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giovedì 21 giugno 2012

Petrolio, rivoluzione americana: Grazie allo «shale oil», nel 2020, Usa autosufficienti per il 65%

Ci sarà una rivoluzione del petrolio, già è cominciata. E mi chiedo cosa comporterà per la Sicilia delle raffinerie. Sto parlando del cosiddetto petrolio non convenzionale.

Cos'è lo spiega l'analista Leonardo Maugeri, di origine siciliana, ex top manager dell'Eni ora ad Harvard: «Il petrolio non convenzionale, lo "Shale oil", è quello che si estrae in modo diverso o ha qualità differenti: le sabbie bituminose del Canada, il greggio "pesante" e "ultrapesante" del Venezuela, o adesso soprattutto il petrolio da scisti, cioè estratto dalle formazioni rocciose, fratturando la materia con acqua, sabbia o ceramica e agenti chimici proiettati con grande forza. Questa procedura avviata negli Stati Uniti può raggiungere quantità pari alla produzione di un grande Paese petrolifero come l'Iran».

Negli Stati Uniti l'estrazione del petrolio non convenzionale è già una realtà in Stati come il Texas e il North Dakota. Anche se la procedura è costosa la produzione resta conveniente se il prezzo del greggio regge tra i 50 e i 65 dollari. In sostanza entro il 2020 gli Stati Uniti dovrebbero essere autosufficienti per il 65% del loro fabbisogno e se si considera anche il Canada, il Venezuela e il Brasile tutto il Continente americano potrebbe non avere bisogno di importare petrolio dal resto del mondo.

Scrive il «Corriere economia» che questo farà crescere la produzione di polietilene perché favorita dalle nuove risorse di idrocarburi da scisto «e questo potrebbe avere effetti devastanti in Italia «perché gli Stati Uniti diventeranno un grandissimo esportatore di plastiche nel mondo che si aggiungerà alla concorrenza del Medio Oriente. L'effetto combinato della rinascita americana nella petrolchimica e nella raffinazione del greggio mette a rischio solo in Italia 8000 posti di lavoro diretti e 30 mila indiretti». Lo studio di Maugeri, inoltre, lancia un altro messaggio importante: «tutti continuano a sottostimare il fatto che nelle viscere del pianeta c’è ancora una quantità enorme di petrolio convenzionale e non. E i progressi della tecnologia stanno rendendo sempre più facile lo sfruttamento dei nuovi giacimenti e anche di quelli vecchi che si credevano in via di esaurimento».

La rivoluzione americana mette però a rischio le raffinerie europee che, con il metodo di estrazione convenzionale, resterebbero fuori dal mercato di massa. Per attenuare questo rischio la petrolchimica e la raffinazione petrolifera debbono andare incontro a processi di riconversione. Riguarda tutta l'Europa, ma l'Italia è particolarmente esposta, soprattutto la Sicilia dove c'è la più alta concentrazione di raffinerie d'Europa.

mercoledì 30 maggio 2012

La Sicilia batte cassa a Roma: "Dieci miliardi per le accise sul petrolio"

L'atteso tavolo sul federalismo fiscale tra Stato e Regione siciliana, si è finalmente insediato. L'assessore all'Economia, Gaetano Armao, è ottimista su una positiva conclusione della trattativa.

Però, il tempo stringe, bisogna chiudere entro il mese di luglio: per il giorno 28 dello stesso mese, il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha annunciato le sue dimissioni per consentire il ritorno anticipato alle urne il 28 e 29 ottobre.

Dopo un confronto preliminare, durato circa un anno e mezzo, dunque, potrebbe chiudersi un contenzioso che dura da decenni, dando così attuazione agli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto autonomistico che regolano appunto i rapporti finanziari tra Stato e Regione. Con l'attuazione del federalismo fiscale, nelle casse regionali potrebbero arrivare circa 10 miliardi di euro, come ha spiegato Armao, nel corso dell'incontro romano cui hanno partecipato il ministro per Affari regionali, Piero Gnudi, il sottosegretario all'Economia, Vieri Ceriani, i vertici burocratici dei ministeri interessati e il Ragione generale della Regione, Biagio Bossone. «Dal momento che si voterà per il rinnovo dell'Ars ad ottobre - ha sottolineato Armao - la trattativa con il governo non può essere troppo lunga. Già dalla prossima settimana si apriranno i tavoli di lavoro con il ministero dell'Economia. La data realistica per concludere questa partita è la fine di luglio; si chiuderebbe così un processo che è aperto da quarant'anni».

