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venerdì 23 settembre 2011

Il tradimento può diventare un illecito civile da risarcire

Anche le corna danno diritto al risarcimento danni. Proprio così.

E' la Corte di Cassazione a stabilirlo con una sentenza che apre la strada per le vittime dei tradimenti alle giuste richieste risarcitorie. Ma non basta. Si può essere risarciti anche se la separazione è avvenuta in modo consensuale ossia senza l'addebito di colpa all'altro coniuge. Naturalmente, avverte la Corte, occorre distinguere perché c'è tradimento e tradimento.

Il risarcimento dei danni si può chiedere solo se il coniuge che ne fa domanda dimostra di aver subito una "lesione di un diritto costituzionalmente garantito". È il caso in cui ad esempio si dimostri che il tradimento "per le sue modalita' e in relazione alla specificita' della fattispecie, abbia dato luogo a lesione della salute del coniuge". In altri termini, i danni si possono chiedere, spiega la Corte (sentenza 18853 /2011) , se il tradimento "abbia trasmodato in comportamenti che, oltrepassando i limiti dell'offesa di per se' insita nella violazione dell'obbligo in questione" e "si siano concretizzati in atti specificamente lesivi della dignita' della persona, costituente bene costituzionalmente protetto".

Il caso esaminato da Piazza Cavour riguarda il caso di una donna che nei primi due gradi del giudizio si era vista respingere la domanda di risarcimento danni che aveva rivolto al suo ex marito fedifrago. I due coniugi si erano separati consensualmente e lei aveva chiesto il risarcimento del danno biologico ed esistenziale causatole dalla relazione extraconiugale che l'uomo aveva intrattenuto con un'altra donna sposata. La Corte dando ragione al coniuge tradito ha ora rimesso la causa alla Corte d'Appello di Genova che dovrà rivalutare il caso attenendosi al dettato della Cassazione. Il tradimento del coniuge è un vero e proprio «illecito civile» e come tale può essere risarcito in via autonoma, cioè anche fuori dal procedimento di separazione.

Una sentenza della Prima sezione civile della Cassazione (18852/11) rischia di rendere molto più "care" – nel vero senso della parola – le scappatelle/relazioni extraconiugali. Secondo i giudici, che hanno accolto le ragioni di una signora ligure (respinte per due volte dai tribunali di merito), le "corna" possono provocare un danno a diritti costituzionalmente garantiti, per esempio alla salute della persona tradita, determinando la responsabilità di chi lo ha provocato.

Uomo – e donna – avvisato, mezzo salvato...

sabato 28 maggio 2011

Cassazione: risarcimento per danni morali da movida

Il disco-pub turba la tranquillita' e il riposo dei cittadini? Scatta il risarcimento per danni morali da movida.

Lo ha stabilito la Cassazione operando un giro di vite nei confronti di quei locali notturni che, a causa dei rumori molesti e degli schiamazzi, turbano il sonno degli italiani. In particolare, la prima sezione penale ha convalidato un risarcimento per danni morali pari a 5mila euro nei confronti di Mario L. e del suo nucleo familiare a causa dei disturbi provocati dal disco-pub 'Bloom' di Soleto in provincia di Lecce.

Inoltre la Cassazione fa notare che l'articolo 659 del Codice penale che punisce appunto il disturbo della quiete dei cittadini non guarda tanto se siano stati superati i decibel ma si basa su "criteri di normale sensibilita' e tollerabilita' in un determinato contesto socio-ambientale".

Il che, specifica ancor meglio la Cassazione, vuol dire che "l'accertamento acustico operati dai tecnici dell'Arpa, in quanto accertamento di carattere amministrativo trasfuso in atto pubblico, non ha valore peritale ed e' come tale liberamente valutabile dal giudice che puo' basarsi su altri elementi probatori acquisiti agli atti per ritenere i rumori non connaturati al normale esercizio dell'attivita' lavorativa e al normale uso dei suoi mezzi tipici e causa di disturbo della quiete, a prescidere dalla conoscenza dei decibel raggiunti".

In questo modo piazza Cavour ha respinto il ricorso di Andrea T., titolare del disco-pub che, oltre a dovere risarcire la famiglia disturbata con 5mila euro, e' stato anche multato per 300 euro.

A scanso di equivoci la Cassazione ricorda che per far scattare la multa prevista dall'art. 659 c.p. "e' necessario che le emissioni sonore rumorose siano potenzialmente idonee a disturbare il riposo o le occupazioni di un numero indeterminato di persone, anche se non tutte siano state poi in concreto disturbate e una sola di esse si sia in concreto lamentata".

Fonte: adnkronos