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martedì 13 dicembre 2011

Nasce il Partito delle Aziende

Il panorama politico italiano si arricchisce di una nuova figura, il "Partito delle Aziende" (PDA). Il movimento si pone l’obiettivo di tutelare gli interessi di tutte le aziende italiane e dei piccoli artigiani.
Il presidente, Fabrizio Frosio, spiega il programma del partito in tre fondamentali passaggi:
  1. blocco immediato delle esecuzioni di Equitalia per un anno; 
  2. sospensione delle rate di mutui e leasing per imprese e famiglie per un anno per dare fiato e soprattutto far sopravvivere le Pmi alla crisi;
  3. auspicata partecipazione al tavolo delle trattative con il Governo dove le aziende sono ora rappresentate solo da Confindustria che ne rappresenta in realtà solo il 5%;
Il Presidente chiarisce che la collocazione naturale del movimento è nel centrodestra, anche se ritiene che il progetto vada ben aldilà della destra e della sinistra, ma auspichi tuttalpiù a prevaricare ogni ideologia e trovare soluzioni pratiche a quei problemi di cui non si sente più parlare nei dibattiti televisivi. Il nuovo partito quindi mira a raccogliere consensi tra gli attuali non votanti e tra i tanti delusi di Pdl e Lega.

Il PDA riuscirà ad essere la vera novità del centrodestra o sarà l'ennesimo movimento di "incredibili"?!

sabato 3 dicembre 2011

La manovra finanziaria di Monti

Rush finale per le misure anticrisi che il governo varerà, lunedì 5 dicembre, per correggere i conti e rilanciare la crescita. Il premier e ministro dell'Economia, Mario Monti, ha illustrato le linee-guida ai leader del Terzo Polo. Ora sta incontrando il segretario del Pdl Angelino Alfano, poi vedrà il leader del Pd Pier Luigi Bersani.

Domenica vero scoglio con le parti sociali, che sulla riforma delle pensioni annunciano barricate. In arrivo nella manovra anticrisi che il governo si appresta a varare l'aumento di 2, ma anche fino a 3, punti per le aliquote Irpef, al 41 e 43%. E si valuta una tassa che riguarderebbe non il possesso di una imbarcazione ma il suo stazionamento in un porto turistico. La manovra conterrà inoltre misure volte a fa ripartire la crescita e a contenere il debito pubblico, ma anche «riforme strutturali». Il presidente del Consiglio ha inoltre confermato l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013.

giovedì 10 novembre 2011

In politica non esistono traditori

Ci risiamo coi traditori. Dopo quelli storici del 25 luglio, ecco i traditori dell'8 novembre. Cioè quei deputati, così definiti immediatamente da Berlusconi, che l'altro giorno, alla Camera, hanno disertato le file della maggioranza. L'epiteto di «traditore» adoperato dal premier è la spia linguistica appropriata dei tanti nodi che sono venuti al pettine martedì a Montecitorio. In un certo senso, anzi, racchiude il senso complessivo di quanto quel pomeriggio è realmente accaduto: e cioè la vittoria della politica su tutto ciò che nella politica può anche esserci ma che non ne rappresenta l'essenza vera.

Attenzione: non sto dicendo la vittoria del bene sul male. Ma semplicemente la vittoria della politica. E alla fine, proprio il non capire che cosa questa sia, in che cosa la politica consista, ha portato Berlusconi alla sconfitta.

Il termine "traditore" rispecchia  alla perfezione il solo, vero tipo di legame che in tutti questi anni il presidente del Consiglio è stato capace di immaginare tra se stesso e chi gli stava accanto nel partito o al governo. Un rapporto di fedeltà personale, una sorta d'investitura da signore a vassallo, cementata anche in questo caso dalla concessione di feudi e benefici vari (anche assai poco appropriati, come sanno tutti: case, contratti di collaborazione fasulli, elargizioni). La stessa designazione/nomina alla carica di parlamentare, addirittura ministro, è stata spesso intesa da Berlusconi come una ricompensaa per meriti del tutto estranei alla politica. Non già dunque la condivisione di un progetto comune alimentato da valori comuni, l'elaborazione collettiva delle cose da fare e del come farle (sia pure, evidentemente, con una diversa incidenza decisionale e con un diverso grado di responsabilità). No. Al posto di tutto questo, invece - al posto della politica - la persona, la sua persona di capo e benefattore: e dunque la fedeltà, la devozione e, perchè no?, magari pure la simpatia e l'affetto. Ma comunque e innanzitutto il comando e l'obbedienza. E dunque la categoria del "tradimento". Chi non lo segue più non può che essere un "traditore".

