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venerdì 27 aprile 2012

Le «A» di cui dispone l'Italia

Nell'osservare lo stato di salute dei Paesi le Agenzie di rating ne valutano l'affidabilità economica, la capacità di produrre danaro che sempre meno dipende dalla reale capacità produttiva e sempre più da tecniche di finanza, non sempre trasparenti.

Se oltre a questi, tra i parametri di valutazione del benessere e della sostenibilità di un Paese altri ve ne fossero, probabilmente i valori si invertirebbero e l'Italia - la Sicilia paradossalmente di più - risalirebbe molte posizioni.

Vediamo di quante A già dispone l'Italia.
A come architettura, ambiente, alimentazione, abbigliamento: su questi parametri credo siano ben pochi i Paesi in grado di rivaleggiare con il nostro; se poi attribuissimo una A anche ad altri fattori, come i giacimenti storici e culturali, la letteratura, il clima, almeno altre tre sono quelle di cui il Paese disporrebbe. E in effetti, questi di valori, potrebbero contribuire al raggiungimento delle tre A+ in campo economico-finanziario.

Basterebbe che, una buona volta, ce ne ricordassimo e ce ne occupassimo. Quante occasioni perse...


Classi di Rating: I rating sono espressi in lettere e vanno da AAA (il massimo dell’affidabilità) fino a D (situazione di default).

martedì 27 settembre 2011

Ticket sanitario

Dopo tre mesi dall’approvazione della nuova legge sui ticket, Movimento Consumatori ha realizzato un’indagine su come le regioni si siano adeguate alla nuova norma. Il ticket è stato introdotto da tutte le regioni, tranne Valle D’Aosta, Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento e Sardegna (contributo simbolico di 1€), che hanno detto no al ticket di 10 euro sulla specialistica.

Il ticket in Sicilia, dove già c’era un balzello aggiuntivo di 2 euro a ricetta, sono stati aggiunti altri 8 euro per arrivare a 10 euro. Dalla tabella risulta che ci troviamo di fronte a 20 sistemi diversi e nella stragrande maggioranza dei casi non sono tutelate le fasce deboli della popolazione.

Rossella Miracapillo (responsabile dell’Osservatorio Farmaci & Salute del Movimento Consumatori) dichiara che è aumentata la pressione economica in modo insopportabile su coloro che vivono la condizione di ‘malati’. Nessun intervento invece è stato adottato per arginare gli sprechi: consulenze esterne che incidono sulle voci di bilancio, acquisto di macchinari non sempre indispensabili, carenze di controllo sulle prestazioni erogate dalle strutture private convenzionate, mancanza di attivazione di procedure per il risk management, che ottimizzerebbe la filiera, con una conseguente riduzione delle spese, e molto altro ancora”.
La spesa per i cittadini è decisamente aumentata – conclude la Miracapillo - per esempio, una persona che si reca al pronto soccorso che dichiara di avere un dolore a livello gastrico, se sottoposto a visita cardiologica, elettrocardiogramma, consulto chirurgico e ecografia, senza che si evidenzi nulla di serio, può pagare anche 130,15 euro (30,00 euro per il cardiologo e l’elettrocardiogramma più 10,00 euro di ticket nazionale, 19,00 euro per la visita chirurgica più 10,00 di ticket nazionale, 36,15 per l’ecografia, 25,00 per il codice bianco)”.

L'indagine su applicazione ticket nelle regione italiane

martedì 21 giugno 2011

Moody's, rischio declasso rating anche per la Sicilia

Per la prima volta Moody's, una delle tre principali agenzie mondiali di rating, mette sotto osservazione le più importanti società a partecipazione statale come Enel, Eni, Finmeccanica, Poste e Terna.
Secondo gli analisti, la decisione dell'agenzia di rating è legata alla messa sotto osservazione del rating sovrano dell'Italia, comunicata già venerdì scorso.

Nel mirino delle pagelle di Moody's finiscono anche 23 enti locali, tra cui nove regioni, sette province e alcune grandi città fra cui Milano e Bologna.


