Le strategia hanno in questo momento il massimo delle priorità per Matteo Messina Denaro. Obiettivo principale è l'allargamento del suo dominio di fatto, e non solo a parole, nell'Agrigentino. La strategia del super latitante è chiara e per metterla in pratica sta usando tutto il suo potere racchiuso nel prestigio tacito datogli dai palermitani e dalla sua immensa rete di fiancheggiatori. Così le fonti investigative e confidenziali hanno scoperto che Messina Denaro ha deciso quale deve essere la sua base strategica nella provincia di Agrigento. La scelta è stata fatta: la sua base è il paese di Menfi.
Inizia così l'articolo "Menfi base operativa di Matteo Messina Denaro" scritto da Luigi Bianco per la rivista 'FuoriRiga' ideata e diretta da Gero Tedesco. Parole che hanno sicuramente scosso la piccola comunità menfitana e che hanno riportato nella mente dei cittadini, tematiche incresciose e raccapriccianti quali la mafia.
Ma ritorniamo all'articolo...
Il superlatitante Matteo Messina Denaro è il nuovo capo dell'Agrigentino è ha installato una vera e propria base operativa a Menfi dalla quale controlla tutti i paesi del Belice e Sciacca e cerca di sbarcare a Ribera. Si legge inoltre che il boss ha inviato nel paese uomini fidatissimi che oltre ad essere dei semplici messaggeri fungano anche da 'tutor' per istituire "picciotti" e neo boss locali che non hanno ancora l'esperienza criminale per reggere una tale responsabilità di collegamento e di epocale assalto all'Agrigentino. Menfi è interessata del resto da interesse economici, dal punto di vista delle infastrutture, che fanno gola al superboss trapanese sempre a caccia di nuova linfa per le casse del suo clan. Si tratta del porto turistico di Porto Palo di Menfi, un'opera pubblica da 26 milioni di euro (cifra che oggi si aggira intorno ai 44 mln di euro). Il porto turistico, sorgerà integrandosi con l'esistente borgo marinaro, ma in continuità fra vecchie e nuove strutture e non solo luogo di di attracco per oltre 340 yacht e 34 pescherecci, ma anche un importante banco di prova dell'imprenditoria locale. il progetto prevede anche la realizzazione di strutture ricettive con 80 posti letto, locali commerciali di ristorazione e servizi. Non mancheranno gli uffici tecnici e amministrativi, dalla Guardia Costiera alla Torre di Controllo e nuovi parcheggi (circa 200 posti auto).
Gli investigatori che operano nel Menfitano hanno notato da tempo anche particolari contatti fra il 'mondo sociale' apparentemente sano e uomini vicini ad ambienti della malavita organizzata. Rapporti che sarebbe favoriti anche da una forte presenza di frange di massoneria deviata che avallerebbero l'influenza di Messina Denaro e sarebbero anche interessati ai consistenti flussi di "soldi puliti" che rueterebbero sia attorno alla costruzione del porto turistico ma anche al raddoppio della statale 640 (una delle più imponenti opere degli ultimi anni nella fascia sud occidentale siciliana).
Sulla massoneria menfitana ne parlano al telefono anche Gino Guzzo e Giuseppe La Rocca, entrambi appartenenti alla famiglia mafiosa di Montevago. Intercettati dai carabinieri, etichettano la massoneria di Menfi come "forte, fortissima". Parlano inoltre di un medico di Menfi e lo definiscono come "potente più di un ministro".
Menfi, a causa dell'influenza di Matteo Messina Denaro, è diventata o diventerà davvero la 'base operativa'?! Il dubbio atroce pervade e turba le coscienze di tutti noi, ma piuttosto che tacere preferisco esortare la mia comunità ad informarsi, capire, dibattere, parlare ...
«Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene». Giudice Paolo Borsellino.
Potete leggere l'articolo completo acquistando l'interessante rivista 'FuoriRiga'.