Il voto di martedì ha rappresentato la rivincita della politica rispetto a tutto questo. Lontanissima da me (a differenza della sinistra, la quale ama presentare sempre come un eroe della libertà chi abbandonda la destra e viceversa come un vero gaglioffo chi verso la destra emigra) l'idea di pensare che colore che non hanno votato con la maggioranza lo abbiano fatto per chissà quali ragioni ideali. Qualcuno certo ce ne sarà, ma probabilmente pochi. Il punto è che però tutti lo hanno fatto per ragioni che sono eminentemente politiche. A cominciare da quella di assicurare a se stessi un avvenire politico: avvenire che evidentemente essi hanno avuto motivo di credere non più garantito dal Pdl e dalle probabili fortune elettorali sue, del governo e dello stesso Berlusconi. Insomma, perchè hanno giudicato quest'ultimo arrivato politicamente al capolinea.

La politica, dunque, alla fine fine si è mostrata più forte di qualunque legame personale fondato apparentemente su qualcosa di simile all'amicizia ma in realtà, assai più spesso, sui favori e sul denaro travestiti da "amicizia". Per Berlusconi è una lezione inaspettata e amara, ma proprio non aver capito questo dato capitale è all'origine della stupefacente catena di errori e di incapacità che lo stanno portanto oggi a una fine ingloriosa.

Ernesto Galli Della Loggia - Corriere.it

martedì 11 ottobre 2011

Il Parlamento degli inquisiti

Un database dettagliato con tutti i nomi dei parlamentari nei 'guai' con la giustizia. Tra Montecitorio e Palazzo Madama siedono deputati e senatori con sentenze di condanna sulle spalle, in attesa di processo oppure rinviati a giudizio.
In totale sono 85 i parlamentari che hanno pendenze con la giustizia: 54 alla Camera e 31 al Senato. Tra questi, 29 hanno ricevuto una sentenza di condanna, 9 hanno beneficiato di una prescrizione e 5 sono stati condannati dalla Corte dei conti. Il Popolo delle libertà batte tutti, segue il Pd e la Lega.
In questa triste classifica primeggio il nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha ben sei processi in corso: frode fiscale (Mediaset), corruzione in atti giudiziari (Mills), frode fiscale e appropriazione indebita (Mediatrade), prostituzione minorile e concussione aggravata (Ruby), diffamazione aggravata dall’uso del mezzo televisivo, abuso d’ufficio (Trani).

Nella tabella la top ten dei partiti

PARTITO TOTALE CAMERA SENATO
PDL 51 31 20
PD 11 7 4
LEGA 6 4 2
UDC 5 4 1
RESPONSABILI 4 4 0
API 1 0 1
IDV 1 1 0
MISTO 6 3 3


In Sicilia il record. Uno su tre è indagato, sotto processo oppure è già stato condannato per reati che vanno dal peculato alla truffa, passando per associazione mafiosa e abusi d'ufficio vari. Un record, quello dell'Assemblea regionale siciliana, che vede 28 deputati su 90 nella poco onorevole lista di persone che hanno avuto o hanno ancora a che fare con la giustizia.

L'ultimo in ordine di tempo a essere finito agli arresti domiciliari è stato il deputato autonomista di Sicilia Vera, Cateno De Luca: i pm lo hanno arrestato per "tentata concussione" nella compravendita di un terreno nel suo Comune, Fiumedinisi, del quale è anche sindaco.
A precedere De Luca, il Pid Fausto Fagone, finito in carcere per concorso in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta Iblis: la stessa inchiesta che vede indagato il presidente della Regione Raffaele Lombardo e il deputato Giovanni Cristaudo.

