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venerdì 1 aprile 2011

I rifugiati vanno in Svezia e Usa

Un rapporto Onu appena pubblicato sfata molti luoghi comuni: Stati Uniti e Nord Europa accolgono molti più 'richiedenti asilo' di noi.
E perfino Paesi come Turchia, Egitto e Kenya si mostrano più accoglienti.


Nel dossier pubblicato dall'Espresso (redatto prima dell'attuale emergenza profughi) emerge che nel corso del 2010 le richieste all'Italia sono crollate, con un incredibile meno 53 per cento rispetto al 2009. In totale sono state 8.200. Se nel 2008 eravamo la quinta meta al mondo per chi cercava di farsi riconoscere lo status di rifugiato, oggi siamo al quattordicesimo posto. Secondo Eurostat, che si basa sui dati forniti dagli istituti nazionali di statistica e i ministeri dell'Interno della Ue, le richieste verso l'Italia sono un po' di più: 10.050. Ad ogni modo, settemila sono state rifiutate. E per due immigrati su tre è arrivato il foglio di via.

Reietti in patria e poco graditi nei paesi più ricchi del pianeta. Sono i richiedenti asilo, uomini e donne che fuggono da paesi in guerra o da regimi dittatoriali e che sono stati monitorati nel rapporto appena reso noto dall'Unhcr (l'alto commissariato Onu), uno studio prende in considerazione tutti i paesi del continente europeo più Stati Uniti, Australia, Canada, Corea del Sud, Giappone, Nuova Zelanda e Turchia.

Non cambia però la sostanza: pur trovandoci al centro del mar Mediterraneo il nostro ruolo nell'accoglienza dei richiedenti asilo è tutto sommato marginale.

Secondo l'Unhcr «il calo va attribuito anche alle politiche restrittive attuate nel canale di Sicilia da Italia e Libia, tra i quali i respingimenti in alto mare». Un'analisi condivisa anche da Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati: «Prima del 2008, cioè prima che venisse siglato l'accordo di amicizia con Gheddafi, il flusso di rifugiati dai paesi sub-sahariani era molto elevato. Nel 2010 queste nazionalità sono diventate quasi irrilevanti. Al loro posto arrivano afghani, pakistani e ceceni. In aereo, a piedi o in nave attraverso i porti dell'Adriatico».

Il crollo delle richieste d'asilo nell'Europa meridionale viene compensato da aumenti in altri paesi. La Germania registra un più 49 per cento la Svezia e la Danimarca toccano il più 30 per cento. Cifre in aumento anche per Turchia, Belgio e Francia. All'interno dell'Europa la spaccatura tra paesi del nord e paesi del sud è piuttosto evidente: anche Malta, Grecia, Spagna e Cipro sono infatti in diminuzione più o meno marcata.

L'Unhcr continua a individuare negli Stati Uniti il vero centro di gravità. Gli Usa si confermano ancora una volta il maggior recettore al mondo di richieste d'asilo: 55 mila. Il 15 per cento della domanda mondiale. Ma il ruolo dell'Europa è ancora fondamentale. La Francia è il secondo paese al mondo dopo gli Usa, ma Germania e Svezia (che fino a due anni fa erano rispettivamente al settimo e al sesto posto) si trovano nella top 5 dei paesi con più richieste, appena prima del Canada.

Cambia anche la geografia dei paesi da cui parte il viaggio. Dopo anni, afghani e iracheni non sono più le nazionalità dominanti tra l'esercito dei richiedenti asilo. Da Kabul il flusso è diminuito del 9 per cento, mentre da Baghdad addirittura del 18 per cento. Al primo posto dei richiedenti asilo adesso ci sono i serbi con quasi 29 mila richieste. Siamo quasi al livello del 2001, quando la crisi del Kosovo era appena finita. E tra i serbi l'Unhcr ha incluso anche i cittadini kosovari, che risultano quasi la metà. Dieci anni dopo, però, il motivo del boom non è più una guerra ma un'apertura delle frontiere: dal dicembre 2009 infatti i cittadini serbi non hanno più bisogno di un visto per varcare la soglia dell'Unione Europea. Nonostante la vicinanza geografica, l'Italia è marginale con appena più di 500 richieste. Anche per chi ha il passaporto serbo le mete preferite sono Svezia, Germania e Francia.

