio così.
E' la Corte di Cassazione a stabilirlo con una sentenza che apre la strada per le vittime dei tradimenti alle giuste richieste risarcitorie. Ma non basta. Si può essere risarciti anche se la separazione è avvenuta in modo consensuale ossia senza l'addebito di colpa all'altro coniuge. Naturalmente, avverte la Corte, occorre distinguere perché c'è tradimento e tradimento.
Il risarcimento dei danni si può chiedere solo se il coniuge che ne fa domanda dimostra di aver subito una "lesione di un diritto costituzionalmente garantito". È il caso in cui ad esempio si dimostri che il tradimento "per le sue modalita' e in relazione alla specificita' della fattispecie, abbia dato luogo a lesione della salute del coniuge". In altri termini, i danni si possono chiedere, spiega la Corte (sentenza 18853 /2011) , se il tradimento "abbia trasmodato in comportamenti che, oltrepassando i limiti dell'offesa di per se' insita nella violazione dell'obbligo in questione" e "si siano concretizzati in atti specificamente lesivi della dignita' della persona, costituente bene costituzionalmente protetto".
Il caso esaminato da Piazza Cavour riguarda il caso di una donna che nei primi due gradi del giudizio si era vista respingere la domanda di risarcimento danni che aveva rivolto al suo ex marito fedifrago. I due coniugi si erano separati consensualmente e lei aveva chiesto il risarcimento del danno biologico ed esistenziale causatole dalla relazione extraconiugale che l'uomo aveva intrattenuto con un'altra donna sposata. La Corte dando ragione al coniuge tradito ha ora rimesso la causa alla Corte d'Appello di Genova che dovrà rivalutare il caso attenendosi al dettato della Cassazione.
Il tradimento del coniuge è un vero e proprio «illecito civile» e come tale può essere risarcito in via autonoma, cioè anche fuori dal procedimento di separazione.
Una sentenza della Prima sezione civile della Cassazione (18852/11) rischia di rendere molto più "care" – nel vero senso della parola – le scappatelle/relazioni extraconiugali.
Secondo i giudici, che hanno accolto le ragioni di una signora ligure (respinte per due volte dai tribunali di merito), le "corna" possono provocare un danno a diritti costituzionalmente garantiti, per esempio alla salute della persona tradita, determinando la responsabilità di chi lo ha provocato.
Uomo – e donna – avvisato, mezzo salvato...
Menfi [Agrigento - Sicilia]. Vista l'estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, ho deciso di disporre di questo potente mezzo di comunicazione per interfacciarmi con tutti i cittadini. Grazie a questa piattaforma web farò conoscere le mie idee, le mie prospettive politiche e mi confronterò, in maniera costruttiva, con tutti gli elettori del Comune di Menfi.
venerdì 23 settembre 2011
giovedì 22 settembre 2011
La rivoluzione islandese
«Mi chiamo Hordur Torfason, sono un artista indipendente islandese. Penso che parte del mio lavoro di artista sia anche combattere il cattivo uso del potere». A 66 anni, Hordur Torfason è diventato il leader della rivoluzione silenziosa contro la finanza globale. E’ successo in Islanda: 320.000 abitanti su una superficie grande un terzo dell’Italia.
Nell’ottobre del 2008, falliscono le tre maggiori banche del paese: travolte dalla crisi dei subprime, non riescono a ripagare i creditori stranieri e vengono nazionalizzate dal governo del conservatore Geir Harde. Come da prassi, il governo in bancarotta accetta gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea per far fronte ai debiti: 3,5 miliardi di euro che intende chiedere agli islandesi con una manovra fiscale da 100 euro al mese a famiglia per 15 anni. Ma alla socializzazione del debito, l’Islanda risponde di no.
Quattordici settimane di manifestazioni portano alle dimissioni del governo, a nuove elezioni e a un referendum. Con il 93% dei voti, l’Islanda decide di Hordur Torfasonnon pagare i debiti contratti da banche private nei confronti di altri privati. «Quando è iniziata la crisi – racconta Torfason – sono andato davanti al Parlamento e ho detto alla gente che sarei stato lì tutti i giorni, a mezzogiorno. Credo che fosse il 17 ottobre del 2008. Chiedevamo al governo di dimettersi, ai vertici della Banca Nazionale di dimettersi, e ai vertici delle autorità di supervisione monetaria di dimettersi. Queste erano le nostre tre richieste: “Ci avete mentito, ci avete ingannato, noi non abbiamo più fiducia in voi”. Ecco perché è successo. Molta gente dice che è solo perché siamo un paese piccolo, ma io non credo: penso che sia una questione di strategia. Se inizi, vai avanti e non ti arrendi».
Lei, Torfason, è un esperto di economia o finanza? «No. Sono una persona molto semplice, su queste questioni. Ma non c’è bisogno di studiare economia per capire quando ti stanno fregando. Stavo vivendo in uno dei paesi più ricchi del mondo, ma dove stava questa ricchezza? Tutti stavano chiedendo denaro in prestito: questa non è ricchezza, è una catena».
La gente comune può occuparsi di finanza e di economia pur non avendone le competenze? «Non dobbiamo capire l’economia, siamo la società: noi assumiamo delle persone, li chiamiamo politici, li assumiamo perché abbiano a che fare con la gente della finanza, ma non per diventare i loro migliori amici, volare insieme su jet privati, far festa in quei bunga-bunga o Torfason in piazza come si chiamano». «Qui in Islanda siamo una miniatura, siamo solo 300.000: è molto facile vedere attraverso le cose. Secondo me – continua Torfason – quello che è successo è che ci sono poche persone che governano, che possiedono tutto, che hanno preso tutte le aziende; costruito, comprato, costruito. Ed è tutto sparito: loro hanno sistematicamente rapinato il paese. Cosa è rimasto? Noi, i cittadini islandesi, che dovremmo pagare i loro debiti. E’ come un ladro che ruba tutto e poi i manda pure il conto. Ma noi diciamo “no”. Molto semplice. “Voi, pagate. I ladri, devono pagare. E assumersi le loro responsabilità”. Il più delle volte sapevano di fare dei pessimi contratti: rischiavano con i nostri soldi, con le nostre vite. Correggetevi, gente della finanza. Perché c’è qualcosa di molto sbagliato. Tornate a studiare, guardate che cosa avete sbagliato, e correggetelo».
Clicca qui per vedere l'intervista all'artista islandese Hordur Torfason, leader della rivoluzione silenziosa contro la finanza globale.
Nell’ottobre del 2008, falliscono le tre maggiori banche del paese: travolte dalla crisi dei subprime, non riescono a ripagare i creditori stranieri e vengono nazionalizzate dal governo del conservatore Geir Harde. Come da prassi, il governo in bancarotta accetta gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea per far fronte ai debiti: 3,5 miliardi di euro che intende chiedere agli islandesi con una manovra fiscale da 100 euro al mese a famiglia per 15 anni. Ma alla socializzazione del debito, l’Islanda risponde di no.
