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venerdì 27 novembre 2009

Il processo breve


Il processo breve è il provvedimento che il governo Berlusconi sta studiando per abbreviare i tempi della giustizia, ma gli scontri ed i punti in sospeso sono ancora molti. In sostanza il processo non potrà durare più di 6 anni complessivi, 2 anni per ogni fase del processo, primo grado, appello e giudizio di legittimità, e si applicherà ai processi in corso che prevedono pene inferiori ai 10 anni di carcere, per i reati commessi prima del 2 maggio 2006, data dell’indulto.
Se viene oltrepassata la soglia dei 6 anni, il processo verrà estinto. Tale provvedimento però è escluso se l’imputato ha già avuto in passato una condanna grave, come il delitto. La proposta di legge, messa a punto da Niccolò Ghedini, è ora al vaglio del Senato ed ha avuto come firmatari oltre ai capogruppo del Pdl, anche quelli della Lega Nord.

Il problema della giustizia in Italia è molto grande e sono numerosi i richiami della comunità europea al nostro Stato per trovare una soluzione. L’Italia infatti è il Paese più litigioso con 3.687.965 processi civili in primo grado durante il 2006 ed in media i questi processi hanno una durata di 507 giorni, il doppio di Francia e Spagna. Eppure i fondi destinati alla giustizia sono 462 miliardi di euro, cifra inferiore solo quella di Germania e Inghilterra. Il numero di magistrati però è molto più basso rispetto agli altri Paesi dell’UE. In Italia si hanno 14,8 magistrati per 100mila abitanti, in Austria sono 22,8, in Germania 30,7, in Portogallo 29,9, mentre la Spagna ne ha il nostro stesso numero.


Alfano, ministro della Giustizia, le contrapposizioni sono state moltissime, soprattutto fra Associazione Nazionale dei Magistrati ed il ministro della Giustizia, Alfano. La contesa ruota attorno ai processi che verranno coinvolti e che probabilmente non potranno essere conclusi per il poco tempo a disposizione. L’ANM sostiene che saranno dal 40 al 50%, mentre Alfano sostiene che sarà solo L’1%.
Nell’ambito politico, lo scontro è fortissimo ed anche alcuni esponenti del Pdl restano dubbiosi. Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia in Parlamento, manifesta i suoi dubbi sui reati per immigrazione clandestina: «Suscita un certo stupore la scelta di includere nell’elenco dei reati di grave allarme sociale, come quelli di mafia e terrorismo, l’immigrazione clandestina che è una semplice contravvenzione peraltro punita con una banale ammenda». Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, invece sottolinea come: «Deve essere chiaro che questa non è la riforma della giustizia».

Dagli schieramenti opposti piovono critiche molto aspre, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, richiama il principio di uguaglianza di fronte alla legge, mentre il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro dichiara: «Miglialia di processi dei maggiori scandali italiani andranno tutti dichiarati estinti».
A richiamare il tema delle leggi ad personam ci pensa il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero che dice: «Il governo usa un problema vero per fare un provvedimento che ha come unico scopo quello di salvare Berlusconi dai processi».

La distanza fra maggioranza e opposizione appare ora incolmabile ed in molti invocano un abbassamento dei toni. I tempi di approvazione del ddl sono ancora poco chiari, ma si pensa che il provvedimento possa essere approvato prima delle vacanze natalizie e quindi essere reso effettivo con l’inizio del nuovo anno.

Cosa ne pensate sul "processo breve" ?