È molto incerto il quadro delle intenzioni di voto degli italiani dopo oltre 100 giorni dalla nascita del Governo Monti: secondo il Barometro Politico dell’Istituto Demopolis, il 60% degli elettori afferma di non sentirsi più rappresentato dal partito votato alle ultime Politiche, senza sostanziali differenze tra gli opposti schieramenti.
Se ci si recasse oggi alle urne per il rinnovo del Parlamento, più di un italiano su quattro resterebbe a casa; il 23% non saprebbe per chi votare. A risultare maggiormente penalizzati – secondo la fotografia scattata dall’Istituto Demopolis – sono le due forze principali: il PD, pur restando primo partito del Paese con il 27%, perde circa due punti in cento giorni; il PDL passa dal 24% al 21%, il valore più basso della sua storia.
Restano stabili l’UDC (8%) e l’area di Centro (con FLI al 3,9, API all’1 ed MpA all’1,1%); si rafforzano nel complesso i partiti a Sinistra, critici verso alcune scelte dell’Esecutivo: l’IdV ottiene il 9%, mentre SEL di Vendola sfiora l’8%; 2,2% per la FdS. Anche la Lega Nord trae beneficio dal ruolo di opposizione, portandosi al 10%.
Continua infine la crescita del Movimento 5 Stelle di Grillo, ormai al di sopra della soglia del 4%.
Menfi [Agrigento - Sicilia]. Vista l'estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, ho deciso di disporre di questo potente mezzo di comunicazione per interfacciarmi con tutti i cittadini. Grazie a questa piattaforma web farò conoscere le mie idee, le mie prospettive politiche e mi confronterò, in maniera costruttiva, con tutti gli elettori del Comune di Menfi.
domenica 4 marzo 2012
giovedì 1 marzo 2012
Associazione Genitori e Figli: "Bisogna intervenire sulla Menfi-Porto Palo"
Menfi - Per evitare altre vittime occorre intervenire subito sulla strada Menfi-Porto Palo. E' la denuncia lanciata dall'Associazione Genitori e Figli, con a capo Silvana Santino. La mamma di Daniele Puccio, il giovane che nell'estate del 2009 perse la vita proprio su questa strada, chiede alle autorità competenti di intervenire con urgenza ed entro la prossima estate.
"Ci si aspettava entro breve tempo la realizzazione di tutti i lavori necessari per l'adeguamento dell'intero tratto di strada e, invece, - evidenzia oggi l'associazione Genitori e Figli - a quasi tre anni, sono stati eseguiti soltanto degli interventi parziali che hanno consentito di migliorare, ma solo per un breve periodo, lo stato del manto stradale e la pulizia dei cigli in alcuni punti. Le condizioni della strada sono intanto peggiorate e ci si avvia alla prossima estate, periodo in cui su quella arteria di collegamento alla località balneare di Porto Palo si registra un intenso traffico. Al fine di garantire le normali condizioni di sicurezza l'associazione Genitori e Figli torna a richiedere agli organi competenti di adoperarsi ed intervenire con urgenza. E' ora – aggiunge – di dire basta alle stragi sulle strade."
Alla denuncia si è unito giorni fa, con un'importante segnalazione, Lilian D'Anna. Anche lui, come la signora Santino, lamenta le gravi condizioni del manto stradale paragonandole, per certi versi, a quelli di Kabul (Afghanistan).
E' un grido di paura, oltre che di aiuto e d'allarme, quello lanciato dai nostri concittadini che speriamo arrivi dritto al nostro Presidente della Provincia di Agrigento, Eugenio d’Orsi. L'Amministrazione Comunale, così come già fatto per altre strade provinciali, spera di risolvere il problema al più presto.
"Ci si aspettava entro breve tempo la realizzazione di tutti i lavori necessari per l'adeguamento dell'intero tratto di strada e, invece, - evidenzia oggi l'associazione Genitori e Figli - a quasi tre anni, sono stati eseguiti soltanto degli interventi parziali che hanno consentito di migliorare, ma solo per un breve periodo, lo stato del manto stradale e la pulizia dei cigli in alcuni punti. Le condizioni della strada sono intanto peggiorate e ci si avvia alla prossima estate, periodo in cui su quella arteria di collegamento alla località balneare di Porto Palo si registra un intenso traffico. Al fine di garantire le normali condizioni di sicurezza l'associazione Genitori e Figli torna a richiedere agli organi competenti di adoperarsi ed intervenire con urgenza. E' ora – aggiunge – di dire basta alle stragi sulle strade."
Alla denuncia si è unito giorni fa, con un'importante segnalazione, Lilian D'Anna. Anche lui, come la signora Santino, lamenta le gravi condizioni del manto stradale paragonandole, per certi versi, a quelli di Kabul (Afghanistan).
E' un grido di paura, oltre che di aiuto e d'allarme, quello lanciato dai nostri concittadini che speriamo arrivi dritto al nostro Presidente della Provincia di Agrigento, Eugenio d’Orsi. L'Amministrazione Comunale, così come già fatto per altre strade provinciali, spera di risolvere il problema al più presto.
mercoledì 29 febbraio 2012
Sicilia e Veneto si rifiutano di versare la liquidità allo Stato
Per una volta insieme: Veneto e Sicilia. Zaia si rifiuta di versare la liquidità allo Stato e la Sicilia di Lombardo, invece, farà ricorso.
Il Veneto si arma fino ai denti contro la norma del decreto liberalizzazioni che obbliga gli enti locali a trasferire alla Tesoreria unica il 50% della liquidità entro oggi. Impugnazione davanti alla Corte costituzionale, ricorso al Tar e diffida ad Unicredit a versare i soldi regionali allo Stato. E' l'articolo 35 del decreto (ora all'esame del Parlamento per la conversione in legge) la norma incriminata.
In sostanza, per reperire una parte delle risorse destinate a pagare i debiti della Pubblica amministrazione con le imprese, il governo ha previsto l'estensione del regime di Tesoreria unica a tutti gli Enti territoriali, chiamati quindi a versare le proprie disponibilità liquide alla Banca d'Italia: il 50% adesso, la restante metà entro il 16 aprile. Un'operazione che, sul totale di circa 70-90 miliardi di debiti accumulati dallo Stato, dovrebbe portare in cassa una decina di miliardi da restituire alle imprese: a tanto ammonterebbero infatti i soldi degli enti virtuosi, bloccati dai vincoli del patto di stabilità interno.
La protesta potrebbe essere cavalcata non solo dalla Lega, che ne fa una questione di violazione dei principi del federalismo. Infatti, anche l'Unione delle province, guidata da Giuseppe Castiglione (Pdl) e l'Anci presieduta da Graziano Del Rio (Pd) si stanno mobilitando per indurre altre Regioni ad impugnare l'articolo 35 davanti alla Corte costituzionale, nella speranza che, nel frattempo, le forze politiche riescano a contrastare la norma in sede di conversione del decreto.
La Regione Siciliana che farà? Il suo istituto tesoriere, entro i tempi previsti, dovrà procedere al versamento dei fondi nelle casse della tesoreria unica. Ma in virtù di una sentenza della Consulta degli anni Ottanta, la Regione potrà chiederà il riversamento nelle sue casse. Infatti, nel 1987, Finanziaria del governo Goria, si stabilì che la Regione Siciliana dovesse versare i suo fondi alla tesoreria centrale. Cosa che avvenne, ma in seguito a ricorso alla Consulta del governo guidato da Rino Nicolosi, sono tornati indietro.
La Corte Costituzionale, infatti, sancì che, a differenza delle regioni ordinaria alle cui casse provvedere lo Stato che riscuote i tributi, quella Siciliana, in virtù dell'art.36 dello Statuto speciale, li riscuote direttamente e li spende autonomamente. Speriamo...
martedì 28 febbraio 2012
Le «auto blu» della provincia di Agrigento
Sono complessivamente oltre 190 le autovetture appartenenti ad enti pubblici censite dal Formez per conto dello Stato ed i cui dati sono visibili nel sito del governo italiano, alla voce "auto blu". Molti sono mezzi di servizio. Ma ci sono anche quelli di rappresentanza. E’ bene chiarire che la rilevazione riguarda la composizione dell’intero autoparco degli enti "intervistati" per cui la maggior parte di questi automezzi vengono utilizzati dagli uffici per lo svolgimento dei compiti di istituto. L’uso esclusivo, per amministratori e dirigenti, è limitato a poco più di una decina di casi. Ma dal censimento emergono anche dei dati interessanti e qualche incongruenza: viene fuori che il Comune di Licata, tra i più grossi della provincia, ha poco meno di un terzo degli automezzi che possiede quello di Palma di Montechiaro, tanto per fare un esempio. Ma vediamo il dettaglio.