Ma le cronache siciliane ormai settimanalmente raccontano di politici regionali coinvolti in inchieste giudiziarie: agli arresti domiciliari è finito pure Riccardo Minardo, esponente dell'Mpa accusato di truffa ai danni dello Stato e dell'Unione europea. In manette anche Gaspare Vitrano, parlamentare del Partito democratico arrestato mentre intascava una presunta tangente per il fotovoltaico.
Tra gli scranni dell'Assemblea regionale non mancano poi i condannati con sentenza definitiva e quelli che per evitare lunghi processi hanno patteggiato la pena. In questo secondo elenco c'è a esempio il deputato e sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, che nel suo palmares vanta una non onorevole condanna definitiva per peculato: utilizzò l'autoblu fino in Puglia per partire in crociera con la moglie.
Mentre Salvino Caputo, collega del Pdl che presiede la commissione Attività produttive, è stato condannato a due anni (pena sospesa) per abuso d'ufficio e falso ideologico in atto pubblico: secondo il Tribunale di Palermo, l'ex sindaco di Monreale nel 2004 avrebbe dispensato dal pagamento di multe automobilistiche un assessore e l'autista del vescovo.

Fonte: inchieste.repubblica.it/

giovedì 1 settembre 2011

Menfi, sul bilancio 2011 il sindaco convoca i capigruppo

Il sindaco di Menfi, Michele Botta, ha convocato per domani 2 settembre 2011 alle ore 10.30, nella sua stanza, una riunione ufficiale con tutti i capigruppo consiliari sul Bilancio 2011 e sugli atti ad esso propedeutici.
Ho deciso di convocare i capigruppo per intraprendere quel processo partecipativo con il consiglio comunale già a partire dall’approvazione dello strumento finanziario. E’ una occasione importante di dialogo, confronto e vero coinvolgimento: per questo, confido nella buona fede dei consiglieri comunali per trovare quelle convergenze necessarie a trovare soluzioni per crescita della citta’ ”.

Il consiglio comunale, in seduta di aggiornamento, e’ gia’ convocato per mercoledi’ 7 settembre.

Cosa ne verrà fuori ?


Tratto da agrigentoflash.it

lunedì 5 luglio 2010

Grigoli: le trame tra mafia e politica

'Francesco Regina (di Alcamo, poi eletto deputato all'Ars nelle file dell'Udc. ndr) alle elezioni regionali del 2006 venne nel mio ufficio e chiese voti'.

Lo ha detto oggi Giuseppe Grigoli (gestore del marchio Despar per Palermo, Trapani ed Agrigento e per questo soprannominato il “re dei supermercati), imputato di associazione mafiosa, assieme al superlatitante Matteo Messina Denaro (di cui sarebbe il braccio destro economico-finanziario) dinanzi ai giudici del tribunale di Marsala. «Regina venne a trovarmi in compagnia di un fratello di Totò Cuffaro», ha aggiunto Grigoli, che non ha saputo indicare il nome del congiunto dell'ex governatore. «Era un tipo chinotto (tarchiato ndr)».
Grigoli ha riferito al collegio giudicante di aver risposto a Regina e al fratello del presidente Cuffaro di essersi già «impegnato a sostenere la candidatura di Vincenzo Lo Re». Parlando sempre di rapporti con esponenti politici l'imputato ha detto di aver incontrato una volta a Palermo il governatore Cuffaro e di aver ricevuto da questi la proposta «di inserire nel mio gruppo (commerciale, ndr) prodotti vinicoli della sua famiglia».

L’ex deputato regionale Francesco Regina venne eletto nel 2006 all’Ars con la lista ‘Aquilone’ del governatore Cuffaro. Nel settembre del 2008, non rieletto, fu chiamato dall’assessore Pippo Gianni a ricoprire l’incarico di capo della segretaria tecnica dell’assessorato regionale all’Industria. Sempre nel 2008 è stato nominato – incarico che mantiene tutt’oggi – assessore al Territorio della Provincia regionale di Trapani. A nominarlo fu il presidente Mimmo Turano, pure lui ex deputato regionale dell’Udc.

martedì 20 aprile 2010

Fini: "Resto, ma Berlusconi deve accettare il dissenso"