Quattordici settimane di manifestazioni portano alle dimissioni del governo, a nuove elezioni e a un referendum. Con il 93% dei voti, l’Islanda decide di Hordur Torfasonnon pagare i debiti contratti da banche private nei confronti di altri privati. «Quando è iniziata la crisi – racconta Torfason – sono andato davanti al Parlamento e ho detto alla gente che sarei stato lì tutti i giorni, a mezzogiorno. Credo che fosse il 17 ottobre del 2008. Chiedevamo al governo di dimettersi, ai vertici della Banca Nazionale di dimettersi, e ai vertici delle autorità di supervisione monetaria di dimettersi. Queste erano le nostre tre richieste: “Ci avete mentito, ci avete ingannato, noi non abbiamo più fiducia in voi”. Ecco perché è successo. Molta gente dice che è solo perché siamo un paese piccolo, ma io non credo: penso che sia una questione di strategia. Se inizi, vai avanti e non ti arrendi».
Lei, Torfason, è un esperto di economia o finanza? «No. Sono una persona molto semplice, su queste questioni. Ma non c’è bisogno di studiare economia per capire quando ti stanno fregando. Stavo vivendo in uno dei paesi più ricchi del mondo, ma dove stava questa ricchezza? Tutti stavano chiedendo denaro in prestito: questa non è ricchezza, è una catena».
La gente comune può occuparsi di finanza e di economia pur non avendone le competenze? «Non dobbiamo capire l’economia, siamo la società: noi assumiamo delle persone, li chiamiamo politici, li assumiamo perché abbiano a che fare con la gente della finanza, ma non per diventare i loro migliori amici, volare insieme su jet privati, far festa in quei bunga-bunga o Torfason in piazza come si chiamano». «Qui in Islanda siamo una miniatura, siamo solo 300.000: è molto facile vedere attraverso le cose. Secondo me – continua Torfason – quello che è successo è che ci sono poche persone che governano, che possiedono tutto, che hanno preso tutte le aziende; costruito, comprato, costruito. Ed è tutto sparito: loro hanno sistematicamente rapinato il paese. Cosa è rimasto? Noi, i cittadini islandesi, che dovremmo pagare i loro debiti. E’ come un ladro che ruba tutto e poi i manda pure il conto. Ma noi diciamo “no”. Molto semplice. “Voi, pagate. I ladri, devono pagare. E assumersi le loro responsabilità”. Il più delle volte sapevano di fare dei pessimi contratti: rischiavano con i nostri soldi, con le nostre vite. Correggetevi, gente della finanza. Perché c’è qualcosa di molto sbagliato. Tornate a studiare, guardate che cosa avete sbagliato, e correggetelo».
Clicca qui per vedere l'intervista all'artista islandese Hordur Torfason, leader della rivoluzione silenziosa contro la finanza globale.
Menfi, Giuseppe Romano nominato coordinatore cittadino dell'Udc
Si vanno sempre più delineando i quadri dirigenziali del partito di Pier Ferdinando Casini in provincia di Agrigento. Il coordinamento provinciale dell’Udc ha nominato tre nuovi coordinatori cittadini in altrettanti Comuni della Provincia di Agrigento: Menfi, Aragona e Caltabellotta.
Si tratta di Giuseppe Romano, ragioniere commercialista di Menfi, attuale consigliere comunale, già vicesindaco della cittadina ed ex assessore provinciale dal 2005 al 2007 allo sviluppo economico con la Giunta di Enzo Fontana;
Antonino Caci, libero professionista quarantenne che dovrà reggere le sorti del Partito ad Aragona;
Rino Granillo, funzionario di un Istituto di Credito e attuale Consigliere Comunale di Caltabellotta, nominato coordinatore cittadino di Caltabellotta.
Si tratta di Giuseppe Romano, ragioniere commercialista di Menfi, attuale consigliere comunale, già vicesindaco della cittadina ed ex assessore provinciale dal 2005 al 2007 allo sviluppo economico con la Giunta di Enzo Fontana;
Antonino Caci, libero professionista quarantenne che dovrà reggere le sorti del Partito ad Aragona;
Rino Granillo, funzionario di un Istituto di Credito e attuale Consigliere Comunale di Caltabellotta, nominato coordinatore cittadino di Caltabellotta.
martedì 20 settembre 2011
La Sicilia punta sul solare
“La Regione Sicilia privilegerà il fotovoltaico rispetto all’eolico, su questa linea ci si sta muovendo con grande determinazione. Una volta fatta la scelta di fondo, con il no della Regione al nucleare, è chiaro che non si può non puntare sull’uso delle risorse energetiche pulite“. Lo ha detto l'assessore regionale all’energia Giosuè Marino, intervenendo a margine di un convegno a Palermo sulle energie rinnovabili organizzato da Intesa SanPaolo.
“Nel regolamento sulle norme di attuazione del piano energetico regionale, c'è l’istituzione di una commissione interdipartimentale che è già stata convocata per individuare le zone in cui sarà possibile realizzare gli impianti – ha proseguito Marino, rispondendo ai giornalisti – un ulteriore freno al sorgere indiscriminato di impianti in zone naturali protette. La commissione farà rispettare in modo categorico i vincoli ambientali e agirà preventivamente alle concessioni dove questo non è consentito, per tutelare il patrimonio naturalistico e ambientale“.
Rispondendo ai giornalisti sulla possibilità di abolire i parchi eolici realizzati in Sicilia a margine o all’interno di riserve naturali, Marino ha risposto: “Su quelli già esistenti non so che dire, ritengo che le autorizzazioni siano state date in modo coerente al quadro normativo“.
Il regolamento di attuazione del piano energetico regionale è stato già approvato dalla giunta Lombardo e dovrà passare ora al vaglio dell’ufficio legislativo, della Corte dei conti e al Consiglio di giustizia.
“La Regione punta in maniera forte e determinata allo sfruttamento delle energie rinnovabili – ha concluso l’assessore – a un’azione coerente al perseguimento degli obiettivi di burning sharing che fissano al 2020 gli standard di realizzazione di impianti che producono energia pulita, per una riduzione delle emissioni del 20% di anidride carbonica e soprattutto per rendere efficiente il settore. Con la bozza di regolamento recentemente approvata in giunta si cerca di dare un particolare sostegno a tutti quegli impianti e autorizzazioni che siano al servizio del territorio in particolare dell’agricoltura e della piccola impresa“.
Come già detto dall'assessore regionale all'energia, è stata già convocata una commissione interdipartimentale con il fine di individuare le zone in cui sara’ possibile realizzare gli impianti. Che fine faranno quindi i PEAC (Piano Energetico Ambientale Comunale)?
“Nel regolamento sulle norme di attuazione del piano energetico regionale, c'è l’istituzione di una commissione interdipartimentale che è già stata convocata per individuare le zone in cui sarà possibile realizzare gli impianti – ha proseguito Marino, rispondendo ai giornalisti – un ulteriore freno al sorgere indiscriminato di impianti in zone naturali protette. La commissione farà rispettare in modo categorico i vincoli ambientali e agirà preventivamente alle concessioni dove questo non è consentito, per tutelare il patrimonio naturalistico e ambientale“.
Rispondendo ai giornalisti sulla possibilità di abolire i parchi eolici realizzati in Sicilia a margine o all’interno di riserve naturali, Marino ha risposto: “Su quelli già esistenti non so che dire, ritengo che le autorizzazioni siano state date in modo coerente al quadro normativo“.
Il regolamento di attuazione del piano energetico regionale è stato già approvato dalla giunta Lombardo e dovrà passare ora al vaglio dell’ufficio legislativo, della Corte dei conti e al Consiglio di giustizia.
