Raffaele Lombardo torna a pressare per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Il governatore della Sicilia ha inviato una lettera la presidente del Consiglio, Mario Monti, e al ministro per lo Sviluppo Economico e dei Trasporti e Infrastrutture, Corrado Passera, in cui rileva i benefici derivanti dall’opera.
Lombardo scrive come “Il Ponte sia la risposta concreta al bisogno di un più efficiente e moderno sistema di collegamento tra la Sicilia, il resto del Paese e l’Europa. In tal senso di grande rilievo è l’importante conferma giunta da Bruxelles a proposito della priorità attribuita all’asse ferroviario del nuovo Corridoio Helsinki – Palermo che ha nel Ponte uno snodo cruciale”.
Secondo il governatore “l’Opera è capace di creare le condizioni favorevoli per il rilancio economico-sociale dell’area dello Stretto. L’impatto economico complessivo è di oltre 8 miliardi di Euro, con ricadute occupazionali che superano le 40.000 unità/anno limitatamente alle Regioni su cui insiste il Ponte”.
Lombardo ha sottolineato l’azione di Sicilia e Calabria “nel predisporre corsi di formazione per la manodopera prevista per la realizzazione dell’opera, consentirà di garantire le più ampie ricadute occupazionali a livello locale, ponendo un argine al fenomeno di disoccupazione che colpisce le aree dello Stretto di Messina. Considerata la fase decisiva in cui versa il progetto del Ponte – scrive il governatore siciliano – ogni eventuale ritardo nella realizzazione dell’Opera si tradurrebbe inevitabilmente in un danno per il Paese in termini di investimenti persi e di penali da corrispondere, che ammonteranno circa 1 miliardo di euro, ed ancor più in una grave perdita di opportunità per lo sviluppo e per l’immagine dell’Italia intera”.
Anche il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Monti avente come oggetto la costruzione del ponte sullo Stretto.
Scopelliti nella missiva ha sottolineato che "la Regione Calabria ritiene fondamentale la costruzione del ponte sullo Stretto. La mia Regione – ha aggiunto – soffre di un gap infrastrutturale notevole e la costruzione della mega opera porterà dei benefici al nostro territorio al pari di quello siculo".
Il Presidente della Regione Calabria ha inoltre evidenziato, nella lettera al Presidente Monti, che "con il Presidente della Regione Sicilia Lombardo abbiamo portato avanti, recentemente, una battaglia a difesa del corridoio 1 Berlino – Palermo che rischiava di essere preferito ad un’altra direttrice ferroviaria. L’Unione Europa ha ben compreso l’importanza di tale asse viario e per questo le nostre richieste hanno avuto esito positivo. In questa ottica il ponte sullo Stretto è un opera indispensabile, strategica per questa direttrice. Un’opera che certamente servirà alla Calabria ed alla Sicilia per un nuovo sviluppo economico di quest’area" .
Menfi [Agrigento - Sicilia]. Vista l'estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, ho deciso di disporre di questo potente mezzo di comunicazione per interfacciarmi con tutti i cittadini. Grazie a questa piattaforma web farò conoscere le mie idee, le mie prospettive politiche e mi confronterò, in maniera costruttiva, con tutti gli elettori del Comune di Menfi.
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lunedì 5 dicembre 2011
mercoledì 19 ottobre 2011
L'Ue boccia il Ponte di Messina
Nessun sostegno finanziario al progetto del Ponte sullo stretto di Messina.
Fuori dalla lista dei progetti prioritari nelle grandi reti transeuropee tra il 2014 e il 2020, infatti, proprio la faraonica infrastruttura (mentre ne fanno parte i collegamenti ferroviari Napoli-Bari, Napoli-Reggio e Messina-Palermo).
Questa decisione ha naturalmente scatenato molte reazioni politiche, a cominciare da quella di Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi: “La bocciatura da parte dell’Europa del Ponte sullo Stretto di Messina chiude definitivamente la vicenda di un’opera inutile e dannosa per l’ambiente”.
Bonelli, inoltre, ha anticipato che “domani presenteremo un esposto alla Corte dei Conti sulle spese di progettazione, sulle consulenze e le iniziative di vario genere per quest’opera. Si tratta infatti di uno sperpero di denaro pubblico di cui il governo deve rispondere immediatamente e chi ha autorizzato queste spese ne dovrà rispondere in prima persona”.