ROMA - Resta, ma non tace. Semmai organizza quel dissenso all'interno del Pdl a cui vuol dare voce. Se gli verrà permesso, ovviamente. Gianfranco Fini raccoglie i suoi fedelissimi e rilancia le critiche al Pdl ("deve essere libero e non può essere il partito nato dal Predellino"), negando, però, di aver posto questioni "personalistiche" o di "organigramma".
Fini vede un partito che, visto il rapporto privilegiato con la Lega, si muove con scarsa "attenzione alla coesione sociale del Paese". Poi avverte: "Non penso a scissioni o a elezioni e non cerco poltrone: ma non ho intenzione di stare zitto e farmi da parte". Svanisce, così, l'ipotesi di fare gruppi autonomi. Si concretizza invece la nascita di una corrente di minoranza che vede in Fini il suo leader.

La terza carica dello Stato si presenta a questo appuntamento (blindato ai cronisti) con addosso gli occhi del mondo politico. E non poteva essere altrimenti dopo lo scontro con Berlusconi. In sala sono una cinquantina. Tra gli altri, Baldassarri, Siliquini, Laboccetta, Menia (che polemizza con Bocchino), Barbareschi, Tremaglia, Granata, Napoli, Bocchino, Ronchi, Paglia e Urso. Fini parte così: "Ci sono dei momenti in cui bisogna guardarsi allo specchio". Richiama Ezra Pound quando dice che "bisogna essere disposti a rischiare per le proprie idee". E dice di volero fare senza esitazioni: "Questo è il momento. Questa è una fase complicata, non ce la facevo più a porre sempre le stesse questioni a Berlusconi".

Le questioni Fini le elenca l'una dopo l'altra. A partire dalla mancanza di "proposte precise sulle riforme", ai contrasti "politici e non personali" con Tremonti ("senza di lui saremmo come la Grecia"), al rapporto con la Lega "che è un alleato importante ma non può essere il dominus della coalizione". C'è questo ma non solo. C'è anche un disagio a stare in un partito in cui si dice, come ha fatto Berlusconi, che i libri di Roberto Saviano fanno un favore alla mafia: "Come è possibile dire che con il suo libro ha incrementato la camorra? Come si fa a essere d'accordo?. Nessuno nega che Berlusconi sia vittima di accanimento giudiziario, ma a volte dice delle cose sulle quali è difficile convenire...". Poi l'attenzione torna sul Pdl. Con la decisa negazione di tramare ai danni del premier: "Non credo di avere attentato al partito o al governo dicendo che su alcuni temi c'è una distanza politica. Ho posto solo questioni politiche, mai personalistiche, e sempre con spirito costruttivo".

Guarda alla direzione del Pdl di giovedì, il presidente della Camera. Se da quell'appuntamento uscirà "una pattuglia minoritaria in polemica con la maggioranza" significa "che ci sarà un confronto aperto". Ed allora, continua Fini, si aprirà "una fase nuova". Che, però, porterà con sè un interrogativo ancora irrisolto: "Il dissenso interno può esistere o siamo il partito del predellino?. Spero che Berlusconi accetti che esista un dissenso, vedremo quali saranno i patti consentiti a questa minoranza interna. Sarà il momento della verità". E se alcuni giornali grideranno al tradimento, sappiano che "nove volte su dieci chi davanti ti dice sempre sì poi dietro ti tradisce".

Una lunga riflessione messa nero su bianco su un documento che 55 parlamentari firmano. Il testo finale riconosce Fini quale rappresentante della componente interna al Pdl e frena "il solo parlare di scissioni e di elezioni anticipate". Con questo mandato il presidente della Camera si presenterà giovedì alla direzione. Ma la platea che avrà davanti sarà sicuramente meno facile di quella di oggi.

Dentro il partito, però, molti nomi illustri hanno prese le distanze dal loro ex leader: La Russa, Gasparri, Alemanno, solo per citarne alcuni. Lui scivola sulla questione: "La componente che viene da An sarebbe dovuta restare unita, ma invece è andata diversamente". Ma proprio quella componente si mobilità fragorosamente, firmando un documento in cui si chiede di superare "definitivamente" le "quote di provenienza" tra gli ex di Alleanza Nazionale e di Forza Italia e di convocare un nuovo congresso. Riaffermando la scelta "irreversibile" del Pdl, che vogliono rafforzare "restando all'interno". Si tratta per ora, di 41 deputati e di 33 senatori, oltre al sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Per le prossime ore sono attese nuove adesioni. Primi firmatari il capo gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, e i ministri Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Giorgia Meloni. Tutti a chiedere un "costante, libero, proficuo confronto di idee", garantendo al massimo "la democrazia interna".

