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domenica 12 agosto 2012

I giovani pdl bocciano i big del partito

"Alfano un perdente, Cicchitto inadatto". I giovani pdl bocciano i big del partito. Le pagelle dei "Formattatori" che sono state rese pubbliche: Berlusconi resta da 10.

L'Angelino Alfano da 4,5, che "ha collezionato un anno di insuccessi e anziché formattare è stato formattato", e il "logoro" coordinatore La Russa da 3 tondo tondo. Il capogruppo Cicchitto "simbolo del vecchio", e l'ex ministra animalista Brambilla (tre anche lei), "buona solo per una lista cinque stalle". E poi la Carfagna, insufficiente, sebbene "la politica più amata dai mariti infedeli", e il Tremonti "fuggiasco", voto 2. Si salvano in pochi, nelle pagelle estive sui 25 dirigenti ed ex ministri del partito che i giovani #Formattatori del Pdl rendono pubbliche. È la fotografia impietosa di un rinnovamento mancato. Dopo che il segretario Alfano alla loro manifestazione di Pavia del 26 maggio aveva promesso al sindaco Alessandro Cattaneo, loro leader, e agli altri under 35 che tutto sarebbe cambiato. La più grande novità però è stata il ritorno di Berlusconi. La sufficienza o qualcosa in più solo per Bondi, Brunetta, Fazio, Fitto, Frattini, Galan, Gelmini, Meloni, Sacconi. Ecco le pagelle.

BERLUSCONI. "Rieccolo: voto 10 (come la maglia). C'è chi non ce l'ha e chi ne ha a volontà: questione di quid! Ha dimostrato che dopo di lui, nel partito, c'è il diluvio. Sempre protagonista: nel bene e nel male. Formattatore per eccellenza: doveva subire il parricidio e invece ha sepolto Alfano".

ALFANO. "Rimandato: voto 4,5. Ha collezionato un anno di insuccessi: doveva innovare il Pdl e invece si è trovato alle prese con la stagione delle tessere false. Doveva inaugurare il "partito degli onesti" e onestamente nulla è cambiato. Doveva vincere le amministrative e invece ha perso anche ad Agrigento, casa sua. Ha pure chiesto le dimissioni della Minetti e lei lo ha ignorato spassandosela in Sardegna. Insomma, doveva essere il vero formattatore del partito invece è stato formattato".

LA RUSSA. "Logoro: voto 3. Dinanzi al crollo del Pdl, l'unica analisi che ha consegnato alla storia è la similitudine tra Grillo e il Berlusconi del '94, smentita poi dal capo. Più gaffe che voti".

VERDINI. "Highlander. Voto: 6. Furbo, scaltro, spregiudicato come pochi. Non conosce la parola sconfitta, come alle amministrative. Anche se in Toscana, la sua regione, ormai il Pdl governa solo a Prato. Disposto a tutto pur di sopravvivere".

CICCHITTO. "Calligrafo. Voto: 5,5. "È il simbolo del vecchio. Inadatto a fare il capogruppo, troppo ruvido, scostante e respingente. Se il Pdl alla Camera è passato da 277 deputati agli attuali 209 una responsabilità ce l'avrà, o no? Competente nelle analisi politiche, scrive bei libri".

GASPARRI. "Fomentatore. Voto: 5. Aveva detto a Berlusconi che i finiani ai tempi del 14 dicembre erano quattro gatti. Il Pdl si è salvato per un voto. Poco televisivo, ma passionale. A lui preferiamo Neri Marcorè".

BRAMBILLA. "Bestiale. Voto: 3. Promuovitalia. Cos'è? Non lo sa nessuno, eppure è un'agenzia voluta dall'ex ministro per aiutare il turismo, così fondamentale da finire sotto la scure della spending review. Impegnatissima sul fronte animalista, riscuote molto credito tra i quadrupedi. Forse perché loro, non parlando, non possono replicare... Buona solo per una Lista Cinque Stalle".

CARFAGNA. "Trasformista. Voto: 5,5. Vicina agli anta, nonostante l'ingresso in Parlamento di carne più fresca, detiene ancora lo scettro de "la politica più amata dai mariti infedeli". Tutti le riconoscono il buon lavoro come ministro (soprattutto la sinistra sui gay). Si è un po' eclissata da semplice deputato: un po' frondista al governo, terzopolista nelle relazioni, velina ingrata con Berlusconi".