“Dopo l’esclusione del Ponte dai progetti prioritari nel quadro delle grandi reti transeuropee per il periodo 2014-2020 chiediamo che sia immediatamente sciolta la Ponte di Messina S.p.a. che, a questo punto, è a tutti gli effetti un ente inutile -ha continuato il leader ecologista -. La vera priorità dell’Italia e del Sud sono altre come la messa in sicurezza del territorio e la lotta al dissesto in un Paese che frana, le ferrovie e gli acquedotti”.
“Con gli 8,5 miliardi di euro del Ponte sullo Stretto – ha concluso Bonelli – si possono realizzare 90 km di metropolitana o 621 Km di rete tranviaria, acquistare 3.273 tram e 23.000 autobus ecologici rivoluzionando il trasporto pubblico nelle nostre città e affrontare finalmente il problema dei pendolari che vivono una situazione drammatica”.
Polemico anche Enrico Gasparra, deputato del Pd, e membro della Commissione Traporti della Camera: “Come previsto e più volte sottolineato dal Pd, la Commissione Europea ha bocciato ancora una volta Berlusconi e il progetto del Ponte sullo Stretto che non è una priorità e non è nel programma delle grandi reti 2014-2020. Un fallimento annunciato reso ancora più evidente dalla guerra tra il commissario Tajani, il ministro Matteoli e il vice Roberto Castelli”.
Inoltre, Gasbarra ha affermato che “archiviato il Ponte, con milioni di euro gettati in mare, il governo destini subito le risorse previste per la società Stretto di Messina che ha chiesto un miliardo di euro al ministero del Tesoro, alle Regioni per il trasporto pubblico locale. In questo modo si potrebbe ripristinare il fondo, letteralmente svuotato dal ministro Tremonti, ed evitare la paralisi del trasporto pubblico che avrebbe conseguenze drammatiche per milioni di italiani”.
Infine, la nota del Wwf: “Per l’Europa il ponte non è una priorità nel sistema dei trasporti europeo, fatto questo che esclude qualsiasi ipotetico finanziamento da parte della Commissione Europea o, ad esempio, della Banca Europea degli Investimenti. Vorremo capire a questo punto come il Governo italiano possa ancora giustificare la strategicità di un’opera, dall’elevatissimo impatto ambientale, da costruire in una delle aree a più elevato rischio sismico del Mediterraneo. L’opera, inoltre, ha un costo insostenibile, in crescita incontrollata: 8,5 miliardi di euro, pari a mezzo punto di Pil con un abnorme e ingiustificato aumento dei costi in un anno di oltre il 34%”.
Secondo l’organizzazione ambientalista il Governo dovrebbe invece sbloccare “le risorse destinate al ponte per investire sulle vere priorità per quest’area del Paese: adeguare la linea tirrenica e potenziare la linea ferroviaria ionica in Calabria e le linee ferroviarie siciliane che collegano Catania, Messina e Palermo; intervenire per chiudere finalmente i cantieri della A3 Salerno-Reggio Calabria, ammodernare e rendere sicura la SS106 Ionica; garantire un servizio efficiente di metropolitana del mare per i pendolari dell’area dello Stretto e rafforzare gli attuali servizi di traghettamento pubblici; destinare ingenti risorse alla rinaturalizzazione dei versanti e al consolidamento del suolo e al riassetto del territorio ad alto rischio idrogeologico e sismico”.
Fuori dalla lista dei progetti prioritari nelle grandi reti transeuropee tra il 2014 e il 2020, infatti, proprio la faraonica infrastruttura (mentre ne fanno parte i collegamenti ferroviari Napoli-Bari, Napoli-Reggio e Messina-Palermo).
Questa decisione ha naturalmente scatenato molte reazioni politiche, a cominciare da quella di Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi: “La bocciatura da parte dell’Europa del Ponte sullo Stretto di Messina chiude definitivamente la vicenda di un’opera inutile e dannosa per l’ambiente”.
Bonelli, inoltre, ha anticipato che “domani presenteremo un esposto alla Corte dei Conti sulle spese di progettazione, sulle consulenze e le iniziative di vario genere per quest’opera. Si tratta infatti di uno sperpero di denaro pubblico di cui il governo deve rispondere immediatamente e chi ha autorizzato queste spese ne dovrà rispondere in prima persona”.
