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sabato 25 giugno 2011

Luigi Bisignani e la P4

Luigi Bisignani è stato arrestato. Potente uomo d'affari, ex piduista, grande amico e sodale di Gianni Letta e Silvio Berlusconi, è stato messo ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta P4, con l'accusa di associazione a delinquere, rivelazione del segreto d'ufficio e associazione segreta.
"Mantenuta in vita" dicono i magistrati "allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia". In tutto i reati di imputazione contestati dai pm sono 19. L'inchiesta è condotta dal pm Henry John Woodcock, e coinvolge anche il parlamentare del Pdl Alfonso Papa (per lui il Gip ha trasmesso alla Camera la richiesta di autorizzazione all'arresto), e un sottufficiale del carabinieri, partito per l'estero mesi fa e mai più rientrato in Italia. Ecco l'inchiesta dell'Espresso su Bisignani, il suo potere e i suoi affari.

Luigi Bisignani
Nel centro di Roma c'è un taxi che è sempre occupato, e che non prende mai chiamate. Inutile alzare la mano o fare un fischio se qualcuno lo incontra tra i vicoli dietro piazza di Spagna o davanti a Palazzo Chigi: il taxi inevitabilmente tira dritto per la sua strada. Perché da anni il conducente, Paolo, ha un unico affezionato cliente, un imprenditore che ha trasformato la macchina in una specie di ufficio mobile, con palmari, computer e attrezzature tecnologiche sparpagliate sui sedili. Il passeggero indossa sempre un vestito blu (sartoria napoletana) una camicia bianca e una cravatta blu, e si chiama Luigi Bisignani. Per gli amici, semplicemente Gigi.
Chi è? "Come chi è? Oggi è l'uomo più potente in circolazione. Più potente di me", ha detto Silvio Berlusconi a un fedele collaboratore che gli chiedeva informazioni sull'individuo che usciva da quel taxi bianco.

Forse Berlusconi esagera, ma il suo amico Gigi, ex piduista che non girerebbe mai in un'auto blu, condannato negli anni Novanta a due anni e otto mesi per aver portato decine di miliardi di lire della maxitangente Enimont nella banca vaticana dello Ior e oggi di nuovo al centro di un'inchiesta della procura di Napoli denominata "P4", è di sicuro uno dei personaggi più influenti e misteriosi d'Italia. Un cinquantasettenne che ufficialmente amministra una stamperia, la Ilte, ma che è considerato da tutti, nei palazzi del potere, il capo indiscusso di un network che condiziona la vita del Paese. "La ditta", lo chiamano ministri, onorevoli e boiardi che fanno la fila nel suo ufficio a piazza Mignanelli per omaggiare, chiedere favori, consigli e discutere di nomine pubbliche e affari. "Che lavoro fa davvero Gigi? Diciamo che è un maestro nel mettere insieme persone e interessi convergenti", spiega chi lo conosce dai tempi della P2. "Un uomo curioso e geniale con un portafoglio relazionale pazzesco. Decine di potenti gli devono la carriera. La rete su cui si fonda il sistema romano di Berlusconi l'ha creata lui, ed è lui a saper muovere più di tutti le leve".

Nella rete di Gigi
E' il profilo di un "grande vecchio" tipico della tradizione nazionale, tanto che qualcuno sorride definendo Bisignani "un bluff". Ma è un fatto che in queste ore senatori e deputati non facciano altro che parlare del lobbista (qualcuno dice persino che è partito, destinazione Emirati Arabi), del suo uomo Alfonso Papa (ex magistrato oggi deputato Pdl coinvolto nell'inchiesta), e delle indagini che i pm campani stanno portando avanti da mesi.
Mezza Roma segue gli sviluppi con il fiato sospeso, perché teme che gli incontri riservati di Gigi, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, siano stati registrati dagli inquirenti. Il più preoccupato di tutti sembra essere Gianni Letta, che gestisce la rete insieme a Bisignani e che è già stato ascoltato in procura. L'altra metà dei poteri forti che governa, quella che fa capo a Giulio Tremonti, al banchiere Massimo Ponzellini e alla Lega, sta invece alla finestra: se cade Bisignani, per loro si spalancheranno le praterie.
Difficile elencare tutte le persone che hanno un rapporto diretto con Gigi: sono troppe. Rapporti con il lobbista appassionato di gialli (ne ha scritti due: "Il sigillo della porpora" e "Nostra signora del Kgb", successi che gli hanno procurato per un po' la nomea del Ken Follet tricolore) ha per esempio l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni, della cui nomina con Bisignani certamente si è parlato. Anche la Carfagna lo rispetta. E' stato lui a tessere la tela per riavvicinare la ministra al premier dopo lo strappo dello scorso dicembre. Gigi non fa mistero di stimarla molto: sulla scrivania del suo ufficio, insieme a un libro del portavoce dell'Opus Dei Pippo Corigliano, fa bella mostra di sé "Stelle a destra", la fatica letteraria firmata dalla Carfagna e impreziosita dalla prefazione di Francesco Cossiga. Nel governo anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, Stefania Prestigiacomo e Mariastella Gelmini conoscono assai bene Bisignani. Pure Daniela Santanchè gli deve molto, anche se ultimamente i rapporti tra i due sembrano essersi raffreddati.

Grande uomo di comunicazione, Gigi ha le conoscenze giuste anche alla Rai. Nel 2008 fu proprio lui a spingere - anche contro il volere di Letta - affinché Mauro Masi tornasse alla segreteria generale della presidenza del Consiglio, mentre l'attuale direttore degli affari legali è Salvatore Lo Giudice, suo avvocato di fiducia. "Ma Bisignani si vede spesso anche con Augusto Minzolini, direttore del Tg1", racconta una fonte che chiede l'anonimato. Da politici come Andrea Ronchi a Lorenzo Cesa, a uomini degli apparati come Giorgio Piccirillo, capo del servizio segreto Aisi, il generale della Guardia di Finanza Walter Cretella e il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, Gigi dà del tu a tutti. Senza dimenticare che (quasi) tutti i responsabili delle relazioni istituzionali delle aziende pubbliche fanno riferimento a lui.