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giovedì 23 agosto 2012

Trivellazioni, occhi puntati sulla Sicilia

Occhi puntati sulla Sicilia, nella nuova corsa all'oro nero che in Italia, secondo il piano del ministro Passera, dovrebbe raddoppiare l'estrazione di greggio nei prossimi anni.

Al momento i permessi già accordati per fare ricerca di idrocarburi in acque italiane sono 26 e ben 42 le richieste per nuove esplorazioni. Tra le aree maggiormente interessate vi sono i fondali del Canale di Sicilia, tra Italia e Tunisia, dove si trova quasi la metà delle concessioni già accordate.

I permessi di ricerca già concessi nel Canale sono 11, quelli in via di valutazione 18, mentre i permessi per l'estrazione di idrocarburi (la cosiddetta "coltivazione") già concessi sono tre per un totale di quattro piattaforme attive al largo delle coste siciliane. Infine, tre sono le concessioni di coltivazione in via di valutazione. Le aree di maggior interesse per le compagnie petrolifere per il momento sono quelle al largo delle Egadi, il largo della costa tra Marsala e Mazara del Vallo e a sud della costa tra Sciacca e Gela. Le compagnie mostrano interesse anche per il Canale di Malta (tra Malta e la Sicilia) dove, per uno dei due permessi di ricerca già attivi, la compagnia titolare ha richiesto di perforare un pozzo esplorativo, un nuovo permesso di ricerca è in procinto di essere autorizzato e altri due sono stati richiesti proprio sotto Pozzallo.

A preoccupare gli ambientalisti ed i Comuni costieri è il nuovo decreto sugli incentivi ed il rilancio delle infrastrutture. Sostanzialmente il Ministro Corrado Passera ha ridotto il limite per gli interventi off shore che passa da 12 a 5 miglia marine. Le multinazionali proporranno nuovamente i loro progetti? Anche per tale movito, quasi tutti i Comuni costieri delle province di Agrigento e Trapani hanno firmato gli appelli che con allegate osservazioni a metà settembre verranno presentate al Ministero dello Sviluppo economico.

L'atto verrà fatto firmare anche ai candidati alle prossime elezioni regionali. Speriamo basti . . . .

mercoledì 9 novembre 2011

L’UE rafforza la protezione del Mediterraneo dagli effetti delle attività offshore

Il 17 ottobre scorso è stata presentata un’interrogazione alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo.

L’associazione Apnea Pantelleria ha collaborato con Rita Borsellino, parlamentare europea, e Dario Prestigiacomo, capo ufficio stampa della stessa, alla formulazione dell’interrogazione presentata al Parlamento Europeo, dove si è richiesta la posizione dell’UE in merito alle trivellazioni offshore e che, come già riconosciuto dal protocollo di Barcellona, i mari del Canale di Sicilia ed i banchi intorno a Pantelleria siano dichiarati siti di interesse comunitario e pertanto a qualsiasi titolo protetti.

Insieme a Greenpeace, al Comune di Pantelleria ed a quello di Sciacca , ai cittadini comuni, ai network di associazioni, alle confederazioni di pesca e turismo ed in collegamento con stesse forme di opposizione alle trivellazioni delle regioni Puglia, Marche e Abruzzo, sono stati presentati dei dossier scientifici per opporsi all’istanza di ricerche petrolifere chieste dalla società Audax Energy proprio sui bassifondi del Canale di Sicilia.  

Janez Potočnik, Commissario per l’Ambiente, ha dichiarato in proposito: Questa proposta completa la proposta legislativa per la sicurezza delle attività offshore nel settore degli idrocarburi. Essa ci consentirà di operare in stretta collaborazione con i nostri partner mediterranei non appartenenti all’UE, garantendo una migliore protezione di questo mare per tutti coloro che lo utilizzano”.

Grazie al “protocollo offshore”, il Mar Mediterraneo quindi può tirare un bel sospiro di sollievo. La ratifica del protocollo, da parte dell’UE, dovrebbe difatti scoraggiare gli investitori a ricercare il petrolio lungo le nostre coste, con il fine di salvaguardare e tutelare la qualità del nostro amato mare blu.

Commissione europea – Comunicato stampa 

domenica 5 settembre 2010

La Regione Sicilia blocca le trivellazioni in mare

Limitare le ricerche di idrocarburi sia nel mare che nell'entroterra siciliano.

E' l'atto di indirizzo varato dalla giunta regionale. La decisione arriva dopo le prese di posizione del governo regionale guidato da Raffaele Lombardo, avvenute nelle scorse settimane, "in seguito ai numerosi incidenti nelle piattaforme petrolifere in altre parti del mondò. "Un atto teso a prevenire - afferma una nota - l'attività di trivellazione, incompatibile con l'immenso patrimonio naturalistico, marino e paesaggistico della nostra isola".


"Con questa decisione abbiamo detto basta alle trivellazioni nei nostri mari - dice Lombardo - Un tema nel quale occorre cura, attenzione e un rigore estremo. Ci sono grandi gruppi che richiedono le autorizzazioni, certo, hanno referenti, dipendenti, uomini politici ben disposti ad ascoltarli. Ma vengono a prendere il petrolio da noi, e cosa ci danno? Due lire. Lo raffinano e a noi la benzina costa più cara che non nella Valle d'Aosta, dove costa la metà, ma anche nel Lazio o quant'altro. E noi per quattro posti di lavoro dobbiamo inghiottire veleno?"

"Ma quello che mi preoccupa però ancora di più è che non si diano autorizzazioni a perforare il mare. - afferma - E se ci sono buoni rapporti con la Libia, non servano solo per le parate militari, si facciano valere questi buoni rapporti, non tanto per dare addosso ai poveri emigrati che cercano lavoro, ma anche perché nelle acque territoriali di quei paesi, nel mare Mediterraneo, non si perfori. Perché se qua, in mare chiuso, succedesse un disastro come quello del golfo del Messico, il petrolio rimarrebbe ad avvelenare per milioni di anni uno dei mari più belli e la sua flora e la fauna, che per un'isola come la Sicilia è la vita". "Niente trivellazioni quindi e un intervento forte perché il governo - conclude - ottenga che il petrolio lo si vada a cercare dovunque ma non in quello che è il cosiddetto mare nostro".

fonte: gds.it