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sabato 7 gennaio 2012

Sicilia, il bilancio previsionale 2012 "non appare costruito in modo metodologicamente corretto"

Quanto attendibili sono i bilanci della Regione Siciliana? A ogni intervento della magistratura contabile l'interrogativo riaffiora e rinvigorisce gli avversari di Raffaele Lombardo, che guida il governo di Palazzo dei Normanni dal 2008 con una giunta anomala sorretta da Movimento per le autonomie, Pd e Futuro e libertà per l'Italia, da cui s'è da poco sfilato l'Udc.

La questione si è riproposta con la recente audizione, alla commissione Bilancio dell'Assemblea regionale, di Rita Arrigoni, presidente delle sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti. C'è un passaggio affilato della sua relazione dove si afferma che il bilancio previsionale 2012 «non appare costruito in modo metodologicamente corretto».

Le argomentazioni sono squisitamente tecniche: «Al fine di conseguire valori migliorativi rispetto ai saldi programmati, tale documento reca improprie correzioni di stanziamenti con l'intento di ripristinare successivamente, in sede di legge finanziaria o, addirittura, nel corso della gestione, la dotazione di tali poste nella misura ritenuta adeguata».

Traduzione: la Regione sottostima alcune voci del bilancio per poi correggerle nella fase di gestione dell'esercizio. «Il disavanzo tendenziale che dovrebbe risultare nel bilancio... è stato "coperto"... tramite una minore dotazione di tutta una serie di voci di spesa e la previsione di nuove entrate». All'inizio si finge di spendere meno come per dire ai cittadini e alle istituzioni «avete visto come siamo virtuosi?». Poi, nel corso della gestione, si fanno emergere le poste mancanti: operazione scorretta, perché gli aggiustamenti dovrebbero riguardare le novità effettivamente intervenute in corso d'opera. Il risultato di questa messinscena, che sposta avanti sempre di un anno i problemi finanziari senza mai risolverli, è la scarsa attendibilità del documento di previsione.

martedì 19 ottobre 2010

La Corte dei Conti: "corruzione e dissipazione nella pubblica amministrazione"

Durante la sua cerimonia di insediamento, il presidente Luigi Giampaolino ha sottolineato da un lato la difficoltà di ridurre la pressione fiscale, dall'altro il perdurare del malaffare nella pubblica amministrazione.

Non le ha mandate a dire il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel corso della sua cerimonia di insediamento tenutasi a Roma di fronte al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Fenomeni di corruzione e dissipazione", ha detto Giampaolino leggendo la sua relazione, sono ancora presenti nella pubblica amministrazione. "'Persistono e preoccupano i cittadini, ma anche le istituzioni - ha aggiunto - il cui prestigio ed affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli".

Il presidente dell'organismo di controllo della spesa pubblica ha poi puntato lo sguardo sugli effetti della crisi, che ha provocato una "perdita permanente" di risorse, rispetto alle previsioni, di 70 miliardi di euro di entrate e 130 mld di Pil. Ciò rende naturalmente ancora più necessaria una gestione attenta e oculata della finanza pubblica, ma - ha proseguito - non è facile tenere sotto controllo la spesa in momenti come l'attuale di prolungata bassa crescita economica. Esistono infatti "istanze non comprimibili di sostegno dei redditi più bassi e di garanzia delle prestazioni essenziali alla collettività" che rendono altresì difficoltoso "fissare obiettivi di riduzione della pressione fiscale aggregata".

Se dunque spendere di meno si può ma solo fino a un certo limite - pare questo il filo del ragionamento seguito dal presidente della Corte dei Conti - bisogna almeno "spendere validamente ed oculatamente così da favorire la crescita e lo sviluppo, non solo economico del Paese". La relazione di Giampaolino è stata conclusa dalla proposta di utilizzare il semestre di presidenza italiana della Ue per rafforzare il coordinamento "ex ante" delle politiche economiche, potenziando così la fase della prevenzione non solo degli illeciti puri e semplici ma anche di pratiche dannose per i bilanci degli Stati.

fonte. delleconomia.it