La parte del leone ovviamente la fa la Provincia regionale che possiede 40 autovetture (38 di proprietà e due a nolo senza autosta). Due di questi mezzi tuttavia sono inutilizzati. Ventotto di queste autovetture hanno una cilindrata pari o al di sotto i 1.099 cc, mentre 6 hanno una cilindrata compresa tra 1100 e 1599, due tra 1600 e 1899 e quattro al di sopra dei 1900. Uno solo di questi veicoli è utilizzato in modo esclusivo con l’autista, mentre 31 sono a disposizione degli uffici senza autista e cinque sono destinati ad un uso non esclusivo senza autista. Circa la marca, 33 veicoli sono Fiat (la più presente in tutti gli enti della provincia), una Alfa Romeo ed una Wolkswagen, cinque Lancia. C’é poi il Comune capoluogo che ha 37 automezzi, dei quali 15 di cilindrata fino a 1099 e 22 di cilindrata compresa tra 1100 e 1599. Le auto ad uso esclusivo con autista sono tre (un’utilitaria Fiat a disposizione del sindaco, un’Alfa per la presidenza del Consiglio comunale ed una per gli assessori, ma a Palazzo dei Giganti tengono a precisare che le condizioni di vetustà di queste ultime due sono tali da non consentire tragitti lunghi). Dei rimanenti mezzi (34 Fiat), 11 sono a disposizione degli uffici senza autista, 22 a disposizione degli uffici con o senza autista ed uno con autista.
L’Azienda sanitaria provinciale ha 36 automezzi dei quali due non utilizzati. Nessuno di questi è destinato ad un uso esclusivo, quattro sono a disposizione degli uffici senza autista, più uno per un uso non esclusivo (che cioé all’occorrenza può essere utilizzata dal direttore generale), 27 sono a disposizione degli uffici con o senza autista, due a disposizione degli uffici con autista. Dieci di queste vetture hanno una cilin drata al di sotto dei 1099 cc, 21 tra 1100 e 1599, 4 tra 1600 e 1899 ed una al di sopra dei 1900.
Dicevamo dell’incongruenza tra Licata e Palma di Montechiaro. Quest’ultimo comune ha ben 32 vetture (sei al di sotto di 1099 di cilindrata, 14 tra 1100 e 1599, 2 tra 1600 e 1899 e 10 al di sopra dei 1900). Di queste, una è ad uso esclusivo con autista, 27 a disposizione degli uffici senza autista, una con o senza autista e tre con autista. Sono 2 Alfa, 21 Fiat, una Nissan, una Suzuki, cinque Piaggio e due di altra marca. Licata ha solo 12 vetture (5 al di sotto di 1099 di cilindrata, 4 tra 1100 e 1599, 3 al di sopra di 1900). Di queste una è ad uso esclusivo con autista, dieci destinate agli uffici senza autista ed una ad uso non esclusivo con autista. Si tratta di 11 Fiat ed una Mercedes.
Degli altri comuni, Canicattì ha 20 automezzi (uno solo con uso esclusivo con autista), Ribera 14 (due con uso esclusivo con autista), Raffadali 5, Sciacca 12, Sambuca di Sicilia 5, Menfi 9, Grotte 4, l’Unione terre Sicane 1, la Camera di commercio una, Casteltermini 4, Porto Empedocle 9 (di cui due a nolo ed una ad uso esclusivo con autista), Cammarata 6, Santo Stefano Quisquina 2, Santa Elisabetta 2 (di cui una in comodato d’uso), Comitini 3, Favara 20 (di cui una a noilo ed una inutilizzata), Lampedusa 3, Montallegro 3, Naro 4 (di cui una con autista in uso esclusivo).
Per navigare nella banca dati delle auto della pubblica amministrazione: www.censimentoautopa.gov.it/public.aspx
La parte del leone ovviamente la fa la Provincia regionale che possiede 40 autovetture (38 di proprietà e due a nolo senza autosta). Due di questi mezzi tuttavia sono inutilizzati. Ventotto di queste autovetture hanno una cilindrata pari o al di sotto i 1.099 cc, mentre 6 hanno una cilindrata compresa tra 1100 e 1599, due tra 1600 e 1899 e quattro al di sopra dei 1900. Uno solo di questi veicoli è utilizzato in modo esclusivo con l’autista, mentre 31 sono a disposizione degli uffici senza autista e cinque sono destinati ad un uso non esclusivo senza autista. Circa la marca, 33 veicoli sono Fiat (la più presente in tutti gli enti della provincia), una Alfa Romeo ed una Wolkswagen, cinque Lancia. C’é poi il Comune capoluogo che ha 37 automezzi, dei quali 15 di cilindrata fino a 1099 e 22 di cilindrata compresa tra 1100 e 1599. Le auto ad uso esclusivo con autista sono tre (un’utilitaria Fiat a disposizione del sindaco, un’Alfa per la presidenza del Consiglio comunale ed una per gli assessori, ma a Palazzo dei Giganti tengono a precisare che le condizioni di vetustà di queste ultime due sono tali da non consentire tragitti lunghi). Dei rimanenti mezzi (34 Fiat), 11 sono a disposizione degli uffici senza autista, 22 a disposizione degli uffici con o senza autista ed uno con autista.
L’Azienda sanitaria provinciale ha 36 automezzi dei quali due non utilizzati. Nessuno di questi è destinato ad un uso esclusivo, quattro sono a disposizione degli uffici senza autista, più uno per un uso non esclusivo (che cioé all’occorrenza può essere utilizzata dal direttore generale), 27 sono a disposizione degli uffici con o senza autista, due a disposizione degli uffici con autista. Dieci di queste vetture hanno una cilin drata al di sotto dei 1099 cc, 21 tra 1100 e 1599, 4 tra 1600 e 1899 ed una al di sopra dei 1900.
Dicevamo dell’incongruenza tra Licata e Palma di Montechiaro. Quest’ultimo comune ha ben 32 vetture (sei al di sotto di 1099 di cilindrata, 14 tra 1100 e 1599, 2 tra 1600 e 1899 e 10 al di sopra dei 1900). Di queste, una è ad uso esclusivo con autista, 27 a disposizione degli uffici senza autista, una con o senza autista e tre con autista. Sono 2 Alfa, 21 Fiat, una Nissan, una Suzuki, cinque Piaggio e due di altra marca. Licata ha solo 12 vetture (5 al di sotto di 1099 di cilindrata, 4 tra 1100 e 1599, 3 al di sopra di 1900). Di queste una è ad uso esclusivo con autista, dieci destinate agli uffici senza autista ed una ad uso non esclusivo con autista. Si tratta di 11 Fiat ed una Mercedes.
Degli altri comuni, Canicattì ha 20 automezzi (uno solo con uso esclusivo con autista), Ribera 14 (due con uso esclusivo con autista), Raffadali 5, Sciacca 12, Sambuca di Sicilia 5, Menfi 9, Grotte 4, l’Unione terre Sicane 1, la Camera di commercio una, Casteltermini 4, Porto Empedocle 9 (di cui due a nolo ed una ad uso esclusivo con autista), Cammarata 6, Santo Stefano Quisquina 2, Santa Elisabetta 2 (di cui una in comodato d’uso), Comitini 3, Favara 20 (di cui una a noilo ed una inutilizzata), Lampedusa 3, Montallegro 3, Naro 4 (di cui una con autista in uso esclusivo).
Per navigare nella banca dati delle auto della pubblica amministrazione: www.censimentoautopa.gov.it/public.aspx
lunedì 27 febbraio 2012
Anci Sicilia: "Il crac finanziario dei Comuni è reale"
«Il crac finanziario dei Comuni è reale perché gli enti locali sono l'ultimo gradino della rete istituzionale e subiscono tagli che non permettono più di fare fronte all'ordinario, di onorare gli impegni e di pagare le imprese creditrici».
Giacomo Scala, presidente regionale dell'Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), condivide l'analisi fatta ieri su questo punto dal procuratore della Corte dei Conti, Guido Carlino, che, in apertura del nuovo anno giudiziario, ha parlato di «situazione finanziaria gravissima per i Comuni che sono sommersi di debiti fuori bilancio».
Scala, che è anche sindaco di Alcamo, annuisce e attribuisce la situazione in parte anche alla mancata applicazione, nella nostra isola, del federalismo. «I Comuni siciliani - prosegue - non godono dei vantaggi previsti dal federalismo di cui hanno solo i riverberi negativi. Subiamo tagli indiscriminati e non vi è in Sicilia, come nel resto d'Italia, la compartecipazione all'Iva e all'Irpef. Per fare un esempio, le famiglie e gli enti locali pagano l'energia elettrica molto di più che nel resto del Paese e questo perché in Sicilia l'accisa non è stata abolita. Chiediamo che ci sia una presa di posizione forte da parte del governo regionale e che si definisca la Commissione paritetica per l'applicazione del federalismo».
