Visualizzazione post con etichetta Mario Monti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Mario Monti. Mostra tutti i post

domenica 4 marzo 2012

Super Mario Monti

Mario Monti livello Europa
E' stato firmato il patto di bilancio o Fiscal Compact dai 25 leader europei. A ricoprire il ruolo di vero e quasi indiscusso protagonista nel consesso Ue è il nostro premier, Mario Monti. Il professore bocconiano, infatti, riscuote apprezzamenti anche dagli "alleati" più ostici ed è stato lo sponsor più convinto di questo trattato intergovernativo. Certo, il peggio è passato e la crisi ormai sta uscendo dalla scena ma gli esami non sono ancora finiti. Infatti, non è del tutto risolto il problema Grecia. La penisola ellenica è stata recentemente declassata al livello più basso della sua scala (da Ca a C) dall'agenzia di rating Moody's.

Mario Monti livello Italia
Risultati economici rassicuranti arrivano anche dal Bel Paese. Superati, con ottimi voti, gli esami anti-crisi e spread. La differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi è sempre meno rilevante (sceso del 30 per cento) mentre si è dimezzato anche quello fra Italia e Spagna.

Mario Monti livello "Treno AV"
Monti in questi giorni ha tenuto lo sguardo fisso sul Piemonte alle prese con le manifestazioni anti-Tav. Il premier, infatti, appena rientrato in Italia (da Bruxelles) si è diretto a palazzo Chigi per un vertice interministeriale sulla sicurezza e sui lavori in Val di Susa. Il primo ministro sposa appieno il pensiero di Giorgio Napolitano e con lui tutto il governo. «Nessun condizionamento da violenza e minacce: la linea non cambia e non ci saranno arretramenti», ha fatto sapere Monti. Nessuna retromarcia né condizionamenti anche sul versante delle riforme economiche al vaglio delle aule parlamentari.
Per il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, l'Italia dovrebbe «recuperare l'autorevolezza delle istituzioni, e rafforzare l' autonomia, quando si tratta di decidere sulle opere pubbliche». Questo perché, che si tratti di rifiuti, energia, bonifiche o Tav, «non si vuole fare quel lavoro di pulizia culturale» che è necessario al Paese.

Su quest'ultima analisi mi soffermo con una domanda: ma è davvero così necessaria quest'opera per l'Italia?!?

sabato 25 febbraio 2012

E dopo Monti, che succederà?

Un tema di riflessione ovvero di valutazione sembra assorbire l'attenzione di osservatori e commentatori politici. Si dà, infatti, per conclamato lo sgretolamento dell'attuale sistema politico-elettorale che, dopo le elezioni del 2008 e le successive migrazioni in andata e ritorno, si articola attorno al Polo di centrodestra, oltre la Lega, al polo di centrosinistra del Pd e l'Idv, e del cosiddetto Terzo polo.

Ad intervenire in termini di destrutturazione, come noto, è stata la formazione del governo tecnico di Mario Monti che ha obbligato le forze politiche di tutti gli schieramenti ad assumersi, anche malvolentieri, la responsabilità di sostenere le iniziative 'eccezionali' ma anche quelle incisive e di modificazione riformatrice - qualcuno ha parlato di un vero e proprio abbrivio di "riformismo" - che il governo di emergenza nazionale ha assunto e continuerà ad assumere.
Le forze politiche, innanzi alla oggettiva novità, reagiscono come sanno e come possono.
Berlusconi, dopo l'imbarazzo ed il silenzio iniziali, è arrivato, come nel suo stile, ad attribuire a se stesso il merito della nomina di Monti, quasi a tentare di mettere il cappello, come si dice. Noncurante, tuttavia, della contraddizione di dire, contestualmente, che il rapporto politico con la Lega continua e continuerà; così da essere smentito subito dal Calderoli, preposto alla difesa della integrità leghista.

Il Pd con Bersani ha opportunamente spiegato di non ritenere il governo Monti un governo amico - di sinistra o di centrosinistra - ma neppure un governo avversario di destra o di centrodestra; certamente un governo diverso rispetto al quale intrattenere dialogo e confronto nel merito dei provvedimenti specifici.

