Da sinistra Manuela Marrone e Antonio Di Pietro |
In Italia c'è una "casta" di oltre mezzo milione di persone che percepiscono l'assegno previdenziale con meno di vent'anni di contributi. Ma tra i nomi eccellenti c’è anche Di Pietro.
Insulti e schiaffoni. A Montecitorio finisce in rissa. I deputati leghisti non hanno gradito la sortita di Gianfranco Fini, che martedì sera, da Ballarò, ha rinfacciato a Umberto Bossi di avere una moglie “baby pensionata”. «Non tolleriamo i soprusi e le ingiustizie», strepita il capogruppo alla Camera (a termine), Marco Reguzzoni. «Il suo comportamento è inopportuno», gridano i parlamentari del Carroccio, che chiedono le dimissioni del presidente della Camera. Ma Fini è imperturbabile: « Non è questa la sede in cui il presidente della Camera può dare risposte politiche; se lo facessi, avallerei l’accusa di partigianeria nei miei confronti che ritengo insussistente. Saranno altre le sedi in cui, se lo riterrò, eserciterò il diritto di replica». Nel frattempo il leader della Lega s’è già avvalso della facoltà di mandare Fini a quel paese.
Manuela Marrone, in Bossi, è andata in pensione a 39 anni. Anche se continua a insegnare in una scuola privata, la sua, come ha ingenuamente ricordato il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. La signora appartiene a una fortunata generazione, che ha potuto beneficiare di straordinari (e dissennati) privilegi previdenziali. Non ha violato alcuna legge. Ha soltanto approfittato di un’opportunità. La normativa prevedeva un tempo che le impiegate pubbliche con figli potessero ottenere l’assegno di anzianità, con appena 14 anni, 6 mesi e un 1 giorno di contributi versati. Tetto che saliva a 19 anni e mezzo, per gli uomini. E a 25 per i dipendenti degli enti locali. In Italia i baby pensionati sono 535.752 e costano 9,45 miliardi di euro. Il 65% per cento è al Nord: 110.497 in Lombardia. Seguono, nella classifica delle regioni a più alta presenza di baby pensionati, il Veneto, l’Emilia Romagna e il Piemonte. In soldoni, sei miliardi abbondanti finiscono in quella che Bossi chiamerebbe “Padania”. Non sarà un caso che il leader della Lega minacci fuoco e fiamme ogni qual volta si parli di interventi sulle pensioni d’anzianità. Ecco perché è difficile immaginare che il Carroccio possa accettare compromessi in materia previdenziale. Ed è così che Silvio Berlusconi si è presentato oggi a Bruxelles con una letterina di buoni propositi, invece che con una lista di provvedimenti varati.
La professoressa Marrone è in pensione dal 1992. E ha già un saldo attivo tra contributi versati e assegni incassati. La coniuge Bossi è in ottima, abbondante e perfino insospettabile compagnia. Due “colleghe” sono addirittura concentrate nella stessa famiglia. Quella di Giulio Tremonti. Sono baby pensionate, infatti, sia Fausta Beltrametti, sia Angiola Tremonti, rispettivamente moglie e sorella del ministro dell’Economia. Colui che sarebbe istituzionalmente competente, sia detto per inciso, a intervenire sulla spinosa materia pensionistica. E il cerchio si chiude, anzi no.
Perché c’è un baby pensionato che desta ancor più scalpore. Si chiama Antonio Di Pietro. È il leader dell’Italia dei Valori. Basa il suo messaggio politico su robuste dosi di demagogia. Ma non ha avuto alcun problema ad andare in pensione a 45 anni, nel 1995.
Tra i “giovani pensionati”, lato senso, si trova un altro nome che non ti aspetti. Quello di Cesare Romiti. È vero che il manager ha lavorato tutta la vita. Ma è altrettanto vero che l’ex amministratore delegato della Fiat è andato in pensione a soli 54 anni, nel 1977. Accomunato ma non travolto da un identico destino è il suo rivale storico, Carlo De Benedetti. L’editore del gruppo L’Espresso riscuote una pensione anticipata Inpdai dal 1993, quando aveva soltanto 58 anni. E da quel dì incassa un assegno mensile di quattromila euro. In questo stravagante elenco si trova anche Adriano Celentano. Il Molleggiato dal sermone facile, appena cinquantenne, si guadagnò una pensioncina che oggi ammonta a circa mille euro al mese. Era il lontano 1988. Altri tempi, altre prediche.
Fonte: oggi.it
I soldi delle pensioni NON sono dello Stato ma bensì della banca d'Italia. Questo istituto finanziario incamera i nostri risparmi per poi restituirceli quando non lavoreremo più e per aituarci a vivere una dignitosa vecchiaia. Questi soldi non provengono da Tasse! Che diritto hanno di metterci le mani nelle nostre tasche??? Non devono riformare un bel niente, anzi devono restituire i soldi presi incostituzionalmente da decenni per pagare la cassa integrazione, nel silenzio assenso dei sindacati!!
RispondiElimina