Menfi [Agrigento - Sicilia]. Vista l'estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, ho deciso di disporre di questo potente mezzo di comunicazione per interfacciarmi con tutti i cittadini. Grazie a questa piattaforma web farò conoscere le mie idee, le mie prospettive politiche e mi confronterò, in maniera costruttiva, con tutti gli elettori del Comune di Menfi.
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mercoledì 3 agosto 2011
venerdì 20 maggio 2011
I Concorsi Pubblici in Italia sono truccati?
Il concorso pubblico dovrebbe servire a selezionare la classe dirigente di un paese. Scegliere i migliori di ogni categoria sulla base di criteri oggettivi basati sulla meritocrazia.
Volete che a fabbricare un ponte sia un ingegnere capace o un raccomandato che ha trovato il compito fatto? Quando vi fate operare volete che il chirurgo prenda in mano il bisturi dopo una "giusta ed equa valutazione" o solo dopo essere stato considerato "figlio di"?
Quando comprate un casa pagate caro un notaio per essere certi che nessuno verrà un giorno a rivendicare qualcosa.
Sembra invece che in Italia il cognome e l'appartenenza ad alcune caste sia un requisito maggiore del merito e faciliti l'accesso a posti di particolare prestigio. Storie di concorsi truffa, che quasi sempre finiscono con un nulla di fatto, e che spesso sono il paravento per gli usurpatori di cattedre che alla fine restano al loro posto, alla faccia dei migliori. L'inchiesta di Sabrina Giannini oltre a svelare i trucchi di alcuni concorsi universitari, svela anche il sistema e lo scambio di favori che consente di far vincere alcuni "prescelti".
Nell'inchiesta si parlerà anche dei concorsi per le categorie reputate tra le più nobili e prestigiose di una nazione civile, come quello per i notai recentemente annullato e quello per un posto di giudice del Consiglio di Stato vinto da chi ha presentato titoli non sufficienti per partecipare. A giudicarlo sono stati i suoi stessi colleghi da tre anni.
Lo avranno fatto con serenità, visto che proprio il Consiglio di Stato è considerato il massimo organo della giustizia amministrativa a cui spetta l'ultima parola sulla legittimità e correttezza dei concorsi pubblici?
Fonte: http://www.report.rai.it
Volete che a fabbricare un ponte sia un ingegnere capace o un raccomandato che ha trovato il compito fatto? Quando vi fate operare volete che il chirurgo prenda in mano il bisturi dopo una "giusta ed equa valutazione" o solo dopo essere stato considerato "figlio di"?
Quando comprate un casa pagate caro un notaio per essere certi che nessuno verrà un giorno a rivendicare qualcosa.
Sembra invece che in Italia il cognome e l'appartenenza ad alcune caste sia un requisito maggiore del merito e faciliti l'accesso a posti di particolare prestigio. Storie di concorsi truffa, che quasi sempre finiscono con un nulla di fatto, e che spesso sono il paravento per gli usurpatori di cattedre che alla fine restano al loro posto, alla faccia dei migliori. L'inchiesta di Sabrina Giannini oltre a svelare i trucchi di alcuni concorsi universitari, svela anche il sistema e lo scambio di favori che consente di far vincere alcuni "prescelti".
Nell'inchiesta si parlerà anche dei concorsi per le categorie reputate tra le più nobili e prestigiose di una nazione civile, come quello per i notai recentemente annullato e quello per un posto di giudice del Consiglio di Stato vinto da chi ha presentato titoli non sufficienti per partecipare. A giudicarlo sono stati i suoi stessi colleghi da tre anni.
Lo avranno fatto con serenità, visto che proprio il Consiglio di Stato è considerato il massimo organo della giustizia amministrativa a cui spetta l'ultima parola sulla legittimità e correttezza dei concorsi pubblici?