“La Regione punta in maniera forte e determinata allo sfruttamento delle energie rinnovabili – ha concluso l’assessore – a un’azione coerente al perseguimento degli obiettivi di burning sharing che fissano al 2020 gli standard di realizzazione di impianti che producono energia pulita, per una riduzione delle emissioni del 20% di anidride carbonica e soprattutto per rendere efficiente il settore. Con la bozza di regolamento recentemente approvata in giunta si cerca di dare un particolare sostegno a tutti quegli impianti e autorizzazioni che siano al servizio del territorio in particolare dell’agricoltura e della piccola impresa“.
Come già detto dall'assessore regionale all'energia, è stata già convocata una commissione interdipartimentale con il fine di individuare le zone in cui sara’ possibile realizzare gli impianti. Che fine faranno quindi i PEAC (Piano Energetico Ambientale Comunale)?
lunedì 19 settembre 2011
Di Pietro candida il figlio Cristiano, insorge il circolo dell'IdV
La durissima nota del circolo Idv di Termoli:
“I componenti del circolo dell’Idv di Termoli, conosciute le liste per le elezioni del consiglio regionale del Molise del 16 e 17 ottobre, e constatata la presenza nella lista dell’Idv di Cristiano Di Pietro, figlio del presidente nazionale Antonio Di Pietro, esprimono il loro risentito dissenso a tale candidatura. Essa infatti ci appare figlia della stessa concezione familistica e o privatistica che presumibilmente ha messo il capo della Lega Bossi a candidare e fare eleggere il figlio al consiglio regionale della Lombardia o il presidente del Pdl Silvio Berlusconi a candidare e fare eleggere Nicole Minetti al consiglio regionale. Per questa ragione l’intero circolo decide seduta stante di interrompere la propria esperienza politica con l’Idv. Gli stessi componenti, inoltre, confermano la loro appartenenza al centrosinistra con l’auspicio che le prossime elezioni regionali possano essere l’occasione di reale cambiamento della politica nel Molise”.
Antonio Di Pietro prontamente replica: "Cristiano non si è svegliato una mattina per trovarsi candidato. Quando abbiamo creato il partito, dieci anni fa, si è rimboccato le maniche anche lui e ha contribuito a costruirlo. Non è andato a fare il ’trota' di turno con un’elezione sicura in Parlamento, o in qualche listino regionale o in qualche assessorato. Si è candidato come consigliere comunale e lo ha fatto per cinque anni, senza diventare assessore nemmeno quando era in maggioranza. Poi si è candidato al consiglio provinciale e ha fatto il consigliere provinciale per altri cinque anni. Adesso si candida per andare a fare il consigliere regionale, se i cittadini lo vorranno."
La politica italiana si arricchisce quindi di nuovi personaggi. Il primo a rompere gli indugi è stato il giovane Renzo Bossi detto anche il "trota", poi la bella igienista dentale Nicole Minetti ed ora sembra giunto il momento del rampollo dell'ex pm, nonchè paladino della giustizia, della legalità, del merito e della meritocrazia. Guarda caso tra migliaia di iscritti dell'IDV toccherà proprio a lui questa "spiacevole sventura politica".
Chissà se nella politica di oggi ci sarà anche spazio per giovani trentenni non semianalfabeti, belli e figli di papà.
Il sito di Cristiano Di Pietro
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sabato 17 settembre 2011
I super-ricchi d'Italia
Palermo è la provincia siciliana con il numero più alto di super-ricchi (reddito oltre 700mila euro). Lo rileva Il Sole24Ore che ha elaborato i dati del dipartimento delle
Finanze. L'indagine evidenzia anche la distribuzione provinciale del
contributo di solidarietà. In provincia di Palermo sono interessati 290 contribuenti (0,04% sul totale dei contribuenti) per un valore medio di 2.840 euro.
Nella provincia di Agrigento invece i contribuenti interessati sono 32 (0,01% sul totale dei contribuenti) per un valore medio di 2.500 euro.
Secondo IlSole24Ore Milano e Roma perdono invece il primato fiscale. È vero che sono le due province con il numero più alto di contribuenti che pagheranno il contributo di solidarietà (il 3% sulla parte del reddito superiore a 300mila euro), rivisto e corretto dalla conversione della manovra di Ferragosto. Ma non sono i capoluoghi con l'importo medio più alto. A sorpresa saranno, invece, i 14 paperoni di Isernia e dintorni (appena lo 0,02% dei contribuenti provinciali) a versare la quota maggiore al fisco a titolo di solidarietà per il risanamento dei conti: ben 10.080 euro».
Nel complesso sono poco meno di 33mila i super-ricchi Irpef chiamati alla cassa: si tratta dello 0,08% di tutti i contribuenti italiani. Se si esclude la Capitale dove comunque c'è la presenza dei grand commis di Stato a elevare il numero dei paperoni, è la parte più a Nord d'Italia a mostrare un livello più alto di ricchezza e probabilmente di fedeltà fiscale. A Bologna e Monza-Brianza, che vengono subito dietro Roma e Milano, la platea dei soggetti al contributo di solidarietà rappresenta lo 0,13% dei contribuenti provinciali.
Le province con il numero più alto di super-ricchi (reddito oltre 700mila euro).
Nella provincia di Agrigento invece i contribuenti interessati sono 32 (0,01% sul totale dei contribuenti) per un valore medio di 2.500 euro.
Secondo IlSole24Ore Milano e Roma perdono invece il primato fiscale. È vero che sono le due province con il numero più alto di contribuenti che pagheranno il contributo di solidarietà (il 3% sulla parte del reddito superiore a 300mila euro), rivisto e corretto dalla conversione della manovra di Ferragosto. Ma non sono i capoluoghi con l'importo medio più alto. A sorpresa saranno, invece, i 14 paperoni di Isernia e dintorni (appena lo 0,02% dei contribuenti provinciali) a versare la quota maggiore al fisco a titolo di solidarietà per il risanamento dei conti: ben 10.080 euro».
Nel complesso sono poco meno di 33mila i super-ricchi Irpef chiamati alla cassa: si tratta dello 0,08% di tutti i contribuenti italiani. Se si esclude la Capitale dove comunque c'è la presenza dei grand commis di Stato a elevare il numero dei paperoni, è la parte più a Nord d'Italia a mostrare un livello più alto di ricchezza e probabilmente di fedeltà fiscale. A Bologna e Monza-Brianza, che vengono subito dietro Roma e Milano, la platea dei soggetti al contributo di solidarietà rappresenta lo 0,13% dei contribuenti provinciali.
Le province con il numero più alto di super-ricchi (reddito oltre 700mila euro).
venerdì 16 settembre 2011
Il debito pubblico italiano 2011
Era 1.880 miliardi a gennaio, è salito a 1.890 miliardi ad aprile, è arrivato a 1.911 miliardi a luglio. ll 2011 è l'annus horribilis del debito pubblico italiano, sempre meno sostenibile per un Paese che ha rinunciato a crescere.
Il debito pubblico, che si manifesta come le obbligazioni emesse dal Tesoro, si forma perché le spese dello Stato sono maggiori delle sue entrate – il deficit pubblico. La differenza, se non è finanziata con l’emissione di moneta, è coperta con l’emissione di obbligazioni.
Si deve perciò andare alla ricerca della fonte: come si è formato il deficit. Più o meno tutti i Paesi sviluppati hanno visto crescere smisuratamente la spesa pubblica a partire dagli anni Sessanta. Quelli che hanno registrato una crescita delle imposte non troppo distante dalla crescita della spesa, hanno oggi dei debiti contenuti. Altri, invece, hanno speso velocemente, con le imposte che crescevano lentamente. Da qui i grossi deficit, che cumulati, hanno prodotto un gran debito.