MATTEOLI. "Stantio. Voto: 4. Capobastone della vecchia politica, pare il rappresentante di un mondo che dovrebbe essere seppellito. Imitando i formattatori ha organizzato a giugno un incontro coi giovani, per rinfrescarsi l'immagine. Peccato che la sala fosse vuota. Siede ininterrottamente da 30 anni in Parlamento. E punta a ricandidarsi. Si goda la pensione".

PRESTIGIACOMO. "Non pervenuta. Voto: 4. Forse se lo ricordano in pochi, ma è ministro dell'Ambiente uscente. A Taranto chiude l'Ilva e l'unica cosa che lei riesce a dire è "Micciché è un ottimo candidato per le regionali siciliane"".

ROMANI. "Approfittatore. Voto: 4. I soldi per la banda larga sono spariti. L'agenda digitale non c'è stata. Ha fatto il ministro e non ce ne siamo accorti. In compenso ha perso le amministrative a Monza, città di cui è commissario".

SCAJOLA. "Incompiuto. Voto: 5. Non riesce mai a fare il ministro perché prima uno scandalo poi un altro l'hanno costretto a dimettersi. Per il cambiamento speriamo rimanga fuori dalle liste, anche a sua insaputa".

TREMONTI. "Fuggiasco. Voto: 2. Insieme con Fini, è la causa del logoramento di Berlusconi. Nonostante Aspen, libri e titoli ha dimostrato di non avere capacità di leadership abbandonando i suoi più fidati uomini (vedi Milanese) e brillando per le sue assenze parlamentari da quando non è più ministro".

VITO. "Vito chi? Ricercato. Senza voto".

Fonte: repubblica.it/

mercoledì 22 febbraio 2012

Lo scandalo tesseramento porterà a delle liste civiche senza simbolo pdl?

Berlusconi corre ai ripari e convoca lo stato maggiore del Pdl per tappare le falle che si stanno aprendo nel partito. Anche a costo di far scomparire il simbolo alle amministrative di maggio, sotto le mentite spoglie delle liste civiche.

La riunione con dirigenti, coordinatori regionali e nazionali, si è tenuta l'altra sera non ad Arcore, come di consueto, ma a Lesmo, in Brianza, nella residenza di villa Gernetto, una cui ala dovrebbe diventare sede di un'università.

Là il Cavaliere ha manifestato tutta la sua irritazione per gli scandali delle tessere false e del tira e molla sui congressi che, al di là dei tentativi di minimizzare, sta mettendo a rischio gli equilibri interni. La tensione tra «falchi» e «colombe» è altissima nell'imminenza di una tornata elettorale che, secondo i sondaggi in circolazione, potrebbe provocare al Pdl una sonora sconfitta in mancanza di alleanze che al momento sono tutt'altro che consolidate.

Con la Lega, nelle città del Nord, i rapporti sono ai minimi termini e difficilmente si riuscirà a strappare un'intesa, se non nei centri minori. La speranza di molti, a cominciare da Berlusconi, è di riuscire almeno ad accorciare le distanze con l'Udc, in nome della comune appartenenza al Ppe, ma per adesso le trattative languono. Anzi, sembrano destinate a fallire per fare spazio ad altri scenari.
I vertici del Terzo polo, Fini (Fli), Casini (Udc) e Rutelli (Api) hanno discusso per circa due ore di come accelerare il progetto di varare un contenitore politico (potrebbe chiamarsi partito della nazione) in grado di attrarre i moderati di tutti i fronti. L'obiettivo è di lanciare l'operazione in coincidenza con le amministrative - Fli parte a marzo; l'Udc a maggio - nel tentativo di cominciare a sparigliare le carte (le logiche del bipolarismo) in vista delle prossime politiche. «Con Fini siamo in perfetta sintonia - ha precisato Casini - anche sul contenitore».

