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martedì 6 settembre 2011

Manovra finanziaria 2011: Rialzo dell'Iva, contributo di solidarietà e pensioni

Il Governo ha rimesso ancora una volta mano al testo della manovra approvato domenica dalla commissione Bilancio del Senato e ha deciso l'introduzione di alcune novità concordate nel corso di un vertice di maggioranza a palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli.

Al termine della riunione un comunicato ufficiale del governo ha reso noto che nel maxiemendamento, che dovrebbe essere approvato entro domani (7 settembre 2011) da palazzo Madama con voto di fiducia, saranno inserite queste tre novità di peso:
  1. L'aumento di un punto dell'Iva dal 20 al 21% dell'aliquota ordinaria, con destinazione del maggior gettito al miglioramento dei saldi del bilancio pubblico. Secondo una stima del Sole 24 Ore - elaborata in vista degli emendamenti - un punto di aumento dell'Iva dal 20 al 21% vale 4,9 miliardi. Il ritocco dell'Iva peserà 2.719,1 milioni sul Nord, 1.193,7 milioni sul Centro Italia e 968,6 milioni sul Sud. Per ora resteranno invece inalterate le aliquote ridotte, fissate al 4 e al 10 per cento.
    Tra i beni interessati all'aumento vanno considerati giocattoli, tv ed elettrodomestici, cd, auto con cilindrata superiore ai 2000 mc, motocicli con cilindrata superiore ai 350 mc, abbigliamento e calzature, autofurgoni, navi e imbarcazioni di stazza lorda superiore a 18 tonnellate, parrucchiere, detersivi, caffè, cioccolato e altri prodotti a base di zucchero, tabacchi, telefonia e in generale tutti i beni considerati di lusso come vini e spumanti "doc", tappeti, gioielli in platino, pelli da pellicceria o conciate.
    Quando aumenterà l'iva?
    L'aumento dell'aliquota ordinaria Iva dal 20 al 21% scatterà dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge che convertirà definitivamente il decreto legge 138 del 13 agosto scorso (la Manovra di Ferragosto). Quindi, gli aumenti potranno scattare solo quando ci saranno i voti di Camera e Senato sul decreto legge e solo quando votato dal Parlamento uscira' sulla Gazzetta Ufficiale. Aumenti prima di questa data NON sono giustificati e non c'entrano con l'Iva.
  2. Un contributo di solidarietà del 3% sopra i 500mila euro «fino al pareggio di bilancio». Secondo fonti governative sono 11mila i contribuenti italian che dichiarano un reddito annuo superiore ai 500mila euro l'anno. Le dichiarazioni dei redditi sono complessivamente in Italia oltre 41 milioni. È su questi 11mila che dovrebbe pesare il contributo di solidarietà del 3% che verrà inserito in manovra. Il contributo varrà 35 milioni di euro nel 2012 e 87,7 milioni dal 2013, a regime. E sarà deducibile.
  3. L'anticipo dell'aumento dell'età di pensionamento delle donne nel settore privato già dal 2014. Il provvedimento anticipa di due anni l'adeguamento nel settore privato delle pensioni delle donne. Scatteranno già dal 2014, invece che dal 2016. Non è stata toccata la norma sul pensionamento delle donne che lavorano nel pubblico impiego, già fissata in passato: andranno in pensione a 65 anni dal 2012.

    Inoltre il consiglio dei ministri varerà un ddl costituzionale per:
  4. Inserire in Costituzione l'obbligo al pareggio di bilancio, in particolare sarà modificato l'articolo 81. La decisione diventerà operativa nel Consiglio dei ministri di giovedì 8 settembre. Da una parte la decisione presa risponde all'esigenza di rispetto degli accordi politici assunti dall'Italia in sede europea con l'accordo Europluss, dall'altra sarà modificata una norma che ha smesso da anni di funzionare.
  5. Attribuire alle Regioni le competenze delle Province. Palazzo Chigi annuncia l'abolizione delle Province, segnalando che giovedì il Cdm approverà «l'attribuzione alle Regioni delle competenze delle Province». Per abolire le Province occorre una modifica costituzionale, perché l'articolo 114 della Costituzione stabilisce che «la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato». Dopo il Consiglio dei ministri di giovedì 8 settembre, dunque, doppia votazione in ogni Camera, nella maggioranza qualificata dei due terzi richiesti per modificare la Carta costituzionale.
La fiducia che il governo metterà domani (7 settembre 2011) al Senato sulla manovra di Ferragosto, è la numero 49 per il governo Berlusconi IV nei suoi tre anni di vita. Il governo Berlusconi II, in carica dal 2001 al 2005, aveva posto 31 questioni di fiducia in poco meno di quattro anni.

Ecco punto per punto le novità della manovra

Il testo completo del Maxiemendamento

Tratto da ilsole24ore.com

martedì 14 dicembre 2010

Il governo ce la fa per 3 voti: 314 a 311, due astenuti.

Sono stati solo tre i voti con i quali è stato possibile alla maggioranza bocciare le mozioni di sfiducia nei confronti del governo. E determinanti possono essere considerati i voti di Massimo Calearo, Bruno Cesario e Domenico Scilipoti, i tre deputati del "Movimento di responsabilità nazionale".
Un suo peso, tuttavia, lo hanno avuto anche il non voto di Silvano Moffa (Fli), che pure era presente in Aula ma non ha risposto a nessuna delle due chiame, e quello di Antonio Gaglione, ex Pd ed oggi 'Noi Sud' che a Montecitorio non si è visto.
Ovviamente determinanti anche i voti di Catia Polidori e di Maria Grazia Siliquini, entrambe di Fli, che alla fine hanno deciso di votare contro le mozioni di sfiducia.

lunedì 13 dicembre 2010

Quando i "valori" sono solo uno slogan!