La spesa pubblica si divide in spesa pubblica “per lo Stato minimo”, e in quella “per lo Stato sociale”.
Premesso ciò, la spesa per lo stato minimo è rimasta all’incirca la stessa nel secondo dopoguerra, mentre è esplosa quella per lo stato sociale. Ed è qui il punto. Quest’esplosione è avvenuta in tutti i Paesi europei. Negli Stati Uniti un po’ meno, ma non troppo meno, se si fanno dei conti sofisticati. Dunque non è un fenomeno solo italiano. O meglio, l’Italia spende più di alcuni altri Paesi, ma non “troppo di più”. Il punto è che ha incassato di meno per troppo tempo. (I conti comparati sulla spesa pubblica per lo stato minimo e per quello sociale vanno fatti escludendo la spesa per interessi sul debito, che è il frutto del cumularsi dei deficit nel corso del tempo e non della spesa corrente).
Abbiamo così a che fare con un fenomeno storico. Se abbiamo a che fare con un fenomeno storico, allora la crescita del debito non è attribuibile – se non in minima parte – a un bravo o cattivo presidente del consiglio dei ministri. Il protagonista è il “Processo” e non l’“Eroe”.
In conclusione, l’Italia ha speso più di quanto incassasse per troppo tempo, e si trova oggi ad avere un gran debito pubblico. Fino a quando ha speso più di quanto incassasse? Fino a prima dell’ultimo governo Andreotti. Il conto è fatto guardando la spesa pubblica meno le entrate prima del pagamento degli interessi (il saldo primario). Intorno al 1990 il bilancio dello Stato va in pareggio prima del pagamento degli interessi. In altre parole, non genera un nuovo deficit prima di pagare gli interessi sul cumulato dei deficit prodotti nel corso della storia (il debito). Da allora il saldo primario è stato o in avanzo, o in leggero disavanzo. Il deficit è stato il figlio del pagamento degli interessi sul debito cumulato. I deficit solo finanziari hanno però prodotto altro debito. La crescita economica (la variazione del PIL) non è mai stata troppo robusta, e perciò il rapporto debito su Pil o è rimasto stabile, o è appena sceso, o è cresciuto. Ultimamente il rapporto è cresciuto molto, perché il PIL (il denominatore) è caduto molto nel biennio 2008/2009 e non si è ancora ripreso.
Il debito pubblico, che si manifesta come le obbligazioni emesse dal Tesoro, si forma perché le spese dello Stato sono maggiori delle sue entrate – il deficit pubblico. La differenza, se non è finanziata con l’emissione di moneta, è coperta con l’emissione di obbligazioni.
Si deve perciò andare alla ricerca della fonte: come si è formato il deficit. Più o meno tutti i Paesi sviluppati hanno visto crescere smisuratamente la spesa pubblica a partire dagli anni Sessanta. Quelli che hanno registrato una crescita delle imposte non troppo distante dalla crescita della spesa, hanno oggi dei debiti contenuti. Altri, invece, hanno speso velocemente, con le imposte che crescevano lentamente. Da qui i grossi deficit, che cumulati, hanno prodotto un gran debito.
La spesa pubblica si divide in spesa pubblica “per lo Stato minimo”, e in quella “per lo Stato sociale”.
- La prima finanzia la polizia, i magistrati, i soldati. Ossia l’ordine, la giustizia, la difesa.
- La seconda finanzia i medici, gli infermieri, le medicine, gli insegnanti, ecc. Ossia l’istruzione e la salute.
Premesso ciò, la spesa per lo stato minimo è rimasta all’incirca la stessa nel secondo dopoguerra, mentre è esplosa quella per lo stato sociale. Ed è qui il punto. Quest’esplosione è avvenuta in tutti i Paesi europei. Negli Stati Uniti un po’ meno, ma non troppo meno, se si fanno dei conti sofisticati. Dunque non è un fenomeno solo italiano. O meglio, l’Italia spende più di alcuni altri Paesi, ma non “troppo di più”. Il punto è che ha incassato di meno per troppo tempo. (I conti comparati sulla spesa pubblica per lo stato minimo e per quello sociale vanno fatti escludendo la spesa per interessi sul debito, che è il frutto del cumularsi dei deficit nel corso del tempo e non della spesa corrente).
Abbiamo così a che fare con un fenomeno storico. Se abbiamo a che fare con un fenomeno storico, allora la crescita del debito non è attribuibile – se non in minima parte – a un bravo o cattivo presidente del consiglio dei ministri. Il protagonista è il “Processo” e non l’“Eroe”.
In conclusione, l’Italia ha speso più di quanto incassasse per troppo tempo, e si trova oggi ad avere un gran debito pubblico. Fino a quando ha speso più di quanto incassasse? Fino a prima dell’ultimo governo Andreotti. Il conto è fatto guardando la spesa pubblica meno le entrate prima del pagamento degli interessi (il saldo primario). Intorno al 1990 il bilancio dello Stato va in pareggio prima del pagamento degli interessi. In altre parole, non genera un nuovo deficit prima di pagare gli interessi sul cumulato dei deficit prodotti nel corso della storia (il debito). Da allora il saldo primario è stato o in avanzo, o in leggero disavanzo. Il deficit è stato il figlio del pagamento degli interessi sul debito cumulato. I deficit solo finanziari hanno però prodotto altro debito. La crescita economica (la variazione del PIL) non è mai stata troppo robusta, e perciò il rapporto debito su Pil o è rimasto stabile, o è appena sceso, o è cresciuto. Ultimamente il rapporto è cresciuto molto, perché il PIL (il denominatore) è caduto molto nel biennio 2008/2009 e non si è ancora ripreso.
Fonte: linkiesta.it
mercoledì 14 settembre 2011
Il debito italiano in mano alla Cina?
11/09/2001 - dieci anni dopo. Si dice che il tempo guarisca ogni ferita ed in effetti gli americani sembrano emotivamente più sollevati, motivati, sicuri. Hanno reagito come solo un gran Paese sà fare: alzando la china mettendo alle spalle il passato e vivendo il presente.
Cosa è successo nel frattempo? L'economia si sà, non ha cuore e sentimenti, si lascia solo affascinare dai mercati e dall'andamento delle borse forti e solide e si demoralizza al solo accenno di recessione economica. Che dire dell'economia americana? Nell’anno del decimo anniversario dell’11 settembre, l'America ha perso per la prima volta il rating di tripla A da parte dell’agenzia americana Standard & Poor’s. Il declassamento del rating americano ha significato per gli Stati Uniti e per i mercati glocali una sorta di svolta epocale.
Per un Paese che "piange", l'America, ci sta un Paese che "ride", la Cina. In seguito agli attacchi terroristici subiti dieci anni fa dagli Stati Uniti la crescita della Cina è stata inarrestabile. L'america "distratta" dalla guerra al terrorismo ha regalato a Pechino dieci anni di crescita senza ostacoli. Sull'Espresso.it si legge che nel 2001 il Pil cinese era di 1.16 miliardi di dollari, a stento il 12 percento del Pil americano. Ma nel 2010 ha raggiunto i 6.04 miliardi di dollari, circa il 40 percento del Pil Usa. Nella stessa decade, il commercio estero cinese è cresciuto da 500 milioni a 3 miliardi di dollari. Nel 2001 la Cina aveva 120 milioni di dollari di titoli del tesoro e titoli garantiti da mutuo ipotecario. Oggi Pechino, il maggior creditore di Washington, possiede 2 miliardi di simili assicurazioni.