Fonte: http://www.report.rai.it
martedì 25 gennaio 2011
La massoneria dietro Berlusconi
Bruno Rozera |
«I 'grembiuli' sono schierati con il premier e contro Fini. Licio Gelli è finito, ma sopra di lui c'è sempre stato e c'è ancora un livello superiore di affari e di trame, con contatti nei servizi». A 92 anni, parla Bruno Rozera, enciclopedia vivente delle logge italiane.
Per questo giornali storicamente amici del Grande Oriente come "l'Avanti", ora di Aldo Chiarle e Valter Lavitola, ci avrebbero dato dentro con l'inchiesta sul presidente della Camera e la famosa casa a Monte Carlo di suo cognato, Giancarlo Tulliani. Ma anche sui misteri che hanno accompagnato la prima e questa morente seconda Repubblica, non è ancora detta l'ultima parola. A cominciare dai capi occulti della P2: secondo Rozera, la storia non finisce con le indagini della commissione parlamentare di Tina Anselmi.
Prefetto in pensione e fratello di 33 grado in sonno per ragioni di età, Bruno Rozera può parlarne in prima persona. La sua testimonianza è un'enciclopedia. Vissuta in diretta. Dalle trincee in Libia come ufficiale di artiglieria alle cronache sul bunga-bunga nelle notti calde di Arcore, non si è perso nulla. Ha partecipato alla difesa di Roma dopo l'8 settembre. Ha combattuto con gli inglesi a Montecassino. È sopravvissuto allo sbarco ad Anzio. Ha operato come agente dell'Office of strategic services nella guerra di Liberazione. È diventato ispettore generale nel ministero dell'Interno dell'Italia repubblicana e sovrano ispettore del Grande Oriente d'Italia. Amico di Licio Gelli e degli italo-americani che per decenni hanno giocato al colpo di Stato sulla pelle degli italiani. Antifascista dichiarato, ha avuto il tempo di prenderne le distanze. Privilegio di chi, nato il 15 luglio 1918, mantiene la lucidità di un ragazzino.
Prefetto Rozera, alla fine chi ha beneficiato di trame e complotti?
"Servivano a stabilizzare la Dc. Il colpo di Stato credo che sia stato fatto in epoche successive. Con l'appoggio di certe persone. Anche con forze che vorrei dire mafiose, ma non certo statali".
Veniamo allora all'attualità. I massoni italiani stanno sostenendo Berlusconi?
"Posso rispondere che c'è massone e massone. Come c'è uomo e uomo".
E tra Berlusconi e Fini, la massoneria con chi si è schierata?
"La massoneria è con Berlusconi".
Per questo "l'Avanti" avrebbe indagato sul presidente della Camera?
"Non conosco personalmente Valter Lavitola. Ma Chiarle è un caro amico. Ha amicizie nella massoneria".
Perché sostenere Berlusconi?
"Perché Berlusconi qualche aiuto lo dà. Io non vedrei misteri dove non stanno".
Rozera e Berlusconi hanno almeno una cosa in comune: l'elenco della P2.
"Zero porta a zero. Con me niente".
Il suo nome c'è, numero 76.
"Certo, l'elenco lo conosco. Ho chiesto a Giuseppe Telaro di togliere il mio nome immediatamente".
Chi?
"Telaro. Si occupava della segreteria dell'ordine massonico. Curava i fascicoli e così tanta gente si è trovata iscritta alla P2. Il professor Telaro era un dipendente del ministero della Pubblica istruzione. Aveva rapporti con la Sicilia. Grazie ai suoi contatti incontrai un giorno il boss Frank Tre dita Coppola, al confino in provincia di Roma. Costruiva palazzi. A quel pranzo c'era un sindaco di allora della capitale. Telaro aveva amicizie ben qualificate. Anche con Franco Restivo, ministro dell'Interno nel 1970".
Torniamo a Gelli.