La situazione economica dei Comuni è destinata a precipitare, a detta del presidente regionale dell'Anci, con l'entrata in vigore della tesoreria unica per tutti gli enti locali italiani e del decreto sulle liberalizzazioni. «E' previsto che la tesoreria unica - aggiunge Scala - entri in vigore entro il prossimo 30 aprile. Da quel momento in poi non avremo la possibilità di anticipare alcuna somma di denaro, così come abbiamo fatto, ad esempio, per conto della Regione, per pagare sette mesi di salario agli ex articolisti, i precari. Non potremo fare neppure questo. Una soluzione al problema si può trovare riducendo i costi della politica. Siamo favorevoli alla riduzione delle indennità ma non al numero dei rappresentanti dei cittadini perché siamo convinti che vada garantita la rappresentanza democratica».
Circa il facile ricorso da parte degli amministratori comunali alle consulenze esterne spesso inutili e costose, così come evidenziato dalla Procura della Corte dei Conti, Giacomo Scala evidenzia che «l'Anci ha proposto che gli esperti e i consulenti per i sindaci vengano aboliti dalla Regione, essendo una caratteristica tutta siciliana, prevista dall'art. 14 della legge regionale n. 7 del 1992. Proprio alla Regione abbiamo presentato una bozza di riforma degli enti locali predisposta dal nostro Comitato scientifico volta a bloccare gli sprechi. Bisogna intervenire anche per bloccare i pagamenti ad amministratori e consiglieri che, una volta eletti, dallo status di disoccupati storici passano, non si sa come, ad essere dipendenti da aziende e in ragione di ciò vanno loro pagati i contributi. Si tratta di un onere esoso per le casse dei Comuni e anche a questo va posto un rimedio».
Giacomo Scala, presidente regionale dell'Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), condivide l'analisi fatta ieri su questo punto dal procuratore della Corte dei Conti, Guido Carlino, che, in apertura del nuovo anno giudiziario, ha parlato di «situazione finanziaria gravissima per i Comuni che sono sommersi di debiti fuori bilancio».
Scala, che è anche sindaco di Alcamo, annuisce e attribuisce la situazione in parte anche alla mancata applicazione, nella nostra isola, del federalismo. «I Comuni siciliani - prosegue - non godono dei vantaggi previsti dal federalismo di cui hanno solo i riverberi negativi. Subiamo tagli indiscriminati e non vi è in Sicilia, come nel resto d'Italia, la compartecipazione all'Iva e all'Irpef. Per fare un esempio, le famiglie e gli enti locali pagano l'energia elettrica molto di più che nel resto del Paese e questo perché in Sicilia l'accisa non è stata abolita. Chiediamo che ci sia una presa di posizione forte da parte del governo regionale e che si definisca la Commissione paritetica per l'applicazione del federalismo».
La situazione economica dei Comuni è destinata a precipitare, a detta del presidente regionale dell'Anci, con l'entrata in vigore della tesoreria unica per tutti gli enti locali italiani e del decreto sulle liberalizzazioni. «E' previsto che la tesoreria unica - aggiunge Scala - entri in vigore entro il prossimo 30 aprile. Da quel momento in poi non avremo la possibilità di anticipare alcuna somma di denaro, così come abbiamo fatto, ad esempio, per conto della Regione, per pagare sette mesi di salario agli ex articolisti, i precari. Non potremo fare neppure questo. Una soluzione al problema si può trovare riducendo i costi della politica. Siamo favorevoli alla riduzione delle indennità ma non al numero dei rappresentanti dei cittadini perché siamo convinti che vada garantita la rappresentanza democratica».
Circa il facile ricorso da parte degli amministratori comunali alle consulenze esterne spesso inutili e costose, così come evidenziato dalla Procura della Corte dei Conti, Giacomo Scala evidenzia che «l'Anci ha proposto che gli esperti e i consulenti per i sindaci vengano aboliti dalla Regione, essendo una caratteristica tutta siciliana, prevista dall'art. 14 della legge regionale n. 7 del 1992. Proprio alla Regione abbiamo presentato una bozza di riforma degli enti locali predisposta dal nostro Comitato scientifico volta a bloccare gli sprechi. Bisogna intervenire anche per bloccare i pagamenti ad amministratori e consiglieri che, una volta eletti, dallo status di disoccupati storici passano, non si sa come, ad essere dipendenti da aziende e in ragione di ciò vanno loro pagati i contributi. Si tratta di un onere esoso per le casse dei Comuni e anche a questo va posto un rimedio».
sabato 25 febbraio 2012
E dopo Monti, che succederà?
Un tema di riflessione ovvero di valutazione sembra assorbire l'attenzione di osservatori e commentatori politici. Si dà, infatti, per conclamato lo sgretolamento dell'attuale sistema politico-elettorale che, dopo le elezioni del 2008 e le successive migrazioni in andata e ritorno, si articola attorno al Polo di centrodestra, oltre la Lega, al polo di centrosinistra del Pd e l'Idv, e del cosiddetto Terzo polo.
Ad intervenire in termini di destrutturazione, come noto, è stata la formazione del governo tecnico di Mario Monti che ha obbligato le forze politiche di tutti gli schieramenti ad assumersi, anche malvolentieri, la responsabilità di sostenere le iniziative 'eccezionali' ma anche quelle incisive e di modificazione riformatrice - qualcuno ha parlato di un vero e proprio abbrivio di "riformismo" - che il governo di emergenza nazionale ha assunto e continuerà ad assumere.
Le forze politiche, innanzi alla oggettiva novità, reagiscono come sanno e come possono.
Berlusconi, dopo l'imbarazzo ed il silenzio iniziali, è arrivato, come nel suo stile, ad attribuire a se stesso il merito della nomina di Monti, quasi a tentare di mettere il cappello, come si dice. Noncurante, tuttavia, della contraddizione di dire, contestualmente, che il rapporto politico con la Lega continua e continuerà; così da essere smentito subito dal Calderoli, preposto alla difesa della integrità leghista.
Il Pd con Bersani ha opportunamente spiegato di non ritenere il governo Monti un governo amico - di sinistra o di centrosinistra - ma neppure un governo avversario di destra o di centrodestra; certamente un governo diverso rispetto al quale intrattenere dialogo e confronto nel merito dei provvedimenti specifici.
Per il terzo polo, in particolare l'Udc con Casini continua a sostenere la validità e le capacità del governo tecnico e a fare le fuse a Monti o a Passera ovvero ad altri componenti dello stesso in vista di futuri aggiustamenti e preposizioni. Chi, da non politico dichiarato tuttavia capace di dare risposte politiche e rispettose dei vincoli istituzionali, ha saputo usare parole di verità, ancora una volta, è stato Mario Monti. Ci ha ricordato che, al massimo fra un anno (primavera 2013), il governo dovrà cessare le funzioni in quanto si concluderà la Legislatura ed in un sistema democratico, seppur in un momento epocale e di difficoltà, si ricorre fisiologicamente alle urne per il rinnovo del Parlamento. Il nodo è tutto qui e non è da poco.
Come gli attuali schieramenti politici affronteranno l'appuntamento democratico? Il Pdl riuscirà a sopravvivere alla propria originaria formazione carismatica, strettamente collegata al leader unico ed indiscusso? I segnali di sfilacciamenti palesi ma anche sotterranei sono tanti: si pensi al delfino siciliano Miccichè che ha ripreso le sembianze di leader di un partito meridionalista e neoautonomista tanto da essere ripreso dalla tentazione di dialogo con Lombardo e Mpa. Per non dire dei colonnelli dell'ex An che sembrano volere dimostrare in ogni dichiarazione pubblica il loro ruolo imprescindibile, alla ricerca di una identità perduta. Dai sondaggi recenti, il primo partito italiano sarebbe il Pd che dovrà affrontare la temperie del rafforzamento della propria identità riformista e democratica per qualificare la progettualità governativa ma anche di dialogo e di confronto, soprattutto con la società reale, così da evitare la tentazione tipica del politichese di anteporre le scelte di alleanze all'elaborazione di progetti di governo definiti in sintonia con la società vera e i problemi che dalla stessa sono percepiti.
Il terzo polo che, legittimamente, aspira ad essere il primo fra i poli possibili, sembra preso dalla frenesia delle mani libere, che corrisponde specularmente alla logica delle alleanze a prescindere dai programmi. C'è un ulteriore scenario capace di complicare, se possibile, lo scenario: le prossime elezioni amministrative che, in questo clima di fibrillazioni, finiscono con l'assumere ancora di più valenza politica. Il Pdl senza l'alleanza con la Lega al Nord rischia un impatto disgregatore mentre la Lega attende il momento propizio, a fronte delle evidenti ed inevitabili spaccature interne, per qualificarsi quale partito capace di ergersi a tutela del territorio settentrionale e così superare il Pdl.