I rating sotto esame sono i seguenti: - Provincia Autonoma di Trento (Aaa) - Provincia Autonoma di Bolzano (Aaa) - Regione Basilicata (Aa3) - Regione Emilia Romagna (Aa2) - Regione Liguria (Aa3) - Regione Lombardia (Aa1) - Regione Marche (Aa3) - Regione Sicilia (Aa2) - Regione Toscana (Aa2) - Regione Umbria (Aa3) - Regione Veneto (Aa2) - Provincia di Arezzo (Aa3) - Provincia di Bologna (Aa3) - Provincia di Firenze (Aa3) - Provincia di Genova (Aa3) - Provincia di Milano (Aa3) - Provincia di Torino (Aa3) - Città di Bologna (Aa2) - Città di Firenze (Aa3) - Città di Milano (Aa3) - Città di Siena (Aa2) - Città di Venezia (Aa3).

"Non abbiamo nulla da temere, aspettiamo un giudizio reale di Moodys" - ha detto il ministro Romani mentre Fitch altra agenzia di rating avverte l'Italia: "non c'e' spazio per riduzioni del carico fiscale che non siano interamente finanziate".

sabato 18 giugno 2011

Crisi economica in Italia: Moody's, possibile taglio rating

Se l'Italia non riuscirà a 'crescere' economicamente subirà, dall'agenzia statunitense Moody's (la principale agenzia di rating del mondo), un downgrade rating dall'attuale AA2. Infatti, la nota dell'agenzia statunitense riporta che il nostra rating è sotto revisione e rischia un declassamento.

Quali sono le causa del possibile taglio rating in Italia? L'agenzia ne indica tre: le sfide sul fronte della crescita, dovute a debolezze strutturali ed una probabile crescita dei tassi di interesse nel prossimo futuro; i rischi collegati all'attuazione dei piani di consolidamento dei conti pubblici che sono richiesti per ridurre l'indebitamento e mantenerlo a livelli sostenibili; e quelli collegati al cambiamento delle condizioni di finanziamento per i Paesi europei con alti livelli di debito.

Cosa sono i rating e perchè il giudizio della Moody's è importante? I rating, voto espresse in lettere, non sono altro che giudizi che agenzie esterne e indipendenti (Moody's, Standard & Poor e l'europea Fitch) esprimono sulle capacità di un emittente di ripagare il debito contratto con il mercato attraverso strumenti diversi: dalle semplici obbligazioni emesse dal Tesoro (se si tratta di Stati), da aziende o banche, fino ai titoli derivati più complessi (Abs, Mbs e simili) che in alcuni casi sono stati all'origine dell'ultima crisi finanziaria. Per avere un rating, una società o uno Stato deve fare un'esplicita richiesta ad una delle agenzie sopra indicate. Le loro valutazioni si riflettono in modo quasi immediato sul mercato determinandone e orientando le scelte degli investitori.

Per le aziende, quanto e perchè è importante farsi dare un rating? Generalmente sono gli stessi emittenti che richiedono a proprie spese alle agenzie di rating una valutazione del proprio merito di credito. Questo perché la presenza di un "voto" da parte di una società esterna indipendente è sinonimo di trasparenza, affidabilità e soprattutto è requisito vincolante per l'investimento in quel titolo.

Per i risparmiatori, le valutazioni rating evitano brutte sorprese. Un'attenta analisi infatti riduce il rischio di ritrovarsi con obbligazioni non retate o ad esempio emesse da società di dubbia solidità finanziaria.

Cosa succede se il rating italiano viene declassato? Il problema maggiore potrebbe essere una sempre maggiore difficoltà ad avere accesso ai fondi di finanziamento internazionali. Le banche italiane quindi avranno maggiori difficoltà di accedere ai finanziamenti a costi buoni. Inoltre si teme un effetto domino, che a partire dalla Grecia colpisca Italia e Spagna.

