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sabato 17 marzo 2012

Si è sempre "onorevoli" anche se indagati per mazzette

Sta accadendo un fatto inspiegabile. In Sicilia se un politico viene preso con la mazzetta in mano per favorire un appalto lo arrestano o lo mandano ai domiciliari (vedi il caso Vitrano), in Lombardia il politico viene inquisito, ma resta al suo posto e non si dimette nemmeno se gli sparano.
E' accaduto troppe volte: Filippo Penati, ex braccio destro di Bersani, è accusato di corruzione ed è rimasto tranquillamente nel Consiglio regionale pur essendosi dimesso da vicepresidente. Il leghista Davide Boni avrebbe intascato un milione che pare abbia passato al partito, ma dice di essere innocente ed è rimasto al suo posto pur essendo passato al gruppo misto refugium peccatorum. E ha avuto la solidarietà pelosa di Bossi, che ha detto: «Me ne frego dei giudici».

L'ultimo caso riguarda il consigliere regionale del Pdl, Angelo Giammario, anche lui indagato per corruzione. In sostanza questi signori dicono: ci riteniamo innocenti, vale la presunzione di innocenza e lasciamo che la magistratura faccia il suo lavoro. Ma siccome tutti sappiamo che tra inchiesta, primo grado, appello e Cassazione passano almeno dieci anni il risultato è che siamo costretti a tenerci questi amministratori accusati di pesanti reati per un tempo infinito. Ai tempi del procuratore Borrelli e del team di Mani pulite queste cose non accadevano, anzi a volte si eccedeva.
In un'azienda privata se un cassiere ruba il suo principale lo licenzia subito, nella pubblica amministrazione il servitore (presunto) infedele dello Stato resta al suo posto con la possibilità che in attesa della sentenza definitiva continui a rubare.

Il governo Monti punta alla moralizzazione, alla correttezza dei comportamenti degli appartenenti alle Istituzioni, ma se le cose proseguono in questo modo non c'è speranza: i ladri continueranno a fare i ladri per sé o per il proprio partito.
Ci sarebbe un modo per sistemare le cose, e cioè fare una legge in base alla quale il politico che è indagato si deve sospendere dalla carica che occupa fino a che una sentenza stabilisca che è innocente e quindi può tornare al suo posto, altrimenti va in galera. E siccome i politici obietteranno che sospendersi in attesa del giudizio finale significa uscire dal giro per un decennio, si possono prevedere appositi tribunali speciali per questo tipo di reati che prenda decisioni rapide in tutti i tre gradi di giudizio. Il Parlamento sarà contrario a votare una tale legge, ma così non si emenderà mai.

domenica 5 febbraio 2012

Equitalia mandi gli ispettori anche in Parlamento

Lusi, ex tesoriere della Margherita ed oggi senatore del Partito Democratico, ha ammesso la sottrazione di 13 milioni di euro di rimborsi elettorali, e dunque di soldi pubblici, dalle casse del partito. Il partito ne ha preso le distanze, e lo ha espulso dal proprio Gruppo in Senato.

Sommessamente mi chiedo: visto che il fisco sta attenzionando esercizi commerciali, imprese, conti correnti, non sarebbe utile, alla luce di ciò, mandare gli ispettori anche in Parlamento?

Le Riflessioni
Perchè i cittadini devono pagare la nuova tassa sugli immobili, l'Imu, mentre i partiti no? Eppure, i partiti, ne possiedono moltissimi di immobili e non solo non pagano alcuna tassa ma, in più, riescono con dei trucchi contabili, a mettere nei bilanci un valore catastale di questi immobili che è di 10 o più volte inferiore rispetto al valore reale, per avere delle rendite catastali più basse.

Perchè un politico se ruba denaro pubblico non dovrebbe subire la confisca dei beni, come si fa con i mafiosi? Secondo la legge il tesoriere di un partito è semplicemente l'amministratore di un'associazione privata, come può esserlo il Segretario del circolo del tennis o degli amici della birra e quindi, se stiamo alla legge, non può essere così. I partiti, dal punto di vista giuridico, non hanno niente di diverso da queste associazioni culturali private, con la differenza, però, che prendono mezzo miliardo di Euro di rimborsi elettorali ogni volta che votiamo. Non essendo soggetti pubblici, i partiti non sono soggetti alle leggi che riguardano, ad esempio, gli enti pubblici, alla giurisdizione della Corte dei Conti e anche al Codice Penale che punisce i reati contro la pubblica amministrazione. Luigi Lusi, infatti, non è accusato di peculato che è un reato molto grave, punito fino a 10 anni di reclusione, ma soltanto di appropriazione indebita che è una cosa molto più lieve; solo il partito, infatti, può accusarlo di avere fatto una cosa indebita, ma non è punibile dal punto di vista penale. Questo è il paradosso: se a sottrarre dei soldi fosse il tesoriere di un Comune si configurerebbe un reato grave contro il denaro pubblico e i soldi dei contribuenti, mentre se il tesoriere di un partito prende 13 milioni di Euro, che sono sempre soldi nostri, quello stesso reato non è configurabile, perché una volta che diamo i soldi ai partiti diventano cosa loro e ci fanno quello che gli pare.

Perchè i partiti non rischiano nulla se presentano dei bilanci che almeno nella metà dei casi hanno delle omissioni? L'organismo che può controllare i rendiconti dei partiti, ovvero il Collegio dei Revisori dei Conti della Camera formato da 5 tributaristi nominati dai Presidenti di Camera e Senato, nella sua relazione annuale scrive sempre testualmente: 'noi non possiamo, in base alla legge, verificare la corrispondenza tra le spese dichiarate e le spese sostenute'. Questo vuol dire che se un partito dichiara di aver speso 200 mila Euro per ristrutturare la sua sede, i revisori non possono chiedere prova di questa spesa. Dunque, non possiamo sapere se i soldi vengono spesi effettivamente come affermano i partiti, oppure se sono stati usati in un altro modo; poi ogni tanto scopriamo che i tesorieri o altri tra i pochissimi che dentro i partiti amministrano le risorse, magari hanno comprato casa in centro a Roma con i soldi del partito, che alla fine sono soldi nostri.

I partiti, per non pagare, usano il trucco della Fondazione, perchè? Le fondazioni non fanno capo ai partiti, ma a dei singoli politici. Inoltre, i partiti, hanno l'obbligo parziale di dichiarare chi li finanzia, per le fondazioni questo obbligo non c'è, quindi un politico può farsi il suo orticello di finanziatori, di lobbisti che gli danno un sacco di soldi senza che nessuno sappia chi sostiene, ad esempio, la fondazione di D'Alema, quella di Cicchitto, quella di Quagliarello o quella di Gianfranco Fini.


Cambiamo Equitalia con Equa Italia? Neppure l'ingiustizia è uguale per tutti.