Nel frattempo, oggi pomeriggio, Berlusconi vedrà i coordinatori del Pdl. All'ordine del giorno la preparazione della direzione nazionale e non solo. Fonti parlamentari del partito riferiscono che si affronterà anche la questione legata alla nascita della minoranza interna di Fini. Più tardi, invece, è previsto anche un incontro tra il premier e Umberto Bossi.



Fonte repubblica.it

venerdì 16 aprile 2010

Il presunto libro dei favori di Raffaele Lombardo


Un file finito per sbaglio o per vendetta in rete e pieno zeppo di nomi, cognomi, numeri di telefono, cortesie da fare in cambio di voti. E’ quello che è successo ad un anonimo “segugio” di un noto settimanale "Centonove" che impostando una ricerca su Emule si è ritrovato davanti tutt’altro: una selva di cartelle e files rigorosamente archiviati, contenenti centinaia di richieste da altrettanti cittadini in cerca di lavoro, avanzamenti di carriera, assegnazione di incarichi o addirittura superare esami universitari o prestazioni mediche.

Le pratiche contenute dentro le cartelle fanno riferimento per lo più al 2006/2007 ed indirizzate direttamente a Raffaele Lombardo (cartella “appunti per Raffaele”) o ai suoi stretti collaboratori (ad esempio “appunti per Maria”). Ma ci sono anche degli “appunti singoli Pratiche Generali” che contengono la comune routine clientelare della politica.
Ad esempio:

  • T.F. Maresciallo Ordinario in servizio dal 1998 che “Aspira ad essere trasferito a Catania o Modica”.
  • A.S. “Aspira ad assunzione come operaio”.
  • La Dott.ssa M.P. richiede di superare il “Concorso Dirigente 1° Livello Cardiologia Ospedale Umberto I Siracusa”.
  • Il Sig. Pasqua aspira umilmente ad una promozione in un supermercato Despar.
  • La sig.na C.E. si raccomanda di contattare il Presidente di Commissione della SISSIS per superare brillantemente l’esame orale, dopo essere arrivata 23° su 30 agli scritti del 2/11/2006.
  • Una signora chiede aiuto perché in lista d'attesa per il trapianto di un rene.

Le parti più compromettenti però si trovano nei file relativi a finanziamenti ed intestati a deputati o uomini di apparato.

Come ad esempio l’elencazione di aziende che dovrebbero ricevere finanziamenti per il “Bando per lo sviluppo del territorio – Investicatania scpa”, assieme alla sfilza di consulenze ed appalti che sarebbe impossibile elencare, la maggior parte contenuti nella cartella “elenchi marzo sottile” (Angelo Sottile?). Cartelle che specificano il Comune di Catania, la Provincia, Regione Sicilia, Monte dei Paschi, Enti di Formazione e perfino Call Center. Un sistema addentrato in tutti gli ambiti lavorativi e sociali.
Abbiamo anche una cartella Militari, un foglio intitolato “programma Gestione Pratiche Generale” contenente la solita lista di richieste da risolvere con tanto di numeri di telefono e relativi segnalatori (tra cui molti onorevoli e personalità di spicco della politica). Tra queste si ritrovano cose divertenti tipo “11/01/2007 visita sanitaria x le poste”.
Stracolmo di nominativi e dati personali è il database dei curriculum vitae, circa 500, scrupolosamente ordinati in base a tipo di richiesta, priorità, il solito segnalatore di turno e note di segreteria per specificare la destinazione o varie ed eventuali.

Nicola D'Agostino dell’Mpa dichiara che si tratta di una vecchia vicenda di appunti on line che il presidente Lombardo ha già abbondantemente chiarito essere a lui estranea.