Cosa succede In Italia ed i rapporti con la Cina. La storia passata e recente ci insegna che l'Italia, in tema di politica estera e di alleanze strategiche, ha preso spesso delle scelte che hanno fatto discutere e diviso il Paese. E' stata disastrosa la scelta di Mussolini di allearsi con Hitler, discutibili sono stati gli amici di Berlusconi (vedi Gheddafi) però forse oggi risulterebbe una furbata accaparrarsi l'amicizia della Cina. Stiamo parlando dello stesso Paese che in tempi migliori per noi ne disprezzavamo i modi e ne criticavamo il non rispetto dei diritti dei lavoratori, dei diritti umani, dell'ambiente, del protocollo di Kyōto e quindi dalla concorrenza sleale che ciò ne scaturirebbe. Eppure oggi la nostra immediata ancora di salvezza sembra ricadere sulla Cina. L'ha capito Tremonti che, attirato dalla grande liquidità, spera in un aiuto proveniente da Pechino. Grazie a loro forse potremmo risollevarci dalla crisi finanziaria e far convogliare in società strategiche italiane liquidità necessarie per creare la tanto agognata ripresa economica. Secondo alcune stime la Cina avrebbe già acquistato circa il 4% del debito pubblico italiano e potrebbe nelle prossime settimane e mesi salire. Il governo italiano sta inoltre considerando la possibile vendita di partecipazioni startegiche in Enel e Eni.
La Cina in Sicilia. la delegazione cinese ha visitato mesi fà alcune installazioni siciliane delle energie alternative, esprimendo interesse per future collaborazioni imprenditoriali. Sarebbero già in arrivo 90 milioni di euro per ampliare i porti di Augusta e di Pozzallo, strategici per le rotte mediterranee, e renderli così capaci di accogliere le enormi navi container provenienti da Oriente. La Regione siciliana ha inoltre prospettato alla delegazione cinese possibili collaborazioni di ingegneria finanziaria in alcuni progetti strategici, quali la rete metropolitana di Catania e Palermo ed il Centro direzionale di Palermo. Vi è inoltre un forte interesse di China Investment Corporation per il Ponte sullo Stretto di Messina.
La presenza della Cina accanto all'Italia in questo momento terribile ha un valore strategico estremamente importante per il nostro Paese. La Cina con i suoi miliardi di riserve rappresenta già da sola una barriera quantomeno psicologica contro i timori speculativi verso il debito pubblico italiano.
La Cina salverà il debito italiano o è solo un’esca per i mercati? Ma se così fosse, cosa succederà all'Italia dopo questa boccata di ossigeno cinese? Sapremo agire rapidamente e prendere la palla al balzo?
lunedì 12 settembre 2011
Ponte sullo Stretto, pubblicato il progetto per gli espropri
Dopo il via libera al progetto definitivo del ponte sullo Stretto adesso si passa agli espropri. La Dichiarazione di Pubblica Utilità degli elaborati approvati di recente dal consiglio di amministrazione dalla società Stretto di Messina con il progetto degli espropri e dell’avviso per il pubblico è stata pubblicata recentemente sui maggiori quotidiani nazionali e locali.
Alla luce degli accordi siglati nei mesi scorsi dalla Stretto di Messina e dal Contraente generale Eurolink con i Comuni di Messina e di Villa San Giovanni e con Coldiretti, Unione Piccoli Proprietari Immobiliari e Associazione Sindacale Piccola Proprietà Immobiliare territoriale, sulle procedure e le metodologie da adottare rispetto alla determinazione delle indennità di espropriazione l’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci ha puntualizzato che la “SdM ha sempre dedicato grande attenzione alla definizione delle migliori procedure da applicare agli espropri. Per questo motivo in piena intesa con il territorio abbiamo voluto mettere a disposizione degli espropriandi su entrambe le coste un percorso chiaro, trasparente, agevolato e vigilato. In anticipo rispetto all’approvazione da parte del Cipe del progetto definitivo e la conseguente dichiarazione di pubblica utilità che darà avvio agli espropri, abbiamo individuato un percorso che privilegia la mediazione ed il confronto fra le parti per raggiungere accordi consensuali con ciascuno espropriato. Il tutto dovrà essere finalizzato ad una tempestiva individuazione del giusto indennizzo in tempi congrui per trovare altre soluzioni abitative o produttive”.
Entro la fine di settembre la Stretto di Messina invierà il progetto definitivo al ministero delle Infrastrutture e alle amministrazioni e agli enti centrali e locali che dovranno esprimere il proprio parere di competenza. Se lo riterrà opportuno, in seconda battuta il dicastero potrà convocare la Conferenza di servizi, che dovrà concludersi entro 60 giorni. Subito dopo la struttura tecnica di missione del Ministero dovrà completare l’istruttoria sul progetto definitivo per trasmetterla al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. Una volta che il Cipe avrà approvato il progetto definitivo e la Dichiarazione di Pubblica Utilità, partiranno gli espropri.
A gestire la procedura, il contraente generale Eurolink. Gli elaborati espropriativi saranno a disposizione del pubblico per 60 giorni e l’avviso relativo alla comunicazione di avvio della procedura contiene le indicazioni dettagliate sulle modalità con cui gli interessati potranno prendere visione degli elaborati espropriativi, che sono stati pubblicati anche sul sito della Eurolink www.eurolinkpdm.it/
Intanto è stato pubblicato sui media anche l’avviso relativo all’aggiornamento dello Studio di Impatto Ambientale, dello Studio di Incidenza sui Siti di Interesse Comunitario (SIC) e sulle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Questi elaborati e la sintesi non tecnica del progetto saranno a disposizione del pubblico per un mese presso la Regione Calabria.
Alla luce degli accordi siglati nei mesi scorsi dalla Stretto di Messina e dal Contraente generale Eurolink con i Comuni di Messina e di Villa San Giovanni e con Coldiretti, Unione Piccoli Proprietari Immobiliari e Associazione Sindacale Piccola Proprietà Immobiliare territoriale, sulle procedure e le metodologie da adottare rispetto alla determinazione delle indennità di espropriazione l’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci ha puntualizzato che la “SdM ha sempre dedicato grande attenzione alla definizione delle migliori procedure da applicare agli espropri. Per questo motivo in piena intesa con il territorio abbiamo voluto mettere a disposizione degli espropriandi su entrambe le coste un percorso chiaro, trasparente, agevolato e vigilato. In anticipo rispetto all’approvazione da parte del Cipe del progetto definitivo e la conseguente dichiarazione di pubblica utilità che darà avvio agli espropri, abbiamo individuato un percorso che privilegia la mediazione ed il confronto fra le parti per raggiungere accordi consensuali con ciascuno espropriato. Il tutto dovrà essere finalizzato ad una tempestiva individuazione del giusto indennizzo in tempi congrui per trovare altre soluzioni abitative o produttive”.