“Dopo l’esclusione del Ponte dai progetti prioritari nel quadro delle grandi reti transeuropee per il periodo 2014-2020 chiediamo che sia immediatamente sciolta la Ponte di Messina S.p.a. che, a questo punto, è a tutti gli effetti un ente inutile -ha continuato il leader ecologista -. La vera priorità dell’Italia e del Sud sono altre come la messa in sicurezza del territorio e la lotta al dissesto in un Paese che frana, le ferrovie e gli acquedotti”.
“Con gli 8,5 miliardi di euro del Ponte sullo Stretto – ha concluso Bonelli – si possono realizzare 90 km di metropolitana o 621 Km di rete tranviaria, acquistare 3.273 tram e 23.000 autobus ecologici rivoluzionando il trasporto pubblico nelle nostre città e affrontare finalmente il problema dei pendolari che vivono una situazione drammatica”.
Polemico anche Enrico Gasparra, deputato del Pd, e membro della Commissione Traporti della Camera: “Come previsto e più volte sottolineato dal Pd, la Commissione Europea ha bocciato ancora una volta Berlusconi e il progetto del Ponte sullo Stretto che non è una priorità e non è nel programma delle grandi reti 2014-2020. Un fallimento annunciato reso ancora più evidente dalla guerra tra il commissario Tajani, il ministro Matteoli e il vice Roberto Castelli”.
Inoltre, Gasbarra ha affermato che “archiviato il Ponte, con milioni di euro gettati in mare, il governo destini subito le risorse previste per la società Stretto di Messina che ha chiesto un miliardo di euro al ministero del Tesoro, alle Regioni per il trasporto pubblico locale. In questo modo si potrebbe ripristinare il fondo, letteralmente svuotato dal ministro Tremonti, ed evitare la paralisi del trasporto pubblico che avrebbe conseguenze drammatiche per milioni di italiani”.
Infine, la nota del Wwf: “Per l’Europa il ponte non è una priorità nel sistema dei trasporti europeo, fatto questo che esclude qualsiasi ipotetico finanziamento da parte della Commissione Europea o, ad esempio, della Banca Europea degli Investimenti. Vorremo capire a questo punto come il Governo italiano possa ancora giustificare la strategicità di un’opera, dall’elevatissimo impatto ambientale, da costruire in una delle aree a più elevato rischio sismico del Mediterraneo. L’opera, inoltre, ha un costo insostenibile, in crescita incontrollata: 8,5 miliardi di euro, pari a mezzo punto di Pil con un abnorme e ingiustificato aumento dei costi in un anno di oltre il 34%”.
Secondo l’organizzazione ambientalista il Governo dovrebbe invece sbloccare “le risorse destinate al ponte per investire sulle vere priorità per quest’area del Paese: adeguare la linea tirrenica e potenziare la linea ferroviaria ionica in Calabria e le linee ferroviarie siciliane che collegano Catania, Messina e Palermo; intervenire per chiudere finalmente i cantieri della A3 Salerno-Reggio Calabria, ammodernare e rendere sicura la SS106 Ionica; garantire un servizio efficiente di metropolitana del mare per i pendolari dell’area dello Stretto e rafforzare gli attuali servizi di traghettamento pubblici; destinare ingenti risorse alla rinaturalizzazione dei versanti e al consolidamento del suolo e al riassetto del territorio ad alto rischio idrogeologico e sismico”.
Fonte: blogsicilia.it
mercoledì 14 settembre 2011
Il debito italiano in mano alla Cina?
11/09/2001 - dieci anni dopo.
Si dice che il tempo guarisca ogni ferita ed in effetti gli americani sembrano emotivamente più sollevati, motivati, sicuri. Hanno reagito come solo un gran Paese sà fare: alzando la china mettendo alle spalle il passato e vivendo il presente.
Cosa è successo nel frattempo? L'economia si sà, non ha cuore e sentimenti, si lascia solo affascinare dai mercati e dall'andamento delle borse forti e solide e si demoralizza al solo accenno di recessione economica. Che dire dell'economia americana? Nell’anno del decimo anniversario dell’11 settembre, l'America ha perso per la prima volta il rating di tripla A da parte dell’agenzia americana Standard & Poor’s. Il declassamento del rating americano ha significato per gli Stati Uniti e per i mercati glocali una sorta di svolta epocale.