In Sicilia si assiste ad una confusa proposizione in campo delle forze politiche. Non basta dire che le elezioni per il sindaco di Palermo hanno una valenza amministrativa. Si tratta invero della stessa città capoluogo di una Regione che affronta, con tante contraddizioni e vistosi limiti, una esperienza di governo mossa dall'intento di spezzare la primazia del centrodestra (quello del 61 a zero) chiamando a raccolta attorno ad alcuni specifici temi riformatori le forze politiche risultate all'opposizione. È emblematico al riguardo che il terzo polo, in Sicilia, sia spezzato in più fronti e posizioni: il Fli governativo, l'Udc fuori dal governo: tattica? Sembra riesplodere il posizionamento di schieramenti piuttosto che la valutazione progettuale. Il Pd a Palermo ricorre alle primarie mettendo in campo posizioni diverse; alcune di esse sembrano piuttosto riprendere vistosamente posizioni che sono antecedenti al governo Monti e mirano a fotografare un momento diverso rispetto all'attuale. Non è, occorre rimarcare, lo stesso processo di Genova dove alla primarie non è prevalsa, giustamente, la proposta interna del Pd, incapace di sintonia con la società reale ed abbarbicato sugli equilibri interni, ed ha trionfato la voce della novità e della sintonia dinamica con la società. A Palermo non sembra registrarsi una novità in sintonia con la società reale non solo nel centrosinistra ma anche nei restanti schieramenti 'grandi': il terzo polo punta ad un candidato di qualità ma accreditato nell'opinione pubblica quale componente dell'area di Cascio che dovrebbe essere il 'vero' candidato del Pdl. Tattica anche questa?
Probabilmente, si tratta di prendere atto che la confusione è alta e la si affronta con gli strumenti di sempre del tatticismo e della forza dei numeri dei singoli componenti, in parallelo con la conta delle tessere e di quel che ne deriva. La società reale sembra assistere sgomenta o distratta.
Ad intervenire in termini di destrutturazione, come noto, è stata la formazione del governo tecnico di Mario Monti che ha obbligato le forze politiche di tutti gli schieramenti ad assumersi, anche malvolentieri, la responsabilità di sostenere le iniziative 'eccezionali' ma anche quelle incisive e di modificazione riformatrice - qualcuno ha parlato di un vero e proprio abbrivio di "riformismo" - che il governo di emergenza nazionale ha assunto e continuerà ad assumere.
Le forze politiche, innanzi alla oggettiva novità, reagiscono come sanno e come possono.
Berlusconi, dopo l'imbarazzo ed il silenzio iniziali, è arrivato, come nel suo stile, ad attribuire a se stesso il merito della nomina di Monti, quasi a tentare di mettere il cappello, come si dice. Noncurante, tuttavia, della contraddizione di dire, contestualmente, che il rapporto politico con la Lega continua e continuerà; così da essere smentito subito dal Calderoli, preposto alla difesa della integrità leghista.
Il Pd con Bersani ha opportunamente spiegato di non ritenere il governo Monti un governo amico - di sinistra o di centrosinistra - ma neppure un governo avversario di destra o di centrodestra; certamente un governo diverso rispetto al quale intrattenere dialogo e confronto nel merito dei provvedimenti specifici.
Per il terzo polo, in particolare l'Udc con Casini continua a sostenere la validità e le capacità del governo tecnico e a fare le fuse a Monti o a Passera ovvero ad altri componenti dello stesso in vista di futuri aggiustamenti e preposizioni. Chi, da non politico dichiarato tuttavia capace di dare risposte politiche e rispettose dei vincoli istituzionali, ha saputo usare parole di verità, ancora una volta, è stato Mario Monti. Ci ha ricordato che, al massimo fra un anno (primavera 2013), il governo dovrà cessare le funzioni in quanto si concluderà la Legislatura ed in un sistema democratico, seppur in un momento epocale e di difficoltà, si ricorre fisiologicamente alle urne per il rinnovo del Parlamento. Il nodo è tutto qui e non è da poco.
Come gli attuali schieramenti politici affronteranno l'appuntamento democratico? Il Pdl riuscirà a sopravvivere alla propria originaria formazione carismatica, strettamente collegata al leader unico ed indiscusso? I segnali di sfilacciamenti palesi ma anche sotterranei sono tanti: si pensi al delfino siciliano Miccichè che ha ripreso le sembianze di leader di un partito meridionalista e neoautonomista tanto da essere ripreso dalla tentazione di dialogo con Lombardo e Mpa. Per non dire dei colonnelli dell'ex An che sembrano volere dimostrare in ogni dichiarazione pubblica il loro ruolo imprescindibile, alla ricerca di una identità perduta. Dai sondaggi recenti, il primo partito italiano sarebbe il Pd che dovrà affrontare la temperie del rafforzamento della propria identità riformista e democratica per qualificare la progettualità governativa ma anche di dialogo e di confronto, soprattutto con la società reale, così da evitare la tentazione tipica del politichese di anteporre le scelte di alleanze all'elaborazione di progetti di governo definiti in sintonia con la società vera e i problemi che dalla stessa sono percepiti.
Il terzo polo che, legittimamente, aspira ad essere il primo fra i poli possibili, sembra preso dalla frenesia delle mani libere, che corrisponde specularmente alla logica delle alleanze a prescindere dai programmi. C'è un ulteriore scenario capace di complicare, se possibile, lo scenario: le prossime elezioni amministrative che, in questo clima di fibrillazioni, finiscono con l'assumere ancora di più valenza politica. Il Pdl senza l'alleanza con la Lega al Nord rischia un impatto disgregatore mentre la Lega attende il momento propizio, a fronte delle evidenti ed inevitabili spaccature interne, per qualificarsi quale partito capace di ergersi a tutela del territorio settentrionale e così superare il Pdl.
In Sicilia si assiste ad una confusa proposizione in campo delle forze politiche. Non basta dire che le elezioni per il sindaco di Palermo hanno una valenza amministrativa. Si tratta invero della stessa città capoluogo di una Regione che affronta, con tante contraddizioni e vistosi limiti, una esperienza di governo mossa dall'intento di spezzare la primazia del centrodestra (quello del 61 a zero) chiamando a raccolta attorno ad alcuni specifici temi riformatori le forze politiche risultate all'opposizione. È emblematico al riguardo che il terzo polo, in Sicilia, sia spezzato in più fronti e posizioni: il Fli governativo, l'Udc fuori dal governo: tattica? Sembra riesplodere il posizionamento di schieramenti piuttosto che la valutazione progettuale. Il Pd a Palermo ricorre alle primarie mettendo in campo posizioni diverse; alcune di esse sembrano piuttosto riprendere vistosamente posizioni che sono antecedenti al governo Monti e mirano a fotografare un momento diverso rispetto all'attuale. Non è, occorre rimarcare, lo stesso processo di Genova dove alla primarie non è prevalsa, giustamente, la proposta interna del Pd, incapace di sintonia con la società reale ed abbarbicato sugli equilibri interni, ed ha trionfato la voce della novità e della sintonia dinamica con la società. A Palermo non sembra registrarsi una novità in sintonia con la società reale non solo nel centrosinistra ma anche nei restanti schieramenti 'grandi': il terzo polo punta ad un candidato di qualità ma accreditato nell'opinione pubblica quale componente dell'area di Cascio che dovrebbe essere il 'vero' candidato del Pdl. Tattica anche questa?
Probabilmente, si tratta di prendere atto che la confusione è alta e la si affronta con gli strumenti di sempre del tatticismo e della forza dei numeri dei singoli componenti, in parallelo con la conta delle tessere e di quel che ne deriva. La società reale sembra assistere sgomenta o distratta.
venerdì 24 febbraio 2012
Menfi, l'intervista al Consigliere Comunale Calogero Lanzarone
Di seguito riportiamo l'intervista rilasciata dal Consigliere Comunale di Menfi, Avv. Calogero Lanzarone, e pubblicata su inFORMA MENFIs
D. - La prima domanda che Le porgo riguarda il nuovo passaggio in maggioranza, Lei nelle sue ultime dichiarazioni ha detto: “Ho colto è fatto mio il messaggio del sindaco lanciato, qualche mese fa in Consiglio comunale, agli uomini di buona volontà. Ho messo Menfi al centro”. Che significa per Lei mettere Menfi al centro ed a livello nazionale pensa sia il progetto politico vincente?
R. - Il bipolarismo voluto qualche anno fa dall’O.le Silvio Berlusconi aveva l’obiettivo di fare scomparire dallo scenario politico nazionale le forze di estrema sinistra e di centro. Io non ho mai condiviso questo progetto perché tutte le forze partitiche, se votate dalla gente, devono avere la propria rappresentanza nelle sede istituzionali. Mettere “Menfi al Centro” significa lavorare ad un nuovo progetto politico che ponga fine all’alleanza del 2008 con la PDL, lavorare e creare una nuova coalizione fatta da uomini che abbiano l’obiettivo di trasformare le attuali difficoltà in future opportunità per la comunità menfitana sviluppando ogni potenzialità territoriale, economica e culturale.