Per il terzo polo, in particolare l'Udc con Casini continua a sostenere la validità e le capacità del governo tecnico e a fare le fuse a Monti o a Passera ovvero ad altri componenti dello stesso in vista di futuri aggiustamenti e preposizioni. Chi, da non politico dichiarato tuttavia capace di dare risposte politiche e rispettose dei vincoli istituzionali, ha saputo usare parole di verità, ancora una volta, è stato Mario Monti. Ci ha ricordato che, al massimo fra un anno (primavera 2013), il governo dovrà cessare le funzioni in quanto si concluderà la Legislatura ed in un sistema democratico, seppur in un momento epocale e di difficoltà, si ricorre fisiologicamente alle urne per il rinnovo del Parlamento. Il nodo è tutto qui e non è da poco.  

Come gli attuali schieramenti politici affronteranno l'appuntamento democratico? Il Pdl riuscirà a sopravvivere alla propria originaria formazione carismatica, strettamente collegata al leader unico ed indiscusso? I segnali di sfilacciamenti palesi ma anche sotterranei sono tanti: si pensi al delfino siciliano Miccichè che ha ripreso le sembianze di leader di un partito meridionalista e neoautonomista tanto da essere ripreso dalla tentazione di dialogo con Lombardo e Mpa. Per non dire dei colonnelli dell'ex An che sembrano volere dimostrare in ogni dichiarazione pubblica il loro ruolo imprescindibile, alla ricerca di una identità perduta. Dai sondaggi recenti, il primo partito italiano sarebbe il Pd che dovrà affrontare la temperie del rafforzamento della propria identità riformista e democratica per qualificare la progettualità governativa ma anche di dialogo e di confronto, soprattutto con la società reale, così da evitare la tentazione tipica del politichese di anteporre le scelte di alleanze all'elaborazione di progetti di governo definiti in sintonia con la società vera e i problemi che dalla stessa sono percepiti.

Il terzo polo che, legittimamente, aspira ad essere il primo fra i poli possibili, sembra preso dalla frenesia delle mani libere, che corrisponde specularmente alla logica delle alleanze a prescindere dai programmi. C'è un ulteriore scenario capace di complicare, se possibile, lo scenario: le prossime elezioni amministrative che, in questo clima di fibrillazioni, finiscono con l'assumere ancora di più valenza politica. Il Pdl senza l'alleanza con la Lega al Nord rischia un impatto disgregatore mentre la Lega attende il momento propizio, a fronte delle evidenti ed inevitabili spaccature interne, per qualificarsi quale partito capace di ergersi a tutela del territorio settentrionale e così superare il Pdl.

In Sicilia si assiste ad una confusa proposizione in campo delle forze politiche. Non basta dire che le elezioni per il sindaco di Palermo hanno una valenza amministrativa. Si tratta invero della stessa città capoluogo di una Regione che affronta, con tante contraddizioni e vistosi limiti, una esperienza di governo mossa dall'intento di spezzare la primazia del centrodestra (quello del 61 a zero) chiamando a raccolta attorno ad alcuni specifici temi riformatori le forze politiche risultate all'opposizione. È emblematico al riguardo che il terzo polo, in Sicilia, sia spezzato in più fronti e posizioni: il Fli governativo, l'Udc fuori dal governo: tattica? Sembra riesplodere il posizionamento di schieramenti piuttosto che la valutazione progettuale. Il Pd a Palermo ricorre alle primarie mettendo in campo posizioni diverse; alcune di esse sembrano piuttosto riprendere vistosamente posizioni che sono antecedenti al governo Monti e mirano a fotografare un momento diverso rispetto all'attuale. Non è, occorre rimarcare, lo stesso processo di Genova dove alla primarie non è prevalsa, giustamente, la proposta interna del Pd, incapace di sintonia con la società reale ed abbarbicato sugli equilibri interni, ed ha trionfato la voce della novità e della sintonia dinamica con la società. A Palermo non sembra registrarsi una novità in sintonia con la società reale non solo nel centrosinistra ma anche nei restanti schieramenti 'grandi': il terzo polo punta ad un candidato di qualità ma accreditato nell'opinione pubblica quale componente dell'area di Cascio che dovrebbe essere il 'vero' candidato del Pdl. Tattica anche questa?

Probabilmente, si tratta di prendere atto che la confusione è alta e la si affronta con gli strumenti di sempre del tatticismo e della forza dei numeri dei singoli componenti, in parallelo con la conta delle tessere e di quel che ne deriva. La società reale sembra assistere sgomenta o distratta.

mercoledì 22 febbraio 2012

Redditi ministri del governo Monti

Online tutti i redditi dei ministri del governo Monti.