"Gelli mi ha stimato. E gli devo chiedere scusa perché un giorno, interrogato da un magistrato, risposi che era un arteriosclerotico. Gelli voleva affidarmi la Lega italiana. E forse ho fatto male a non prenderla, con le mie modeste capacità sarebbe diventato un partito".
mercoledì 13 ottobre 2010
Massoneria Menfi: Romano, la crisi politica è gestita dalle logge
A Menfi le logge massoniche stanno condizionando le scelte politiche.
In una trasmissione di approfondimento giornalistico, condotta in studio dal giornalista Toni Fisco sull'emittente Tele Radio Sciacca, uno dei due ospiti in studio, il consigliere comunale dell'Udc Giuseppe Romano ha dichiarato che il Comune di Menfi è in mano alla massoneria. Romano nel corso della trasmissione ha dichiarato: “Ed è noto, anche dalle cronache giornalistiche, che a Menfi ci sono logge massoniche che pensano di poter gestire la cosa pubblica appartenendo più o meno ad un determinato gruppo o ad una determinata loggia".
Il sindaco di Menfi, dott. Michele Botta risponde agli attacchi e dirama un comunicato:
“Le gravi affermazioni circa la mancanza di libertà nelle scelte politico-amministrative che si sono evidenziate nel servizio giornalistico curato dal dott. Fisco a seguito delle dichiarazioni del consigliere comunale Romano, offendono gravemente l’immagine della città di Menfi e la democraticità delle scelte dei cittadini e dei loro rappresentanti istituzionali. Agli onesti cittadini di Menfi preannuncio che l’immagine e l’onorabilità della nostra città verrà tutelata in tutte le sedi competenti.
Per quanto mi riguarda, posso affermare, senza tema di smentita, di non appartenere a nessuna loggia massonica nè tantomeno di averne subito alcuna influenza.
Le trattative politiche, piaccia o no, sono avvenute sempre alla luce del sole presso sedi istituzionali ed alla presenza dei rappresentanti dei cittadini democraticamente eletti. Ribadisco che non sono intenzionato a subire alcuna pressione esterna nè tantomeno minacce di nessun genere.
La mia interezza morale è al di sopra di ogni sospetto e non può essere infangata da inverosimili azioni di dossieraggio".
In una trasmissione di approfondimento giornalistico, condotta in studio dal giornalista Toni Fisco sull'emittente Tele Radio Sciacca, uno dei due ospiti in studio, il consigliere comunale dell'Udc Giuseppe Romano ha dichiarato che il Comune di Menfi è in mano alla massoneria. Romano nel corso della trasmissione ha dichiarato: “Ed è noto, anche dalle cronache giornalistiche, che a Menfi ci sono logge massoniche che pensano di poter gestire la cosa pubblica appartenendo più o meno ad un determinato gruppo o ad una determinata loggia".
Il sindaco di Menfi, dott. Michele Botta risponde agli attacchi e dirama un comunicato:
“Le gravi affermazioni circa la mancanza di libertà nelle scelte politico-amministrative che si sono evidenziate nel servizio giornalistico curato dal dott. Fisco a seguito delle dichiarazioni del consigliere comunale Romano, offendono gravemente l’immagine della città di Menfi e la democraticità delle scelte dei cittadini e dei loro rappresentanti istituzionali. Agli onesti cittadini di Menfi preannuncio che l’immagine e l’onorabilità della nostra città verrà tutelata in tutte le sedi competenti.
Per quanto mi riguarda, posso affermare, senza tema di smentita, di non appartenere a nessuna loggia massonica nè tantomeno di averne subito alcuna influenza.
Le trattative politiche, piaccia o no, sono avvenute sempre alla luce del sole presso sedi istituzionali ed alla presenza dei rappresentanti dei cittadini democraticamente eletti. Ribadisco che non sono intenzionato a subire alcuna pressione esterna nè tantomeno minacce di nessun genere.
La mia interezza morale è al di sopra di ogni sospetto e non può essere infangata da inverosimili azioni di dossieraggio".
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