D. - In politica nulla è semplice, ma se la svolta è il centro, quindi il progetto che sta prendendo piede a Menfi tra Api e Udc si presume essere vincente?
R. - Il progetto di centro a Menfi sta prendendo forma ma siamo ancora lontani dal potere parlare di un vero e concreto “Terzo Polo”. Quello che sta accadendo oggi è che più persone, dallo spirito liberaldemocratico, vogliono portare a termine delle progettualità con il fine di garantire un futuro più roseo alla città di Menfi. In me, quindi, c’è la chiara volontà di delineare scenari politici futuri che privilegino, prima di tutto, le scelte legate al benessere complessivo della collettività. Ci sono tutti i buoni presupposti per poter lavorare bene e con serenità. Il tempo ci dirà chi saremo e cosa potremo essere.
D. - Ora, in Giunta, lei è rappresentato dal neo Assessore Baldo Clemente: che ci può dire di questa nomina e soprattutto, del neo Assessore?
R. - Il dottore Baldo Clemente è una persona meravigliosa impegnata nel sociale e nel mondo dello sport a Menfi da oltre 20 anni. Ha fatto nascere una scuola calcio coinvolgendo decine di bambini, una squadra di pallavolo, recentemente ha investito nel palazzetto dello sport. Inoltre, da qualche anno, organizza sia il calcetto a Porto Palo che tornei di pallavolo a Lido Fiori, riuscendo a coinvolgere decine di ragazzi e ragazze. Ritengo che abbia tutte le competenze necessarie per ricoprire il ruolo assegnatogli.
D. - La sua adesione al progetto Botta presume una divisione con il Consigliere Nino Corsentino con cui faceva gruppo in Consiglio Comunale, sta pensando di dichiararsi indipendente come consigliere all’interno del Consiglio Comunale?
R. - Il consigliere Corsentino è un amico con il quale ho condiviso con lealtà e trasparenza un percorso politico per circa tre anni. Con la nascita del nuovo progetto politico di centro sono emerse delle divergenze politiche ed io ho preso le mie decisioni in assoluta autonomia pertanto, sto pensando di dichiararmi indipendente anche se spero che il consigliere Corsentino possa ritornare sui suoi passi.
D. - La sua dichiarazione: “Stiamo cercando di disegnare uno scenario politico neo-centrista. Al progetto aderiranno soggetti moderati come, ad esempio, l'attuale consigliere comunale Giuseppe Romano (UdC)", con cui ammette che il Consigliere Giuseppe Romano sarà dei vostri, ha zittito quelle voci di corridoio che ammettevano dissapori tra Botta e Romano, non Le chiedo se vi erano dissapori o meno, ma vede coesa e attiva questa coalizione?
R. - Ricordo sempre con piacere la storia dell’Imperatore Claudio. Egli, per mantenere il passato glorioso di Roma acquisito nel tempo, decise di circondarsi di validi collaboratori. Questa scelta strategica gli permise di imporre le proprie linee politiche, peraltro sempre ben condivise da tutti, e di portare a termine battaglie e varie opere pubbliche. Il sindaco Botta ha fatto una scelta: circondarsi di “tecnici” per ideare e programmare le linee politiche attuali e future della città. Se saremo gloriosi come i collaboratori dell’imperatore romano, non lo so, ma è certo che faremo tutto ciò che ci è concesso fare per rendere Menfi una città migliore e funzionale.
Il consigliere Romano ha sempre supportato, con competenza e professionalità, tutte le scelte politiche propositive. Sono certo che continuerà a marcare questa linea con la coerenza che lo ha sempre contraddistinto. Non ci dimentichiamo, inoltre, che Romano e Botta militano nello stesso partito politico, l’UdC. Pertanto, rispondendo alla sua domanda, Le dico che la coalizione mi sembra, oltre che unita, forte e coesa. Quest’unità di intenti permetterà, all’amministrazione comunale, non solo di difendere le eccellenze del nostro territorio ma di continuare ad attrarre finanziamenti, da progetti regionali o europei, per migliorare le infrastrutture necessarie per lo sviluppo turistico della nostra fascia costiera.
D. - Lei è un Consigliere che si è dimostrato attivo per quanto riguarda l’ambiente e la sua difesa, ne è un esempio l’ultima sua interrogazione sull’eternit presente in Contrada Bonera, e quindi è doveroso chiederle cosa pensa delle centrali a biomassa?
R. - L’amministrazione Botta, nonostante le notevoli difficoltà economiche, ha bonificato diverse zone della città, sono sicuro che il Sindaco farà di tutto per bonificare anche la Contrada Bonera. Alcuni tecnici hanno già effettuato un sopralluogo e fra qualche settimana la zona sarà finalmente bonificata. Ho già esternato, in più occasioni, la mia contrarietà alle centrali a biomassa, agli impianti eolici ed agli impianti di fotovoltaico di grosse dimensioni. Per tale ragione ritengo che il PEAC è uno strumento utile oltre che necessario. Un territorio, dalle spiccate potenzialità energetiche come il nostro, và protetto e salvaguardato contro ogni qualsiasi tipo di speculazione. Le dirò di più, credo che questa tematica debba essere attenzionata anche dall’Unione dei Comuni Terre Sicane. Perché non dotarci di un PEAS (Piano Energetico Ambientale Sicano)? Un piano energetico sovracomunale permetterebbe di: incentivare l’installazione di impianti energetici da fonti rinnovabili al fine di garantire una maggiore tutela dell’ambiente, razionalizzare i consumi, diversificare le fonti tradizionali e contenere la spesa energetica.
D. - Visto che è un avvocato, l’ultima domanda la riservo per parlare del Tribunale di Sciacca e del Giudice di Pace di Menfi, vogliono chiudere tutto, vogliono cancellare dei presidi di legalità, qual è il suo parere in merito?
R. - L’ufficio del Giudice di Pace di Menfi penso e spero riuscirà a sopravvivere al nuovo piano di riorganizzazione predisposto dal governo. Infatti, il Sindaco ha scritto al Ministro della Giustizia, Paola Severino, per tutelare l’ufficio del Giudice di Pace di Menfi dal rischio chiusura. Il dr Michele Botta è riuscito a coinvolgere i Comuni di Santa Margherita di Belìce, Montevago e Sambuca di Sicilia che metteranno a disposizione personale e strutture, mentre il Ministero della Giustizia dovrà garantire i relativi arredi, gli strumenti, i software, un necessario periodo di affiancamento per almeno 4 mesi tra personale giudiziario e personale amministrativo che sarà messo a disposizione dai comuni, nonché un corso di formazione per detto personale. La chiusura del Tribunale di Sciacca comporterebbe notevoli danni e disagi, sia per i cittadini che per gli “addetti ai lavori”. Per tale motivo, spero che il Tribunale di Sciacca possa mantenere tutte le sue funzioni.
D. - La prima domanda che Le porgo riguarda il nuovo passaggio in maggioranza, Lei nelle sue ultime dichiarazioni ha detto: “Ho colto è fatto mio il messaggio del sindaco lanciato, qualche mese fa in Consiglio comunale, agli uomini di buona volontà. Ho messo Menfi al centro”. Che significa per Lei mettere Menfi al centro ed a livello nazionale pensa sia il progetto politico vincente?
R. - Il bipolarismo voluto qualche anno fa dall’O.le Silvio Berlusconi aveva l’obiettivo di fare scomparire dallo scenario politico nazionale le forze di estrema sinistra e di centro. Io non ho mai condiviso questo progetto perché tutte le forze partitiche, se votate dalla gente, devono avere la propria rappresentanza nelle sede istituzionali. Mettere “Menfi al Centro” significa lavorare ad un nuovo progetto politico che ponga fine all’alleanza del 2008 con la PDL, lavorare e creare una nuova coalizione fatta da uomini che abbiano l’obiettivo di trasformare le attuali difficoltà in future opportunità per la comunità menfitana sviluppando ogni potenzialità territoriale, economica e culturale.
D. - In politica nulla è semplice, ma se la svolta è il centro, quindi il progetto che sta prendendo piede a Menfi tra Api e Udc si presume essere vincente?
R. - Il progetto di centro a Menfi sta prendendo forma ma siamo ancora lontani dal potere parlare di un vero e concreto “Terzo Polo”. Quello che sta accadendo oggi è che più persone, dallo spirito liberaldemocratico, vogliono portare a termine delle progettualità con il fine di garantire un futuro più roseo alla città di Menfi. In me, quindi, c’è la chiara volontà di delineare scenari politici futuri che privilegino, prima di tutto, le scelte legate al benessere complessivo della collettività. Ci sono tutti i buoni presupposti per poter lavorare bene e con serenità. Il tempo ci dirà chi saremo e cosa potremo essere.
D. - Ora, in Giunta, lei è rappresentato dal neo Assessore Baldo Clemente: che ci può dire di questa nomina e soprattutto, del neo Assessore?
