giovedì 5 aprile 2012

Mafia Spa: la prima azienda italiana per fatturato

"Pizzo" dilagante in Sicilia. Paga il 70 per cento dei commercianti di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Catania. A Messina si arriva anche all'80-90 per cento. Pagano tutti. Mensilmente e puntualmente. Per i boss e i picciotti in carcere. Per le loro famiglie e per gli avvocati che li difendono. A Palermo si va dai 15 euro per banco al mercato ai 250-500 dei negozi, ai 500-1.000 degli esercizi del centro, ai 3 mila dei supermercati, al 5-7% dell'importo dei lavori nei cantieri edili.

I dati si leggono nel Focus Sicilia del XIII Rapporto di Sos Impresa. Significativo il titolo: "Le mani della criminalità sulle imprese" e infatti ad essere taglieggiate, nella sola Isola, sono almeno 50 mila. Poche e costanti nei numeri, purtroppo, le denunce contro gli estortori. Ma anche contro l'usura, fenomeno criminale in crescita. Dal 2009 al 2011 in Sicilia hanno chiuso circa 100 mila imprese, di queste 30 mila per grave indebitamento e per usura. Il costo complessivo per l'intero sistema imprenditoriale regionale sfiora i 5 miliardi di euro, pari al 6% del Pil siciliano. Dietro il pizzo e l'usura, in Sicilia, c'è Cosa Nostra, che controlla capillarmente e militarmente il territorio. «Una rapina sociale ai danni delle imprese - si legge nel rapporto - contro cui si fa poco o niente.

I dati attraversano il dibattito dei decisori politici, a Roma e a Palermo, come se fossero acqua fresca». Risultato: il patrimonio e i capitali accumulati, fanno della Mafia Spa - secondo i dati del Focus al 31 dicembre 2010 - la prima azienda italiana per fatturato (138,09 miliardi di euro) ed utile netto (104,70 miliardi di euro) e una delle più grandi per addetti e servizi. «Si discute di aiuti per il Mezzogiorno, di fiscalità di vantaggio, di lotta al sommerso e all'evasione, senza voler rendersi conto - continua il rapporto - che, perdurando il "Fattore M" come Mafia, l'economia continuerà a ristagnare, gli investimenti prenderanno altre strade, che forse costano di più alle imprese, soprattutto quelle estere, ma certamente sono più tranquille. La politica dello struzzo non ha pagato e non paga. Se non si prenderà atto che in un terzo del Paese non è garantita la libertà di fare impresa e non c'è un mercato in cui merci, uomini ed imprese possono competere liberamente, non si determinerà quella svolta necessaria ed attesa. Fare impresa a Palermo e in Sicilia non è la stessa cosa che a Treviso o in Irlanda e non è solo una questione di infrastrutture, burocrazia e credito. Sembra una banalità, ma gli interventi necessari a contrastare effettivamente la criminalità languono. Non si interviene nelle concrete relazioni economiche che si determinano fra imprese e mafia, non si rende conveniente il rifiuto all'imposizione estorsiva».

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