Paola Severino, con i suoi oltre 7 milioni di euro di imponibile nel 2011, è la più ricca della squadra di governo di Mario Monti. Corrado Passera invece ha dichiarato 3,5 milioni di euro. A seguire Giampaolo Di Paola, Francesco Profumo, Annamaria Cancellieri, Filippo Patroni Griffi, Piero Gnudi, Andrea Riccardi, Giulio Terzi di Sant’Agata, Mario Catania, Pietro Giarda, Corrado Clini e Renato Balduzzi. 
Il premier Monti ha dichiarato, nel 2010, redditi per 1,5 mln di euro. 

sabato 3 dicembre 2011

La manovra finanziaria di Monti

Rush finale per le misure anticrisi che il governo varerà, lunedì 5 dicembre, per correggere i conti e rilanciare la crescita. Il premier e ministro dell'Economia, Mario Monti, ha illustrato le linee-guida ai leader del Terzo Polo. Ora sta incontrando il segretario del Pdl Angelino Alfano, poi vedrà il leader del Pd Pier Luigi Bersani.

Domenica vero scoglio con le parti sociali, che sulla riforma delle pensioni annunciano barricate. In arrivo nella manovra anticrisi che il governo si appresta a varare l'aumento di 2, ma anche fino a 3, punti per le aliquote Irpef, al 41 e 43%. E si valuta una tassa che riguarderebbe non il possesso di una imbarcazione ma il suo stazionamento in un porto turistico. La manovra conterrà inoltre misure volte a fa ripartire la crescita e a contenere il debito pubblico, ma anche «riforme strutturali». Il presidente del Consiglio ha inoltre confermato l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013.

mercoledì 23 novembre 2011

Vino, allarme per l'export in Russia. Il caso in Parlamento

Il governo della Russia discrimina le importazioni di vino dall’Italia con un aumento delle imposizioni fiscali. È quanto l’onorevole Calogero Mannino denuncia nell’interrogazione parlamentare rivolta al Presidente del Consiglio Mario Monti, al Ministro degli affari esteri, Giulio Maria Terzi di Sant’Agata e al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania.

Secondo i dati Istat, le spedizioni verso Mosca sono passate da una crescita del 91% a marzo 2011 al +25% di giugno. Un risultato ancora positivo ma che evidenzia una significativa battuta d'arresto rispetto al boom d'inizio anno. Rischia così di perdere appeal un mercato che si candidava a entrare, nel giro di pochi anni, tra i primi quattro clienti del vino italiano (alle spalle di Stati Uniti, Germania e Regno Unito).

Le ragioni di questo stop sono da ricercare in due aspetti. Da un lato il nuovo, più pesante, sistema di dazi introdotto all'inizio dell'anno e, dall'altro, il giro di vite sulle licenze degli importatori locali, autorizzazioni senza le quali non è possibile operare.

Le due misure sono state introdotte dal Governo russo per frenare il fenomeno delle sottofatturazioni che portava ad acquistare vini con un valore dichiarato di pochi euro ma che, superata la dogana, vedevano i propri listini gonfiati anche di dieci volte. Per questo è stato introdotto il principio del "customs profile", ovvero un prezzo minimo (differente per le diverse categorie) al di sotto del quale non è possibile introdurre vino in Russia.

Ecco uno stralcio dell'interrogazione a risposta scritta dell'On. Mannino: “In sostanza, la dogana russa ha introdotto il valore minimo (customs profile) per i vini importati: un importo minimo che precedentemente non era previsto e che rappresenta una sorta di valore imponibile su cui calcolare poi dazi, accise e diritti doganali; quindi, se finora le imprese dichiaravano semplicemente i costi di produzione su cui applicare una tassazione alla dogana del 40 per cento, con la normativa oggi in vigore il valore minimo per le etichette italiane sarà di 2,12 euro al litro, mentre per le etichette francesi e spagnole il customs profile sarà di euro 1,22; tale meccanismo genererà un aumento del prezzo finale pari al 30 per cento per il prodotto italiano, contro un massimo del 12 per cento per i vini francesi e spagnoli, con un danno evidente per i produttori italiani. Il mercato russo in questi ultimi periodi era divenuto il quinto mercato di esportazione per l'Italia”.

