Gaetano Armao |
Lirio Abbate (L’Espresso) |
Vs
Gaetano Armao Vs Lirio Abbate: L'ho voluto sintetizzare così quello che sta avvenendo fra i due. Un batti e ribatti di accuse e controaccuse scritte per mano di due che, tempo fa, erano persino parenti.
Qual'è il motivo della controversia? Gaetano Armao si è ritrovato fra le pagine dell'ultimo numero de L'Espresso per un presunto “uso disinvolto” dell’auto blu assegnatagli dalla Regione Sicilia. L'articolo, a firma di Lirio Abbate (suo ex cognato), riporta che l'assessore regionale all'Economia avrebbe adoperato la macchina di servizio per accompagnare la sua compagna, un giudice.
Cosa mi spinge a pubblicare le dichiarazioni dei due? In un certo senso è lo stesso assessore che mi spinge a farlo. Lo fà quando egli stesso scrive - nella dichiarazione che riporto di seguito - "pagherà Abbate ma anche tutti coloro che propaleranno la sua diffamazione". Avendone letto i contenuti solo adesso ritengo, per il sacrosanto diritto di replica, di doverne dare immediata divulgazione. Per tale motivo, pubblicherò anche i commenti del giornalista Abbate rilasciati sul suo profilo personale facebook.
Il verdetto finale, come è giusto che sia, lo lascio al tribunale di competenza. A voi lettori, invece, lascio le dichiarazioni dei due 'belligeranti' e la libertà di decidere di "chi ha sbagliato nel fare cosa".
Le dichiarazioni ....
La dichiarazione, rilasciata sul profilo personale facebook, dell'assessore Gaetano Armao:
"Al diffamatore Abbate non e' bastata la condanna
L’articolo pubblicato dall’Espresso è una falsa mascalzonata che reca la firma del sig lirio abbate (l'ennesima: e' almeno il quarto articolo in due anni sul settimanale).
Il giornalista-diffamatore e' il pessimo padre di mio nipote col quale e' nota, per questo motivo, la grave inimicizia da un decennio.
Più volte da me denunciato all'Ordine dei Giornalisti ed in sede in giudiziaria, da ultimo ha perso l'impunita': insieme alla medesima testata e' stato condannato dal Tribunale civile di Roma, Sez I (ord. 21.7.2011) per la condotta criminosa di diffamazione a mezzo stampa ed al pagamento in solido di circa 30.000 euro per l'articolo 'alfabeto criminale' nel quale ero inopinatamente indicato alla lettera A. Ho ritenuto altresì di presentare esposto alla Procura della Repubblica di Roma affinché sia accertato il reato nei suoi confronti e di tutte le testate e giornalisti che ne hanno riportato il contenuto.
E puntuale e' giunta la ritorsione, peraltro annunciata ai figuri con i quali si accompagna della 'antimafia professionale'. La mia attività di governo, con decisivi interventi nel settore delle prebende diffuse e dell'antimafia, evidente da fastidio.
Ogni valutazione sulla serieta' di un giornalismo che, nonostante tutto ciò, affida ancora la penna spuntata a questo diffamatore, il quale con fare cialtronesco continua ad infangarmi, la rassegno alla valutazione dei cittadini e dei lettori.
Sul merito delle questioni dell'ultimo articolo si tratta di affermazioni false che centinaia di persone (magistrati, avvocati, funzionari, autisti, commessi cittadini) possono confutare.
L'auto di servizio (che uso poco, preferendo andare a piedi) e' ed e' stata sempre usata per finalita' connesse ad impegni istituzionali, anche quando e' con me la mia compagna dott.ssa Bartolozzi e mai utilizzata per portare in giro in città chicchessia.
Sono un padre separato, con pesanti responsabilità istituzionali e mia figlia di tre anni, nei pomeriggi assegnati, con la tata mi segue per consentirmi di starle vicino e continuare, come posso, ad assolvere a impegni pubblici, incontri e riunioni .....e' una 'piccola siciliana', che ha motivato il mio impegno, contenta di starmi vicino anche così.
E' parimenti noto che mi dedico integralmente all'impegno di assessore. Ho lasciato immediatamente il mio studio legale a Palermo (al tempo tra i primi nella Regione), come l'insegnamento universitario, e non svolgo la professione di avvocato in Sicilia: ne a casa, dove a meno di cancellarmi dall'ordine ho solo spostato la sede formale, ne' fuori e - come sanno tutti - non ho lavorato nel settore civile, sicché ogni connessione al lavoro della mia compagna e' diffamatorio. La circostanza che a Roma, da oltre 5 anni, il mio studio abbia cliente il gruppo Ricucci non vedo quali problemi determini, anche perché lo stesso studio legale Ripa di Meana, legale dell'Espresso, ne ha curato sino a poco tempo fa la codifesa.
Sono stato per anni tra i primi contribuenti siciliani, facendo il mio dovere pagando milioni di euro di imposte (anche se appartengo ad una categoria che dichiara 50 mila euro l'anno in media) ed ho deciso, pagando di persona, di occuparmi della nostra Sicilia.
Ebbene non solo le ricostruzioni di Abbate non mancheranno di essere utilizzate dai legali della zia di suo figlio, come gia' avvenuto in precedenza, nelle deduzioni processuali della mia causa di separazione...(che bel siparietto), ma proprio mentre alcune forze politiche (e sopratutto molti cittadini) ipotizzano una mia candidatura a sindaco, da me mai sollecitata ne cercata, ma soltanto non rifiutata a priori - come dovere di ogni cittadino responsabile di fronte alla tremenda situazione della Città - il diffamatore Abbate torna alla carica per conto di consorterie facilmente individuabili.....sappia che non mi lascio intimidire ne da lui ne dai suoi danti causa e che non gli darò pace sino al pronunciamento dell'ultimo giudice di questo continente.
