domenica 17 giugno 2012

Politica Siciliana Gattopardiana: "Cambiare tutto per non cambiare niente"

La celebre frase gattopardiana "Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente" sintetizza al meglio quello che accadrà nella Regione Sicilia: addio alla riduzione del numero dei parlamentari regionali, arrivederci, a chissà quando, all'abolizione delle province regionali in Sicilia e un augurio di "buona pensione" ai trenta neo-deputati regionali che ad ottobre matureranno in pieno il diritto di percepirla.

Le annunciate dimissioni del governatore, Raffaele Lombardo, che lascerà la guida dell'Isola, fra il 28 ed il 29 luglio prossimi, renderanno vane i voti dell'Assemblea regionale sulla abolizione delle province e sulla riduzione del numero dei parlamentari.

Inutile, infatti, diventerà anche il voto espresso dal senato che, in prima lettura, ha già approvato il ddl di riforma costituzionale dello Statuto siciliano che prevede la riduzine da 90 a 70 dei parlamentari siciliani. Alla Camera dei deputati il disegno di legge non è stato ancora neppure calendarizzato e ciò renderà inutile un eventuale voto nelle prossime settimane.
 La procedura "aggravata" indicata dall'art. 138 della Costituzione prescrive, infatti, che la revisione delle leggi "costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi". Per scongiurare poi il possibile referendum confermativo, l'approvazione in seconda lettura dovrebbe avvenire con una maggioranza di due terzi.

Le dimissioni del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, provocheranno l'interruzione della quindicesima legislatura dell'Ars (e quindi dell'iter di modifica dello Statuto) che si era aperta il 22 maggio del 2008. Il governatore, favorevole alla soppressione, non ha mai fatto mistero, invece, della sua contrarietà alla modifica dello Statuto per ridurre i parlamentari. Al voto la Sicilia andrà ad ottobre, periodo in cui maturerà il diritto alla pensione per i trenta deputati regionali eletti nella legislatura in scadenza, perchè saranno trascorsi 4 anni, 6 mesi e un giorno.

Comunque vadano le elezioni, per quei trenta sarà un successo. La Sicilia, invece, si  troverà a ricominciare da capo anche sulla riduzione delle province perchè sarà quasi impossibile procedere, entro il 31 dicembre, all'annunciato riassetto complessivo delle funzioni amministrative.

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