Visualizzazione post con etichetta Italia dei Valori. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Italia dei Valori. Mostra tutti i post

mercoledì 16 maggio 2012

Scandalo nell’Italia dei Valori. Spariti 450 mila euro di rimborsi

http://affaritaliani.libero.it/static/upload/idv2/idv21.jpgIn esclusiva ad Affaritaliani Emilia Romagna la testimonianza video dell’ex dirigente dell’Italia dei Valori, l’avvocato penalista Domenico Morace che racconta la presunta sparizione di 450 mila euro destinati all’IDV. A ridosso degli scandali sui rimborsi elettorali (quello del tesoriere Lusi della Margherita e di Belsito della Lega Nord) spunta un nuovo caso nazionale.

Nell’occhio del ciclone finisce l’Idv di Antonio Di Pietro, partito che si batte per la moralizzazione della politica. A quanto sostengono molti ex militanti dell’Emilia Romagna la gestione economica del partito sarebbe simile a quella di altre forze politiche. Solo per il 2011 l’IDV di Antonio DiPietro ha incassato complessivamente tra Europa, Parlamento e Regioni ben 12 milioni di euro (Gazzetta Ufficiale n.174/2011) Ma la gestione emiliano-romagnola potrebbe far aprire un filone di indagine che parte dal locale e potrebbe estendersi ai più alti vertici del partito. Antonio Di Pietro e la tesoriera Idv, Silvana Mura, erano davvero all'oscuro di tutto?




I FATTI – 2009-2010 - Bologna. “Ci sono similitudini con la Lega Nord e con il funzionamento del cerchio magico, un ristretto gruppo di familiari e affini che decide le sorti del partito dell’Italia dei Valori. C’è un cerchio magico che ruota intorno al capo assoluto, Antonio Di Pietro. Di Pietro è il centro e Di Pietro sceglie a sua totale discrezione. Non contano meriti e capacità ma solo la sua vicinanza” è quanto afferma Domenico Morace nell’intervista ad Affaritaliani. Morace e un gruppo di iscritti, poi uscito dall'Italia dei Valori, pone l’attenzione sull'anomalia dei fondi regionali del gruppo consiliare del partito che, dal 2005 al 2010, sono gestiti dal consigliere Paolo Nanni, unico eletto del gruppo in Regione e già beccato di recente con un pass invalidi della suocera deceduta. L’ Italia dei Valori incassa due filoni di denaro dalla Regione Emilia-Romagna. Il primo è indirizzato al compenso del personale del gruppo consigliare del partito. E qui nel 2007 lavorava, sempre in Regione, la stessa figlia di Nanni che, guarda caso, si occupa proprio delle spese e degli aspetti economici del gruppo. Il secondo flusso riguarda invece le attività della forza politica e ammonta a circa 450 mila euro in cinque anni. Che non si sa bene che fine abbiano fatto. Non risultano esserci né un bilancio né un rendiconto delle spese.

martedì 22 febbraio 2011

Vincenzo Buscemi chiede le dimissioni del sindaco Botta

Vincenzo Buscemi
Vincenzo Buscemi (consigliere comunale di Italia dei Valori) ha annunciato la sua uscita dal cosiddetto "cantiere politico".
Numeri alla mano dicono che il sindaco di Menfi, Michele Botta (Pdl), finisce quindi in minoranza visto che per rilanciare l'azione amministrativa aveva deciso di stringere accordi con una parte dell'opposizione (tra cui il PD).
Fino a ieri, vi era una sorta di parità in consiglio comunale, contava ben dieci rappresentanti per parte. Oggi invece, l'opposizione sarà più numerosa, saranno infatti 11 i consiglieri contro i 9 che resteranno al suo fianco.



Buscemi invita Botta a dimettersi “per consentire l'avvio di una stagione nuova” e motiva la decisione di abbandonare il cantiere politico col venir meno dello spirito originario e cioè l’intento di proporre il cambiamento e la futura classe dirigente del paese.


Di seguito, il comunicato stampa del consigliere Buscemi pubblicato su radiofutura.it

venerdì 2 luglio 2010

Giulietto Chiesa: io, Di Pietro e quei soldi


Antonio Di Pietro? «E’ un uomo di potere, ma soprattutto è una persona sleale e scorretta, che usa il finanziamento pubblico per assicurarsi il controllo totale del suo partito, e quindi per conservare e incrementare il suo ruolo nella scena politica italiana».

Giulietto Chiesa, 70 anni a settembre, è stato eletto all’Europarlamento nel 2004 proprio nella lista capeggiata da Di Pietro, in un’alleanza di breve durata tra l’ex pm e Achille Occhetto. Chiesa, appunto, era candidato “in quota” a Occhetto e fu eletto a Strasburgo dopo la rinuncia dell’ex segretario del Pds. Il divorzio politico, poi, divenne una sanguinosa questione di soldi e di finanziamento pubblico che Di Pietro «si prese per intero», lasciando a secco l’altra componente, che lo portò in tribunale.
Ora che Di Pietro è indagato proprio per una presunta appropriazione non lecita di rimborsi elettorali, Piovonorane ha chiesto a Chiesa di raccontare la sua versione e i suoi ricordi di quel 2004.

Iniziamo da quando lei divenne europarlamentare con l’Italia dei Valori.
«Per la precisione, era una lista di coalizione tra Antonio Di Pietro e Achille Occhetto. Io fui chiamato appunto da Occhetto, che mi propose di candidarmi. Poi ebbi un colloquio con Di Pietrò e tutto sembrò andare bene».

In che senso?
«Io posi una questione per me dirimente, quella del pacifismo e dell’opposizione alla guerra in Iraq. Spiegai a Di Pietro le mie posizioni in merito, e lui mi rispose che non era ferratissimo sul tema ma si fidava di me, insomma non c’erano problemi. Così accettai la candidatura».

E poi?
«La lista andò male, meno del due per cento. Con due eletti, ovviamente Di Pietro e Occhetto. L’ex segretario del Pds però scelse di restare senatore e si dimise. Quindi gli subentrai io, primo dei non eletti».

E con Di Pietro?
«All’inizio ci fu una separazione consensuale, morbida. Insomma, avevamo capito subito che l’alleanza tra lui e Occhetto non aveva funzionato in termini di voti e quindi conveniva a tutti andare per la propria strada. Da una parte lui, con l’Italia dei Valori, dall’altra parte noi – diciamo – “occhettiani”, che ci chiamavamo Il Cantiere. Ma, ripeto, all’inizio non litigammo. Anzi, Di Pietro mi chiese di iscrivermi al gruppo liberal-democratico, per fargli avere più peso, e io accettai, anche se ero un po’ perplesso».