La situazione, quanto mai incerta, riporta alla luce una vecchia famosa frase 'rassicurante': "Il momento peggiore è passato" .... forse!

giovedì 2 giugno 2011

Referendum 12 e 13 Giugno 2011. Come votare

Cosa sono i referendum

Il re­fe­ren­dum è uno stru­mento di eser­ci­zio della so­vra­nità po­po­lare, san­cita all’articolo 1 della Co­sti­tu­zione della Re­pub­blica Ita­liana, e l’esito re­fe­ren­da­rio è una fonte del di­ritto pri­ma­ria che vin­cola i le­gi­sla­tori al ri­spetto della vo­lontà del po­polo.
Il re­fe­ren­dum abro­ga­tivo di leggi e atti aventi forza di legge (ar­ti­colo 75) si uti­lizza come so­lu­zione per abo­lire una legge già esi­stente o parte di questa.

De­scri­zione breve dei re­fe­ren­dum del 12 e 13 giu­gno 2011

  • Il 12 e 13 giu­gno 2011 i cit­ta­dini ita­liani sono chia­mati ad espri­mere il pro­prio voto su 4 que­siti referendari.
  • L’elettore, per vo­tare, deve esi­bire al pre­si­dente del seg­gio la tes­sera elet­to­rale ed un do­cu­mento di riconoscimento.
  • L’elettore ri­ceve da un com­po­nente del seg­gio 4 schede di di­verso colore.
  • Il voto “SI”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di abro­gare la nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.
  • Il voto “NO”, trac­ciato sulla scheda, in­dica la vo­lontà di man­te­nere la vi­gente nor­ma­tiva ri­chia­mata dal que­sito referendario.

Quando si vota

Le ope­ra­zioni di voto si svolgono:
Do­me­nica 12 giu­gno 2011, dalle 8:00 alle 22:00 e Lu­nedì 13 giu­gno 2011, dalle 7:00 alle 15:00.

Dove si vota

Gli elet­tori de­vono vo­tare nel pro­prio Co­mune di re­si­denza, nella se­zione elet­to­rale in­di­cata sulla prima fac­ciata della tes­sera elettorale.

Vota Fuori Sede

Puoi votare in un seggio diverso da quello di appartenenza se verrai nominato Rappresentante dei promotori (leggi qui).

Basta avere con te la tessera elettorale. Per diventare Rappresentante compila il form che trovi di seguito e verrai inserito/a e contattato/a. Non aspettare c'è tempo fino al Domenica 5 Giugno!

Attenzione, le schede dei referendum non vanno sovrapposte!

Ricordiamo che le schede elettorali, quindi anche quelle per i referendum del 12 e 13 giugno hanno la caratteristica della carta carbone, sono cioè copiative. Quindi, facciamo attenzione a non posizionare le schede una sull'altra mentre votiamo. Se sovrapposte il segno viene copiato su quelle inferiori e così facendo le schede vengono annullate. E' buona norma, quindi, aprire e votare le schede una alla volta. 



Que­sito n. 1 – re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – abro­ga­zione af­fi­da­mento ser­vi­zio ad ope­ra­tori privati

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 1 – SCHEDA DI COLORE ROSSO
“Vo­lete voi che sia abro­gato l’art. 23 bis (Ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza eco­no­mica) del de­creto legge 25 giu­gno 2008 n.112 “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 6 ago­sto 2008, n.133, come mo­di­fi­cato dall’art.30, comma 26 della legge 23 lu­glio 2009, n.99 re­cante “Di­spo­si­zioni per lo svi­luppo e l’internazionalizzazione delle im­prese, non­ché in ma­te­ria di ener­gia” e dall’art.15 del de­creto legge 25 set­tem­bre 2009, n.135, re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per l’attuazione di ob­bli­ghi co­mu­ni­tari e per l’esecuzione di sen­tenze della corte di giu­sti­zia della Co­mu­nità eu­ro­pea” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 20 no­vem­bre 2009, n.166, nel te­sto ri­sul­tante a se­guito della sen­tenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.
Nota: Il primo que­sito sulla pri­va­tiz­za­zione dell’ac­qua pub­blica ri­guarda le mo­da­lità di af­fi­da­mento e ge­stione dei ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza economica.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la pri­va­tiz­za­zione dell’acqua e con­tro la ge­stione dei ser­vizi idrici da parte di pri­vati.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione attuale.