Ce n'è abbastanza, dunque, per tenere in allerta Pd e Pdl. Anche se in questi giorni è il partito di Berlusconi a temere il peggio, gravato com'è dal danno d'immagine causato dal tesseramento e dall'indice di gradimento popolare che i sondaggi danno in alcune regioni sceso addirittura al 10 per cento. Per questo, si sta facendo largo l'idea di congelare il simbolo in favore di liste civiche che avrebbero un doppio vantaggio: avvicinare gli elettori moderati non necessariamente in competizione con il Terzo polo (alcuni candidati potrebbero essere scelti di comune accordo, soprattutto nei centri più importanti: Palermo, Genova, Verona, L'Aquila, Lecce) ed evitare il confronto dei risultati elettorali con le precedenti elezioni.
Berlusconi ha smentito l'ipotesi: «Sono voci senza senso». Ma Formigoni ha chiarito: «Le liste civiche non devono nascere necessariamente in sostituzione del Pdl, ma per affiancarlo».
 Si tratta, però, di una soluzione tutt'altro che gradita alla componente ex-An che rischierebbe di sparire. «Chi crede che scomparirà il simbolo del Pdl si sbaglia di grosso», mette in chiaro uno dei tre coordinatori, La Russa, in linea con l'ex-ministro Matteoli: «Solamente una mente malata potrebbe concepire l'idea di rinunciare a un simbolo che ha ottenuto qualcosa come il 35-36 per cento dei consensi». Molto più possibilista è il capogruppo alla Camera, Cicchitto, che non esclude «affatto la presentazione di liste civiche, da sole o insieme con quelle del Pdl: quello che va escluso è la generalizzazione». Ma c'è anche chi, come l'ex-ministro Galan, propone la via del ritorno al passato: «Meglio una lista Forza Italia senza Pdl. Facciamo una prova e vediamo cosa succede».

domenica 8 gennaio 2012

Pdl+Udc di nuovo insieme? Forse sì. Occhio a Palermo

In questa fase di grande sobrietà della politica, per capire quello che si muove sotto il velo della solidarietà nazionale bisogna fermarsi un attimo e farsi un giro in qualche piccola realtà politica territoriale. In questo senso, uno dei migliori contesti da studiare per capire cosa si muove dietro le quinte del clima di unità nazionale è quello che si sta materializzando in Sicilia, e in particolare quello che si sta materializzando a Palermo in vista della prossima campagna elettorale per le comunali.

E dalle parti del centrodestra, in effetti, sta succedendo qualcosa di interessante: sta succedendo che proprio nella regione in cui il Pdl berlusconiano ha offerto agli osservatori i primi segnali di difficoltà (due anni fa, per dire, il Pdl, nella regione del famoso 61 a 0 di Forza Italia, fu estromesso nel terzo rimpasto della giunta Lombardo) oggi il Pdl sta provando a fare la stessa cosa che sta tentando a livello nazionale il segretario (siciliano) del partito Angelino Alfano: stringere un patto con l’Udc e lavorare su un progetto comune.

Ebbene, in Sicilia, a Palermo, quel progetto comune esiste: Pdl e Udc, dopo anni di grande diffidenza, stanno provando nuovamente a dialogare e stanno cercando in particolare di trovare un candidato buono da poter appoggiare insieme in modo coerente. Al momento la persona giusta potrebbe essere il rettore Roberto Lagalla, ma di sicuro se in Sicilia il riavvicinamento tra Pdl e Udc (che tra l’altro in questo modo uscirebbe dal terzo polo, che proprio in Sicilia aveva mosso i suoi primi passi) dovesse concretizzarsi la notizia non potrebbe che far piacere a tutti coloro che nel resto d’Italia sognano di poter mettere sempre più a fuoco un nuovo centrodestra ispirato al modello del Ppe (Partito Popolare Europeo).

Fonte: ilfoglio.it

lunedì 10 ottobre 2011

I frondisti all'attacco del Premier

Le lancette dell'orologio sembrano tornate indietro quasi ad un anno fà. Oggi come allora si tenta l'agguato a Berlusconi.
Il 14 dicembre 2010 ci provarono Fini e Casini ma il tentantivo non riuscì. Oggi sembrerebbero volerci provare i "frondisti" capeggiati da Scaiola e Pisano.

Un colpo di mano che potrebbe avvenire in occasione dei passaggi parlamentari della legge sulle intercettazioni, in aula mercoledì 12 ottobre 2011, e del decreto sviluppo previsto il prossimo 20 ottobre 2011.