R. - Il dottore Baldo Clemente è una persona meravigliosa impegnata nel sociale e nel mondo dello sport a Menfi da oltre 20 anni. Ha fatto nascere una scuola calcio coinvolgendo decine di bambini, una squadra di pallavolo, recentemente ha investito nel palazzetto dello sport. Inoltre, da qualche anno, organizza sia il calcetto a Porto Palo che tornei di pallavolo a Lido Fiori, riuscendo a coinvolgere decine di ragazzi e ragazze. Ritengo che abbia tutte le competenze necessarie per ricoprire il ruolo assegnatogli.
D. - La sua adesione al progetto Botta presume una divisione con il Consigliere Nino Corsentino con cui faceva gruppo in Consiglio Comunale, sta pensando di dichiararsi indipendente come consigliere all’interno del Consiglio Comunale?
R. - Il consigliere Corsentino è un amico con il quale ho condiviso con lealtà e trasparenza un percorso politico per circa tre anni. Con la nascita del nuovo progetto politico di centro sono emerse delle divergenze politiche ed io ho preso le mie decisioni in assoluta autonomia pertanto, sto pensando di dichiararmi indipendente anche se spero che il consigliere Corsentino possa ritornare sui suoi passi.
D. - La sua dichiarazione: “Stiamo cercando di disegnare uno scenario politico neo-centrista. Al progetto aderiranno soggetti moderati come, ad esempio, l'attuale consigliere comunale Giuseppe Romano (UdC)", con cui ammette che il Consigliere Giuseppe Romano sarà dei vostri, ha zittito quelle voci di corridoio che ammettevano dissapori tra Botta e Romano, non Le chiedo se vi erano dissapori o meno, ma vede coesa e attiva questa coalizione?
R. - Ricordo sempre con piacere la storia dell’Imperatore Claudio. Egli, per mantenere il passato glorioso di Roma acquisito nel tempo, decise di circondarsi di validi collaboratori. Questa scelta strategica gli permise di imporre le proprie linee politiche, peraltro sempre ben condivise da tutti, e di portare a termine battaglie e varie opere pubbliche. Il sindaco Botta ha fatto una scelta: circondarsi di “tecnici” per ideare e programmare le linee politiche attuali e future della città. Se saremo gloriosi come i collaboratori dell’imperatore romano, non lo so, ma è certo che faremo tutto ciò che ci è concesso fare per rendere Menfi una città migliore e funzionale.
Il consigliere Romano ha sempre supportato, con competenza e professionalità, tutte le scelte politiche propositive. Sono certo che continuerà a marcare questa linea con la coerenza che lo ha sempre contraddistinto. Non ci dimentichiamo, inoltre, che Romano e Botta militano nello stesso partito politico, l’UdC. Pertanto, rispondendo alla sua domanda, Le dico che la coalizione mi sembra, oltre che unita, forte e coesa. Quest’unità di intenti permetterà, all’amministrazione comunale, non solo di difendere le eccellenze del nostro territorio ma di continuare ad attrarre finanziamenti, da progetti regionali o europei, per migliorare le infrastrutture necessarie per lo sviluppo turistico della nostra fascia costiera.
D. - Lei è un Consigliere che si è dimostrato attivo per quanto riguarda l’ambiente e la sua difesa, ne è un esempio l’ultima sua interrogazione sull’eternit presente in Contrada Bonera, e quindi è doveroso chiederle cosa pensa delle centrali a biomassa?
R. - L’amministrazione Botta, nonostante le notevoli difficoltà economiche, ha bonificato diverse zone della città, sono sicuro che il Sindaco farà di tutto per bonificare anche la Contrada Bonera. Alcuni tecnici hanno già effettuato un sopralluogo e fra qualche settimana la zona sarà finalmente bonificata. Ho già esternato, in più occasioni, la mia contrarietà alle centrali a biomassa, agli impianti eolici ed agli impianti di fotovoltaico di grosse dimensioni. Per tale ragione ritengo che il PEAC è uno strumento utile oltre che necessario. Un territorio, dalle spiccate potenzialità energetiche come il nostro, và protetto e salvaguardato contro ogni qualsiasi tipo di speculazione. Le dirò di più, credo che questa tematica debba essere attenzionata anche dall’Unione dei Comuni Terre Sicane. Perché non dotarci di un PEAS (Piano Energetico Ambientale Sicano)? Un piano energetico sovracomunale permetterebbe di: incentivare l’installazione di impianti energetici da fonti rinnovabili al fine di garantire una maggiore tutela dell’ambiente, razionalizzare i consumi, diversificare le fonti tradizionali e contenere la spesa energetica.
D. - Visto che è un avvocato, l’ultima domanda la riservo per parlare del Tribunale di Sciacca e del Giudice di Pace di Menfi, vogliono chiudere tutto, vogliono cancellare dei presidi di legalità, qual è il suo parere in merito?
R. - L’ufficio del Giudice di Pace di Menfi penso e spero riuscirà a sopravvivere al nuovo piano di riorganizzazione predisposto dal governo. Infatti, il Sindaco ha scritto al Ministro della Giustizia, Paola Severino, per tutelare l’ufficio del Giudice di Pace di Menfi dal rischio chiusura. Il dr Michele Botta è riuscito a coinvolgere i Comuni di Santa Margherita di Belìce, Montevago e Sambuca di Sicilia che metteranno a disposizione personale e strutture, mentre il Ministero della Giustizia dovrà garantire i relativi arredi, gli strumenti, i software, un necessario periodo di affiancamento per almeno 4 mesi tra personale giudiziario e personale amministrativo che sarà messo a disposizione dai comuni, nonché un corso di formazione per detto personale. La chiusura del Tribunale di Sciacca comporterebbe notevoli danni e disagi, sia per i cittadini che per gli “addetti ai lavori”. Per tale motivo, spero che il Tribunale di Sciacca possa mantenere tutte le sue funzioni.
Agricoltura: fronte comune sull'accordo Ue-Marocco
Stato di agitazione di tutto il mondo agricolo e della pesca, preoccupazione degli amministratori comunali di una dozzina di comuni e programmazione di un prossimo vertice per sensibilizzare la deputazione sull'accordo approvato dal Parlamento europeo sull'ingresso dei prodotti agricoli del Marocco.
E' quanto venuto fuori dalla riunione tenutasi l'altro ieri nell'ufficio di presidenza del Consiglio comunale alla quale hanno preso parte presidenti e consiglieri dei civici consessi di Ribera, Menfi, Calamonaci, Burgio, Villafranca Sicula, Lucca Sicula, Caltabellotta, Sciacca, Bivona, Alessandria della Rocca, Cianciana, Cattolica Eraclea, Montallegro.
E' stato sottolineato come la liberalizzazione dei prodotti agricoli e delle pesca, importati dal Marocco a tariffe doganali zero, rappresenti un pericolo per la nostra agricoltura e per la collettività perché la produzione africana è fuori dalle modalità di controllo previste dalla legislazione europea, sia per la sicurezza alimentare che per le eccellenze produttive, ad esempio delle arance Dop. Si paventa una pesante crisi economica, gravissimi danni alle aziende agricole e perdita di posti di lavoro.
Un vertice, per coinvolgere produttori, organizzazioni professionali, consorzi di tutela, Comuni e deputazione, è stato organizzato per il 5 marzo.
E' quanto venuto fuori dalla riunione tenutasi l'altro ieri nell'ufficio di presidenza del Consiglio comunale alla quale hanno preso parte presidenti e consiglieri dei civici consessi di Ribera, Menfi, Calamonaci, Burgio, Villafranca Sicula, Lucca Sicula, Caltabellotta, Sciacca, Bivona, Alessandria della Rocca, Cianciana, Cattolica Eraclea, Montallegro.
E' stato sottolineato come la liberalizzazione dei prodotti agricoli e delle pesca, importati dal Marocco a tariffe doganali zero, rappresenti un pericolo per la nostra agricoltura e per la collettività perché la produzione africana è fuori dalle modalità di controllo previste dalla legislazione europea, sia per la sicurezza alimentare che per le eccellenze produttive, ad esempio delle arance Dop. Si paventa una pesante crisi economica, gravissimi danni alle aziende agricole e perdita di posti di lavoro.
Un vertice, per coinvolgere produttori, organizzazioni professionali, consorzi di tutela, Comuni e deputazione, è stato organizzato per il 5 marzo.
mercoledì 22 febbraio 2012
Redditi ministri del governo Monti
Online tutti i redditi dei ministri del governo Monti.
Paola Severino, con i
suoi oltre 7 milioni di euro di imponibile nel 2011, è la più ricca della squadra di governo di Mario Monti. Corrado Passera invece ha dichiarato 3,5 milioni di euro. A seguire Giampaolo Di Paola, Francesco Profumo, Annamaria Cancellieri,
Filippo Patroni Griffi, Piero Gnudi, Andrea Riccardi, Giulio Terzi di
Sant’Agata, Mario Catania, Pietro Giarda, Corrado Clini e Renato
Balduzzi.
