Il superlatitante di mafia Gerlandino Messina, 38 anni, di Porto Empedocle, inserito nella lista dei trenta più ricercati d'Italia, è stato catturato dai carabinieri del Gis oggi pomeriggio alla periferia di Favara. Era ricercato dal 1999 per associazione mafiosa e vari omicidi. Il 2 febbraio 2001 erano state diramate le ricerche in capo internazionale.
Messina è accusato di essere il killer del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, assassinato a colpi di arma da fuoco il 4 aprile del 1992 mentre viaggiava su una Ritmo, lungo la statale di Agrigento, all’altezza di Menfi.
Nel covo di Gerlandino Messina i carabinieri hanno trovato tra i documenti che ora saranno analizzati dagli investigatori anche un libro sulla vita di Totò Riina e due pistole, una a tamburo e una semiautomatica con il colpo in canna. L'appartamento era difeso da una porta blindata.
Questo il commento a caldo del Procuratore di Agrigento Renato Di Natale: "Ancora una volta, salvo qualche eccezione, viene dimostrato che i capimafia vivono nel territorio dove operano per non perdere la propria leadership. Un arresto che sancisce la fine dei grandi latitanti che c'erano in questo territorio".
La sua scalata al vertice della mafia agrigentina inizia nel 1986, dopo l'uccisione del padre. La carriera all’interno dei ranghi di Cosa Nostra, culminata nel 2003 con il comando su tutta la provincia di Agrigento, fu favorita anche dal beneplacito espresso verso la sua posizione da Bernardo Provenzano. Dal 2 febbraio 2001 erano state diramate le ricerche in capo internazionale. L'ascesa di Gerlandino Messina corrispose alla parallela caduta di Luigi Putrone, altro capomafia operativo in quella zona fino a quel momento, e costretto a lasciare Porto Empedocle nel 1998. Messina è diventato il numero uno di Cosa nostra ad Agrigento dopo l’arresto di Giuseppe Falsone, il 25 giugno scorso a Marsiglia, nel sud della Francia, di cui era fino a quel momento il "vice". E attualmente sarebbe il numero due di Cosa Nostra.
Con l'arresto del boss mafioso Gerlandino Messina si riducono a 16 i latitanti «di massima pericolosità» inseriti nel programma speciale di ricerca della direzione centrale della polizia criminale. L'elenco, che inizialmente conteneva 30 nomi, è stato via via 'spuntato' con i 28 arresti avvenuti dal 2008 ad oggi: ai criminali catturati sono nel frattempo subentrati altri inseriti nella lista dall'apposita commissione che periodicamente si riunisce.
Tra i latitanti presi spiccano Giovanni Nicchi (mafia), Giovanni Strangio ('ndrangheta), Salvatore Russo (camorra).
Tra quelli da catturare, il più noto è il boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.
Menfi [Agrigento - Sicilia]. Vista l'estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, ho deciso di disporre di questo potente mezzo di comunicazione per interfacciarmi con tutti i cittadini. Grazie a questa piattaforma web farò conoscere le mie idee, le mie prospettive politiche e mi confronterò, in maniera costruttiva, con tutti gli elettori del Comune di Menfi.
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sabato 23 ottobre 2010
lunedì 27 settembre 2010
Scarcerato Michele Aiello, l'imprenditore-amico di Bernardo Provenzano
Una notizia che sa di beffa! L’imprenditore Michele Aiello, ex titolare della clinica Santa Teresa di Bagheria e condannato a 15 anni e mezzo per mafia, esce dal carcere.
Il Tribunale del Riesame di Palermo ha infatti accolto la richiesta avanzata dai legali di Aiello, i quali ritengono che le sue condizioni di salute siano incompatibili con il regime carcerario.
L’ex manager è già libero da 1 mese, infatti ha lasciato il carcere di Opera dove scontava la sua detenzione e per lui ci sarà solo l’obbligo di firma tre volte a settimana presso il commissariato più il divieto di lasciare l’Italia.
In attesa della sentenza della Cassazione, sono così tutti liberi i protagonisti dell’inchiesta giudiziaria che aveva fatto luce su una rete di personaggi volta a passare informazioni, in merito ad indagini in corso, a boss mafiosi.
Tra essi ricordiamo i nomi di Salvatore Cuffaro, ex presidente della regione Sicilia ed oggi senatore, Giorgio Riolo dei Ros e Giuseppe Ciuro ex maresciallo della Dia.
