venerdì 17 febbraio 2012

Province, Pdl-Pd-Udc chiedono di riordinarle e non vogliono abolirle

Non un'abolizione vera e propria, ma una riorganizzazione che ne ridefinisca le funzioni e il rango costituzionale. E' questa la proposta su cui converge la maggioranza per varare una riforma delle Province tanto invocata quanto rinviata nel tempo. Il dibattito non è ancora entrato nel vivo e, a quanto pare, servirà un impulso del governo per indurre il Parlamento ad attivarsi. Ma nelle ultime settimane hanno cominciato a discuterne i partiti di maggioranza, Pd, Pdl e Terzo polo, delineando la cornice di una bozza che è stata inviata ieri al premier, Monti.

In sostanza, si prevede l'abolizione delle Province come livello istituzionale a elezione diretta, e la trasformazione in «strutture di emanazione dei Comuni, una sorta di agenzia intercomunale multi-servizi governata da un board di sindaci». Si tratterebbe, naturalmente, di una riforma costituzionale che richiede tempi lunghi. Ma ha una scadenza: l'aprile 2013, termine entro il quale il decreto milleproroghe ha rinviato il limite temporale del 30 aprile prossimo, indicato dal precedente governo. L'orientamento generale, comunque, sembra essere quello di non abolire drasticamente le Province, nonostante siano da molti considerate un inutile spreco di denaro pubblico. Non a caso, negli ultimi anni di progressive ristrettezze, sono entrate spesso nel mirino delle schiere anti-casta, visto che richiedono il mantenimento di un discreto esercito di eletti e relativo personale amministrativo.

In realtà, gli studi comparati sul costo degli enti locali dimostrano che molto più costosi delle Province sono i Comuni e le Regioni. L'abolizione, insomma, inciderebbe in modo poco significativo sulle casse dello Stato. Ma sul fatto che, così come sono, siano enti poco produttivi, sono d'accordo tutti. Tranne la Lega che continua a difenderle a spada tratta, anche in ragione delle numerose amministrazioni provinciali che detiene al Nord, con tutto l'indotto di voti e controllo politico che questo comporta. Proprio ieri, con i voti della Lega e del Pdl, la Giunta delle elezioni alla Camera ha salvato dall'incompatibilità i deputati che ricoprono anche l'incarico di presidenti di Provincia (quattro del Pdl, tre della Lega e uno dell'Udc), derogando da una recente sentenza della Corte Costituzionale. La soluzione che si fa largo nell'attuale maggioranza è stata dibattuta negli ultimi giorni all'interno del Pd che punta a riordinare le Province secondo distretti più ampi e con differenti funzioni. Ad assorbire le attuali competenze provinciali dovrebbero essere in parte le Regioni e in parte i Comuni, ai quali spetterebbe anche una gestione associata delle nuovi distretti provinciali.

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