Ma chi sono i "Frondisti" ?!
L' area dei frondisti nel Pdl dovrebbe esser circoscritta ad una quarantina tra deputati e senatori che si riconoscono nelle posizioni dell' ex ministro Claudio Scaiola o del presidente della commissione Antimafia Beppe Pisanu: un nucleo accusato di ribellismò o di tradimentò dai berluscones più fedeli, e guardati con diffidenza e apprensione dai vertici del Partito, a cui vanno aggiunti alcuni parlamentari della maggioranza che fanno parte di Forza Sud, del gruppo misto o dei responsabili. In tutto si tratterebbe di almeno una quarantina: 30 deputati e 10 senatori che si incontrano con discrezione e intendono dar vita ad un documento articolato da sottoporre al presidente del Consiglio in cui si chiede» un cambio di passo una scossa come ha detto ieri Scajola a Sant Vincent.

Ma non è escluso l'invito al passo indietro del Cavaliere come apertamente chiede da tempo Pisanu. Stilare la lista dei dissidenti è quasi impossibile, un pò perchè c'è un clima da caccia al nemico interno e un pò perchè questo malpancismo sotto traccia non si è ancora enucleato in qualcosa di scritto o in una corrente alla luce del sole.

Comunque i nomi che più circolano riguardano 13 deputati del Pdl con Scajola tra cui sembra ci siano Ignazio Abrignani, Roberto Antonione, Massimo Berruti, Roberto Cassinelli, Salvatore Cicu, Fabio Gava, Gaetano Pecorella, Michele Scandroglio, e 10 senatori.
Tra i nomi che sono circolati ci sarebbero i senatori Franco Orsi, Raffaele Lauro, Giuseppe Saro ma anche a Palazzo madama sono piovute smentite. Tra i "congiurati", sulla stampa sono finiti anche i nomi del presidente della commissione Esteri Lamberto Dini e l'ex presidente del Senato Marcello Pera. Entrambi hanno smentito ipotesi di congiura o atteggiamenti carbonari.

Al di là della cerchia dei parlamentari del Pdl, andrebbero ad ingrossare le file dei frondisti quattro deputati del gruppo misto fuoriusciti dal partito di Berlusconi, tra cui Mario Baccini e Santo Versace, sei deputati di Forza Sud: oltre a Gianfranco Miccichè ci sarebbero Giuseppe Fallica e Gianfranco Grimaldi.

Anche tra i responsabili di Scilipoti, che sono venuti in soccorso di Berlusconi dopo lo strappo dei finiani ci sarebbero almeno tre frondisti. A Palazzo Madama, oltre alla cerchia del Pdl ci sarebbero, tra i frondisti, i senatori di Forza Sud Adriana Poli Bortone, Roberto Centaro e Salvo Flores. Fuori dal Parlamento non mancano le voci di chi come il sindaco di Roma Gianni Alemanno, la presidente del Lazio Renata Polverini e della Lombardia Roberto Formigoni, non hanno fatto mancare le loro critiche all'esecutivo.

lunedì 26 settembre 2011

Ponte sullo Stretto: a Messina, oltre ai cinesi, sbarcano gli olandesi

Dopo i cinesi, in riva allo Stretto arrivano gli olandesi.

L’idea del ponte piace anche a loro e così ieri mattina una delegazione di ingegneri ed architetti accompagnata dal deputato di Utrecht Johannes Binnekamp e dal sindaco di Geldermalsen Steven Wouter van Schaijck, si è incontrata con i rappresentanti della “Stretto di Messina”, la società costituita 20 anni fa per progettare, realizzare e gestire la mega opera e che dall’1 ottobre del 2007 è una controllata dall’Anas, che possiede l’81,848% del capitale sociale.

Scopo dell’incontro, farsi un’idea delle competenze italiane rispetto alla progettazione ed alla realizzazione di un’infrastruttura del genere. La visita degli olandesi a Messina ha seguito quella della delegazione cinese, composta dai rappresentati dei dicasteri dei Trasporti, delle Ferrovie, del Commercio e dell’Istituto per la pianificazione e ricerca dei trasporti. Anche in questo caso, il confronto è servito a misurare le competenze e le conoscenze reciproche rispetto ad un’opera analoga che si sta realizzando in Cina, il ponte dello Stretto di Qiongzhou. Infrastruttura voluta dal governo centrale per portare l’alta velocità ferroviaria dal Continente all’isola di Hainan, che è un importante centro economico e turistico della Cina meridionale.