Entro la fine di settembre la Stretto di Messina invierà il progetto definitivo al ministero delle Infrastrutture e alle amministrazioni e agli enti centrali e locali che dovranno esprimere il proprio parere di competenza. Se lo riterrà opportuno, in seconda battuta il dicastero potrà convocare la Conferenza di servizi, che dovrà concludersi entro 60 giorni. Subito dopo la struttura tecnica di missione del Ministero dovrà completare l’istruttoria sul progetto definitivo per trasmetterla al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. Una volta che il Cipe avrà approvato il progetto definitivo e la Dichiarazione di Pubblica Utilità, partiranno gli espropri.
A gestire la procedura, il contraente generale Eurolink. Gli elaborati espropriativi saranno a disposizione del pubblico per 60 giorni e l’avviso relativo alla comunicazione di avvio della procedura contiene le indicazioni dettagliate sulle modalità con cui gli interessati potranno prendere visione degli elaborati espropriativi, che sono stati pubblicati anche sul sito della Eurolink www.eurolinkpdm.it/
Intanto è stato pubblicato sui media anche l’avviso relativo all’aggiornamento dello Studio di Impatto Ambientale, dello Studio di Incidenza sui Siti di Interesse Comunitario (SIC) e sulle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Questi elaborati e la sintesi non tecnica del progetto saranno a disposizione del pubblico per un mese presso la Regione Calabria.
Fonte: economiasicilia.com
sabato 10 settembre 2011
Referendum elettorale 2011 : Lo studio sulla legge
La legge elettorale conosciuta come Porcellum (dalla definizione di «porcata» che ne aveva dato il ministro per le Riforme, il leghista Roberto Calderoli) è stata approvata il 21 dicembre 2005, n. 270. Ha previsto il ritorno al sistema proporzionale senza indicazione della preferenza e con l’abolizione del collegi: i seggi vengono attribuiti alle liste secondo l'ordine di presentazione dei candidati deciso dai partiti nelle diverse circoscrizioni elettorali. Previsto il premio di maggioranza: la ripartizione dei seggi per la Camera riguarderà solo le coalizioni che abbiano superato il 10% dei voti validi sul piano nazionale ed al loro interno i partiti che abbiano superato il 2% o rappresentino minoranze linguistiche, nonché la migliore lista sotto soglia, cioè quella che abbia ottenuto più voti tra le liste che non sono arrivate al 2%. I partiti che si presentano al di fuori di una coalizione devono conseguire almeno il 4% per poter essere rappresentati alla Camera. Alla coalizione (o alla singola lista) che abbia ottenuto il maggior numero di voti validi a livello nazionale viene attribuito un premio di maggioranza affinché raggiunga la quota di 340 deputati. Per il Senato, le soglie di sbarramento (20% per le coalizioni, 3% per le liste coalizzate; 8% per le liste non coalizzate e per le liste che si siano presentate in coalizioni che non abbiano conseguito il 20%) ed i premi di maggioranza sono applicati Regione per Regione. E’ previsto anche che i partiti depositino, insieme al contrassegno, il programma elettorale ed indichino il capo della singola forza politica oppure della coalizione, senza che questo pregiudichi le prerogative del Presidente della Repubblica per quanto riguarda la nomina del futuro Presidente del Consiglio Infine, 6 senatori e 12 deputati saranno eletti, con il sistema proporzionale fra liste concorrenti non bloccate, nella Circoscrizione Estero, suddivisa in quattro ripartizioni continentali.
I DUE QUESITI PER ABROGARE LA LEGGE PORCELLUM
Quesito n. 1
Abrogazione totale della legge elettorale proporzionale con liste bloccate per il ripristino dei collegi uninominali
«Volete voi che sia abrogata la legge 21 dicembre 2005, n. 270, Modifiche alle norme per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, come modificata dal decreto legge 8 marzo 2006, n. 75, convertito in legge 21 marzo 2006, n. 121?»
Quesito n. 2
Abrogazione parziale della legge elettorale proporzionale con liste bloccate per il ripristino dei collegi uninominali
«Volete voi che sia abrogata la legge 21 dicembre 2005, n. 270, Modifiche alle norme per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, limitatamente alle seguenti parti: clicca qui per leggere tutto il quesito n.2
Dove firmare: Per avere maggiori informazioni sui punti di raccolta firme dislocati presso le segreterie di tutti i Comuni d'Italia cliccate qui
Nel Comune di Menfi si può firmare presso l'Ufficio Anagrafe. Per aderire c'è tempo fino al 30 settembre 2011.
Lo studio sulla legge
Per saperne di più vai su http://www.referendumcontroporcellum.it/
giovedì 8 settembre 2011
Agrigento: Il Consiglio Provinciale non approva il rendiconto finanziario (consuntivo) 2010
Seduta del Consiglio Provinciale del 6 settembre 2011 caratterizzata dalla mancata approvazione del Rendiconto finanziario dell’esercizio 2010, più noto come conto consuntivo, e da un articolato dibattito nell’aula “Pellegrino”, compreso un vivace scambio di battute tra l’Assessore Provinciale Lillo Volpe e il Presidente del Consiglio Provinciale Raimondo Buscemi, che, secondo Volpe, “non è imparziale e non sa garantire il regolare andamento dei lavori”. Buscemi dal canto suo ha replicato di essere sempre stato super partes , lamentando la “mancanza di cortesia istituzionale dell’Amministrazione attiva nei confronti del Consiglio”.
Ad inizio di seduta sia il Presidente Buscemi che alcuni consiglieri hanno stigmatizzato i contenuti di un articolo apparso su una testata giornalistica on line, dai contenuti denigratori nei confronti del Consiglio. Si tratta del sito infoagrigento.it e dell'articolo "Il peggior Consiglio Provinciale della storia di Agrigento". Pietro Fattori, autore del pezzo, riporta che: "Su facebook e in vari forum, si leggono commenti abbastanza feroci contro i consiglieri comunali di Agrigento, accusati, dalla stragrande maggioranza del popolo del web, di essere dei parassiti del sistema, buoni soltanto ad arraffare lo stipendietto mensile alle spalle dei contribuenti, senza produrre alcuna azione utile per la città di Agrigento. Accuse che purtroppo si rivelano fondate nella stragrande maggioranza dei casi". Per tale motivo, nell'intervento iniziale, il Presidente del Consiglio Provinciale Raimondo Buscemi ha aggiunto che potrebbe avanzare una possibile azione legale nei confronti del redattore. Non si è fatta attendere la replica della redazione: "Ancora una volta ci vogliono tappare la bocca".
Molto articolato il dibattito sul rendiconto finanziario, punto prelevato su richiesta del cons. Bennici (PdL). Il Presidente del Consiglio Raimondo Buscemi ha rilevato come lo stesso documento sia pervenuto alla Presidenza del Consiglio solo lo scorso 10 agosto, e che lo stesso è stato inserito all’ordine del giorno della seduta di ieri con tempestività.
Sul rendiconto ha relazionato l’Assessore Angelo Biondi, in sostituzione dell’Assessore al Bilancio e Finanze, evidenziando come la situazione finanziaria dell’Ente non sia deficitaria e che l’avanzo di amministrazione è di 12 milioni e 670 mila euro, frutto di residui del precedente avanzo e di ratei passivi chiusi. Di questi solo una parte potranno essere destinati ad investimenti, in sede di assestamento di bilancio, in quanto vincolati dal Patto di Stabilità. “L’Amministrazione D’Orsi – ha detto Biondi – ha operato nel pieno rispetto dei vincoli del Patto di Stabilità, nel prosieguo dell’azione di risanamento avviata sin dal suo insediamento. La quota da destinare a nuovi investimenti sarà oggetto di un attento confronto con il Consiglio e le Commissioni in sede di assestamento di bilancio”.