Dunque, è necessario raccogliere i frutti di una lunghissima vertenza, anche alla luce di alcune sentenze della Corte Costituzionale inerenti la perequazione infrastrutturale e la riscossione dei tributi. «L'incontro può essere considerato - ha aggiunto Armao - un punto di svolta nei rapporti tra Stato e Regione siciliana perché ha consentito di entrare nel merito dell'attuazione di parti fondamentali del nostro Statuto. Possiamo affermare che dopo 66 anni dalla sua nascita, abbiamo avviato un percorso per la sua piena attuazione, a partire dagli articoli 36, 37 e 38 e di inquadrare questa problematica nel più ampio contesto dei principi del federalismo, a partire da quello municipale e dalla perequazione infrastrutturale. Il lavoro che ci attende è certamente complesso, ma oggi la disponibilità solo verbale degli anni scorsi, si è trasformata in un concreto confronto con il governo nazionale su tempi specifici. L'impegno è di cominciare con i gruppi di lavoro tecnici dalla prossima settimana e chiudere entro luglio».

L'ottimismo di Armao è contagioso, ma bisogna rimanere con i piedi per terra: primo, perché il tempo a disposizione è davvero poco; secondo, perché il governo nazionale, impegnato in una lotta senza precedenti per mettere i conti in ordine, a sua volta, difficilmente vorrà privarsi di una massa di denaro, 10 miliardi di euro, sia pure con il trasferimento di alcune competenze. E, comunque, 10 miliardi non è una cifra che viene dal nulla: è la stima delle accise che lo Stato incassa sui prodotti raffinati in Sicilia, mentre gli stabilimenti sono di società che hanno sede sociale al Nord. «Questo risultato - ha concluso Armao - è anche il frutto del successo della nostra linea nei contenziosi risolti dalla Corte Costituzionale. Abbiamo illustrato l'articolata posizione della Regione sul tema delle nuove entrate e delle funzioni da trasferire alla Sicilia, a partire dall'art. 37, a tutt'oggi in gran parte inattuato, della individuazione di eventuali strumenti di perequazione della minore capacità fiscale della nostra Regione, attraverso la compartecipazione alle accise dei prodotti petroliferi e l'introduzione di criterio certo che vincoli lo Stato nella erogazione del contributo di solidarietà nazionale, come prevede l'art. 38 dello Statuto».

domenica 26 giugno 2011

Lombardo: La Lega vuole la secessione?! Alla Sicilia conviene!


"Ora è la Sicilia che fa la secessione"

«Chiederò al ministro per il Federalismo Umberto Bossi che questa secessione la faccia veramente una volta per tutte, ma in Sicilia. Ci mandi pure al diavolo: sono sicuro che, da indipendenti, ce la caveremo meglio che restando sotto la tutela di Roma».


Lo afferma il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, che in un'intervista al Giornale, sottolinea: «Senza una pistola puntata alla tempia non saremo mai virtuosi». «Pero' temo che il federalismo non si realizzerà affatto com'e' stato pensato. E allora meglio che ciascuno vada per la propria strada», chiarisce.

Riscrivere la storia - «Lo stato italiano - continua Lombardo nel suo ragionamento - incassa 10 miliardi di euro di entrate fiscali derivanti dalla raffinazione del petrolio. Ci lascino quello che è dei siciliani e noi siamo a posto».
Per il governatore «L'unità d'Italia non è stata un affare ne' per i veneti, ne' per i siciliani, ne' per nessuno». «Quando sarà riscritta la storia d'Italia - conclude - si vedrà che una mano al successo della mafia l'hanno data i garibaldini. Garibaldi portava in Sicilia un regno la cui capitale era molto lontana e la criminalità organizzata ha bisogno di questo: più distante è il sovrano o il presidente e meglio campa».