Que­sito n. 2 – re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – abro­ga­zione cal­colo ta­riffa se­condo lo­gi­che di “mercato”

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 2 – SCHEDA DI COLORE GIALLO
“Vo­lete voi che sia abro­gato il comma 1, dell’art. 154 (Ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato) del De­creto Le­gi­sla­tivo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in ma­te­ria am­bien­tale”, li­mi­ta­ta­mente alla se­guente parte: “dell’adeguatezza della re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale investito”?”.
Nota: Il se­condo que­sito sulla pri­va­tiz­za­zione dell’ac­qua pub­blica ri­guarda la de­ter­mi­na­zione della ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato in base all’adeguata re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale in­ve­stito. In que­sto caso agli elet­tori viene pro­po­sta una abro­ga­zione par­ziale della norma.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la norma che per­met­tere il pro­fitto (non il re­cu­pero dei co­sti di ge­stione e di in­ve­sti­mento, ma il gua­da­gno d’impresa) nell’erogazione del bene Ac­qua po­ta­bile.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che am­mette tale guadagno.

Que­sito n. 3 – re­fe­ren­dum ener­gia nucleare

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO
“Vo­lete voi che sia abro­gato il decreto-legge 25 giu­gno 2008, n. 112, con­ver­tito con mo­di­fi­ca­zioni, dalla legge 6 ago­sto 2008, n. 133, nel te­sto ri­sul­tante per ef­fetto di mo­di­fi­ca­zioni ed in­te­gra­zioni suc­ces­sive, re­cante Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria, li­mi­ta­ta­mente alle se­guenti parti: art. 7, comma 1, let­tera d: rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nucleare?”.
Nota: Lungo e ar­ti­co­lato il que­sito re­fe­ren­da­rio per abro­gare la norma per la “rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nu­cleare”. Si tratta di una parte del de­creto legge re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” fir­mato il 25 giu­gno 2008 e con­ver­tito in legge “con mo­di­fi­ca­zioni” il 6 ago­sto dello stesso anno. An­che que­sto que­sito è stato pre­sen­tato dall’Idv.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la co­stru­zione di Cen­trali Nu­cleari in Italia.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che le prevede.

Que­sito n. 4 – re­fe­ren­dum le­git­timo impedimento

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 4 – SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO
“Vo­lete voi che siano abro­gati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 non­chè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 nu­mero 51 re­cante “di­spo­si­zioni in ma­te­ria di im­pe­di­mento a com­pa­rire in udienza?”.
Nota: Que­sto que­sito, per abro­gare la legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, è quello dalle pos­si­bili ri­per­cus­sioni po­li­ti­che più forti. A pro­porre il re­fe­ren­dum è stata l’Italia dei Va­lori. Dopo la di­chia­ra­zione di par­ziale in­co­sti­tu­zio­nale della legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, la Corte di Cas­sa­zione ha au­to­riz­zato, con or­di­nanza, lo svol­gi­mento del referendum.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­trari al prin­ci­pio che Pre­si­dente del con­si­glio o mi­ni­stro pos­sano de­ci­dere di non com­pa­rire in tri­bu­nale nei pro­cessi che li ri­guar­dano.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che pre­vede que­sto “scudo” nei con­fronti del si­stema giudiziario.