Ma il mistero del libro mastro non si è ancora chiuso.


giovedì 11 febbraio 2010

Made in Italy e lotta alla contraffazione


La tutela del "made in Italy" è stata già affrontata con la legge 99/2009, che ha introdotto misure volte a rafforzare la tutela della proprietà industriale e gli strumenti di lotta alla contraffazione, anche sotto il profilo penale, e dal decreto-legge 135/2009.
La Camera ha approvato la proposta di legge C. 2624, recante disposizioni sulla commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri e sulla riconoscibilità e tutela dei prodotti italiani di tali settori.

In particolare, si vuole assicurare la tracciabilità dei prodotti dei predetti settori, introducendo un sistema di etichettatura obbligatoria che evidenzi il luogo di origine di ciascuna delle fasi di lavorazione.

Inoltre si consente l’uso dell'indicazione «Made in Italy» esclusivamente per i prodotti dei suindicati settori le cui fasi di lavorazione, come individuate dallo stesso provvedimento, abbiano avuto luogo prevalentemente nel territorio italiano.

Infine, si prevedono sanzioni amministrative pecuniarie e il sequestro e la confisca delle merci nel caso di violazione delle disposizioni del provvedimento, che se reiterata è soggetta a sanzione penale.


Il decreto-legge 135/2009, convertito dalla legge 166/2009 (A.C. 2897), era già intervenuto, con l'articolo 16, a tutela del made in Italy.

In particolare, i commi 1-4 introducono una regolamentazione dell’uso di indicazioni di vendita che presentino il prodotto come interamente realizzato in Italia, quali «100% made in Italy», «100% Italia», «tutto italiano» o simili, prevedendo una sanzione penale per l’uso indebito di tali indicazioni di vendita ovvero di segni o figure che inducano la medesima fallace convinzione.

Invece i commi 5-8 sanzionano la condotta del produttore e del licenziatario che maliziosamente omettano di indicare l’origine estera dei prodotti pur utilizzando marchi naturalmente riconducibili a prodotti italiani, a tal fine modificando la precedente disciplina in materia. Le modifiche così introdotte da una parte sono volte a superare i limiti interpretativi e applicativi posti dalle disposizioni previste dall’art. 17, comma 4, della legge 99/2009 - a sua volta intervenuto a modificare la disciplina contenuta nell'art. 4, comma 49, della legge 350/2003 (finanziaria 2004) - specificando la condotta sanzionata e qualificando la violazione come illecito amministrativo, mentre dall’altra si rendono necessarie per evitare possibili profili di contrasto delle stesse disposizioni con la normativa comunitaria. Con riferimento alla norma in esame il Ministero dello sviluppo economico ha emanato una circolare esplicativa .

La legge 99/2009 (A.C. 1441-ter) contiene numerose norme che mirano a rafforzare la tutela della proprietà industriale e gli strumenti di lotta alla contraffazione, anche sotto il profilo penale.

Come già ricordato con esse sono state rese più stringenti, a tutela del made in Italy, le sanzioni in caso di mendace indicazione di provenienza o di origine.

L’azione di contrasto alla contraffazione e alle frodi è stata potenziata anche per i prodotti agroalimentari ed ittici (v. Qualità italiana ).

Alle indagini per i delitti di contraffazione viene estesa la disciplina delle “operazioni sotto copertura”, che consistono in attività di tipo investigativo affidate in via esclusiva ad ufficiali di polizia giudiziaria, infiltrati sotto falsa identità negli ambienti malavitosi al fine di reperire prove e accertare responsabilità.

I beni mobili registrati sequestrati (automobili, navi, imbarcazioni, natanti e aeromobili) nel corso dei procedimenti per la repressione di tali reati sono affidati dall’autorità giudiziaria in custodia giudiziale agli organi di polizia o ad altri organi dello Stato o enti pubblici non economici per finalità di giustizia, protezione civile o tutela ambientale.

Salvo che il fatto costituisca reato, si procede a confisca amministrativa dei locali ove vengono prodotti, depositati, detenuti per la vendita o venduti i materiali contraffatti, salvaguardando il diritto del proprietario in buona fede.

Presso il Ministero dello sviluppo economico viene istituito il Consiglio nazionale anticontraffazione, con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento delle azioni intraprese da ogni amministrazione, al fine di migliorare l’azione complessiva di contrasto della contraffazione a livello nazionale.