Intanto le polemiche rispetto alle cosiddette opere compensative connesse all’infrastruttura adesso toccano anche il PdL. Non a caso, nei giorni scorsi Enzo Garofalo, coordinatore comunale del partito e componente della Commissione Trasporti della Camera, ha convocato una riunione tra i vertici locali.
In discussione, l’Accordo di programma tra il ministero delle Infrastrutture, la Regione Sicilia e la Regione Calabria, i Comuni di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni e RFI rispetto alla definizione degli impegni reciproci. I tagli delle somme destinate alle opere compensative, quelle cioè che dovrebbero in qualche modo risarcire i tre comuni degli innegabili disagi cui inevitabilmente si andrà incontro durante la realizzazione del ponte, adesso iniziano a preoccupare anche chi è al governo. E così, anche se durante l’incontro il PDL messinese ha ribadito l’importanza strategica dell’opera all’interno della rete europea dei trasporti, è stato posto l’accento anche sulla necessità di definire una volta per tutte gli impegni che il Governo nazionale e quello regionale devono assumere rispetto alla realizzazione delle infrastrutture connesse all’opera.
fonte: economiasicilia.com

Finirà che cinesi e olandesi si faranno il ponte e a noi, invece, resterà solamente il nostro nostro know how.

giovedì 3 marzo 2011

Comunicato Stampa


Menfi lì 03/03/2011
COMUNICATO STAMPA
I sottoscritti Consiglieri Comunali Luigi La Placa, Emanuele Scarpuzza, Giuseppe Sutera, Antonino Taffari, Antonino Buscemi, Giuseppe Errante, Calogero Lanzarone e Antonino Corsentino, esponenti rispettivamente della Lista PDL, "Uniti per il Futuro", e "Menfi libera e democratica”:
CHIEDONO
al Sindaco di Menfi di velocizzare quanto più possibile i tempi burocratici per l’inizio dei cantieri scuola, altresì chiedono che per la nomina dei tecnici venga predisposta in tempi brevi una lista tramite un bando pubblico che tenga conto delle professionalità locali.
I nominativi necessari dovranno poi essere selezionati tramite sorteggio pubblico.

mercoledì 10 novembre 2010

Menfi, lettera di minacce al sindaco Botta

Lettera di minacce indirizzata al sindaco di Menfi, Michele Botta (Pdl), e alla sua famiglia. E' stata trovata nella buca per le lettere dell'abitazione dell'amministratore, in via Risorgimento a Menfi.

"O te ne vai o ti succederà qualcosa di brutto!', c'era scritto nella missiva che sarebbe stata infilata nella cassetta della posta nel tardo pomeriggio di ieri. Indagano i carabinieri.
"Sono amareggiato - afferma Botta - soprattutto perché questa vicenda coinvolge anche i miei cari. In ogni caso intendo andare avanti con la stessa determinazione che ho avuto fino ad oggi".


Solidarietà a Botta è stata espressa dal parlamentare Giuseppe Marinello: "Condanniamo l'atto intimidatorio rivolto al sindaco, dice - convinti che l'attività politica di un amministratore ed eventuali critiche al suo operato vanno formulate nelle sedi opportune ed istituzionali e sempre nell'ambito di una sana dialettica politica”.

fonte: gds.it

domenica 31 ottobre 2010

Comunicato Stampa


COMUNICATO STAMPA
 
I sottoscritti Consiglieri Comunali Luigi La Placa, Emanuele Scarpuzza, Giuseppe Sutera, Antonino Taffari, Antonino Buscemi, Giuseppe Errante, Calogero Lanzarone e Antonino Corsentino, esponenti rispettivamente della Lista “PDL” "Uniti per il Futuro", e "Menfi Libera e Democratica", eletti nel giugno del 2008, apprendono con vivo stupore la decisione presa dal Sindaco Michele Botta di estromettere dal nuovo esecutivo tutte le forze politiche che hanno permesso la sua elezione sostenendone con tenacia e vigore l'azione politica e il programma elettorale.

Ad oggi, non ci sono state comunicate le VERE motivazioni politiche della scelta UNILATERALE, considerato che non è mai mancata la fiducia, il sostegno, la lealtà all'azione amministrativa intrapresa dal Sindaco.