Si prepari il diffamatore a pagare ben oltre 30.000 euro (in settimana saranno pronti gli atti per le azioni in sede giudiziaria e disciplinare), ma anche coloro che propaleranno la diffamazione."
Ma la replica del giornalista dell'Espresso, Lirio Abbate, non è tardata. Dal suo profilo personale facebook controbatte:
L'assessore Gaetano ARMAO non smentisce i fatti che L'Espresso ha raccontato, dice solo di sentirsi perseguitato. Lo dice la direzione de L'Espresso. ''La ricostruzione - aggiunge - che fa della vicenda e' totalmente sbagliata, come chiunque potra' giudicare quando lunedi' metteremo sul sito dell'Espresso il video e la documentazione su cui si basa la nostra inchiesta. Compresa la motivazione della sentenza del tribunale civile di Roma, a cui lui fa riferimento, che racconta una storia ben diversa. Per il resto confermiamo tutto quello che è stato scritto''. Gli attacchi personali che mi rivolge il "ricercatore" Armao non mi spaventano. Li considero uguali a quelli che i mafiosi mi hanno fatto in questi anni. Quello che afferma non mi meraviglia. È ovvio che scrivere e parlare di mafia e scrivere e parlare della melma che si aggira attorno a più o meno oscuri centri di potere che determinano affari e carriere è scomodo. Ed i metodi per cercare di intimidire, frenare, bloccare sono uguali.
Con i lettori de l'espresso siamo trasparenti, così come vorremmo che lo fossero i pubblici amministratori. E per questo motivo pubblichiamo l'ordinanza del giudice del Tribunale civile di Roma che ha accolto la domanda dell'assessore Armao, condannandoci complessivamente a 25 mila euro, oltre le spese, per un titolo ritenuto diffamatorio. Il provvedimento fa riferimento ad un articolo sulla Cricca pubblicato il 25 febbraio 2010, di cui si era occupata la procura della Repubblica di Firenze. In quella inchiesta erano emerse intercettazioni fra Armao e un professionista palermitano che in passato è stato coinvolto in inchieste di mafia. L'assessore, come scrive adesso il giudice, si era «dichiarato disponibile» a «"seguire" un appalto» che riguardava la realizzazione di un aeroporto. Dall'ordinanza del tribunale si legge: «Pur non potendo con sicurezza escludere un eventuale coinvolgimento illecito dell'Armao nell'affare».
I legali del Gruppo L'Espresso hanno già predisposto l'appello con richiesta di sospensiva. Occorre però ricordare che nessun'altra citazione a giudizio avanzata da Armao ha fino adesso trovato accoglimento nei giudici. Anzi, in un caso, che è già definitivo, l'assessore è stato condannato al pagamento delle spese legali che fino adesso non ha provveduto a saldare.
Dal profilo personale facebook di Gaetano Armao:
RispondiEliminaHo presentato oggi esposto all'ordine dei giornalisti contro il sig. Lirio Abbate, che allego, ed in settimana procedero’ contro di lui in sede civile e penale per diffamazione aggravata al Tribunale di Roma che lo ha già pesantemente condannato.
False le affermazioni, farlocco il filmato (tranne la pubblicita'), falsa ancor di più la ricostruzione che punta a denigrare la mia compagna dott.ssa Bartolozzi.
A) ribadisco che mai la dott.ssa Bartolozzi, ne chicchessia, ha utilizzato (ne avrebbe potuto utilizzare) la macchina a me assegnata per esigenze personali o tantomeno voluttuarie;
B) conosco la dott.ssa Bartolozzi da 15 mesi ed e' pertanto con evidente dolo che il sig Abbate riconnette la stessa a questioni risalenti nel tempo che egli stesso data e che pertanto nulla possono aver a che fare con la sua attivita’ giudiziaria;
C) ho lasciato il mio studio da più di due anni e mezzo e non svolgo alcuna attivita' legale in Sicilia. Il recapito professionale, divenuto pertanto solo formale, e' presso l'abitazione in Via Libertà che condivido con la mia compagna e che utilizzo per la corrispondenza.
D) la mia compagna e' un magistrato civile ed io, come sanno tutti, tranne il diffamatore Abbate, sono noto per aver esercitato come amministrativista è quindi ridicolo tentare di connettere le nostre attività.
...
ESPOSTO
RispondiEliminaALL'ORDINE DEI GIORNALISTI DI SICILIA
c.a. presidente dott. Riccardo Arena
presentato da
Gaetano Armao, nato a Palermo il 14 gennaio 1962 e domiciliato in Palermo, Via Libertà 37 i), avvocato e docente universitario
nei confronti del
Sig Lirio Abbate, nato a Castelbuono il 26/02/1971 ed iscritto all'Albo dei professionisti di codesto Ordine dal 10/09/1998
In relazione agli articoli comparsi sul settimanale L'Espresso rispettivamente: “Alfabeto criminale. I protagonisti. Gli affari. I referenti politici. Guida alla cricca che si è spartita per anni denaro pubblico. Tra appalti milionari e costi gonfiati.” del 20 febbraio 2010, "Ora Palermo ha il suo re Mida", del 28 marzo 2010, "L'autoblu tiene famiglia' del 20 gennaio 2012, pagg. 62 ss. Nonc ai post pubblicati su facebook di seguito indicati.
Per la molteplice e reiterata violazione dei principi e delle prescrizioni della Carta dei doveri del giornalista approvata l'8 luglio 1993 dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa. - Violazione reiterata dei principi di obiettività, imparzialità, completezza e correttezza dell'attività di giornalista.
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Il resto dell'esposto lo potete trovare nella pagina personale facebook dell'assessore Gaetano Armao.
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