Per un Paese che "piange", l'America, ci sta un Paese che "ride", la Cina. In seguito agli attacchi terroristici subiti dieci anni fa dagli Stati Uniti la crescita della Cina è stata inarrestabile. L'america "distratta" dalla guerra al terrorismo ha regalato a Pechino dieci anni di crescita senza ostacoli. Sull'Espresso.it si legge che nel 2001 il Pil cinese era di 1.16 miliardi di dollari, a stento il 12 percento del Pil americano. Ma nel 2010 ha raggiunto i 6.04 miliardi di dollari, circa il 40 percento del Pil Usa. Nella stessa decade, il commercio estero cinese è cresciuto da 500 milioni a 3 miliardi di dollari. Nel 2001 la Cina aveva 120 milioni di dollari di titoli del tesoro e titoli garantiti da mutuo ipotecario. Oggi Pechino, il maggior creditore di Washington, possiede 2 miliardi di simili assicurazioni.
Cosa succede In Italia ed i rapporti con la Cina. La storia passata e recente ci insegna che l'Italia, in tema di politica estera e di alleanze strategiche, ha preso spesso delle scelte che hanno fatto discutere e diviso il Paese. E' stata disastrosa la scelta di Mussolini di allearsi con Hitler, discutibili sono stati gli amici di Berlusconi (vedi Gheddafi) però forse oggi risulterebbe una furbata accaparrarsi l'amicizia della Cina. Stiamo parlando dello stesso Paese che in tempi migliori per noi ne disprezzavamo i modi e ne criticavamo il non rispetto dei diritti dei lavoratori, dei diritti umani, dell'ambiente, del protocollo di Kyōto e quindi dalla concorrenza sleale che ciò ne scaturirebbe. Eppure oggi la nostra immediata ancora di salvezza sembra ricadere sulla Cina. L'ha capito Tremonti che, attirato dalla grande liquidità, spera in un aiuto proveniente da Pechino. Grazie a loro forse potremmo risollevarci dalla crisi finanziaria e far convogliare in società strategiche italiane liquidità necessarie per creare la tanto agognata ripresa economica. Secondo alcune stime la Cina avrebbe già acquistato circa il 4% del debito pubblico italiano e potrebbe nelle prossime settimane e mesi salire. Il governo italiano sta inoltre considerando la possibile vendita di partecipazioni startegiche in Enel e Eni.
La Cina in Sicilia. la delegazione cinese ha visitato mesi fà alcune installazioni siciliane delle energie alternative, esprimendo interesse per future collaborazioni imprenditoriali. Sarebbero già in arrivo 90 milioni di euro per ampliare i porti di Augusta e di Pozzallo, strategici per le rotte mediterranee, e renderli così capaci di accogliere le enormi navi container provenienti da Oriente. La Regione siciliana ha inoltre prospettato alla delegazione cinese possibili collaborazioni di ingegneria finanziaria in alcuni progetti strategici, quali la rete metropolitana di Catania e Palermo ed il Centro direzionale di Palermo. Vi è inoltre un forte interesse di China Investment Corporation per il Ponte sullo Stretto di Messina.
La presenza della Cina accanto all'Italia in questo momento terribile ha un valore strategico estremamente importante per il nostro Paese. La Cina con i suoi miliardi di riserve rappresenta già da sola una barriera quantomeno psicologica contro i timori speculativi verso il debito pubblico italiano.
La Cina salverà il debito italiano o è solo un’esca per i mercati? Ma se così fosse, cosa succederà all'Italia dopo questa boccata di ossigeno cinese? Sapremo agire rapidamente e prendere la palla al balzo?
Si dice che il tempo guarisca ogni ferita ed in effetti gli americani sembrano emotivamente più sollevati, motivati, sicuri. Hanno reagito come solo un gran Paese sà fare: alzando la china mettendo alle spalle il passato e vivendo il presente.
Cosa è successo nel frattempo? L'economia si sà, non ha cuore e sentimenti, si lascia solo affascinare dai mercati e dall'andamento delle borse forti e solide e si demoralizza al solo accenno di recessione economica. Che dire dell'economia americana? Nell’anno del decimo anniversario dell’11 settembre, l'America ha perso per la prima volta il rating di tripla A da parte dell’agenzia americana Standard & Poor’s. Il declassamento del rating americano ha significato per gli Stati Uniti e per i mercati glocali una sorta di svolta epocale.