I dettagli tecnici sono stati invece illustrati dal Direttore dell’Ufficio Finanze dr. Fabrizio Caruana. Roberto Gallo (Destra) ha lamentato il ritardo con cui la proposta sul rendiconto è stata trasferita all’esame del Consiglio Provinciale, invitando l’Amministrazione ad essere in futuro più sollecita ed evitare così la diffida da parte della Regione, che ha già nominato un commissario ad acta per l’approvazione del rendiconto.
Ivan Paci (PdL) ha evidenziato come la Giunta D’Orsi navighi a vista, “regna l’improvvisazione e anche stavolta non v’è traccia dell’Assessore al Bilancio”. Anche Carmelo D’Angelo (Indipendente) ha espresso contrarietà per l’assenza dell’Assessore Lo Faso (“assente anche per l’esame del Bilancio 2011”), pur apprezzando la presenza in aula degli assessori Volpe, Biondi e Alaimo, e ha chiesto se il Patto di Stabilità non obblighi, di fatto, la Provincia esclusivamente a risanare, visto che non può spendere se non in minima parte. Ezio Di Prima (Patto per il Territorio) ha espresso perplessità sui contenuti della relazione di Biondi: “Esiste un problema politico, il Consiglio non può limitarsi ad approvare solo Bilancio e conto consuntivo”. Secondo Arturo Ripepe (PID) Giunta e Consiglio non dialogano: “Il mio è un voto di astensione perché nessuno ha illustrato seriamente la proposta. Assessori e Consiglieri sono espressioni del territorio e devono dare risposte ai cittadini. D’Orsi prima di rilasciare certe dichiarazioni sull’attività del consiglio provinciale rifletta, perché rischia di alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni”: Per Matteo Ruvolo (Patto) “il dialogo tra Amministrrazione e Consiglio è fondamentale: da tempo è un dialogo difficile, e i cittadini, di fatto, non conoscono il nostro operato. Siamo spiazzati, ci aspettavamo notizie su come si intenda spendere l’avanzo di amministrazione”.
“Ho votato, nonostante il mio ruolo di consigliere d’opposizione, molte proposte della Giunta” ha detto Carmelo Avarello di SeL “esclusivamente per senso di responsabilità, ma nonostante ciò continuo a rilevare una totale mancanza di coinvolgimento del Consiglio in alcune scelte fondamentali”. Pellegrino Quartararo (MpA) ha evidenziato come in fondo il rendiconto sia lo specchio dell’attività amministrativa del 2010. “Per coerenza – ha detto – dovrebbe essere votato favorevolmente da tutti i consiglieri, soprattutto da coloro che allora erano in maggioranza e hanno presentato emendamenti approvati dallo stesso Consiglio”. Orazio Guarraci (FdS) ha invitato il Consiglio a non trascinare sul terreno di uno scontro politico il voto su un documento tecnico-finanziario. “La sua bocciatura – ha avvertito – oltre a suscitare nuove polemiche, non potrà che aumentare la sfiducia dei cittadini”.
Alla fine il rendiconto 2010 non ha superato l’esame dell’aula consiliare. Hanno votato a favore infatti solo 8 dei 22 consiglieri presenti, e cioè Montaperto, Nobile, Camilleri, Di Ventura, Guarraci, Vinci, Militello e Quartararo, mentre si sono astenuti gli altri 14 (Avarello, Bennici, Buscemi, Paci, Testone, Lo Leggio, Carmelo D’Angelo, Ripepe, Ruvolo, Di Prima, Giovanni D’Angelo, Riccardo Gallo, Picone e Roberto Gallo), essendo necessario il voto favorevole di almeno 12 consiglieri.
Su proposta del cons. Bennici i lavori sono stati, quindi, rinviati al prossimo 13 settembre alle ore 18.00.
Ad inizio di seduta sia il Presidente Buscemi che alcuni consiglieri hanno stigmatizzato i contenuti di un articolo apparso su una testata giornalistica on line, dai contenuti denigratori nei confronti del Consiglio. Si tratta del sito infoagrigento.it e dell'articolo "Il peggior Consiglio Provinciale della storia di Agrigento". Pietro Fattori, autore del pezzo, riporta che: "Su facebook e in vari forum, si leggono commenti abbastanza feroci contro i consiglieri comunali di Agrigento, accusati, dalla stragrande maggioranza del popolo del web, di essere dei parassiti del sistema, buoni soltanto ad arraffare lo stipendietto mensile alle spalle dei contribuenti, senza produrre alcuna azione utile per la città di Agrigento. Accuse che purtroppo si rivelano fondate nella stragrande maggioranza dei casi". Per tale motivo, nell'intervento iniziale, il Presidente del Consiglio Provinciale Raimondo Buscemi ha aggiunto che potrebbe avanzare una possibile azione legale nei confronti del redattore. Non si è fatta attendere la replica della redazione: "Ancora una volta ci vogliono tappare la bocca".
Molto articolato il dibattito sul rendiconto finanziario, punto prelevato su richiesta del cons. Bennici (PdL). Il Presidente del Consiglio Raimondo Buscemi ha rilevato come lo stesso documento sia pervenuto alla Presidenza del Consiglio solo lo scorso 10 agosto, e che lo stesso è stato inserito all’ordine del giorno della seduta di ieri con tempestività.
Sul rendiconto ha relazionato l’Assessore Angelo Biondi, in sostituzione dell’Assessore al Bilancio e Finanze, evidenziando come la situazione finanziaria dell’Ente non sia deficitaria e che l’avanzo di amministrazione è di 12 milioni e 670 mila euro, frutto di residui del precedente avanzo e di ratei passivi chiusi. Di questi solo una parte potranno essere destinati ad investimenti, in sede di assestamento di bilancio, in quanto vincolati dal Patto di Stabilità. “L’Amministrazione D’Orsi – ha detto Biondi – ha operato nel pieno rispetto dei vincoli del Patto di Stabilità, nel prosieguo dell’azione di risanamento avviata sin dal suo insediamento. La quota da destinare a nuovi investimenti sarà oggetto di un attento confronto con il Consiglio e le Commissioni in sede di assestamento di bilancio”.
I dettagli tecnici sono stati invece illustrati dal Direttore dell’Ufficio Finanze dr. Fabrizio Caruana. Roberto Gallo (Destra) ha lamentato il ritardo con cui la proposta sul rendiconto è stata trasferita all’esame del Consiglio Provinciale, invitando l’Amministrazione ad essere in futuro più sollecita ed evitare così la diffida da parte della Regione, che ha già nominato un commissario ad acta per l’approvazione del rendiconto.