Ri­cor­diamo inol­tre, per cor­ret­tezza, che è pos­si­bile sce­gliere quali re­fe­ren­dum vo­tare, ri­ti­rando solo le schede che in­te­res­sano. Il quo­rum in­fatti viene cal­co­lato per ogni sin­golo quesito.
Senza il quorum la votazione è annullata. La Costituzione, all'articolo 74, prevede che, affinché i referendum abbiano valore, occorre che alle urne si rechi il 50% più uno degli elettori aventi diritto. Senza il raggiungimento di questo quorum, la votazione è annullata e il referendum è come se non si fosse mai svolto. Fra il sì e il no, vince chi ottiene più voti. Ma, come detto, per essere valida, la somma di sì e no espressi deve superare il 50% dei voti. Se invece prevalessero le schede bianche o nulle, non ci sarebbe vincitore e il referendum non produrrebbe effetti.


Fac-Simile referendum acqua pubblica
Fac-Simile referendum acqua pubblica
Fac-Simile referendum energia nucleare

Fac-Simile referendum legittimo impedimento

giovedì 26 maggio 2011

Nucleare in Italia: fiducia sul decreto legge "omnibus". Referendum a Rischio!

Probabili siti per nuovi impianti nucleari in Italia
Con 301 sì (Pdl-Lega e Inziativa Responsabile), due astenuti e 280 no (Pd-Idv-Udc-Fli-Api) la Camera ha dato il via libera definitivo al decreto legge omnibus.
Il dl passerà al Quirinale per la firma del Presidente della Repubblica. A seguire, incassata la promulgazione da parte del Colle, il testo delle nuove norme sarà pubblicato in "Gazzetta Ufficiale" e quindi entrerà ufficialmente in vigore.
Da quel momento sarà la Corte di Cassazione a dover decidere se la norma rende inutile il referendum sull’energia atomica, già  fissato, insieme ai due sull’acqua e a quello sul legittimo impedimento, per il 12 e il 13 giugno prossimo.

La nuova legge contiene: Stop alle centrali nucleari e al referendum; aumento delle tasse sulla benzina per finanziare la Cultura; nuovo ruolo per la Cassa Depositi e Prestiti per difendere le aziende italiane dalle scalate straniere; Risorse per Pompei; proroga del divieto dell’incrocio tra Tv e giornali.

Sul Nucleare: il decreto inizialmente prevedeva una moratoria di un anno del programma nucleare, ma un emendamento del governo approvato in Senato abroga tutte le norme che riguardano la realizzazione di impianti nucleari decise con la legge 99 del 2009.
Secondo l'opposizione, il decreto mette "in stand by" i programmi sull'atomo, differendo a tempi migliori una scelta sul nucleare che altrimenti, visti i recenti disastri di Fukushima, sarebbe preclusa dalla vittoria del ”no” nelle urne.

Nel frattempo, il governo della vicina Svizzera ha deciso di abbandonare entro il 2034 l'energia nucleare. Le centrali saranno infatti disattivate alla fine del ciclo di vita e non saranno più sostituite. Per garantire l' energia elettrica necessaria, si punterà ad un maggior risparmio energetico, potenziamento energia idroelettrica e energie rinnovabili, sulle importazioni, ed eventualmente sulla produzione di energia elettrica a partire da combustibili fossili.

Decreto Legge Omnibus 34/2011, il testo originario e il testo risultante dalla conversione
Appello del WWF a Napolitano contro il dl Omnibus
Manifestazione di protesta di Greenpeace al Pincio

venerdì 1 aprile 2011

I rifugiati vanno in Svezia e Usa

Un rapporto Onu appena pubblicato sfata molti luoghi comuni: Stati Uniti e Nord Europa accolgono molti più 'richiedenti asilo' di noi.
E perfino Paesi come Turchia, Egitto e Kenya si mostrano più accoglienti.


Nel dossier pubblicato dall'Espresso (redatto prima dell'attuale emergenza profughi) emerge che nel corso del 2010 le richieste all'Italia sono crollate, con un incredibile meno 53 per cento rispetto al 2009. In totale sono state 8.200. Se nel 2008 eravamo la quinta meta al mondo per chi cercava di farsi riconoscere lo status di rifugiato, oggi siamo al quattordicesimo posto. Secondo Eurostat, che si basa sui dati forniti dagli istituti nazionali di statistica e i ministeri dell'Interno della Ue, le richieste verso l'Italia sono un po' di più: 10.050. Ad ogni modo, settemila sono state rifiutate. E per due immigrati su tre è arrivato il foglio di via.