Per un Paese che "piange", l'America, ci sta un Paese che "ride", la Cina. In seguito agli attacchi terroristici subiti dieci anni fa dagli Stati Uniti la crescita della Cina è stata inarrestabile. L'america "distratta" dalla guerra al terrorismo ha regalato a Pechino dieci anni di crescita senza ostacoli. Sull'Espresso.it si legge che nel 2001 il Pil cinese era di 1.16 miliardi di dollari, a stento il 12 percento del Pil americano. Ma nel 2010 ha raggiunto i 6.04 miliardi di dollari, circa il 40 percento del Pil Usa. Nella stessa decade, il commercio estero cinese è cresciuto da 500 milioni a 3 miliardi di dollari. Nel 2001 la Cina aveva 120 milioni di dollari di titoli del tesoro e titoli garantiti da mutuo ipotecario. Oggi Pechino, il maggior creditore di Washington, possiede 2 miliardi di simili assicurazioni.
Cosa succede In Italia ed i rapporti con la Cina. La storia passata e recente ci insegna che l'Italia, in tema di politica estera e di alleanze strategiche, ha preso spesso delle scelte che hanno fatto discutere e diviso il Paese. E' stata disastrosa la scelta di Mussolini di allearsi con Hitler, discutibili sono stati gli amici di Berlusconi (vedi Gheddafi) però forse oggi risulterebbe una furbata accaparrarsi l'amicizia della Cina. Stiamo parlando dello stesso Paese che in tempi migliori per noi ne disprezzavamo i modi e ne criticavamo il non rispetto dei diritti dei lavoratori, dei diritti umani, dell'ambiente, del protocollo di Kyōto e quindi dalla concorrenza sleale che ciò ne scaturirebbe. Eppure oggi la nostra immediata ancora di salvezza sembra ricadere sulla Cina. L'ha capito Tremonti che, attirato dalla grande liquidità, spera in un aiuto proveniente da Pechino. Grazie a loro forse potremmo risollevarci dalla crisi finanziaria e far convogliare in società strategiche italiane liquidità necessarie per creare la tanto agognata ripresa economica. Secondo alcune stime la Cina avrebbe già acquistato circa il 4% del debito pubblico italiano e potrebbe nelle prossime settimane e mesi salire. Il governo italiano sta inoltre considerando la possibile vendita di partecipazioni startegiche in Enel e Eni.
La Cina in Sicilia. la delegazione cinese ha visitato mesi fà alcune installazioni siciliane delle energie alternative, esprimendo interesse per future collaborazioni imprenditoriali. Sarebbero già in arrivo 90 milioni di euro per ampliare i porti di Augusta e di Pozzallo, strategici per le rotte mediterranee, e renderli così capaci di accogliere le enormi navi container provenienti da Oriente. La Regione siciliana ha inoltre prospettato alla delegazione cinese possibili collaborazioni di ingegneria finanziaria in alcuni progetti strategici, quali la rete metropolitana di Catania e Palermo ed il Centro direzionale di Palermo. Vi è inoltre un forte interesse di China Investment Corporation per il Ponte sullo Stretto di Messina.
La presenza della Cina accanto all'Italia in questo momento terribile ha un valore strategico estremamente importante per il nostro Paese. La Cina con i suoi miliardi di riserve rappresenta già da sola una barriera quantomeno psicologica contro i timori speculativi verso il debito pubblico italiano.
La Cina salverà il debito italiano o è solo un’esca per i mercati? Ma se così fosse, cosa succederà all'Italia dopo questa boccata di ossigeno cinese? Sapremo agire rapidamente e prendere la palla al balzo?
lunedì 12 settembre 2011
Ponte sullo Stretto, pubblicato il progetto per gli espropri
Dopo il via libera al progetto definitivo del ponte sullo Stretto adesso si passa agli espropri. La Dichiarazione di Pubblica Utilità degli elaborati approvati di recente dal consiglio di amministrazione dalla società Stretto di Messina con il progetto degli espropri e dell’avviso per il pubblico è stata pubblicata recentemente sui maggiori quotidiani nazionali e locali.
Alla luce degli accordi siglati nei mesi scorsi dalla Stretto di Messina e dal Contraente generale Eurolink con i Comuni di Messina e di Villa San Giovanni e con Coldiretti, Unione Piccoli Proprietari Immobiliari e Associazione Sindacale Piccola Proprietà Immobiliare territoriale, sulle procedure e le metodologie da adottare rispetto alla determinazione delle indennità di espropriazione l’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci ha puntualizzato che la “SdM ha sempre dedicato grande attenzione alla definizione delle migliori procedure da applicare agli espropri. Per questo motivo in piena intesa con il territorio abbiamo voluto mettere a disposizione degli espropriandi su entrambe le coste un percorso chiaro, trasparente, agevolato e vigilato. In anticipo rispetto all’approvazione da parte del Cipe del progetto definitivo e la conseguente dichiarazione di pubblica utilità che darà avvio agli espropri, abbiamo individuato un percorso che privilegia la mediazione ed il confronto fra le parti per raggiungere accordi consensuali con ciascuno espropriato. Il tutto dovrà essere finalizzato ad una tempestiva individuazione del giusto indennizzo in tempi congrui per trovare altre soluzioni abitative o produttive”.