Unica nota positiva è il fatto che lo Stato gli ha confiscato beni per 800 milioni di euro.
Il provvedimento, nato dagli accertamenti patrimoniali del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo, riguarda il polo oncologico di eccellenza ”Villa Santa Teresa”, a Bagheria (Pa); otto imprese edili: la Costruzioni s.r.l., la Edilcontrol s.r.l., la A.t.i. (Alte Tecnologie Ingegneristiche) group s.r.l., la S.el.da s.r.l., l’E.m.a.r s.r.l., la Edil costruzioni s.r.l., la Tuttedil s.r.l. e la Edil maf s.n.c. di Aiello Francesca & c.. Confiscate inoltre sei imprese del settore sanitario – la Radiosystems protection s.r.l.; la Villa Santa Teresa – diagnostica per immagini e radioterapia s.r.l.; l’Italsystems s.r.l.; il Centro di medicina nucleare S. Gaetano s.r.l.; l’A.t.m. (alte tecnologie medicali) s.r.l e Villa Santa Teresa group s.p.a.-; la societa’ che gestisce la squadra di calcio di Bagheria (Pa); la ”Servizi & Sistemi s.r.l.”, operante nel settore informatico; due stabilimenti industriali di circa 6.000 metri quadrati; un impianto di calcestruzzi; quattro edifici adibiti ad uffici; 14 appartamenti a Bagheria e tre ville ad Aspra, Santa Flavia e Ficarazzi (Pa).
E ancora il provvedimento riguarda 22 magazzini; 22 terreni edificabili, 24 auto; 22 veicoli industriali; 2 imbarcazioni da diporto; 145 “rapporti bancari”, cioè denaro contante, per 250 milioni di euro in contanti e due polizze vita.
Il Tribunale del Riesame di Palermo ha infatti accolto la richiesta avanzata dai legali di Aiello, i quali ritengono che le sue condizioni di salute siano incompatibili con il regime carcerario.
L’ex manager è già libero da 1 mese, infatti ha lasciato il carcere di Opera dove scontava la sua detenzione e per lui ci sarà solo l’obbligo di firma tre volte a settimana presso il commissariato più il divieto di lasciare l’Italia.
In attesa della sentenza della Cassazione, sono così tutti liberi i protagonisti dell’inchiesta giudiziaria che aveva fatto luce su una rete di personaggi volta a passare informazioni, in merito ad indagini in corso, a boss mafiosi.
Tra essi ricordiamo i nomi di Salvatore Cuffaro, ex presidente della regione Sicilia ed oggi senatore, Giorgio Riolo dei Ros e Giuseppe Ciuro ex maresciallo della Dia.
Unica nota positiva è il fatto che lo Stato gli ha confiscato beni per 800 milioni di euro.
Il provvedimento, nato dagli accertamenti patrimoniali del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo, riguarda il polo oncologico di eccellenza ”Villa Santa Teresa”, a Bagheria (Pa); otto imprese edili: la Costruzioni s.r.l., la Edilcontrol s.r.l., la A.t.i. (Alte Tecnologie Ingegneristiche) group s.r.l., la S.el.da s.r.l., l’E.m.a.r s.r.l., la Edil costruzioni s.r.l., la Tuttedil s.r.l. e la Edil maf s.n.c. di Aiello Francesca & c.. Confiscate inoltre sei imprese del settore sanitario – la Radiosystems protection s.r.l.; la Villa Santa Teresa – diagnostica per immagini e radioterapia s.r.l.; l’Italsystems s.r.l.; il Centro di medicina nucleare S. Gaetano s.r.l.; l’A.t.m. (alte tecnologie medicali) s.r.l e Villa Santa Teresa group s.p.a.-; la societa’ che gestisce la squadra di calcio di Bagheria (Pa); la ”Servizi & Sistemi s.r.l.”, operante nel settore informatico; due stabilimenti industriali di circa 6.000 metri quadrati; un impianto di calcestruzzi; quattro edifici adibiti ad uffici; 14 appartamenti a Bagheria e tre ville ad Aspra, Santa Flavia e Ficarazzi (Pa).
E ancora il provvedimento riguarda 22 magazzini; 22 terreni edificabili, 24 auto; 22 veicoli industriali; 2 imbarcazioni da diporto; 145 “rapporti bancari”, cioè denaro contante, per 250 milioni di euro in contanti e due polizze vita.
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