Ivan Paci (PdL) ha evidenziato come la Giunta D’Orsi navighi a vista, “regna l’improvvisazione e anche stavolta non v’è traccia dell’Assessore al Bilancio”. Anche Carmelo D’Angelo (Indipendente) ha espresso contrarietà per l’assenza dell’Assessore Lo Faso (“assente anche per l’esame del Bilancio 2011”), pur apprezzando la presenza in aula degli assessori Volpe, Biondi e Alaimo, e ha chiesto se il Patto di Stabilità non obblighi, di fatto, la Provincia esclusivamente a risanare, visto che non può spendere se non in minima parte. Ezio Di Prima (Patto per il Territorio) ha espresso perplessità sui contenuti della relazione di Biondi: “Esiste un problema politico, il Consiglio non può limitarsi ad approvare solo Bilancio e conto consuntivo”. Secondo Arturo Ripepe (PID) Giunta e Consiglio non dialogano: “Il mio è un voto di astensione perché nessuno ha illustrato seriamente la proposta. Assessori e Consiglieri sono espressioni del territorio e devono dare risposte ai cittadini. D’Orsi prima di rilasciare certe dichiarazioni sull’attività del consiglio provinciale rifletta, perché rischia di alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni”: Per Matteo Ruvolo (Patto) “il dialogo tra Amministrrazione e Consiglio è fondamentale: da tempo è un dialogo difficile, e i cittadini, di fatto, non conoscono il nostro operato. Siamo spiazzati, ci aspettavamo notizie su come si intenda spendere l’avanzo di amministrazione”.
“Ho votato, nonostante il mio ruolo di consigliere d’opposizione, molte proposte della Giunta” ha detto Carmelo Avarello di SeL “esclusivamente per senso di responsabilità, ma nonostante ciò continuo a rilevare una totale mancanza di coinvolgimento del Consiglio in alcune scelte fondamentali”. Pellegrino Quartararo (MpA) ha evidenziato come in fondo il rendiconto sia lo specchio dell’attività amministrativa del 2010. “Per coerenza – ha detto – dovrebbe essere votato favorevolmente da tutti i consiglieri, soprattutto da coloro che allora erano in maggioranza e hanno presentato emendamenti approvati dallo stesso Consiglio”. Orazio Guarraci (FdS) ha invitato il Consiglio a non trascinare sul terreno di uno scontro politico il voto su un documento tecnico-finanziario. “La sua bocciatura – ha avvertito – oltre a suscitare nuove polemiche, non potrà che aumentare la sfiducia dei cittadini”.
Alla fine il rendiconto 2010 non ha superato l’esame dell’aula consiliare. Hanno votato a favore infatti solo 8 dei 22 consiglieri presenti, e cioè Montaperto, Nobile, Camilleri, Di Ventura, Guarraci, Vinci, Militello e Quartararo, mentre si sono astenuti gli altri 14 (Avarello, Bennici, Buscemi, Paci, Testone, Lo Leggio, Carmelo D’Angelo, Ripepe, Ruvolo, Di Prima, Giovanni D’Angelo, Riccardo Gallo, Picone e Roberto Gallo), essendo necessario il voto favorevole di almeno 12 consiglieri.
Su proposta del cons. Bennici i lavori sono stati, quindi, rinviati al prossimo 13 settembre alle ore 18.00.
Tratto da: agrigentoweb.it/ e infoagrigento.it/
martedì 6 settembre 2011
Manovra finanziaria 2011: Rialzo dell'Iva, contributo di solidarietà e pensioni
Il Governo ha rimesso ancora una volta mano al testo della manovra approvato domenica dalla commissione Bilancio del Senato e ha deciso l'introduzione di alcune novità concordate nel corso di un vertice di maggioranza a palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli.
Al termine della riunione un comunicato ufficiale del governo ha reso noto che nel maxiemendamento, che dovrebbe essere approvato entro domani (7 settembre 2011) da palazzo Madama con voto di fiducia, saranno inserite queste tre novità di peso:
Ecco punto per punto le novità della manovra
Il testo completo del Maxiemendamento
Al termine della riunione un comunicato ufficiale del governo ha reso noto che nel maxiemendamento, che dovrebbe essere approvato entro domani (7 settembre 2011) da palazzo Madama con voto di fiducia, saranno inserite queste tre novità di peso:
- L'aumento di un punto dell'Iva dal 20 al 21% dell'aliquota ordinaria, con destinazione del maggior gettito al miglioramento dei saldi del bilancio pubblico. Secondo una stima del Sole 24 Ore - elaborata in vista degli emendamenti - un punto di aumento dell'Iva dal 20 al 21% vale 4,9 miliardi. Il ritocco dell'Iva peserà 2.719,1 milioni sul Nord, 1.193,7 milioni sul Centro Italia e 968,6 milioni sul Sud. Per ora resteranno invece inalterate le aliquote ridotte, fissate al 4 e al 10 per cento.
Tra i beni interessati all'aumento vanno considerati giocattoli, tv ed elettrodomestici, cd, auto con cilindrata superiore ai 2000 mc, motocicli con cilindrata superiore ai 350 mc, abbigliamento e calzature, autofurgoni, navi e imbarcazioni di stazza lorda superiore a 18 tonnellate, parrucchiere, detersivi, caffè, cioccolato e altri prodotti a base di zucchero, tabacchi, telefonia e in generale tutti i beni considerati di lusso come vini e spumanti "doc", tappeti, gioielli in platino, pelli da pellicceria o conciate.
Quando aumenterà l'iva? L'aumento dell'aliquota ordinaria Iva dal 20 al 21% scatterà dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge che convertirà definitivamente il decreto legge 138 del 13 agosto scorso (la Manovra di Ferragosto). Quindi, gli aumenti potranno scattare solo quando ci saranno i voti di Camera e Senato sul decreto legge e solo quando votato dal Parlamento uscira' sulla Gazzetta Ufficiale. Aumenti prima di questa data NON sono giustificati e non c'entrano con l'Iva. - Un contributo di solidarietà del 3% sopra i 500mila euro «fino al pareggio di bilancio». Secondo fonti governative sono 11mila i contribuenti italian che dichiarano un reddito annuo superiore ai 500mila euro l'anno. Le dichiarazioni dei redditi sono complessivamente in Italia oltre 41 milioni. È su questi 11mila che dovrebbe pesare il contributo di solidarietà del 3% che verrà inserito in manovra. Il contributo varrà 35 milioni di euro nel 2012 e 87,7 milioni dal 2013, a regime. E sarà deducibile.
- L'anticipo dell'aumento dell'età di pensionamento delle donne nel settore privato già dal 2014. Il provvedimento anticipa di due anni l'adeguamento nel settore privato
delle pensioni delle donne. Scatteranno già dal 2014, invece che dal
2016. Non è stata toccata la norma sul pensionamento delle donne che lavorano
nel pubblico impiego, già fissata in passato: andranno in pensione a 65
anni dal 2012.
Inoltre il consiglio dei ministri varerà un ddl costituzionale per: - Inserire in Costituzione l'obbligo al pareggio di bilancio, in particolare sarà modificato l'articolo 81. La decisione diventerà operativa nel Consiglio dei ministri di giovedì 8 settembre. Da una parte la decisione presa risponde all'esigenza di rispetto degli accordi politici assunti dall'Italia in sede europea con l'accordo Europluss, dall'altra sarà modificata una norma che ha smesso da anni di funzionare.
- Attribuire alle Regioni le competenze delle Province. Palazzo Chigi annuncia l'abolizione delle Province, segnalando che giovedì il Cdm approverà «l'attribuzione alle Regioni delle competenze delle Province». Per abolire le Province occorre una modifica costituzionale, perché l'articolo 114 della Costituzione stabilisce che «la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato». Dopo il Consiglio dei ministri di giovedì 8 settembre, dunque, doppia votazione in ogni Camera, nella maggioranza qualificata dei due terzi richiesti per modificare la Carta costituzionale.
Ecco punto per punto le novità della manovra
Il testo completo del Maxiemendamento
Tratto da ilsole24ore.com
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