Più in generale, la legge 99/2009 introduce modifiche al Codice della proprietà industriale (decreto legislativo 30/2005), incidendo su profili sia di natura sostanziale sia processuale. Per quanto riguarda i profili sostanziali le modifiche riguardano, tra l’altro, il diritto di priorità per i brevetti di invenzione e per i modelli di utilità e i limiti alla protezione accordata dal diritto d’autore ai disegni e modelli industriali. Con riferimento ai profili processuali si segnala, tra le altre modifiche, l’eliminazione del riferimento all’applicazione del rito societario per i procedimenti in materia di proprietà industriale e di concorrenza sleale e l’ampliamento delle controversie devolute alle sezioni specializzate. Inoltre la legge delega il Governo ad adottare disposizioni correttive o integrative del richiamato Codice, anche con riferimento ai profili processuali.

venerdì 27 novembre 2009

Il processo breve


Il processo breve è il provvedimento che il governo Berlusconi sta studiando per abbreviare i tempi della giustizia, ma gli scontri ed i punti in sospeso sono ancora molti. In sostanza il processo non potrà durare più di 6 anni complessivi, 2 anni per ogni fase del processo, primo grado, appello e giudizio di legittimità, e si applicherà ai processi in corso che prevedono pene inferiori ai 10 anni di carcere, per i reati commessi prima del 2 maggio 2006, data dell’indulto.
Se viene oltrepassata la soglia dei 6 anni, il processo verrà estinto. Tale provvedimento però è escluso se l’imputato ha già avuto in passato una condanna grave, come il delitto. La proposta di legge, messa a punto da Niccolò Ghedini, è ora al vaglio del Senato ed ha avuto come firmatari oltre ai capogruppo del Pdl, anche quelli della Lega Nord.

Il problema della giustizia in Italia è molto grande e sono numerosi i richiami della comunità europea al nostro Stato per trovare una soluzione. L’Italia infatti è il Paese più litigioso con 3.687.965 processi civili in primo grado durante il 2006 ed in media i questi processi hanno una durata di 507 giorni, il doppio di Francia e Spagna. Eppure i fondi destinati alla giustizia sono 462 miliardi di euro, cifra inferiore solo quella di Germania e Inghilterra. Il numero di magistrati però è molto più basso rispetto agli altri Paesi dell’UE. In Italia si hanno 14,8 magistrati per 100mila abitanti, in Austria sono 22,8, in Germania 30,7, in Portogallo 29,9, mentre la Spagna ne ha il nostro stesso numero.


Alfano, ministro della Giustizia, le contrapposizioni sono state moltissime, soprattutto fra Associazione Nazionale dei Magistrati ed il ministro della Giustizia, Alfano. La contesa ruota attorno ai processi che verranno coinvolti e che probabilmente non potranno essere conclusi per il poco tempo a disposizione. L’ANM sostiene che saranno dal 40 al 50%, mentre Alfano sostiene che sarà solo L’1%.
Nell’ambito politico, lo scontro è fortissimo ed anche alcuni esponenti del Pdl restano dubbiosi. Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia in Parlamento, manifesta i suoi dubbi sui reati per immigrazione clandestina: «Suscita un certo stupore la scelta di includere nell’elenco dei reati di grave allarme sociale, come quelli di mafia e terrorismo, l’immigrazione clandestina che è una semplice contravvenzione peraltro punita con una banale ammenda». Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, invece sottolinea come: «Deve essere chiaro che questa non è la riforma della giustizia».

Dagli schieramenti opposti piovono critiche molto aspre, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, richiama il principio di uguaglianza di fronte alla legge, mentre il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro dichiara: «Miglialia di processi dei maggiori scandali italiani andranno tutti dichiarati estinti».
A richiamare il tema delle leggi ad personam ci pensa il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero che dice: «Il governo usa un problema vero per fare un provvedimento che ha come unico scopo quello di salvare Berlusconi dai processi».

La distanza fra maggioranza e opposizione appare ora incolmabile ed in molti invocano un abbassamento dei toni. I tempi di approvazione del ddl sono ancora poco chiari, ma si pensa che il provvedimento possa essere approvato prima delle vacanze natalizie e quindi essere reso effettivo con l’inizio del nuovo anno.

Cosa ne pensate sul "processo breve" ?