Riteniamo pertanto chiusa questa fase politica che ha visto protagonista solo il Sindaco Botta, UNICO responsabile di una gestione politica-amministrativa avventata, incapace di gestire e governare quel tanto agognato processo di cambiamento, nonostante gli sforzi e le energie profuse dai sottoscritti.
Abbiamo creduto e sostenuto, con assoluto senso di responsabilità l’azione amministrativa, ma a distanza di più di due anni, dobbiamo registrare che ci siamo esposti e sacrificati per una mera illusione. L'azione messa in atto dal primo cittadino è uno schiaffo alla volontà popolare, pertanto, non riconosciamo legittimazione politica a un diverso percorso amministrativo, poiché lo stesso non è stato sottoposto al vaglio del consenso popolare.

Continueremo, così come fatto finora, a sostenere le progettualità e le iniziative atte a creare sviluppo e crescita nella nostra città, con la serietà e la lealtà che ci ha sempre contraddistinto. Reiteriamo l’impegno a proseguire un sinergico e costruttivo confronto con tutta la società civile e le forze imprenditoriali capaci di intervenire nel tessuto economico della città, per elaborare progetti che diano lustro e dignità al nostro paese, al fine di colmare il solco tra società e classe politica.

Siamo stati e siamo comunque fermamente convinti che di fronte alle questioni riguardanti il futuro del nostro paese, le forze politiche e gli uomini che le rappresentano, ognuno nel rispetto delle proprie posizioni, debbano trovare una linea di coesione e una forte unità d’intenti, superando contrasti e divisioni, quando sono in gioco gli interessi vitali dell’intera comunità.

I CITTADINI MENFITANI NON POTREBBERO CHE APPREZZARE.
 

martedì 21 settembre 2010

Menfi: il sindaco azzera la giunta

Alla vigilia della presentazione del nuovo governo regionale in Sicilia, che nasce dopo la frattura tra il governatore Raffaele Lombardo e il gruppo dei "ribelli" del Pdl legati a Gianfranco Micciché, il sindaco di Menfi, Michele Botta (Pdl) ha azzerato la sua  giunta.

"In coerenza con quanto dichiarato nell'ultimo consiglio comunale, intendo instaurare un nuovo clima di intesa nel rapporto tra i diversi attori auspicando il ritorno ad una fattiva e costruttiva collaborazione che veda coinvolti tutti gli uomini di buona volontà che hanno a cuore le sorti della Città.

Nessuna città può sostenere un lungo periodo di instabilità politica perché l'incertezza condiziona negativamente l'attività amministrativa dell'ente e rischia di farci arrivare impreparati alle grandi sfide che ci aspettano nei prossimi anni.

Ho ritenuto opportuno revocare gli incarichi assessoriali ed avviare un confronto con tutte le rappresentanze politiche presenti in consiglio comunale per dare alla città un'amministrazione che dovrà caratterizzarsi per: stabilità, efficenza e qualità. Un'amministrazione che sia sostenuta da una maggioranza coesa e determinata.

Credo che questa mia richiesta non possa passare inascoltata non solo da chi ha abbracciato il Programma Elettorale, ma anche da chi ha condiviso e condivide con me le Grandi Tematiche per il futuro della città.
"

IL SINDACO
dott. Michele Botta

martedì 20 aprile 2010

Fini: "Resto, ma Berlusconi deve accettare il dissenso"


ROMA - Resta, ma non tace. Semmai organizza quel dissenso all'interno del Pdl a cui vuol dare voce. Se gli verrà permesso, ovviamente. Gianfranco Fini raccoglie i suoi fedelissimi e rilancia le critiche al Pdl ("deve essere libero e non può essere il partito nato dal Predellino"), negando, però, di aver posto questioni "personalistiche" o di "organigramma".
Fini vede un partito che, visto il rapporto privilegiato con la Lega, si muove con scarsa "attenzione alla coesione sociale del Paese". Poi avverte: "Non penso a scissioni o a elezioni e non cerco poltrone: ma non ho intenzione di stare zitto e farmi da parte". Svanisce, così, l'ipotesi di fare gruppi autonomi. Si concretizza invece la nascita di una corrente di minoranza che vede in Fini il suo leader.

