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mercoledì 28 settembre 2011

Napoli, acclamati i capi Camorra

"Quanto accaduto in occasione della Festa dei Gigli, organizzata nella sesta municipalità del Comune, è un episodio vergognoso che questa amministrazione non può che stigmatizzare. Come non possiamo che stigmatizzare quanti, rivestendo ruoli istituzionali laici o religiosi, prendono parte a simili occasioni, di fatto avallando il tentativo del crimine organizzato di controllare il tessuto sociale anche per mezzo di comportamenti 'simbolici' assolutamente inaccettabili".

Lo dice il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Il riferimento è alla vicenda del corteo di auto d'epoca con a bordo alcuni boss del quartiere di Barra, a Napoli, della decisione di dedicare, da parte di alcuni esponenti della criminalità organizzata, un minuto di silenzio 'ai nostri morti' e alla benedizione finale da parte del parroco.

"Nonostante partecipi, in qualità di sindaco, alle feste popolari tradizionali della città, personalmente non ero a quella dei Gigli, ma sono restato indignato nel vedere il video pubblicato sul sito de L'Espresso che ritrae i boss del quartiere di Barra-San Giovanni mentre indisturbati circolano a bordo di una Rolls Royce bianca, accompagnati da applausi e palloncini svolazzanti, con quell'atteggiamento sfrontato di chi crede di essere padrone della città e vuole inviare un messaggio 'simbolico' di predominio sulle istituzioni".

Nel video:
Il boss Angelo Cuccaro, scarcerato nel 2010 dopo dieci anni di reclusione. Camicia blu, cappellino da baseball bianco sul capo.
Uno dei due "padrini del giglio", cioè colui che di fatto ha dato il via alla festa, è suo padre Antonio Cuccaro, che al suo arrivo ha dispensato baci sulle labbra ai "picciotti" davanti all'occhio vigile del boss: un gesto che sta a indicare, secondo gli esperti, il totale e indissolubile legame che c'è nella famiglia.
La festa diventa anche occasione per lanciare, attraverso il megafono, messaggi destinati ai rivali.
Il boss pretende per sé gli uomini più forti, i musicisti migliori: la festa deve essere la manifestazione plastica del suo dominio totale sul territorio. Perché è colui che può dar lavoro e benessere, ma anche seminare morte. Può dosare gioie e dolori, concedere o sottrarre la festa, come un imperatore. Tutti lo sanno. Alla festa della camorra non si è sottratto nemmeno uno dei parroci del quartiere, quando si è trattato di benedire l'obelisco del clan con tanto di paramenti sacri nella piazza principale del quartiere.