Il premier Monti ha
dichiarato, nel 2010, redditi per 1,5 mln di euro.
Lo scandalo tesseramento porterà a delle liste civiche senza simbolo pdl?
Berlusconi corre ai ripari e convoca lo stato maggiore del Pdl per tappare le falle che si stanno aprendo nel partito. Anche a costo di far scomparire il simbolo alle amministrative di maggio, sotto le mentite spoglie delle liste civiche.
La riunione con dirigenti, coordinatori regionali e nazionali, si è tenuta l'altra sera non ad Arcore, come di consueto, ma a Lesmo, in Brianza, nella residenza di villa Gernetto, una cui ala dovrebbe diventare sede di un'università.
Là il Cavaliere ha manifestato tutta la sua irritazione per gli scandali delle tessere false e del tira e molla sui congressi che, al di là dei tentativi di minimizzare, sta mettendo a rischio gli equilibri interni. La tensione tra «falchi» e «colombe» è altissima nell'imminenza di una tornata elettorale che, secondo i sondaggi in circolazione, potrebbe provocare al Pdl una sonora sconfitta in mancanza di alleanze che al momento sono tutt'altro che consolidate.
Con la Lega, nelle città del Nord, i rapporti sono ai minimi termini e difficilmente si riuscirà a strappare un'intesa, se non nei centri minori. La speranza di molti, a cominciare da Berlusconi, è di riuscire almeno ad accorciare le distanze con l'Udc, in nome della comune appartenenza al Ppe, ma per adesso le trattative languono. Anzi, sembrano destinate a fallire per fare spazio ad altri scenari.
I vertici del Terzo polo, Fini (Fli), Casini (Udc) e Rutelli (Api) hanno discusso per circa due ore di come accelerare il progetto di varare un contenitore politico (potrebbe chiamarsi partito della nazione) in grado di attrarre i moderati di tutti i fronti. L'obiettivo è di lanciare l'operazione in coincidenza con le amministrative - Fli parte a marzo; l'Udc a maggio - nel tentativo di cominciare a sparigliare le carte (le logiche del bipolarismo) in vista delle prossime politiche. «Con Fini siamo in perfetta sintonia - ha precisato Casini - anche sul contenitore».
Ce n'è abbastanza, dunque, per tenere in allerta Pd e Pdl. Anche se in questi giorni è il partito di Berlusconi a temere il peggio, gravato com'è dal danno d'immagine causato dal tesseramento e dall'indice di gradimento popolare che i sondaggi danno in alcune regioni sceso addirittura al 10 per cento. Per questo, si sta facendo largo l'idea di congelare il simbolo in favore di liste civiche che avrebbero un doppio vantaggio: avvicinare gli elettori moderati non necessariamente in competizione con il Terzo polo (alcuni candidati potrebbero essere scelti di comune accordo, soprattutto nei centri più importanti: Palermo, Genova, Verona, L'Aquila, Lecce) ed evitare il confronto dei risultati elettorali con le precedenti elezioni.
Berlusconi ha smentito l'ipotesi: «Sono voci senza senso». Ma Formigoni ha chiarito: «Le liste civiche non devono nascere necessariamente in sostituzione del Pdl, ma per affiancarlo».
Si tratta, però, di una soluzione tutt'altro che gradita alla componente ex-An che rischierebbe di sparire. «Chi crede che scomparirà il simbolo del Pdl si sbaglia di grosso», mette in chiaro uno dei tre coordinatori, La Russa, in linea con l'ex-ministro Matteoli: «Solamente una mente malata potrebbe concepire l'idea di rinunciare a un simbolo che ha ottenuto qualcosa come il 35-36 per cento dei consensi». Molto più possibilista è il capogruppo alla Camera, Cicchitto, che non esclude «affatto la presentazione di liste civiche, da sole o insieme con quelle del Pdl: quello che va escluso è la generalizzazione». Ma c'è anche chi, come l'ex-ministro Galan, propone la via del ritorno al passato: «Meglio una lista Forza Italia senza Pdl. Facciamo una prova e vediamo cosa succede».
La riunione con dirigenti, coordinatori regionali e nazionali, si è tenuta l'altra sera non ad Arcore, come di consueto, ma a Lesmo, in Brianza, nella residenza di villa Gernetto, una cui ala dovrebbe diventare sede di un'università.
Là il Cavaliere ha manifestato tutta la sua irritazione per gli scandali delle tessere false e del tira e molla sui congressi che, al di là dei tentativi di minimizzare, sta mettendo a rischio gli equilibri interni. La tensione tra «falchi» e «colombe» è altissima nell'imminenza di una tornata elettorale che, secondo i sondaggi in circolazione, potrebbe provocare al Pdl una sonora sconfitta in mancanza di alleanze che al momento sono tutt'altro che consolidate.
Con la Lega, nelle città del Nord, i rapporti sono ai minimi termini e difficilmente si riuscirà a strappare un'intesa, se non nei centri minori. La speranza di molti, a cominciare da Berlusconi, è di riuscire almeno ad accorciare le distanze con l'Udc, in nome della comune appartenenza al Ppe, ma per adesso le trattative languono. Anzi, sembrano destinate a fallire per fare spazio ad altri scenari.
I vertici del Terzo polo, Fini (Fli), Casini (Udc) e Rutelli (Api) hanno discusso per circa due ore di come accelerare il progetto di varare un contenitore politico (potrebbe chiamarsi partito della nazione) in grado di attrarre i moderati di tutti i fronti. L'obiettivo è di lanciare l'operazione in coincidenza con le amministrative - Fli parte a marzo; l'Udc a maggio - nel tentativo di cominciare a sparigliare le carte (le logiche del bipolarismo) in vista delle prossime politiche. «Con Fini siamo in perfetta sintonia - ha precisato Casini - anche sul contenitore».
Ce n'è abbastanza, dunque, per tenere in allerta Pd e Pdl. Anche se in questi giorni è il partito di Berlusconi a temere il peggio, gravato com'è dal danno d'immagine causato dal tesseramento e dall'indice di gradimento popolare che i sondaggi danno in alcune regioni sceso addirittura al 10 per cento. Per questo, si sta facendo largo l'idea di congelare il simbolo in favore di liste civiche che avrebbero un doppio vantaggio: avvicinare gli elettori moderati non necessariamente in competizione con il Terzo polo (alcuni candidati potrebbero essere scelti di comune accordo, soprattutto nei centri più importanti: Palermo, Genova, Verona, L'Aquila, Lecce) ed evitare il confronto dei risultati elettorali con le precedenti elezioni.
Berlusconi ha smentito l'ipotesi: «Sono voci senza senso». Ma Formigoni ha chiarito: «Le liste civiche non devono nascere necessariamente in sostituzione del Pdl, ma per affiancarlo».
Si tratta, però, di una soluzione tutt'altro che gradita alla componente ex-An che rischierebbe di sparire. «Chi crede che scomparirà il simbolo del Pdl si sbaglia di grosso», mette in chiaro uno dei tre coordinatori, La Russa, in linea con l'ex-ministro Matteoli: «Solamente una mente malata potrebbe concepire l'idea di rinunciare a un simbolo che ha ottenuto qualcosa come il 35-36 per cento dei consensi». Molto più possibilista è il capogruppo alla Camera, Cicchitto, che non esclude «affatto la presentazione di liste civiche, da sole o insieme con quelle del Pdl: quello che va escluso è la generalizzazione». Ma c'è anche chi, come l'ex-ministro Galan, propone la via del ritorno al passato: «Meglio una lista Forza Italia senza Pdl. Facciamo una prova e vediamo cosa succede».
martedì 21 febbraio 2012
Rotaract Club Menfi Belice Carboy - Distretto 2110 Sicilia e Malta
Ricevo e pubblico dal Presidente Rotaract Club di Menfi, Giuseppe Ardizzone, questo comunicato stampa: "Rotaract Club Menfi Belice Carboy - Distretto 2110 Sicilia e Malta"
Comunicato Stampa
Rotaract, la Sicilia si fa giovane.
Creato a Menfi il Rotaract Menfi Belice Carboj grazie a quindici giovani intraprendenti e pieni di idee. Le parole Rotary ed action (Rotary - Azione) vengono intese nella storia rotariana come servizio in favore della società e dei cittadini. L'istituzione del club è stata il coronamento del pensiero sociale che ha spinto i soci fondatori, tutti di età compresa tra i diciotto e i trent'anni, a muoversi in tal senso. Viene fuori così un nuovo ambiente da considerare “up to date”, strumento creativo, reattivo e comunicatore di rinnovamento che si promette di essere un utile motore propulsore ricco di novità e incentivante per la cultura nei Comuni di Sambuca di Sicilia, Menfi, Montevago e Santa Margherita di Belice.