La terza carica dello Stato si presenta a questo appuntamento (blindato ai cronisti) con addosso gli occhi del mondo politico. E non poteva essere altrimenti dopo lo scontro con Berlusconi. In sala sono una cinquantina. Tra gli altri, Baldassarri, Siliquini, Laboccetta, Menia (che polemizza con Bocchino), Barbareschi, Tremaglia, Granata, Napoli, Bocchino, Ronchi, Paglia e Urso. Fini parte così: "Ci sono dei momenti in cui bisogna guardarsi allo specchio". Richiama Ezra Pound quando dice che "bisogna essere disposti a rischiare per le proprie idee". E dice di volero fare senza esitazioni: "Questo è il momento. Questa è una fase complicata, non ce la facevo più a porre sempre le stesse questioni a Berlusconi".

Le questioni Fini le elenca l'una dopo l'altra. A partire dalla mancanza di "proposte precise sulle riforme", ai contrasti "politici e non personali" con Tremonti ("senza di lui saremmo come la Grecia"), al rapporto con la Lega "che è un alleato importante ma non può essere il dominus della coalizione". C'è questo ma non solo. C'è anche un disagio a stare in un partito in cui si dice, come ha fatto Berlusconi, che i libri di Roberto Saviano fanno un favore alla mafia: "Come è possibile dire che con il suo libro ha incrementato la camorra? Come si fa a essere d'accordo?. Nessuno nega che Berlusconi sia vittima di accanimento giudiziario, ma a volte dice delle cose sulle quali è difficile convenire...". Poi l'attenzione torna sul Pdl. Con la decisa negazione di tramare ai danni del premier: "Non credo di avere attentato al partito o al governo dicendo che su alcuni temi c'è una distanza politica. Ho posto solo questioni politiche, mai personalistiche, e sempre con spirito costruttivo".

Guarda alla direzione del Pdl di giovedì, il presidente della Camera. Se da quell'appuntamento uscirà "una pattuglia minoritaria in polemica con la maggioranza" significa "che ci sarà un confronto aperto". Ed allora, continua Fini, si aprirà "una fase nuova". Che, però, porterà con sè un interrogativo ancora irrisolto: "Il dissenso interno può esistere o siamo il partito del predellino?. Spero che Berlusconi accetti che esista un dissenso, vedremo quali saranno i patti consentiti a questa minoranza interna. Sarà il momento della verità". E se alcuni giornali grideranno al tradimento, sappiano che "nove volte su dieci chi davanti ti dice sempre sì poi dietro ti tradisce".

Una lunga riflessione messa nero su bianco su un documento che 55 parlamentari firmano. Il testo finale riconosce Fini quale rappresentante della componente interna al Pdl e frena "il solo parlare di scissioni e di elezioni anticipate". Con questo mandato il presidente della Camera si presenterà giovedì alla direzione. Ma la platea che avrà davanti sarà sicuramente meno facile di quella di oggi.

Dentro il partito, però, molti nomi illustri hanno prese le distanze dal loro ex leader: La Russa, Gasparri, Alemanno, solo per citarne alcuni. Lui scivola sulla questione: "La componente che viene da An sarebbe dovuta restare unita, ma invece è andata diversamente". Ma proprio quella componente si mobilità fragorosamente, firmando un documento in cui si chiede di superare "definitivamente" le "quote di provenienza" tra gli ex di Alleanza Nazionale e di Forza Italia e di convocare un nuovo congresso. Riaffermando la scelta "irreversibile" del Pdl, che vogliono rafforzare "restando all'interno". Si tratta per ora, di 41 deputati e di 33 senatori, oltre al sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Per le prossime ore sono attese nuove adesioni. Primi firmatari il capo gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, e i ministri Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Giorgia Meloni. Tutti a chiedere un "costante, libero, proficuo confronto di idee", garantendo al massimo "la democrazia interna".

Nel frattempo, oggi pomeriggio, Berlusconi vedrà i coordinatori del Pdl. All'ordine del giorno la preparazione della direzione nazionale e non solo. Fonti parlamentari del partito riferiscono che si affronterà anche la questione legata alla nascita della minoranza interna di Fini. Più tardi, invece, è previsto anche un incontro tra il premier e Umberto Bossi.



Fonte repubblica.it