Menfi, Chiesa Matrice |
È la proposta contenuta in un disegno di legge che porta la firma del senatore Antonio D'Alì (Pdl). I soldi sarebbero ripartiti tra edilizia privata (300 milioni) e opere pubbliche (150 milioni).
Parrebbe la via più celere per chiudere definitivamente la questione, 44 anni dopo il terremoto. Sarebbe anche un modo per risarcire il territorio dallo «scippo» subìto quattro anni fa, allorquando il governo Berlusconi dirottò altrove 50 milioni di euro che il Parlamento, nella precedente legislatura, aveva destinato al Belice.
«Non c'è alcun prelievo sulla fiscalità generale - si affretta a precisare D'Alì - ma un vincolo di destinazione da assegnare ai fondi già di spettanza della Regione. I fondi per le aree sottoutilizzate vengono impegnati attraverso accordi di programma tra Regione e governo centrale, e un'indicazione della legge nazionale sarebbe vincolante per l'inserimento di questa voce nelle infrastrutture da finanziare».
Il termine per la presentazione degli emendamenti è scaduto il 25 maggio. E nessuna modifica al testo è stata proposta. Ora si attende il parere della commissione Bilancio del Senato. Se positivo, il provvedimento passerà al vaglio dell'aula di Palazzo Madama, per il primo dei due passaggi parlamentari. «Se si fa il conto - chiarisce D'Alì - anche con le dovute rivalutazioni monetarie, delle somme erogate per i grandi terremoti, il Belice rimane quello che, in proporzione, ha ricevuto meno».
Per il parlamentare si tratta di un «riequilibrio legittimamente richiesto ed eticamente dovuto». Le necessità sono state quantificate da una commissione d'indagine che ha completato i suoi lavori due anni fa. Non nasconde, dal canto suo, la soddisfazione Nicola Catania, coordinatore degli amministratori del Belice: «È, questo - spiega - un risultato frutto di un intenso lavoro fatto di incontri, solleciti, richieste». «Abbiamo verificato - aggiunge - la disponibilità del governo, in particolare del ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, e financo il presidente Napolitano si è scomodato per scrivere al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, affinché la questione fosse costantemente monitorata».
Lo stesso non può dirsi della Regione: «Sarebbe stato opportuno - si lamenta Catania - che anche lei avesse fatto fino in fondo la sua parte. Il presidente Lombardo aveva preso un impegno, ma al momento questo impegno è disatteso». Catania convocherà nei prossimi giorni il coordinamento degli amministratori della Valle, al quale, non essendo più vicesindaco di Partanna, si presenterà dimissionario. È però possibile che gli venga chiesto di restare al suo posto, pur non ricoprendo incarichi amministrativi.
Nella Foto: Menfi, i danni alla Chiesa Matrice - Terremoto del Belice 15 gennaio 1968
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