Entro la fine di settembre la Stretto di Messina invierà il progetto definitivo al ministero delle Infrastrutture e alle amministrazioni e agli enti centrali e locali che dovranno esprimere il proprio parere di competenza. Se lo riterrà opportuno, in seconda battuta il dicastero potrà convocare la Conferenza di servizi, che dovrà concludersi entro 60 giorni. Subito dopo la struttura tecnica di missione del Ministero dovrà completare l’istruttoria sul progetto definitivo per trasmetterla al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. Una volta che il Cipe avrà approvato il progetto definitivo e la Dichiarazione di Pubblica Utilità, partiranno gli espropri.
A gestire la procedura, il contraente generale Eurolink. Gli elaborati espropriativi saranno a disposizione del pubblico per 60 giorni e l’avviso relativo alla comunicazione di avvio della procedura contiene le indicazioni dettagliate sulle modalità con cui gli interessati potranno prendere visione degli elaborati espropriativi, che sono stati pubblicati anche sul sito della Eurolink www.eurolinkpdm.it/
Intanto è stato pubblicato sui media anche l’avviso relativo all’aggiornamento dello Studio di Impatto Ambientale, dello Studio di Incidenza sui Siti di Interesse Comunitario (SIC) e sulle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Questi elaborati e la sintesi non tecnica del progetto saranno a disposizione del pubblico per un mese presso la Regione Calabria.
Alla luce degli accordi siglati nei mesi scorsi dalla Stretto di Messina e dal Contraente generale Eurolink con i Comuni di Messina e di Villa San Giovanni e con Coldiretti, Unione Piccoli Proprietari Immobiliari e Associazione Sindacale Piccola Proprietà Immobiliare territoriale, sulle procedure e le metodologie da adottare rispetto alla determinazione delle indennità di espropriazione l’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci ha puntualizzato che la “SdM ha sempre dedicato grande attenzione alla definizione delle migliori procedure da applicare agli espropri. Per questo motivo in piena intesa con il territorio abbiamo voluto mettere a disposizione degli espropriandi su entrambe le coste un percorso chiaro, trasparente, agevolato e vigilato. In anticipo rispetto all’approvazione da parte del Cipe del progetto definitivo e la conseguente dichiarazione di pubblica utilità che darà avvio agli espropri, abbiamo individuato un percorso che privilegia la mediazione ed il confronto fra le parti per raggiungere accordi consensuali con ciascuno espropriato. Il tutto dovrà essere finalizzato ad una tempestiva individuazione del giusto indennizzo in tempi congrui per trovare altre soluzioni abitative o produttive”.
Entro la fine di settembre la Stretto di Messina invierà il progetto definitivo al ministero delle Infrastrutture e alle amministrazioni e agli enti centrali e locali che dovranno esprimere il proprio parere di competenza. Se lo riterrà opportuno, in seconda battuta il dicastero potrà convocare la Conferenza di servizi, che dovrà concludersi entro 60 giorni. Subito dopo la struttura tecnica di missione del Ministero dovrà completare l’istruttoria sul progetto definitivo per trasmetterla al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. Una volta che il Cipe avrà approvato il progetto definitivo e la Dichiarazione di Pubblica Utilità, partiranno gli espropri.
A gestire la procedura, il contraente generale Eurolink. Gli elaborati espropriativi saranno a disposizione del pubblico per 60 giorni e l’avviso relativo alla comunicazione di avvio della procedura contiene le indicazioni dettagliate sulle modalità con cui gli interessati potranno prendere visione degli elaborati espropriativi, che sono stati pubblicati anche sul sito della Eurolink www.eurolinkpdm.it/
Intanto è stato pubblicato sui media anche l’avviso relativo all’aggiornamento dello Studio di Impatto Ambientale, dello Studio di Incidenza sui Siti di Interesse Comunitario (SIC) e sulle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Questi elaborati e la sintesi non tecnica del progetto saranno a disposizione del pubblico per un mese presso la Regione Calabria.
Fonte: economiasicilia.com
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