Fonte: Camera dei deputati - Seduta n. 497

mercoledì 16 novembre 2011

Governo Monti, la lista dei ministri

Ecco la lista dei ministri letta dal presidente del Consiglio Mario Monti dopo aver sciolto la riserva al Quirinale:

ministero dell'Economia e delle finanze: Mario Monti
ministro della Difesa: Giampaolo Di Paola
ministro dell'Interno: Anna Maria Cancellieri
ministro della Giustizia: Paola Severino
ministro degli Esteri: Giulio Terzi di Sant'Agata
ministero del Lavoro e delle politiche sociali, con delega alle Pari Opportunità: Elsa Fornero
ministero dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti: Corrado Passera
ministero delle Politiche agricole e forestali: Mario Catania
ministero della Sanità: Renato Balduzzi
ministero dell'Ambiente: Corrado Clini
ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca: Francesco Profumo
ministero per i Beni e le attività culturali: Lorenzo Ornaghi
ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio: Corrado Clini

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Antonio Catricalà
Ministri senza portagoglio:
Affari Europei: Enzo Moavero Milanesi
Turismo e sport: Piero Gnudi
Coesione territoriale: Fabrizio Barca
Rapporti Parlamento: Piero Giarda
Cooperazione internazionale e integrazione: Andrea Riccardi.

domenica 13 novembre 2011

Berlusconi si dimette. Nasce il governo Monti

Ieri, sabato 12 novembre 2011.

Berlusconi si dimette, il comunicato
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, il quale essendosi concluso l'iter parlamentare di esame e di approvazione della legge di stabilità e del bilancio di previsione dello Stato ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica nel ringraziarlo per la collaborazione, si è riservato di decidere ed ha invitato il Governo dimissionario a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti. Le consultazioni del Capo dello Stato si svolgeranno nella giornata di domani, domenica 13 novembre.


Oggi, domenica 13 novembre 2011

Nasce il governo Monti
La domenica della politica è già iniziata. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha già iniziato infatti le consultazioni con il presidente del Senato, Renato Schifani, e della Camera, Gianfranco Fini, a seguito delle dimissioni rassegnate ieri da Silvio Berlusconi. Per Napolitano quindi è prevista una giornata ricca di incontri e colloqui con l'obiettivo di incaricare il nuovo governo entro lunedì 14 novembre.

Il Nuovo Governo
Si va verso un Governo di tecnici. Dopo due giorni di trattative,con un Pdl che chiedeva posti nella squadra, sembra che Mario Monti sia arrivato a un punto fermo: la lista che sarà sottoposta al capo dello stato sarà composta di professori ed esperti nei vari settori dell'amministrazione dello Stato. Resta però uno spazio ancora aperto per l'ingresso di alcune figure politiche ma di certo i margini sembrano assai ridotti.

I nomi dei possibili nuovi Ministri
  • Mario Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri. 
  • Guido Tabellini, rettore della Bocconi, all'Economia ma non è escluso che sia lo stesso Mario Monti premier a tenere per sè la delega. Ma il vero nome a sorpresa potrebbe essere quello di una donna Anna Maria Tarantola, videdirettore generale di Bankitalia, ha una particolare esperienza sul mondo bancario. Restano in pista anche i nomi di Lorenzo Bini Smaghi (che si è dimesso dalla Bce) e Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro.
  • Carlo Secchi, anche lui professore bocconiano, è invece candidato allo Sviluppo Economico.
  • Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica di Milano, è candidato all'Istruzione.
  • Carlo Dell'Aringa al Welfare.
  • Lanfranco Senn, anche lui della Bocconi, è candidato al ministero delle Infastrutture.
  • Enzo Moavero, ex capo di gabinetto di Monti quando era Commissario Ue a Bruxelles, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
  • La Giustizia?!? Questa è la vera poltrona che scotta. L'ultimo nome è quello di Cesare Mirabelli, ex presidente della Consulta e attuale componente del consiglio superiore della Banca d'Italia.
  • Si sussurra il nome di Umberto Veronesi alla Salute anche se viene dato in discesa.
  • Giuliano Amato o Giampiero Massolo agli Esteri
  • Agli Interni invece si parla di Beppe Pisanu o di Giuliano Amato qualora non ricopra ancora nessuna carica. 
Sarà credibile un esecutivo targato, quasi tutto, Bocconi? Vedremo. Vedremo se effettivamente i probabili candidati appena elencati saranno successivamente confermati. Per adesso sono e restano soltanto delle voci. Quello che si dà per certo, e che già assegna una stellina di merito per la sola intenzione, è che il nuovo premier sembra voler dimezzare i ministri e i sottosegretari. Una mossa da sottolineare visto che Berlusconi nell'ultimo esecutivo, per ricompensare i folgorati sulla via di Damasco, ha dato vita ad una sfilza di sottosegretariati inventati alla bisogna. Quello che ci auguriamo adesso, invece, e che si faccia in fretta, molto in fretta, un governo che ci tiri fuori dai guai.
 

Buon lavoro.