Il Rotary International omonimo, già esistente, ha deliziosamente accolto i neo rotaractiani e sostenuto l'iniziativa.
Il solido riferimento dell'associazione mondiale all'interno di questi comuni vuole essere il più coraggioso degli stimoli a investire sul futuro del nostro territorio e intende sottolineare la presenza di ottime risorse umane che devono aggiungere valore e progresso alla nostra terra ormai propensa al cambiamento.
E' un invito, questo, per coloro che hanno voglia di non stare con le mani in mano, bensì provano ad agire in positivo, crescere e far crescere. Qui le energie trovano espressione ed ascolto poiché anche a fronte di grandi irrigidimenti sociali o violente contrapposizioni ideologiche l'atteggiamento più costruttivo è sempre la ricerca del dialogo, del confronto, dell'incontro, della collaborazione.
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domenica 19 febbraio 2012
Tassa di soggiorno in tutti i Comuni, gli albergatori insorgono
Il decreto sulle Semplificazioni potrebbe attribuire a tutti i Comuni la possibilità di istituire l'imposta di soggiorno: a decidere saranno i sindaci. Non solo: il decreto, che venerdì sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri, dovrebbe trasformare gli albergatori in sostituti d'imposta per questo tributo.
La notizia è piombata come un macigno sugli operatori del mondo del turismo, che sono a Milano per la Bit.
«Siamo sbalorditi e senza parole», ha commentato a caldo il presidente di Federalberghi-Confcommercio, Bernabò Bocca.
«Da un lato - osserva - si parla di raddoppiare il Pil del turismo dal 10 al 18%, contestualmente si dà la possibilità a tutti i Comuni di applicare la tassa di soggiorno senza un regolamento nazionale che possa vincolare nella quantità e nella finalità del gettito ricavato della tassa e soprattutto dicendo che gli alberghi sono sostituti d'imposta, dunque responsabili nei confronti dell'erario. Non credo che questo sia un gesto propedeutico allo sviluppo del settore e all'ambizione di voler raddoppiare il Pil: certo non lo si raddoppia mettendo ulteriori tasse». «Non è vero, poi - aggiunge Bocca -, che la tassa di soggiorno la paga il turista: un conto è introdurre una tassa da un euro, ma poiché i primi esempi di tassa introdotta in alcune città sono di 8 euro, gli alberghi, per non uscire dal mercato, sono costretti a includere la tassa nel prezzo di vendita e quindi ad assumersi questo onere».
Per il presidente di Federturismo-Confindustria, Renzo Iorio, membro del consiglio direttivo di Aica, l'Associazione italiana catene alberghiere, questa tassa di soggiorno, così come concepita, è iniqua perché colpisce solo gli alberghi e l'attrattività di una destinazione. «Abbiamo proposto - aggiunge - una sorta di city tax spalmata su tutte le imprese del turismo e abbiamo calcolato che lo stesso gettito si otterrebbe con l'1,1% di aliquota. Oggi, a Roma, la tassa di soggiorno incide sul 6-8% del prezzo di una camera d'albergo». «Roma - osserva ancora Iorio - è l'unica città che nel 2011 ha segnato una stabilità se non un leggero decremento di presenze in alberghi; nelle altre città incrementi ci sono stati, più o meno forti. Dunque la capitale, che ha introdotto la tassa soggiorno dall'1 gennaio 2011, è stata penalizzata».
Per Federturismo la tassa di soggiorno «è una tassa iniqua: ribadiamo la nostra contrarietà. Abbiamo chiesto incontro urgente a ministro Gnudi - prosegue Iorio - per affrontare il tema. E' importante che tutto il mondo dell'impresa sia cosciente dei rischi e prenda posizione. Se questi soldi servono, bisogna avere il coraggio di dire che devono pagarla tutte le imprese del turismo: dai ristoranti, ai musei, agli ostelli, ai bar; se si vuole lasciare la tassa di soggiorno serve una normativa chiara sul fatto che il gettito vada a salvaguardia territori e non a coprire buchi bilancio».
«Siamo di fronte a un nuovo, macroscopico segnale di disattenzione che il settore del turismo riceve in una fase già pesantemente critica», afferma Confcommercio, che rileva, inoltre, l'effetto negativo sul turismo dell'applicazione anche ai turisti stranieri del limite di 1.000 euro per pagamenti in contanti, «decisione che non ha uguali in tutta Europa», e critica la soppressione della fonte più importante per il finanziamento del sistema dei «buoni vacanza» per le famiglie in difficoltà.
Decisamente contraria anche Asshotel-Confesercenti che, per bocca del suo presidente Filippo Donati, sottolinea che «con questa tassa non si danneggiano soltanto le imprese, ma la competitività dell'intero sistema turistico». Questo, spiega, è il momento peggiore per il turismo e la tassa di soggiorno «rischia di dare il colpo di grazia». Dello stesso tenore, infine, il commento di Lino Stoppani, presidente della Fipe, la federazione che rappresenta 290mila pubblici esercizi: è una tassa «sbagliata nel principio, oltre che nei fatti, perché alimenta inflazione e allontana i turisti».
La notizia è piombata come un macigno sugli operatori del mondo del turismo, che sono a Milano per la Bit.
«Siamo sbalorditi e senza parole», ha commentato a caldo il presidente di Federalberghi-Confcommercio, Bernabò Bocca.
«Da un lato - osserva - si parla di raddoppiare il Pil del turismo dal 10 al 18%, contestualmente si dà la possibilità a tutti i Comuni di applicare la tassa di soggiorno senza un regolamento nazionale che possa vincolare nella quantità e nella finalità del gettito ricavato della tassa e soprattutto dicendo che gli alberghi sono sostituti d'imposta, dunque responsabili nei confronti dell'erario. Non credo che questo sia un gesto propedeutico allo sviluppo del settore e all'ambizione di voler raddoppiare il Pil: certo non lo si raddoppia mettendo ulteriori tasse». «Non è vero, poi - aggiunge Bocca -, che la tassa di soggiorno la paga il turista: un conto è introdurre una tassa da un euro, ma poiché i primi esempi di tassa introdotta in alcune città sono di 8 euro, gli alberghi, per non uscire dal mercato, sono costretti a includere la tassa nel prezzo di vendita e quindi ad assumersi questo onere».
Per il presidente di Federturismo-Confindustria, Renzo Iorio, membro del consiglio direttivo di Aica, l'Associazione italiana catene alberghiere, questa tassa di soggiorno, così come concepita, è iniqua perché colpisce solo gli alberghi e l'attrattività di una destinazione. «Abbiamo proposto - aggiunge - una sorta di city tax spalmata su tutte le imprese del turismo e abbiamo calcolato che lo stesso gettito si otterrebbe con l'1,1% di aliquota. Oggi, a Roma, la tassa di soggiorno incide sul 6-8% del prezzo di una camera d'albergo». «Roma - osserva ancora Iorio - è l'unica città che nel 2011 ha segnato una stabilità se non un leggero decremento di presenze in alberghi; nelle altre città incrementi ci sono stati, più o meno forti. Dunque la capitale, che ha introdotto la tassa soggiorno dall'1 gennaio 2011, è stata penalizzata».
Per Federturismo la tassa di soggiorno «è una tassa iniqua: ribadiamo la nostra contrarietà. Abbiamo chiesto incontro urgente a ministro Gnudi - prosegue Iorio - per affrontare il tema. E' importante che tutto il mondo dell'impresa sia cosciente dei rischi e prenda posizione. Se questi soldi servono, bisogna avere il coraggio di dire che devono pagarla tutte le imprese del turismo: dai ristoranti, ai musei, agli ostelli, ai bar; se si vuole lasciare la tassa di soggiorno serve una normativa chiara sul fatto che il gettito vada a salvaguardia territori e non a coprire buchi bilancio».
«Siamo di fronte a un nuovo, macroscopico segnale di disattenzione che il settore del turismo riceve in una fase già pesantemente critica», afferma Confcommercio, che rileva, inoltre, l'effetto negativo sul turismo dell'applicazione anche ai turisti stranieri del limite di 1.000 euro per pagamenti in contanti, «decisione che non ha uguali in tutta Europa», e critica la soppressione della fonte più importante per il finanziamento del sistema dei «buoni vacanza» per le famiglie in difficoltà.
Decisamente contraria anche Asshotel-Confesercenti che, per bocca del suo presidente Filippo Donati, sottolinea che «con questa tassa non si danneggiano soltanto le imprese, ma la competitività dell'intero sistema turistico». Questo, spiega, è il momento peggiore per il turismo e la tassa di soggiorno «rischia di dare il colpo di grazia». Dello stesso tenore, infine, il commento di Lino Stoppani, presidente della Fipe, la federazione che rappresenta 290mila pubblici esercizi: è una tassa «sbagliata nel principio, oltre che nei fatti, perché alimenta inflazione e allontana i turisti».
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