Reietti in patria e poco graditi nei paesi più ricchi del pianeta. Sono i richiedenti asilo, uomini e donne che fuggono da paesi in guerra o da regimi dittatoriali e che sono stati monitorati nel rapporto appena reso noto dall'Unhcr (l'alto commissariato Onu), uno studio prende in considerazione tutti i paesi del continente europeo più Stati Uniti, Australia, Canada, Corea del Sud, Giappone, Nuova Zelanda e Turchia.

Non cambia però la sostanza: pur trovandoci al centro del mar Mediterraneo il nostro ruolo nell'accoglienza dei richiedenti asilo è tutto sommato marginale.

Secondo l'Unhcr «il calo va attribuito anche alle politiche restrittive attuate nel canale di Sicilia da Italia e Libia, tra i quali i respingimenti in alto mare». Un'analisi condivisa anche da Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati: «Prima del 2008, cioè prima che venisse siglato l'accordo di amicizia con Gheddafi, il flusso di rifugiati dai paesi sub-sahariani era molto elevato. Nel 2010 queste nazionalità sono diventate quasi irrilevanti. Al loro posto arrivano afghani, pakistani e ceceni. In aereo, a piedi o in nave attraverso i porti dell'Adriatico».

Il crollo delle richieste d'asilo nell'Europa meridionale viene compensato da aumenti in altri paesi. La Germania registra un più 49 per cento la Svezia e la Danimarca toccano il più 30 per cento. Cifre in aumento anche per Turchia, Belgio e Francia. All'interno dell'Europa la spaccatura tra paesi del nord e paesi del sud è piuttosto evidente: anche Malta, Grecia, Spagna e Cipro sono infatti in diminuzione più o meno marcata.

L'Unhcr continua a individuare negli Stati Uniti il vero centro di gravità. Gli Usa si confermano ancora una volta il maggior recettore al mondo di richieste d'asilo: 55 mila. Il 15 per cento della domanda mondiale. Ma il ruolo dell'Europa è ancora fondamentale. La Francia è il secondo paese al mondo dopo gli Usa, ma Germania e Svezia (che fino a due anni fa erano rispettivamente al settimo e al sesto posto) si trovano nella top 5 dei paesi con più richieste, appena prima del Canada.

Cambia anche la geografia dei paesi da cui parte il viaggio. Dopo anni, afghani e iracheni non sono più le nazionalità dominanti tra l'esercito dei richiedenti asilo. Da Kabul il flusso è diminuito del 9 per cento, mentre da Baghdad addirittura del 18 per cento. Al primo posto dei richiedenti asilo adesso ci sono i serbi con quasi 29 mila richieste. Siamo quasi al livello del 2001, quando la crisi del Kosovo era appena finita. E tra i serbi l'Unhcr ha incluso anche i cittadini kosovari, che risultano quasi la metà. Dieci anni dopo, però, il motivo del boom non è più una guerra ma un'apertura delle frontiere: dal dicembre 2009 infatti i cittadini serbi non hanno più bisogno di un visto per varcare la soglia dell'Unione Europea. Nonostante la vicinanza geografica, l'Italia è marginale con appena più di 500 richieste. Anche per chi ha il passaporto serbo le mete preferite sono Svezia, Germania e Francia.

Secondo Eurostat, invece, la nazionalità più numerosa tra i richiedenti asilo nella Ue a 27 è ancora quella afghana. Seguono russi e serbi.

Dati:
Provenienza richiedenti asilo in Italia (dati Unhcr)
1165 Nigeria
814 Pakistan
770 Turchia
706 Afghanistan
522 Serbia
496 Bosnia
308 Iraq
227 Iran
208 Bangladesh

Leggi il dossier completo.

Fonte:espresso.repubblica.it