Secondo Eurostat, invece, la nazionalità più numerosa tra i richiedenti asilo nella Ue a 27 è ancora quella afghana. Seguono russi e serbi.

Dati:
Provenienza richiedenti asilo in Italia (dati Unhcr)
1165 Nigeria
814 Pakistan
770 Turchia
706 Afghanistan
522 Serbia
496 Bosnia
308 Iraq
227 Iran
208 Bangladesh

Leggi il dossier completo.

Fonte:espresso.repubblica.it

domenica 27 febbraio 2011

Club Bilderberg: I padroni dell'Universo!

Molti pensano che il Club Bilderberg è una specie di società segreta, ma non è così: è invece un gruppo di persone potenti che condividono la stessa ideologia, quella del denaro e di un'unica società per azioni mondiale. In pratica vogliono ottenere il completo controllo delle "necessità della vita dell'intero pianeta".
Il giornale londinese The Times, nel 1977, definì i Bilderbergers “una congrega dei più ricchi, dei più economicamente e politicamente potenti e influenti uomini nel mondo occidentale, che si incontrano segretamente per pianificare eventi che poi sembrano accadere per caso”.

Un pò di storia – Una consuetudine da oltre mezzo secolo. La schiera dei pochi eletti a prendere parte al meeting (circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti in campo economico, politico e bancario, ma anche giornalistico) prende il nome dall’hotel in cui decisero di riunirsi per la prima volta, il 24 maggio 1954: l’hotel Bilderberg di Oosterbeek, in Olanda. Da allora si son visti una volta all’anno, nella maggior parte dei casi in Europa, esclusivamente su invito dei reggenti del gruppo. Tra i partecipanti storici figurano David Rockefeller, Henry Kissinger, la regina Beatrice d’Olanda, Richard Perle, i dirigenti della Federal Reserve Bank, di Credit Suisse e della Rothschild Europe, delle compagnie petrolifere, della Coca Cola, della Philips, della Unilever, di Time Warner, di AoL, della Thyssen-Krupp, di Fiat, i direttori e corrispondenti delle principali testate del mondo, rappresentanti della Nato, dell’Onu, della Banca Mondiale e della Ue, economisti e molti ministri dei governi occidentali.

Tuttavia, in più di 50 anni d’incontri, alla stampa è sempre stata negata la presenza, non sono mai state rilasciate dichiarazioni sulle conclusioni degli intervenuti, né mai è stato svelato l’ordine del giorno. I Bilderbergers sono così segreti che cercano fino all’ultimo momento di nascondere il posto del loro incontro. Si partecipa solo su invito e l'individuo/a viene scelto/a secondo precisi criteri, viene infatti considerato l’influenza della posizione dell’ospite e il grado di controllo che egli ha su determinati settori chiave. Se il nome di un invitato è svelato pubblicamente prima, lui o lei rimane a casa.
I meeting del Bilderberg hanno caratteristiche molto particolari: si tengono generalmente in piccole cittadine, dove l’opinione pubblica e l’informazione non sono massicciamente presenti. I partecipanti hanno il divieto assoluto di rilasciare dichiarazioni ai giornali, così come è tassativamente vietato ai giornalisti anche solo avvicinarsi al luogo di svolgimento della manifestazione, pena l’arresto. Ovviamente fanno eccezione i giornalisti regolarmente invitati. L’Hotel o il Resort di lusso selezionato viene occupato con qualche giorno di anticipo. Parte del normale personale viene sostituito con personale di fiducia.

Perché le principali testate giornalistiche, presenti in altri summit importanti come i G8, si disinteressano di questi “vertici” frequentati da uomini ben più influenti nel campo mondiale ?! La risposta è scontata: i principali editori fanno parte del club bilderberg e hanno l’obbligo di imbavagliare la stampa.

L'OBIETTIVO: I membri del Bilderberg stanno costruendo l'era del post-nazionalismo: non avremo piu Paesi, ma solo regioni della Terra all'interno di un "mondo unico".
Questo significherà un'economia globalizzata con
un’unica banca, un unico governo mondiale (selezionato, piu che eletto), una religione universale, un unico esercito, un unico centro di potere (controllo centralizzato di tutte le politiche interne ed estere), un unico sistema legale, un unico welfare state socialista. Per assicurarsi il raggiungimento di tali obiettivi, il Bilderberg si concentra su "il controllo tecnologico e la scarsa sensibilizzazione della pubbblica opinione".