Il deputato ex Idv Antonio Razzi
 Il governo Andreotti del 1976 che si reggeva sull'astensione determinante del Pci fu definito della "non sfiducia". Quello di Silvio Berlusconi, se mai dovesse raggiungere l'obiettivo di una maggioranza risicata al voto di fiducia della Camera di domani 14 dicembre, sarebbe il governo delle tre A. Assenti, Astenuti, Assenzienti.
Cui potrebbero essere aggiunte almeno due puerpere, collocate nello schieramento della sfiducia e dunque decisive con la loro eventuale assenza. In attesa del momento della verità, gravidanze, malattie, vere o presunte, si sommano e si sottraggono con fin troppa facilità.

Ad un giorno dal voto di sfiducia alla Camera la conta dei deputati prosegue.
A Montecitorio la maggioranza assoluta è di 316.
Il presidente della Camera di prassi non partecipa alla votazione.
Sul fronte del no alla fiducia ad oggi si contano 313 deputati.
Dalla parte del anche qui il pallottoliere si ferma a 313.
Risultano quindi di estrema importanza gli "ex" incerti Domenico Scilipoti (ex Idv) e Massimo Calearo (ex Pd), ma soprattutto risulta decisivo il voto dell'incerto (forse) Razzi, il cui no alla sfiducia darebbe la maggioranza al Cavaliere.

Se Giulia Bongiorno e Giulia Cosenza di Fli e Federica Mogherini del Pd, vicine alla gravidanza, saranno assenti, la vittoria di Berlusconi potrebbe essere certa e con numeri ben più ampi.
Ad allargare la forbice ci sono anche le colombe di Fli capitanate da Silvano Moffa, il quale, oltre al suo voto, potrebbe portarne altri cinque nella cassaforte del Cavaliere.

Rimodulando il conto con 303 no e 319 sì.

Ma chi è Antonio Razzi ormai ex deputato dell'Idv ?!
Antonio Razzi, deputato italiano che per anni è stato operaio in Svizzera era stato eletto, alle ultime elezioni, in Parlamento nel partito di Antonio Di Pietro. Ora, però, lascia l’Idv per accasarsi con Noisud-Popolari. Una formazione che ha garantito il voto di fiducia a Berlusconi il prossimo 14 dicembre in Parlamento.Antonio Razzi, è stato per quasi una vita, emigrante in Svizzera, Operaio presso una ditta metal meccanica, Razzi, era stato candidato alle ultime elezioni italiane nella circoscrizione estero e venne eletto nella fila di Italia dei valori. Un connubio con Di Pietro durato molti anni. Tuttavia, dopo una sofferta riflessione, Razzi, in queste ore ha deciso di cambiare casacca. Questo, alla vigilia di un voto decisivo: il voto di fiducia al Governo Berlusconi, il 14 dicembre prossimo.

Ma perchè a Razzi conviene appoggiare Berlusconi?!
Secondo "ilfatto quotidiano" si crede che Angelino Alfano gli ha garantito la rielezione e Franco Frattini gli ha permesso di segnalare un nome come prossimo Console onorario di Lucerna.
Per questo a Razzi conviene appoggiare Berlusconi.

giovedì 30 settembre 2010

Di Pietro ed il suo linguaggio

Alla fine Berlusconi ce l'ha fatta: ha ottenuto 342 voti di fiducia.

L'Aula della Camera ha infatti confermato la fiducia al governo. I no sono stati 275 e tre gli astenuti. Determinanti sono stati i 33 voti dei finiani e i 4 dell'Mpa.

Di Futuro e Libertà il "no" alla fiducia al governo Berlusconi è arrivato dal deputato Fabio Granata che spiega così il suo voto contrario: - "Ho votato contro la fiducia come reazione simbolica agli attacchi vergognosi a cui, in questi mesi, è stato sottoposto il presidente Fini sul piano politico e personale. Mi riconosco e condivido pienamente le posizioni del gruppo Futuro e Libertà per l’Italia, così come espresse oggi in aula dal capogruppo Bocchino. Il nostro gruppo parlamentare, anche attraverso l’asse strategico con l’Mpa, ha dimostrato di essere tassello indispensabile per la governabilità".

Ma a far scalpore in aula non è stato il no di Granata di Fli (convocato per questo motivo dal presidente della Camera nell'ufficio di Montecitorio subito dopo) nè tantomeno l'astensione di un esponente del Mpa, Aurelio Misiti ma il discorso dell'On. Antonio Di Pietro.

Il leader dell'Idv inizia così il suo commento: "Lei non è un presidente del Consiglio, ma uno stupratore della democrazia". Una frase che ha spinto il presidente della Camera Gianfranco Fini a richiamare l'ex pm: "Onorevole Di Pietro, la prego di usare un linguaggio consono a quest'Aula". Di Pietro è andato avanti con le accuse di aver prodotto con il suo governo soltanto "leggi ad personam in difesa dei suoi interessi e per sfuggire alla giustizia, assieme alla sua cricca". Il suo intervento con il passare del tempo diventa sempre più acceso, ci manca poco e rischia quasi di sfociare nel turpiloquio.
In varie occasioni costringe il Presidente della Camera Fini ad intervenire e a richiamarlo all'ordine: «La prego di usare termini che siano consoni al luogo in cui si trova, è ammessa ogni espressione non può essere tollerata l’ingiuria».

Io credo che ci sia modo e modo di esprimere il proprio pensiero, la si può dire in maniera offensiva così da passare sicuramente dalla parte del torto, e in maniera più garbata, la sostanza rimane sempre la solita, ma la forma cambia.

Giudicate voi se l'intervento dell'On. Di Pietro rientra o no nei ranghi della dialettica civile.